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Approfondimento |
Come
fratelli
Molte volte ci imbattiamo in riflessioni sulla fraternità,
testimonianza visibile di comunione e desiderio di pace per ogni
battezzato. Non ho la pretesa di aggiungere parole nuove, ma solo di
dare eco a qualche aspetto che ci aiuti a cogliere come fraternità e
missione siano strettamente legati.
L’Oratorio vive quotidianamente la sfida della fraternità. Ne siamo
coinvolti tutti perché il suo progetto educativo fa della fraternità
la forma specifica per creare l’ambiente adatto alla trasmissione
della fede: fraternità come gruppo di appartenenza, fraternità
come comunità degli educatori, fraternità come popolarità e apertura
a tutti coloro che vogliono ricercare il Signore (anche a coloro che non
hanno ancora esplicitato questa domanda...), fraternità come reciprocità
educativa.
Molte modalità, un’unica relazione di riferimento, quella di essere
fratelli in cammino, percorrere insieme la stessa strada della fede.
Quando parliamo di fraternità però si insinua presto anche un dubbio:
si sta cercando l’ambiente caldo dove stare bene insieme, ci si sta
chiudendo, si è fermi ad una forma infantile o adolescenziale di
leggere l’esperienza oratoriana. In effetti non possiamo negare che
questa deriva è presente e insinua non tanto i discorsi, ma i fatti
relativi all’esperienza dei vari oratori. Vogliamo allora ricordare alcuni
passi necessari per superare lo scoglio e la paura del “cerchio
caldo” e cogliere tutta l’importanza di questa dimensione.
Prima di tutto si comprende la fraternità nel momento in cui si
accetta di essere figli. Non è quindi un “discorso
orizzontale”, che coglie solo un aspetto umano di convivialità, di
unione, di comprensione reciproca. È un mettersi nelle mani
dell’unico Padre. Il Signore Gesù ci invita ad ascoltare il mistero
da lui rivelato: Dio è Padre e in Gesù anche noi siamo figli di Dio.
È importante comprendere come questo annuncio non sia solo da
memorizzare con lo sforzo della nostra intelligenza, ma da accogliere
con tutto noi stessi, perché in questo annuncio si nasconde la sorgente
della nostra vita. Guardando insieme al Padre possiamo riscoprirci
fratelli e tale fraternità, avendo le radici nel cielo, ci condurrà
presto a portare lo stesso annuncio agli altri uomini e a desiderare che
la fraternità si allarghi.
Secondo elemento importante è che non c’è fraternità senza
concretezza, cioè senza perdono. La forma tangibile della fraternità
è la nostra capacità di portare i pesi gli uni degli altri e di
saperci peccatori che possono godere del dono della riconciliazione.
Lo sbaglio, la frattura, le divergenze che rubano facilmente le nostre
energie, sono in realtà una porta da attraversare perché i nostri
rapporti siano effettivamente più fraterni. Tra fratelli ci si
corregge, ci si perdona, si è pronti a ricominciare... purchè non ci
si distrugga a vicenda.
La fraternità ha dunque con sé tutta la ruvidezza dei rapporti
autentici, non teme di affrontare insieme il male, ma anche tutta la
bellezza e morbidezza della pelle rinnovata dopo che la crosta di una
sbucciatura scompare.
Terzo passo è certamente l’umiltà. Dal Signore stesso, dal
mistero della sua incarnazione e della sua passione, impariamo a
cogliere come questa virtù sia una chiave fondamentale per rendere
fraterna la nostra esistenza. Il continuo contatto con il mondo
dell’infanzia fa dell’oratorio un luogo privilegiato per educarci
all’umiltà: “mise al centro un bambino e disse..." (Mt 18,2).
L’umiltà è la radice di una fraternità che non si chiude, perché
è sempre aperta al dono dell’altro, sempre in necessità... Una
necessità che rende la fraternità dell’Oratorio libera e capace di
numerose collaborazioni. Non si è preoccupati troppo dal difendere
la propria identità, perché con l’altro mi fermo a cercare
l’impegno comune, il desiderio che ci unisce e non ciò che segna i
confini di una proprietà.
Fraternità e missione, due parole inscindibili, che anche il tema
del prossimo oratorio estivo ci aiuterà ad approfondire.
ISA SANTAMBROGIO |
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