La storia
Quando, nel 1979, il Papa San Giovanni Paolo II la eleva al rango di "Basilica Romana Minore", la chiesa di Santa Maria di Caravaggio in Milano ha quasi settant'anni di vita.
Ben più antica, però, è la devozione degli
abitanti del popolare quartiere Ticinese alla Madonna di Caravaggio.
Per venire incontro alle necessità spirituali della popolazione di questo rione all'estremo limite di Milano, nel 1902, veniva edificata, tra i prati e gli orti da cui era allora composta questa zona, una piccola chiesetta di legno e, l'8 settembre di quello stesso anno, vi fu portato il simulacro della Vergine.
L'apparizione a Caravaggio
La veggente è una giovane donna, Giovannetta, figlia di Pietro de'Vacchi - sposata a Francesco Varoli, contadino, o più probabilmente soldato, da cui è crudelmente maltrattata. Siamo verso il tramonto del 26 maggio 1432. Giovannetta è intenta a raccogliere erba sul prato Mazzolengo, lontano dal borgo. D'un tratto le appare innanzi una regale e soave Signora che, dopo averla rassicurata e confortata, l'invita ad inginocchiarsi per raccogliere un grande annunzio.
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La chiesa di Santa Maria di Caravaggio in Milano, realizzata su progetto dell'architetto Cecilio Arpesani, è una costruzione in stile lombardo-romanico a croce romana divisa in tre navate; le laterali chiuse da volte in cotto, la principale coperta da un soffitto in legno dipinto, con travi a vista decorate. Fanno da sostegno colonne con capitelli corinzi.
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Il progettista di questa chiesa parrocchiale, dallo stile romanico, ubicò la cripta sotto l'ampio presbiterio, abbassata di un metro e mezzo circa dalla quota del pavimento della navata, mentre sopralzò il presbiterio di due metri e più. Si scendeva alla cripta e si saliva all'altare, servendosi di scale laterali.
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