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Si propongono qui alcuni documenti utili a comprendere la
situazione, la storia recente e remota del popolo albanese |
Catholic World News
Vatican Update
01/29/1997 |
Albanian Cardinal Dies; Imprisoned 44 Years Vatican (CWN) -- Cardinal
Mikel Koliqi of Albania, who spent 44 years of his life in Communist prison
camps, died yesterday in Shkodre, Albania, at the age of 95. Born in Albania, Mikel
Koliqi studied for the priesthood in Italy, where he was ordained in 1931. Four years
later, returning to his native land, he was named vicar general of the diocese of Shkodre.
A talented writer and poet, he worked quite effectively with young people, and continued
his work for the diocese until 1991. But that work exacted a heavy price.
Coming to the attention of Communist authorities because of his popularity, Koliqi was
imprisoned, released, and imprisoned again. His third arrest, in 1954, led to a 32-year
prison term. The sum total of his punishment was 21 years at forced labor and 23 years of
prison confinement.
Pope John Paul II-- who elevated the Albanian priest to the rank of cardinal in 1994--
told Albanian Catholics of the "profound emotion" he felt upon learning of the
death of "a heroic priest." His powerful Christian witness, the Pope said, was
"a shining example of trust in divine Providence." |
INAUGURATO IL CENTRO GIOVANILE "CARDINALE MIKEL KOLIQOI"
SHIROKA (ALBANIA): |
Grazie al contributo della parrocchia del Suffragio di Milano è stato
inaugurato il Centro Giovanile “Cardinale Koliqoi” annesso alla parrocchia
tenuta dai sacerdoti di Don Orione. Nel lavoro per la costruzione del centro hanno
contribuito senza stancarsi Don Mario Baglio, Don Giuseppe De Guglielmo e i seminaristi
Dorian e Gioachino della Famiglia Orionina , che da due anni lavorano come missionari in
questa zona dell’Albania. La giornata ha avuto inizio con la Santa messa presieduta
da S. E. Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo della Diocesi di Scutari, accompagnato da
numerosi sacerdoti e dal viceparroco della parrocchia del Suffragio a Milano. Erano
presenti anche i giovani volontari di Milano e fedeli delle varie zone pastorali dove gli
orionini prestano servizio; presenti, inoltre, i parenti del Cardinale albanese scomparso
alcuni anni fa.
Dopo la Messa, tutti si sono recati al Centro Giovanile per partecipare al taglio del
nastro. Mons. Massafra ha espresso il suo compiacimento per questa realizzazione ed ha
invitato i padri orionini a seguire gli insegnamenti del Fondatore nella formazione dei
giovani, definiti da Don orione: - sole o tempesta per il futuro!”. Anche Don Mario
Baglio FDP ha preso la parola ringraziando tutti i partecipanti ed in modo particolare la
delegazione della parrocchia del Suffragio di Milano spiegando il perché si è voluto
dedicare l’oratorio al Cardinal Koliqui: - Egli era originario di Shiroka ed è stato
il simbolo della persecuzione del passato regime Comunista nei confronti della Chiesa
Cattolica. E poi per un segno di riconoscenza nel suoi confronti, perché quando fu
nominato cardinale, il Santo Padre gli affidò come titolo proprio la parrocchia di
Ognissanti di Roma al quartiere Appio tenuta dai Figli della Divina Provvidenza”.
I giovani stanno lasciando, una volta per sempre, il loro passato amaro, per guardare
avanti con coraggio, serenità e speranza e grazie anche a queste iniziative, a questi
punti di “riferimento” che possiamo pensare ad un futuro migliore per tutti!
Per informazioni: Gianluca Scarnicci, Addetto stampa Opera Don Orione tel. 0670475537
– 03356207389 e-mail: uso@pcn.net |
Fax del Superiore della comunità orionina in Albania.
don Giuseppe de Guglielmo così ci ha scritto da Elbasan.
Elbasan 31/3/1999 |
Rev.mo Padre Provinciale e confratelli,
a distanza di due anni esatti dalla Pasqua del 1997, un'altra catastrofe si abbatte sulla
terra d'Albania: quella dei rifugiati del Kosovo che fuggono dalla propria terra e si
riversano sui confini dell'Albania e della Macedonia. Penso che sia inutile fare una
cronistoria o commento, in quanto i mezzi di comunicazione fanno arrivare in tutte le
famiglie del mondo le immagini terrificanti di questi fratelli in fuga. Ad una situazione
generalizzata di povertà si aggiunge ora anche questa tragedia!
Il popolo Albanese, nonostante le difficoltà proprie, apre il cuore e le porte della
propria casa a questi fratelli. Noi come orionini, sia a Scutari che ad Elbasan, siamo
impegnati - nella collaborazione ed aiuto con le autorità locali, secondo le nostre
possibilità, - a far fronte all'emergenza.
Ad Elbasan di profughi del Kosovo ne sono arrivati, per il momento, 1500 e per i
prossimi giorni si prevede un flusso più consistente, fino ad a raggiungere le ottomila
unità. Potete immaginare i problemi per una popolazione non abituata e non preparata per
una simile situazione!
Abbiamo bisogno di aiuti economici consistenti sia per dare un contributo alle famiglie
che ospitano nuclei familiari, sia per l'acquisto di generi di prima necessità.
Noi, come comunità, abbiamo messo a disposizione lo stabile di Luluste Portokalleve,
messo a nuovo, per una trentina di persone che dovremmo gestire in prima persona con
l'onere finanziario a nostro carico. Un preventivo veloce e approssimativo si aggira sulle
20.000 lire giornaliere pro capite. Vedete che cosa potete fare. Il contributo si può
versare sui cc/p o sul cc/b indicati dal Provinciale.
Ringraziamo sempre tutti in quanto non è mai mancata in ogni circostanza l'amore dei
Confratelli e degli Amici verso la missione d'Albania. A Lei, Provinciale, ai Confratelli,
agli Amici, ai Benefattori tutti il nostro augurio fraterno di una buona e santa Pasqua!
La comunità orionina d'Albania |
La geometria inesatta che separa l'Italia dall'Albania Non aveva ancora
20 anni, Tonin
Stefano Biraghi
gennaio 2004 |
In cinque anni di andirivieni tra Italia e Albania non ci avevo mai
pensato tanto come in questi giorni. Ho molti amici laggiù, persone con cui ho condiviso
giornate di lavoro, ore di divertimento, il formaggio fresco attorno a un tavolo, la
bottiglia di raki. Vivono soprattutto nelle regioni del nord del paese, in villaggi sparsi
nella campagna, abbarbicati sulle montagne o aggrappati alla miseria della periferia delle
città più grandi. In Albania la geografia economica del paese è ribaltata rispetto
all'Italia. Il sud è a nord della Grecia e in qualche modo riesce a rimanere legato al
Mercato occidentale. Il nord, invece, è a sud del Montenegro, nel buco del culo dei
Balcani. Traffici e povertà. Tutto questo già lo sapevo. Fin dalla prima volta in cui
andai laggiù e tornai innamorato dei tramonti sul lago di Scutari. Quello di cui, invece,
non mi ero mai accorto è che non ci separano soltanto l'Adriatico ed un altro mare di
pregiudizi ma anche una geometria inesatta, non euclidea. Per cui, presi due punti, non
sempre lo spazio che li unisce è uguale; il mondo visto da laggiù, perlomeno, non
rispetta questa regola. La distanza fra Milano e uno qualsiasi di questi villaggi è
breve: due ore d'aereo - poco più di 200 euro tra andata e ritorno - un centinaio di
chilometri in jeep; la distanza inversa, invece, certe volte è infinita: 1.500 euro per
morire su un gommone. Non parlo solo di chilometri. Quando vado laggiù, specialmente in
estate, mi sento in un mondo diverso ma in fondo vicino, quasi una seconda casa; i ragazzi
che conosco mi sembrano in tutto e per tutto come me. Ognuno di questi "ragazzi come
me", però, nella sua breve vita, ha già visto morire qualche bimbo per uno stupido
attacco d'appendicite, amici crepare ammazzati per qualche sgarro ai boss della mala
locale, o parenti, conoscenti partire per l'estero e non fare più ritorno a casa.
Tonin, una storia come tante
Non aveva ancora 20 anni, Tonin. Li avrebbe compiuti in questi giorni: per l'esattezza, il
primo di febbraio. Probabilmente sognava di festeggiarli in Italia. Magari s'immaginava un
brindisi con una birra e mezza pizza al taglio, qualcosa di semplice e informale; senza le
candeline ma col brivido, il fascino e la solitudine dell'avventura clandestina; sotto un
tetto provvisorio in compagnia di qualche compagno di viaggio conosciuto soltanto da pochi
giorni. Forse sognava già, per quella data, anche di aver trovato un lavoro; in nero,
certo, senza alcuna garanzia, faticoso, duro ma sicuramente in grado di offrirgli qualche
prospettiva in più rispetto al nulla, all'apatia che ogni giorno respirava aspettando il
tramonto lunghe le stradine fangose del suo villaggio nel nord dell'Albania. L'inverno è
lungo laggiù. Piove e fa freddo. Con la testa cerchi sempre di essere altrove. Tonin
sognava tutto questo, sicuramente con timore ma lo sognava da tempo; forse dal momento in
cui aveva smesso di andare a scuola e aveva cominciato a non avere niente da fare per
tutto il giorno. A guardare la tv. Il generatore e il volume a palla, se manca la
corrente. Troppa tv. Quella maledetta tv che è come una finestra: credi di guardare
dentro la tua vita ma poi ti basta uscire dalle quattro mura della casa in cui vivi e ti
trovi in una realtà che non centra nulla con quella che ti hanno fatto baluginare davanti
agli occhi. Lontana anni luce; o forse, soltanto uno sputo di mare. Lo immagino Tonin che
pensa… machecacchio, se siamo arrivati su Marte, non saranno mica ottanta chilometri
d'acqua salata a separarmi da tutto questo! Anche per Tonin, dopo la scuola era arrivato
il niente. Inverno dopo inverno. Come per la maggior parte dei coetanei e per molti
ragazzi più grandi di lui. Per i loro padri. Come quasi per tutti, d'altronde, da queste
parti. Quasi. Fatta eccezione per quelli che hanno accettato di sguazzare nei traffici e
nei soldi facili della mala e per quelli che, invece, ci hanno provato davvero a fuggire
da tutto questo. Ne hanno avuto la possibilità, la fortuna, il coraggio, che importa!
"L'occasione ti capita una volta soltanto", questo si sente sempre dire tra i
ragazzi. Quelli che ce l'hanno fatta e sono riusciti a fare qualche soldo all'estero, poi
tornano. Chi dalla Grecia, chi dall'Italia, chi dalla Germania. Poi tornano e sono
diversi. Qualcuno va fino in America. I più fortunati? E chi può dirlo, "quelli non
li vedi più tornare!". Lo immagino Tonin, a casa durante le feste di Natale. Tra i
suoi che poco più di un decennio prima erano scesi dalle montagne del Dukagjin per
stabilirsi ai margini della città. In questa periferia della periferia d'Europa. Lo
immagino, Tonin, in mezzo alla sua famiglia: sua sorella Roza che prepara da mangiare e
intanto cerca di studiare sui libri di matematica. Già perché Roza è ostinata; ha
voluto continuare a studiare e si è iscritta all'università. Scandalo e orgoglio della
famiglia, la figlia ribelle. La ragazza che studia. Per Tonin, soltanto la sorella
maggiore. Ma così troppo maggiore… . Lo ricordo Tonin, con il suo volto scuro, i
grandi occhi castani, così penetranti, eppure schivi, sfuggenti, quasi a non voler
trafiggere gli sguardi che incrociava. Di rado sorrideva, ma quando accedeva - a volte,
durante le gite, piccole fughe dalla vita quotidiana - la sua risata era un'esplosione
coinvolgente. Allora, sotto un accenno serioso di baffetti da uomo, lasciava intravedere
due file di denti irregolari e, per qualche istante, perdeva quell'aria triste e
pensierosa che si portava sempre appresso. Lo immagino Tonin, ragazzo che sentiva di
essere già uomo, con il pensiero a quella partenza. All'ultimo abbraccio a Roza:
"…vedrai che anch'io!". Con l'idea di quel primo compleanno vissuto lontano
da casa. Quanto aveva aspettato questo momento, quanto lo aveva progettato con gli amici.
Quanti di loro, adesso, lo avrebbero invidiato sapendolo in partenza. "Ma come avrà
fatto a trovare i soldi che gli servivano?" Millecinquecento sputati eurobigliettoni.
La paga di quasi un anno di lavori saltuari, in Albania. Troppo per uno che non
lavora… anche gli amici lo avrebbero guardato strano se avesse detto loro che stava
per andarsene. Ma probabilmente non gliel'avrà mai detto. E' partito di notte. D'inverno,
che tanto nessuno esce di casa e la gente, a differenza di sempre, non mormora, al massimo
batte i denti per il freddo.
Alla periferia del benessere
Veniva da Bardhaj, Tonin. Un villaggio alla periferia della città di Scutari; tra la
discarica e le colline. Viveva in questa crudele Albania d'inizio secolo. Terra di
contrasti: selvaggia, a volte dolcissima. Di una dolcezza antica e paziente. Terra di
stenti: in media in Italia circa il 20% del reddito viene speso per il vitto, in Lombardia
ancora meno, circa il 17%. In Albania siamo tra l'80% e il 90%. Cioè il reddito serve per
riempirsi la pancia; il resto sono solo sogni, buoni per le chiacchiere tra amici ai bordi
delle strade polverose. Qualche tempo fa ne parlavo con il vescovo di Scutari, Angelo
Massafra e con don Antonio Giovannini, sacerdote in Albania, fidei donum della diocesi di
Milano. Guardavamo i camion che scendevano dalla montagna carichi di tronchi di faggio.
Legna da ardere, 50 trasporti ogni giorno; di rimboschimento non c'è traccia. "Cosa
resterà per i loro figli?" ci chiedevamo. "Già, ma intanto, oggi, cosa danno
loro da mangiare?". Il vivere quotidiano laggiù segue logiche d'ineccepibile
linearità; le sfumature sono per i benpensanti dell'altra sponda. Tralasciando il
disastro ambientale, peraltro, il taglio della legna è una delle poche attività
"lecite" che garantisce qualche guadagno. Si può anche coltivare l'erba nera,
meglio nota come cannabis. Ma il mercato della maria è talmente saturo che il prezzo di
vendita è appena superiore a quello del tabacco. Inoltre c'è bisogno di un sacco d'acqua
e la polizia - forse per eliminare concorrenti sul mercato - è sempre pronta a dare multe
e a requisire i raccolti. Resta l'emigrazione. Un business florido! Roba che ci campano in
tanti e qualcuno riesce anche ad arricchirsi. Quella legale è quasi impossibile. Gommoni,
scafi, documenti falsi, sono le possibilità offerte dal mercato: ciascuna ha la sua
tariffa, i suoi referenti e le sue coperture. Le sue liste d'attesa. Sempre più lunghe.
Pattugliare le coste non basta. E' un deterrente, certo. Una barriera di mercato. Alza i
rischi e i costi dell'offerta. Perché nell'ultimo anno ci sono stati così pochi sbarchi
in Italia provenienti dall'Albania? Perché la gente non può permettersi più i costi del
viaggio. E chi i soldi ce l'ha veramente si paga i documenti in regola. Ricordate la
logica lineare? "Non basta mettere i divieti - mi diceva don Antonio, qualche mese fa
- occorre dare un'alternativa. Non si può dire ad un uomo dove non deve andare, senza
dargli l'opportunità di rimanere" . Sono anni che don Antonio, prima in Italia ora
in Albania, ha a che fare con leggi italiane sull'immigrazione. E su questi temi non ha
certo peli sulla lingua. "Dare in mano le politiche sull'immigrazione a Bossi è come
affidare l'educazione sessuale a un pedofilo! A una persona disturbata, che ha un problema
irrisolto con la materia e, più in generale, con la globalizzazione. Col risultato che
abbiamo un estremista no-global al governo in una maggioranza che si dichiara liberal. E
migliaia di cittadini che si dichiarano euro-entusiasti, fanno i soldi in quella Padania
che si autoproclama Libera. Da chi e da che cosa non si sa. Forse dai poveri. Oppure dalle
"notizie dei poveri", che disturbano il quieto vivere di tanti onesti
cittadini". Irreprensibili cittadini d'Occidente. Irresponsabili, inconsapevolmente
complici. Sordi a quel brusio di tante cose non dette che ci circonda. Di storie non
raccontate. Di vite che si spengono senza far rumore. Cicche di sigarette nell'acqua.
Epilogo triste e un poco scontato
I sogni di Tonin e i suoi quasi vent'anni sono naufragati la notte del 9 gennaio a largo
dell'isola di Saseno; il motore del gommone che lo avrebbe dovuto portare in Italia
schivando le barriere d'egoismo delle nostre leggi è andato in avaria a pochi minuti di
nuoto dalla costa albanese. Le tenebre, la pioggia e uno sputo di mare in tempesta hanno
fatto il resto. Al mattino, quando i soccorsi hanno individuato il natante, a bordo hanno
trovato più di venti corpi assiderati. Pochi avevano più di vent'anni e quasi tutti
venivano dal nord dell'Albania. Da villaggi, come Bardhaj, dove il tempo per i giovani non
sembra mai passare e le giornate, specie d'inverno, sono fredde e monotone, scandite
soltanto dal rombo dei generatori e dai jingle della tv. |
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