Storia di
Nogaredo di Prato
detto anche
Nogaredo Pra Smerlato
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Le case
antiche sono allineate agli orti della via maestra, strette le une alle altre e
quasi tutte uguali, raramente alternate da qualche muricciolo slabbrato che
chiude un orto... lassù oltre la piazza che racchiude.. il ricordo
dell'ampio "sfuei', la vita passa tra il torrente che
languisce con il suo lettodi pietre mostrando nudi gli argini consumati e le
mura dell'antico cimitero.
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La
villa di Nogaredo ha una storia molto antica. A partire dal nome:
è ricordato nel 1238 come Noyareto Prà Smerlàt; altrettanto
nel 1260, quando Marco di Brazzacco fa vendita di un manso della villa
di Nogaredo all'Ospedale di Santa Maria Maddalena di Udine. Nel 1422 è
scritto Nogareto Prà Smerlato (cioè "prato aperto").
Annota tuttavia il Corgnali che forse si tratta di una "d"
presa per una "l": diventerebbe quindi "Nogareto Prà
smerdato". Infatti, secondo lo stesso autore "in qualche copia del famoso elenco delle pievi del 1422 si trova scritto: Villa de Noyareto Prà smerdàt, e anche Villa de Noyaredo Esmerdat. In documenti friulani del '300-'400 si trova Noyareto schuchyato, Nayaret schuntiat, Nogaret scuntigat (cioè, "imbrattato di sterco ","svergognato"). In altra parte, sempre lo stesso Corgnali; "ripassando questi giorni gli scritti di un notaio udinese della seconda metà del '300 ho trovato ricordato più volte "Naarèt".La descrizione del paese antico sta tutta nel breve brano del Virgili: "poche case rustiche lungo la strada maestra, oltre le quali campi, pascoli e comugne (contestati e fonte di aspri dissidi nei secoli), in fondo il torrente Lavia dove un guado fa passare la via che porta a Passons e li vicino la chiesa di S. Martino (ricordata fin dal 1318) con il cimitero; poco distante dall'abside, c'è il vecchio pozzo dalle caratteristiche otto secchie di legno.Una vita di campagna e campagnoli che si svolge fra le sponde del torrente e le mura quasi scomparse del piccolo cimitero, tra il verde spiazzo del sagrato e l'ampia conca lucente dello "Sfueàt" (Virgili), che occupa l'area della nostra piazza: qui si riunisce, al suono della campana, la vicinia per trattare le questioni del borgo".Lungo il Lavia corre verso Martignacco un "troi", il "troi di Narèt", passa vicino agli orti e la "Brayde"dal "borc des cisis", attraversa la strada grande e poi |
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su
tra le acacie fino a Martignacco. Un'altra strada ricordata che
incrocia quella maestra è la 'via Coderta" di cui ci sfugge
il significato; sappiamo che un "Monfloritus de Coderta"
è nel 1318 nobile di Conegliano e poi podestà di Pola.Nogaredo è
ricordato anche il 14 ottobre 1290, data in cui avviene una importante
riunione presso il Capitolo di Carnia, nella chiesetta romanica di
S. Pietro: il Preposito Manno di Firenze riunisce il Capitolo stesso per
un solenne accordo che ha per oggetto "il buon stato e la pacifica
e la quieta tranquillità della detta chiesa...", della comunità
dei preti e dei fedeli della Carnia. all'incontro sono presenti quali testimoni, oltre agli altri, Leone di Firenze, Taffarello Marquardo prete di Fielis, l'anziano sacerdote Enrico di Nogaredo (di Prato), Nicolò prete di Gemona. Non ci è del tutto chiaro a quale titolo sia presente il prete Enrico: se per dar solennità all'incontro (e allora d'essere persona di riguardo e di nobile famiglia), oppure come diretto responsabile dei consistenti beni che vi possiede il Capitolo: e questo sarebbe il significato di quella presenza, suggeritoci da un precedente documento, datato 28 giugno 1244. Infatti Reynardo di Fagagna (allora giovane prete) "quinque caratica apud homines ecclesiae in Nayareto". Così quando da Fagagna si devono recapitare vino e grano all'ufficiale del Capitolo, sono proprio i "rusticiecclesiae sancti Petri dictae villae (Nayareti)"a provvedere al trasporto ed alle relative spese. Il documento attesta che la chiesa di Nogaredo è dedicata a S. Pietro; non è poco; significherebbe una tradizione ed un'organizzazione culturale molto antica della quale è appunto testimone la dedica al principe degli Apostoli. Di questo titolo santorale si è persa ogni traccia nei secoli; non ne resta infatti menzione ne in qualche dedica d'altare, ne alle confraternite locali. Un'altra chiesa citata dai documenti e della quale non c'è più ricordo è "la veneranda Chiesa di S. Giorgio di Noiaretto". Un atto del 12 novembre 1553, registrato nel libro " Jura Ecclesie S. Margherite "(notaio Bernardino Lonardo Fabio de Martignaco), riporta che "li camerari della chiesa di S. Margherita francano il peso d'oglio staia una che detta chiesa (è) in obbligo di pagar d'affitto"appunto alla chiesa di S. Giorgio in Nogaredo. Di là dal borgo si allargano le ampie distese dei prati e al limite, quel conteso Avarolo in cui più volte di giorno e di notte abusivamente pascolano gli animali di Nogaredo, provocando le note proteste ed azioni giudiziarie dei comuni limitrofi, finche non arriva severa sentenza di Giovanni Cornaro Luogotenente (28 agosto 1765) che diffida qualsiasi "ad ingerirsi nelli beni e pascoli in detti comuni (Ceresetto e Torreano)... posti nelle loro pertinenze, e particolarmente nelle pradi, beni e pascoli detti Avarolo, ne ardiscano in quelli pascolare, ne alcun altro danno infierir tagliar asportar o in qualunque altro modo danneggiar Arbori, Legni, Frutti, Erbe e ciò in pena di D.500 per cadaun innobediente Bando, Priggion, Galera...". |
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DOMINIO DI ROMA: Di
fantasie, superstizioni e misteri è anche intessuta l'antica storia del
borgo di Nogaredo. Tra le leggende tramandate e popolate di malandrini e
di orchi accoccolati sul campanile, c'è anche quella del tesoro delle
macerie di "Furnins": forse è legata all'esistenza e
ad effettivi ritrovamenti, nei tempi passati, di resti romani, oggetti
preziosi, d'oro o d'argento, oppure di monete: una di queste (un
sesterzo) del resto, di cui non si conosce più la destinazione è stata
proprio scoperta in questi luoghi. |
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