|
VITA BREVISSIMA
DI S. LUIGI MARIA
GRIGNION DA MONTFORT
San Luigi Maria Grignion da Montfort
è stato uno dei missionari più ardenti che la Chiesa abbia conosciuto nei
tempi moderni; missionario non già in terra di infedeli, ma nelle nostre
terre medesime, divenute per le cattive dottrine e soprattutto per i cattivi
costumi ancora più infedeli delle stesse terre infedeli.
Nacque il 31 gennaio del 1673 a
Montfort, nella diocesi di Rennes. Era dunque un uomo di quella nobile
Brettagna, che tanta parte ha avuto nella civiltà cristiana, e appartenne
anche Lui a quella generazione di eroici missionari brèttoni, che durante
tutto il secolo XVII rievangelizzarono la loro regione. La famiglia era
della buona borghesia locale, ed egli fu il secondo di diciotto figli.
Studiò a Rennes, nel Collegio dei Gesuiti; quindi, per la teologia, si recò
a Parigi, dove fu alunno del Seminario famoso di San Sulpizio; quivi
ricevette l'ordinazione sacerdotale il 5 giugno del 1700. Durante i primi
anni del suo sacerdozio, svolse un ministero vario, a Nantes dapprima e poi
principalmente a Poitiers, dove ebbe cura dell'ospedale della città, conobbe
e guidò Maria Luisa Trichet, e con lei fondò la Congregazione delle Figlie
della Sapienza, oggi così fiorente. Verso il 1705 iniziò la sua vita di
missionario perpetuo, vita alla quale restò fedele sino alla morte. Si può
anzi dire che vi restò fedele anche dopo la morte, perché via via, ne' suoi
ultimi anni, venne preparando una Congregazione di Missionari che, sotto il
nome di Compagnia di Maria, proseguisse — così come la prosegue anche oggi —
l'opera da lui iniziata. Nella primavera del 1706 si mise in viaggio per
Roma, dove il 6 giugno fu ricevuto dal papa Clemente XI che gli consigliò di
non recarsi, secondo che egli avrebbe desiderato, tra i pagani in terra
lontana, ma di svolgere il suo ministero nella sua patria; e lo creò
missionario apostolico.
Da allora in poi S. Luigi Maria si
consacrò per intero alle sue missioni, che furono innumerevoli: morì nel bei
mezzo di una missione, a Saint-Laurcnt-sur-Sèvre, il 28 aprile del 1716, di
appena 43 anni. L'avevano spezzato le penitenze durissime, i gravi rischi
patiti (fu attentato più volte alla sua vita), il lavoro incessante e quasi
sovrumano, e lo stesso amore di Dio che gli faceva non desiderare altro che
il ciclo.
Resta, la sua figura, memorabile
nella storia della Chiesa, per la assolutezza del suo ardore apostolico, per
il rigore delle sue penitenze, per l'amore sviscerato ai poveri e alla
povertà, per i grandi patimenti e ]e innumerevoli umiliazioni che gli
venivano da ogni parte e che egli sopportò con una pazienza eroica, per il
suo amore alla Madonna. Egli e stato, negli ultimi secoli, uno degli
apostoli più fervidi e più efficaci della devozione alla Madonna.
Il Trattato della vera devozione a
Maria Vergine, ritenuto comunemente il suo capolavoro, è un gran libro che
nessun devoto di Maria SS. ignora e va annoverato tra i libri più
universalmente conosciuti e amati del cattolicesimo contemporaneo, e tra
quelli che più hanno contribuito alla pietà cristiana di oggi.
Non molti altri scritti egli ci ha
lasciato, ma tra essi bisogna ricordare i Cantici Spirituali, ricchissima
serie di canzoncine popolari, tutte assai belle come istruzione e
consolazione del popolo, e qualcuna bella anche come poesia; inoltre,
l'Amore dell'eterna Sapienza, piccolo sommario di verità e di affetti
sull'amore per Nostro Signore.
L'insegnamento della sua vita può
riassumersi in poche parole: far tutto per Dio solo; amare la Madonna;
mettere in cima ai nostri pensieri l'affetto per i più poveri, i più
infermi, i più abbandonati degli uomini; domare il nostro corpo sì da farlo
servo obbedientissimo all'anima, e tener l'anima nostra nel fuoco dell'amore
per Cristo, amore che non conosca debolezze ne esitazioni, ma soltanto nuovi
progressi verso una dedizione sempre più assoluta, più totale.
La Chiesa lo ha riconosciuto uno de'
suoi figli più insigni, elevandolo all'onore degli altari.
Don Giuseppe De Luca (1943)
|