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Mariolatrìa letteralmente vuol dire adorazione di Maria. Dire che i cattolici adorano Maria è un insulto alla verità,
una calunnia dovuta a ignoranza e malafede. Eppure i testimoni di Geova (tdG),
che si vantano di adorare Dio in
spirito e verità, vanno ripetendo questa
calunnia per ingannare i meno accorti e far seguaci. Il numero è denaro.
La verità è che i cattolici adorano solo Dio, Uno e Trino. Adorare
vuol dire riconoscere la supremazia assoluta di Qualcuno. Questo Qualcuno è
solo Dio, il Creatore del cielo e della terra. I cattolici adorano solo
Dio, Creatore e Signore di tutti e di tutto.
I cattolici - e con loro milioni di altri cristiani - venerano la Madonna. Venerare vuol
dire onorare con ossequio interiore e
con gesti esteriori qualche persona particolarmente degna di rispetto, di stima
e d'amore.
Alcune volte i gesti esteriori
dell'adorazione e della venerazione possono coincidere, essere cioè gli
stessi, come inchinarsi, inginocchiarsi, offrire incenso e simili. Ma tutti
sanno o dovrebbero sapere che il gesto esteriore va interpretato secondo
l'intenzione di chi lo fa. Lo stesso gesto può significare intenzioni diverse.
L'errore:
Perché non possiamo venerare Maria?
Perché. - rispondono i geovisti - “i riferimenti scritturali a lei
come 'benedetta' non indicano che fosse adorata (sic)”. Come prova citano due
testi del Vangelo di san Luca.
- Luca 1: 28, 30, NA “L'Angelo, essendo
entrato presso di lei, le disse: 'Ave,
o piena di grazia, il Signore è, con te! (Benedetta tu fra le donne) '.
L'Angelo le disse: 'Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia davanti a
Dio '”.
- Luca 1: 41-48, NA “Elisabetta fu
ripiena di Spirito Santo; ed esclamò ad alta voce dicendo: 'Benedetta tu fra le
donne, e benedetto è il frutto del tuo seno! ' ... Allora Maria disse: 'L'anima
mia magnifica il Signore ... ecco che
fin d'ora tutte le generazioni mi chiameranno beata”
La verità:
a – E’
chiaro, prima di tutto, che nessun serio studioso della Bibbia e tanto meno la
Chiesa Cattolica hanno dato alle parole dell'angelo e di Elisabetta riferite da
Luca il significato di vera adorazione. Questa
è una falsa supposizione dei tdG ed un'astuta insinuazione. Gli angeli,
Elisabetta, i cattolici prestano la vera adorazione soltanto a Dio.
b - Al contrario, sia
l'angelo che Elisabetta, salutando Maria come la Benedetta fra le donne, celebrano in Lei il favore o grazia di Dio
effusa senza limiti, nella sua pienezza: “Ave, o piena di grazia!”. Questi sono
autentici gesti di venerazione verso
Maria e danno pienamente ragione ai cattolici e a centinaia di milioni di altri
cristiani, che venerano Maria, ripetendo quelle stesse parole.
C – Questa spiegazione è talmente vera ed esatta che Maria la
conferma dicendo: “Ecco che fin d’ora tutte le generazioni mi
chiameranno beata”. Chiamare beata Maria equivale ad esaltare con parole e
gesti le meraviglie che Dio ha operato in Lei, vale a dire venerarla (non
adorare): “Poiché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo
nome” (Luca 1,49).
La venerazione di Maria è pienamente giustificata dalla Bibbia.
L’errore:
Insistono i tdG: “Le
stesse espressioni dell’angelo e di Elisabetta sono usate riguardo ad altre”.
Per provare la loro affermazione i geovisti ricorrono ad altri due testi
biblici dell’Antico Testamento, facendone un uso improprio, atto solo a creare
confusione nella mente di chi mopm
capisce.
Eccoli:
Gen. 30: 9, 10, 13, NA “Lea, vedendo che
aveva cessato di partorire, prese Zilpa, sua serva, e la dette a Giacobbe per
moglie. E Zilpa, serva di Lea, partorì un figlio, ... Lea disse: 'Questo è per
mia felicità, perché le donne mi chiameranno beata'. Perciò lo chiamò Aser”.
Giud. 5: 24, NA “Benedetta sia fra le
donne Jael, moglie di Heber Kenita, benedetta sia fra le donne che sono nelle
tende”.
La verità:
Questa insistenza geovista non ha nessun valore probativo per due
ragioni in particolare:
La prima. Chiunque abbia una
minima conoscenza del Nuovo Testamento sa
benissimo che vi ricorrono assai spesso espressioni e perfìno parole dell'Antico Testamento. Gli evangelisti,
san Paolo, gli altri Apostoli avevano una grande familiarità con le Scritture e
spesso si esprimono con le stesse immagini e parole dei Profeti, dei Salmi, dei
Libri Storici, dando un significato
diverso.
La seconda. Nel caso di Maria
l'espressione “benedetta fra le donne”, anche se presa dall'Antico Testamento, ha evidentemente un
significato nuovo, completamente diverso da quello dei testi citati. Basta
leggere la Bibbia nei luoghi citati per convincersene.
In Genesi 30, 9-13 e in Giudici 5, 24-27 le don- ne, di cui si
parla, sono quelle del clan o gruppo
di famiglie legate da parentela: le donne della tenda! (Giudici 5, 24). Esse dicono
“sia benedetta”, ossia si congratulano con una della loro tribù o perché ha
dato un figlio al suo padrone in un contesto di rivalità femminile (Genesi 30,
9-13), oppure perché ha ucciso un nemico con astuzia (Giudici 5, 24-27).
Completamente diverso è il contesto e quindi il significato delle
parole usate dall'angelo e da Elisabetta nei riguardi di Maria. Sia l'angelo
che Elisabetta esaltano Maria, la chiamano benedetta, a motivo della scelta che
Dio fece di Lei a essere - Madre del Signore” (Luca 1, 43). Questa scelta
divina conferisce a Maria un posto e una dignità unica “tra le donne”, cioè tra
tutte le donne (Luca 1, 42).
Perciò Maria, rispondendo alle parole di Elisabetta, esalta la
bontà del Signore “perché ha guardato l'umiltà della sua serva” (Luca 1, 48). E
poiché di tanta bontà divina è
benefìciaria tutta l'umanità, Maria può affermare che tutte le generazioni la chiameranno
beata (Luca 1, 48). Qui l'orizzonte è infinitamente più vasto di quello di Genesi 30, 9-13 e Giudici 5, 24-27.
L'errore:
Pessimo uso fanno pure i geovisti delle belle parole di Gesù
riportate sia da san Luca sia da san Matteo e da san Marco (Mt. 12, 46-50; Mc
3, 31-35).
Citiamolo da san Luca:
Luca 11, 27-28: “Mentre Gesù così
parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e gli disse.- " Beato
il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato! ". Ma egli
disse. " Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la
mettono in pratica "”.
Spiegando male queste parole della Bibbia i tdG dicono che “Gesù
mostrò che la venerazione di Maria era sbagliata”.
La verità:
Non è sbagliata la venerazione di Maria, ma piuttosto è
completamente sbagliata la spiegazione che i tdG danno del testo citato di san
Luca.
a - Gesù si trova in piena
attività pubblica. La predicazione della Parola lo impegna a tempo pie- ne.
Molti l'ascoltano, lo seguono, divengono suoi discepoli. Vi sono uomini, vi
sono donne (Luca 8, 1-3).
Tra coloro che l'ascoltano e lo seguono vi è anche Maria. La
vediamo all'inizio (Giovanni 2, 1-12), durante (Luca 8,20) e alla fìne della
vita pubblica di Gesù (Giovanni 19, 25-27).
Maria segue e ascolta Gesù perché è suo fìglio. Ma anche e
soprattutto perché ha creduto a “quanto le è stato detto da parte del Signore”
(Luca 1, 45), ha meditato sul comportamento di quel Figlio (Luca 2, 19). Perciò
Maria è divenuta una delle prime e più fervorose discepole di Gesù.
b - Possiamo perciò e
dobbiamo distinguere in Gesù due modi di
guardare e considerare Maria. Egli la ama perché è sua madre. Non l’ha mai
rinnegata. Come poteva farlo Egli che ebbe parole dure contro coloro che
trattano male i loro genitori? (Marco 7, 10-13).
Tuttavia all'amore di figlio si aggiunge in Gesù un amore e una
venerazione di ben altra natura verso Maria. Egli la ama e la venera perché
Maria ha creduto alla Sua Parola e si è impegnata a metterla in pratica più di
qualsiasi altro discepolo di Cristo.
Gesù vuol mettere in risalto la grande fede di Maria. Vuol far
capire che la vera grandezza di Maria, fondata sui vincoli del sangue, poggia
soprattutto sui vincoli soprannaturali d'una nuova parentela (Giovanni 1,
12-13).
c - La donna del popolo che grida: “Beato il seno che ti ha
portato!” offre a Gesù un'occa- sione propizia. Correggendo la mentalità umana
di quella donna, Egli esalta Maria e la chiama beata ancor di più perché aveva
creduto in Lui. Forse Maria era tra la folla (Luca 8, 21).
E’ chiaro che con ciò Gesù non ha affatto discreditato sua madre,
non ha affatto mostrato che la venerazione di Maria è sbagliata. Anzi mette in
evidenza i meriti di Maria e la vera ragione per cui deve essere detta beata,
cioè venerata. Non è errato pensare
che un'eco di queste parole di Gesù ci sia stata conservata nel cantico di
Maria: Tutti mi diranno beata! (Luca
1, 48).
Venerare vuol dire riconoscere le virtù cristiane di chi ascolta e
mette in pratica la Parola. Gesù stesso riconosce in Maria queste virtù. Egli è
il primo a venerarla. Noi possiamo e
dobbiamo fare lo stesso. Questo e non altro significa per noi cristiani la venerazione di Maria.
Un altro appiglio contro la venerazione di Maria i tdG lo trovano
nel vangelo di Giovanni nell'episodio delle nozze di Cana (Giovanni 2, 1-12). Nelle
parole che Gesù rivolge a Maria in quella circostanza egli avrebbe mostrato - a
parere dei tdG - che la venerazione di Maria è sbagliata.
La verità:
Per evidenziare la
verità analizziamo brevemente quest'episodio
assai noto del quarto vangelo.
1 - Il contesto. Se si eccettuano i cosiddetti vangeli dell'infanzia (Matteo cc. 1 e 2; Luca cc. 1 e 2), nel
vangelo di Giovanni troviamo i maggiori
riferimenti a Maria, la madre di Gesù. All'inizio del suo vangelo Giovanni
presenta Maria assieme a Gesù e ai suoi primi discepoli, in occasione d'uno
sposalizio a Cana di Galilea:
“Il terzo giorno, in Cana della Galilea si celebrò un festino di
nozze, e la madre di Gesù si trovava là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con
i suoi discepoli' Ed essendo venuto a
mancare il vino, la madre di Gesù gli dice: "Non hanno più vino".
Gesù le rispose: "Che vuoi, o donna? 7 La mia ora non è ancora
venuta". La madre di lui dice ai servi: " Fate qualunque cosa vi dirà
"” (Giovanni 2, 1-5, Garofalo).
2 - Significato delle parole
di Gesù. il problema consiste nel determinare il signifìcato delle parole
che Gesù dice a sua madre. Indicano quelle parole che Gesù mostrò
disapprovazione dell'intervento di Maria e quindi anche della nostra vene-
razione di Lei? Oppure, al contrario, mostrano che egli accondiscese alla
richiesta di sua madre, dando chiari segni di venerazione nei suoi riguardi?
Di queste due domande è vera la seconda, non la prima, come
apparirà dalle seguenti precisazioni.
a - Dopo le parole di
Gesù, Maria, serena e fiduciosa, dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Le
parole di Gesù non la turbano. Ella non dubita affatto che quanto ha chiesto
sarà ottenuto. Non giudica un rifiuto e
tanto meno un rimprovero la risposta di Gesù alla sua richiesta.
b - In effetti, Gesù accoglie la richiesta di
Maria, e in che modo! Dice ai servi.
“Riempite d'acqua le ànfore”. E poi soggiunge: “Attingete e servite”. Non c'era
più acqua, ma vino squisito.
Appare chiaro, al di là d'ogni dubbio, che l'intervento di Maria è
stato positivo a tutti gli efffetti. Gesù non l'ha umiliata con un rifiuto, non
ha affatto mostrato che non fosse degna di stima e di venerazione. Tutt'altro!
E’ lecito pensare che i due sposi, i loro parenti ed amici, appena saputo
com'erano andate le cose, abbiano colmato di rispetto, di ammirazione, di
venerazione quella Donna. Grazie a Lei, Gesù aveva tolti da un noioso impiccio
con un gesto umanamente inspiegabile. Altro che disapprovazione, altro che
rimprovero!
c - Alla luce di questi fatti è impossibile pensare che il titolo
di Donna che Cristo usa verso sua
madre indichi mancanza di rispetto e tanto meno un rimprovero. Questo modo di
esprimersi di Gesù è più appropriato alla circostanza, molto di più che se
l'avesse chiamata madre o mamma.
Perché?
Perché Gesù vuol far capire che quanto sta per compiere non è
dovuto tanto ai vincoli di sangue che lo legano a Maria, quanto piuttosto alla
fede di Lei e al suo impegno per la causa del Regno.
Gesù parla a Maria e la esaudisce nella sua richiesta non come suo
:figlio, ma come Figlio di Dio, come Redentore del genere umano, che dà inizio
con un segno alla sua opera di
salvezza universale. Perciò Giovanni osserva: “Gesù manifestò la sua gloria e i
suoi discepoli credettero in lui” (Giovanni 2, 11).
In questo contesto soprannaturale, Gesù non dà a sua madre un
titolo confidenziale e privato, ma di rispetto e di venerazione. Quel Donna può
essere espresso in italiano con la parola Signora.
Anche dalla Croce Gesù chiamò Maria con lo stesso appellativo di
Donna (Giovanni 19, 26). E’ assurdo pensare che in quell'ora di supremo dolore
per Maria Egli abbia voluto mancare di rispetto a sua madre e aggiungere dolore
a dolore.
d - Anche le parole che
seguono: “che cosa a me e a te?”, considerate nello stesso contesto, non indicano
mancanza di rispetto. Sono piuttosto in armonia col titolo di Donna che Cristo
dà a sua madre.
A parere di non pochi autorevoli interpreti antichi e moderni, con
quelle parole Gesù volle far capire che era disposto a fare più di quanto Maria
chiedeva. Egli voleva dire: “Signora, stai tranquilla, non ti preoccupare”.
In realtà, per la grande considerazione verso Maria, Gesù apre la
serie dei segni prodigiosi e manifesta la sua gloria (Giovanni 2,
11). La frase “Non è ancora giunta l'ora mia” (Giovanni 2, 4) indica appunto
che fu la preghiera di Maria a fai iniziare
la manifestazione della gloria di Gesù.
L'ora di Gesù è quella della sua glorificazione nella morte e
risurrezione (Giovanni 7, 30; 8, 20; 132 1; 17, 1). Tuttavia l'intercessione di
Maria che ottiene il primo segno fa
sì che quell'ora sia anticipata e prefigurata nel miracolo che Gesù fa a Cana
di Galilea grazie appunto alla preghiera di Maria.
Dall'analisi coscienziosa del racconto evangelico riguardante le
nozze di Cana risulta evidente il sommo rispetto che Gesù ebbe per sua madre,
indicando chiaramente anche a noi come dobbiamo comportarci verso Maria.
Proprio l'opposto di quanto affermano settariamente i contestatori della
venerazione della Madonna.
Ancora cavilli
Ma i testimoni di Geova non disarmano: “Maria - dicono - non deve
essere venerata perché non ebbe nessun posto speciale nella congregazione
cristiana primitiva”. Come prova citano Atti
1, 14-15, dov'è detto:
“Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera con le donne
e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui. In quei giorni, Pietro
si alzò in mezzo a loro - il numero delle persone riunite era di circa
centoventi”.
La verità:
A chi sa leggere la
Bibbia e vuol leggerla come si deve, apparirà subito evidente che le parole
citate dal libro degli Atti dicono tutto l'opposto di ciò che ad esse fanno
dire i tdG.
Infatti, è risaputo che nella Bibbia non tutti i nomi ci sono
stati conservati o segnalati, ma solo quelli delle persone più in vista nella comunità, soprattutto di quelle persone
che hanno avuto un ruolo, una funzione, un carisma determinante nel- la storia
della salvezza: i nomi dei patriarchi, dei giudici, dei re, dei profeti, degli
Apostoli, di alcuno donne ecc.
Nel testo citato di Atti l'autore ispirato si attiene a questa
norma biblica. Delle donne è nomi- nata solo “Maria, la madre di Gesù” (Atti 1,
14). Solo Lei è degna di essere segnalata per nome appunto perché il suo posto
nella congregazione primitiva era un posto speciale, proprio l'opposto di ciò
che dicono i tdG.
I primi cristiani veneravano la Madonna, e così hanno fatto e
faranno tutti i veri cristiani di ogni tempo perché chi onora la madre onora
anche il Figlio: chi dimentica e umilia la madre, dispiace certamente al Figlio.
Nella storia del cristianesimo non sono mai mancati casi di
contestazione e di velenosa avversione al culto della Madonna. Ma la stragrande
maggioranza dei credenti in Cristo -
cattolici e non cattolici - hanno sempre amato e venerato Maria, la Madre del
Signore (Luca 1, 43).
Un esempio tra tanti quello d'un uomo che non era privo d'ingegno:
Dante Alighìeri!
Non si tratta di un bigotto o di un ignorante. Dante certamente
conosceva bene la Bibbia, sapeva leggerla e capirla. Non ignorava certamente
che Gesù Cristo è il solo Mediatore
tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2, 5-6).
Eppure Dante credeva nella intercessione
o mediazione della Vergine. Chiedeva e faceva chiedere a Maria nientemeno che
di poter fìssare lo sguardo in Dio, ossia la sua sincera conversione, la sua
salvezza:
Or questi che dall'infima lacuna dell'universo insin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una, Supplica a Te, per grazia, di virtute
tanto che possa con gli occhi levarsi più alto, verso l'ultima salute.
(Paradiso, XXXIII, 23-27)
Ce n’è d'avanzo per stracciarsi le vesti per tanto scandalo! Dante
Alighieri, dimentico apparentemente della mediazione di Cristo, chiede a Maria
di mediare ossia di intercedere per la sua salvezza.
L’errore
C'è un vecchio proverbio che dice: Nulla di nuovo sotto il sole (Qoèlet 1, 9).
I testimoni di Geova hanno disotterrato la vecchia avversione a
Maria e facendo un uso di- storto, come sempre, di alcuni testi biblici negano
la dottrina della Sua intercessione o
mediazione.
Hanno scritto: “Non è corretto rivolgere preghiere a Maria come
interceditrice; Gesù Cristo è il solo Mediatore”. Come prova citano:
Giov. 14: 6, 12, 13 NA “Gesù gli risponde:
lo sono la via, la verità e la vita; nessuno può venire al Padre mio se non per
me. Perché io vado al Padre. E ciò che domanderete al Padre in Nome mio, lo
farò”.
E ancora: 1 Tim. 2: 1, 5
NA “Raccomando dunque innanzitutto che si facciano preghiere, suppliche,
domande, azioni di grazie, per tutti gli uomini. Infatti (c'è) un solo Dio, uno
solo anche mediatore di Dio e di uomini, uomo, Cristo Gesù”.
Infìne:
Atti 4: 12, NA “E non vi è in nessun
altro (che Gesù) la salvezza. Non esiste, infatti, sotto il cielo altro nome dato
agli uomini per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvi” .
La verità
I tdG attribuiscono a
noi cattolici errori dottrinali, che mai abbiamo né pensato né detto. Si creano
- per così dire - dei mulini a vento contro cui spezzare le loro lance. Devono
tentare ogni mezzo per mettere in crisi i meno accorti. A loro interessa poco
la verità.
I cattolici hanno sempre creduto e professato che “uno sola è il
Mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Gesù Cristo” (1 Timoteo 2, 5). Chi ci
attribuisce una dottrina diversa dimostra una grande ignoranza, a meno che non
sia in mala fede.
Questa dottrina cattolica antica quanto il Vangelo è stata
ribadita recentemente e solennemente dal
Concilio Vaticano 11, che è, per chi non Io sapesse, l'unica voce autentica
della Chiesa Cattolica. Dice dunque il Concilio:
“Uno solo è il nostro Mediatore secondo le parole dell'Apostolo:
"Non vi è che un solo Dio, uno solo
anche è il Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù che per tutti
ha dato se stesso quale riscatto”.
E ancora:
“Nessuna creatura infatti può mai essere paragonato al Verbo
Incamato”.
Questa dottrina sull'unica mediazione di Gesù Cristo noi cattolici la professiamo più volte a giorno. Forse voi
non ve ne accorgete, ma tutte le preghiere ufficiali della Chiesa rivolte a
Maria e ai Santi si concludono sempre con le parole: Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...
Questo vuol dire che qualsiasi cosa noi chiediamo a Dio, in
qualsiasi tempo, sotto qualsiasi forma,
noi la chiediamo sempre nel nome, cioè per mediazione di Gesù, che è l'unico
Mediatore insostituibile.
La mediazione dei Santi
Tuttavia quanto abbiamo detto sull'unica mediazione di Gesù Cristo non contrasta - per chi conosce bene la
Bibbia - con la pia pratica di rivolgersi ai Santi, specialmente alla Madonna,
vale a dire con la mediazione o
intercessione dei Santi.
Due cose diremo a questo riguardo.
La prima. Proveremo che la
dottrina della mediazione dei Santi possiamo dimostrarla da numerosi testi
biblici, primo tra tutti - dico - proprio da quel testo di 1 Timoteo 2, 1-5, che i tdG usano erroneamente per negarla. Ma
dobbiamo prima citare il testo per
intero, e non già accorciato o dimezzato come fanno i geovisti.
Eccolo: “Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano
domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e
per tutti quelli che stanno al potere, perché noi possiamo condurre una vita
quieta e tranquilla in tutta pietà e dignità. Questa è una bella cosa e gradita al cospetto di Dio, nostro
Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla
conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il Mediatore fra
Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per
tutti” (1 Tim. 2, 1-5).
Qual è il significato di queste parole di san Paolo?
A giudizio di tutti gli esegeti (= specialisti nello studio della Bibbia) san Paolo dà al suo
discepolo Timoteo istruzioni riguardanti le funzioni religiose o pie pratiche
dei fedeli. Tra le cose che egli raccomanda sta in cima la preghiera per gli
altri: Timoteo faccia pregare i fedeli “per tutti gli uomini, per i re e per
tutti quelli che stanno al potere”.
Ora pregare per gli altri equivale
a intercedere o mediare presso Dio
per la salvezza di terzi. Paolo perciò chiede la intercessione o mediazione dei
fedeli per tutti gli uomini, anche e specialmente per chi non crede o è nemico
di Dio e della sua Chiesa. Egli dichiara inoltre che questa intercessione è una
cosa bella e gradita a Dio I.
La seconda. Distrugge forse questa
dottrina l'insegnamento biblico dell'Unico
Mediatore Gesù Cristo?
No, certamente. Ed é lo stesso san Paolo, nello stesso testo a
Timòteo, a ricordarcelo. Infatti, egli aggiunge chela preghiera o intercessione
dei fedeli farà sì che anche i lontani, ossia gli increduli e i peccatori
arrivino alla conoscenza della verità, ossia dell'unico vero Dio e dell'Unico Mediatore Gesù Cristo. Chi
salva è Dio, che opera la salvezza di tutti mediante Gesù Cristo. Ma Dio avrà
pure riguardo alle preghiere e alle buone opere (= intercessione) dei fedeli
per illuminare e salvare mediante Cristo chi ancora giace nella ignoranza e
nell'errore. L'intercedere dei fedeli è
secondario, subordinato alla mediazione di Cristo. Questa è sempre
necessaria, quella dei fedeli può esserci e anche non esserci.
E’ evidente che il testo di 1
Timòteo 2, 1-5 dice tutto l'opposto di ciò che a Paolo fanno dire i
testimoni di Geova.
La serva del Signore (Luca 1, 38)
Fedele all'insegnamento biblico, la Chiesa Cattolica ritiene cosa
lecita e buona l'intercessione di Maria, madre del Signore (Luca 1, 43) e madre
nostra (Giovanni 19, 26-27). Ella è la
benedetta tra tutte le donne, perché ha creduto più di tutte le creature
umane ed ha amato fìno ad essere l'Addolorata. Ella è perciò la Santa Vergine, la prima, la fedelissima
tra i discepoli dell'unico Signore e Mediatore Gesù Cristo. Dio avrà riguardo
alla sua intercessione più che a quella di qualsiasi altro fedele.
Dice la Chiesa Cattolica:
“La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo
oscura o diminuisce quest'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra
l'efficacia... Si fonda sulla mediazione di Lui, da essa assolutamente dipende
ed attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l'immediato
contatto dei credenti con Cristo, anzi lo facilita... La funzione di Maria è
una funzione subordinata. La Chiesa
non dubita di riconoscerla apertamente, continuamente la esperimenta e
raccomanda all'amore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto,
siano più intimamente con- giunti col Mediatore e Salvatore”.
Una difficoltà che non regge
Ma dicono:
La Bibbia parla di preghiere d'intercessione di persone ancora in
vita su questa terra, non di quelle che sono già morte. Maria non è più tra i
vivi.
Rispondiamo:
1 - L'intercessione di
Maria si fonda sulla dottrina biblica della comunione dei santi. Con questa espressione
la Chiesa Cattolica dice quanto afferma san Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi, capitolo 12. Tutti i credenti in Cristo
formano come un organismo vivente, in cui le varie parti o membra si aiutano
reciprocamente sotto la guida dell'unico Capo che è Cristo.
2 - Essendo nello stato di gloria, più vicine a Signore, le anime
dei credenti, martiri o confessori, gridano a gran voce: “Fino a quando, o
Sovrano santo e verace, non scendi in giudizio e non vendicherai il nostro
sangue?” (Apocalisse 6, 9-10). Essi cioè intercedono davanti a Dio per i loro
fratelli ancora sulla terra.
Perciò ancora nell'Apocalisse è detto che i Santi con le loro preghiere riempiono di
profumo vasi d'oro che salgono
continuamente al trono dell'Agnello (Apocalisse 5, 8). In altre parole, essi
compiono una funzione mediatrice a
favore della Chiesa militante sulla terra: “E salì il fumo d'in- censo con le
preghiere dei Santi, dalla mano dell'angelo, a Dio” (Apocalisse 8, 4).
Tra i Santi davanti a Dio, intorno al trono dell'Agnello, la Prima
a offrire preghiere per noi è la Santissima Vergine, perché una madre non può
disinteressarsi dei suoi figli. Ella vuole la salvezza di tutti.
Ad Jesum per Mariam
Dopo quanto abbiamo detto, rimane sempre vero, e nessun cattolico
l'ha mai negato, che “Cristo è Via, Verità e Vita” e che “nessuno può venire al
Padre mio se non per me” (Giovanni 14, 6). Rimane sempre vero che “in nessun
altro (che in Cristo) vi è salvezza” (Atti 4, 12).
Ma per amorosa disposizione di Dio (e questa è pure Bibbia),
Maria, nello stato di gloria in cui ora si trova, continua ancora il suo
servizio a favore della Chiesa. “Per questo Ella è invocata dalla Chiesa coi
titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice”.
Maria conduce a Gesù quanti a Lei si rivolgono.
I tdG contestano la perpetua verginità della Madonna. E’ un tema da
loro preferito per creare il dubbio, mettere in crisi. Maria, dicono non fu sempre vergine. Ella generò altri
figli e fìglie mediante regolari rapporti con Giuseppe.
La loro contestazione è basata soprattutto sulla spiegazione errata di alcuni testi biblici
e sulla omissione di altri testi che
potrebbero far luce in senso contrario alla loro negazione.
Vogliamo analizzare serenamente tutti i testi biblici riguardanti la verginità perpetua della
Madonna. La nostra analisi ha lo scopo di far sapere ai cattolici che forse lo
ignorassero come realmente stanno le cose, che cosa cioè dice la Bibbia. E’ poi
- chi sa! - qualche testimone di Geova che non avesse fretta di dileguarsi
nella folla, potrebbe forse fermarsi a riflettere, ad esaminare ogni cosa come insegna
l'apostolo:
“Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono” (1 Tessalonicesi
5, 21).
I cosiddetti fratelli di Gesù
Cavallo di battaglia per i geovisti contro la perpetua verginità di
Maria è il fatto che i vangeli ci informano dell'esistenza di fratelli e
sorelle di Gesù I.
Ecco ciò che dicono i vangeli:
Matteo 13, 55-56: “Non è egli (Gesù) forse
il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?”
Marco 6, 3: “Non è
costui il carpentiere, il fìglio di
Maria, il fratello di Giacomo, di Joses (Giuseppe), di Giuda e di Simone?”.
Luca 8, 19-20: “Un giorno andarono a
trovarlo la madre e i fratelli, ma non poterono avvicinarlo a causa della
folla. Gli fu annunziato: " Tua madre * i tuoi fratelli sono qui fuori e
desiderano vederti ". Ma egli rispose: " Mia madre e i miei fratelli
sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica "”.
Giovanni 2, 12: “Dopo questo fatto,
discese (Gesù) a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi
discepoli”.
Atti 1, 14: “Tutti questi erano
assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la
Madre di Gesù, e con i fratelli di lui”. (Cf. anche 1 Cor. 9, 5; Galati 1, 19).
Sì, tutti e quattro gli evangelisti, l'autore degli Atti, san Paolo parlano di fratelli e
sorelle del Signore.
Il Vangelo è Vangelo e non si può cambiare. A tutti, comunque,
incombe il dovere di leggere e spiegare la Bibbia come si conviene, a regola
d'arte per così dire, e non superficialmente,
ignorantemente, settariamente. La Bibbia va letta e spiegata secondo le
norme indispensabili per la comprensione di un libro scritto in tempi assai
lontani, in una lingua diversa dalle lingue moderne, con proprietà, sfumature,
immagini, modi di dire di tempi passati, in una cultura diversa dalla nostra.
Tenendo presente questa norma, ci domandiamo: Che cosa hanno
voluto dire gli autori dei vangeli con l'espressione “fratelli e sorelle di
Gesù”?
Non figli di Maria
Un particolare molto significativo, che non deve sfuggire, è il
fatto che gli autori ispirati par- lano solo
e sempre di fratelli di Gesù, mai di
figli di Maria. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6, 3) e Maria
è detta solo e sempre madre di Gesù,
e non di altri (cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).
Esaminiamo brevemente quest'ultimo testo del libro degli Atti (1, 14), dove l'autore sacro dice
che nel cenacolo, assieme agli Apostoli, c'era “nominatamente Maria madre di
Gesù, e con i fratelli di lui”
(Garofalo). Se quei fratelli fossero veramente figli di Maria, lo scrittore
avrebbe detto meglio: “C'era Maria madre di Gesù con gli altri suoi fìgli”. Noi
Egli ha preferito dire in modo più appropriato: “C'era Maria madre di Gesù, e con i fratelli di lui”.
In chi legge i vangeli come si conviene, questo particolare:
“,fratelli di Gesù e non figli di
Maria”, dovrebbe far sorgere il dubbio che i cosiddetti “fratelli di Gesù” non
siano necessariamente “fìgli di Maria”. Il dubbio diventa certezza se leggiamo
tutta la Bibbia e non solo alcuni testi, ignorando od omettendo deliberatamente
tanti altri come fanno abitualmente i tdG .
Lo stato di famiglia
Cominciamo coll'interrogare la Bibbia sullo “stato di famiglia”
dei cosiddetti “fratelli di Gesù”. Fortunatamente i vangeli ci hanno conservato
i loro nomi che sono: Giacomo, Giuseppe,(o Joses), Giuda (non il traditore) e
Simone. Sia san Matteo che san Marco hanno avuto l'ispirazione di indicarci
questi nomi (cf. Matteo 13, 56; Marco 6, 3).
1 - Di chi erano figli? Chi erano i loro genitori? Anche a queste
domande la risposta è data dagli evangelisti, cioè dalla Bibbia. Raccontando i
fatti del venerdì santo l'evangelista Matteo c'informa che tra le donne presenti
al Calvario c'era una Maria “Madre di Giacomo e di Giuseppe”.
Scrive Matteo:
“C'erano là molte donne che osservavano da lontano: quelle stesse
che dalla Galilea avevano seguito Gesù per servirlo. Tra esse, c'era Maria di
Magdala, Maria madre di Giacomo e di
Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo” (Matteo 27, 55-56; Garofalo).
Le stesse informazioni le abbiamo da san Marco, il quale scrisse:
“C'erano là anche alcune donne che osservavano da distanza, tra le
altre: Maria di Magdala, Maria madre di
Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salome,
le quali lo seguivano e lo servivano, e molte altre venute con lui a
Gerusalemme” (Marco 15, 40-41, Garofalo).
San Marco ancora ci dice che questa Maria “Madre di Giuseppe (o
Joses)” assieme alla Maddalena stavano ad osservare dove veniva deposto il
corpo del Signore (cf. Marco 15, 47), e che le stesse, passato il sabato,
comprarono gli aromi (o balsami) per cospargere il corpo del Signore secondo
l'uso (Marco 16, 1).
Identiche informazioni ci vengono date da san Matteo, che chiama
la madre di Giacomo e di Giuseppe “l’altra Maria”. Questa e la Maddalena (Maria
di Magdala) erano sedute là, di fronte al sepolcro (Matteo 27, 61), e dopo il
sabato, all'alba del primo giorno della settimana, andarono a visitare il sepolcro
(cf. Matteo 28, 1).
E’ lecito pensare che in quelle ore tragiche di supremo dolore la
madre di Gesù non avesse tanta forza fisica e morale da correre su e giù e
rendere gli estremi omaggi al cadavere del figlio secondo le consuetudini del
luogo. Questi devoti uffici sempre e dovunque sono resi da parenti stretti e da
amici.
A conferma vale il fatto che Maria, appena affidata a Giovanni,
dovette lasciare il Calvario e ritirarsi a casa del fidato discepolo di Gesù.
E’ lo stesso Giovanni a farcelo capire quando scrive: “Da quel momento il discepolo la prese in casa sua” (Giovanni
19, 27).
“L'altra Maria”, madre di Giacomo e di Giuseppe, che assieme alla
Maddalena si dava da fare intorno al sepolcro per rendere al morto gli estremi
devoti uffici, non poteva perciò essere la madre di Gesù.
2 - Possiamo sapere chi era?
Sì, perché lo dice
espressamente Giovanni quando enumera le pie donne che stavano presso la croce:
“Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di lei, Maria
di Cleopa e Maria di Magdala” (Giovanni 19, 25).
E’ chiaro dunque che “l'altra Maria”, che gli evangelisti
associano sempre a Maria di Magdala in queste ore tragiche della vita terrena
di Gesù, era una sorella della Madre di Gesù, chiamata anch'essa Maria. E
possiamo concludere legittimamente e sicuramente che Giacomo e Giuseppe (o
Joses), i cosiddetti fratelli di Gesù, in realtà sono suoi cugini, figli d'una
sorella della Madre di Gesù.
,Alcuni studiosi della
Bibbia, comunque, notano che sembra inverosimile che due sorelle portassero lo
stesso nome, cioè quello di Maria. Di conseguenza essi sono del parere che
“l'altra Maria” fosse in realtà “cugina” della Madonna. In questo caso i
cosiddetti “fratelli di Gesù” sarebbero suoi “secondi cugini” o meglio
“parenti”.
Questo particolare conferma la convinzione che per la scarsità di
termini ebraici indicanti i vari gradi di parentela, “fratello” e “sorella”
potevano indicare anche parenti di secondo grado. “L'altra Maria”, chiamata
“sorella” (greco adelfè) poteva essere in realtà una “cugina”. Come i
cosiddetti fratelli (greco adelfòi) e
le cosiddette sorelle (greco adelfài) di
Gesù erano in realtà suoi cugini e cugine di primo o secondo grado cioè
“parenti”.
Il testo greco della Bibbia
a - Questa ricchezza di
significati del termine ebraico fratello fu
conservata nella versione greca della Bibbia detta dei Settanta. I dotti ebrei, autori di quella traduzione, conoscevano
bene sia l'ebraico che il greco. Essi usano abitualmente il termine greco adelfòs per tradurre il termine
ebraico anche quando evidentemente si tratta di cugini o anche di parenti. Ne
daremo subito due esempi. Tanto più che nella lingua greca, come in quella
ebraica, adelfòs può significare
anche cugino. I traduttori della
Bibbia ebraica in lingua greca avevano fìducia nella intelligenza dei lettori!
b - Ecco due esempi.
In Genesi 13, 8 Abramo chiama Lot "
suo fratello ": “Abramo disse a Lot: Non ci sia discordia tra me e te, tra
i miei pastori e i tuoi, perché noi siamo fratelli”
(greco adelfòi). in realtà Lot
era nipote di Abramo perché fìglio di
suo fratello Haran (cf. Genesi 11, 27).
Un esempio assai più chiaro si ha nel Primo Libro delle Cronache. Ivi è detto che Eleazaro e Kish erano
figli di Macli, cioè fratelli carnali. Poi lo storico aggiunge:
“Eleàzaro morì senza figli; ebbe solo figlie. I figli di Kish, loro fratelli (greco adelfòi), le
sposarono” (2 Cronache 23, 21-23).
E’ fuor di dubbio che i fìgli di Kish, che sposarono le figlie di
Eleàzaro, erano in realtà loro cugini; eppure
sono chiamati loro fratelli (greco adelfòi).
c - Anche nel Nuovo Testamento si verifica lo stesso
fenomeno: adelfòs può significare
cugino.
E’ risaputo infatti che i vangeli, prima di essere scritti in
greco, costituivano l'insegnamento orale o tradizione
fatto originariamente in lingua aramaica molto affine a quella ebraica.
Anche nella lingua aramaìca il termine “fratello” equivaleva spesso a “cugino”.
Quando poi l'insegnamento orale o tradizione fu messa in iscritto in lingua
greca, il greco dei vangeli e degli altri scritti neo-testamentari ha
conservato il colore aramaico. Caso tipo di questa dipendenza è l'uso
indifferenziato di adelfòs col
significato di fratello o di cugino come già era avvenuto nella Bibbia dei Settanta.
d - Aggiungiamo infìne che
anche nelle versioni della Bibbia in lingue moderne, oltre che in quella
latina, i traduttori non esitano a usare ancora il termine fratello (brother, frère, Bruder, Hermanos ecc.) col significato di
cugino. Questi traduttori hanno
fiducia nella intelligenza dei let- tori, che vogliano e sappiano leggere e
capire la Bibbia come si conviene e non fare di essa uno strumento di
propaganda settaria a discapito del suo genuino insegnamento.
Un gesto significativo
Dalla croce Gesù morente affidò la propria madre a un ;discepolo:
“Poi disse al discepolo: " Ecco tua madre ". E da quel momento il
discepolo la prese in casa sua” (Giovanni 19,, 27).
Questo discepolo non era un figlio di Maria. Quasi certamente era
Giovanni, l'evangelista, figlio di Salome e di Zebedeo !(Matteo 4, 21).
Il gesto di Gesù morente è comprensibile solo se si ammette che
Gesù era figlio unico. Se Maria
avesse avuto altri fìgli quattro maschi
e un irnprecisato numero di fìglie - quel gesto di Gesù sarebbe stato offensivo
o almeno poco riguardoso ed anche illegale. I supposti figli di Maria, le
fìglie, i generi, le nuore, oltre a sentirsi offesi, avrebbero contestato a
Giovanni il diritto di avere con sé la loro madre. Avrebbero giudicato
irresponsabile il gesto di un morente.
Nulla di tutto questo nei vangeli. Giovanni prese Maria con sé in
casa sua, pacificamente, senza contestazione alcuna. Gesù, perché figlio unico,
poteva e doveva provvedere a sua madre un rifugio conveniente dopo la sua
morte. Scelse quello di un discepolo.
Obiettano i geovisti: Gesù affidò sua madre a un estraneo perché i
suoi fratelli non credevano in lui (cf. Giovanni 7,5).
Si risponde:
Dal Vangelo appare che a
principio della vita pubblica di Gesù i suoi parenti (eccetto sua madre) non
l'hanno capito troppo. Ma con l'andare del tempo cambiarono idea e divennero
suoi discepoli.
Infatti, li troviamo concordi con gli Apostoli ed assidui nella
preghiera in attesa dello Spirito Santo (cf. Atti 1, 14). Giacomo fu messo alla
guida della comunità cristiana di Gerusalemme (cf. Galati 2, 9; Atti 15, 13,) e gli altri parenti si
dedicarono alla predicazione del Vangelo anche fuori della Palestina (cf. 1
Corinzi 9, 5).
Non ebbe rapporti finché ... (Matteo 1,25)
L'errore:
Un testo biblico sfruttato dai tdG e da altri non cattolici per
negare la verginità perpetua di Maria è quello di Matteo 1, 25, che i geovisti
traducono:
“Egli ;(cioè Giuseppe) non ebbe rapporti con lei (cioè con Maria)
finché partorì un figlio”.
A parere dei tdG e di altri non cattolici da queste parole di Matteo
seguirebbe che Giuseppe avrebbe avuto rapporti coniugali con Maria dopo la
nascita di Gesù, dando la vita a un numero im- precisato di figli e fìglie.
La verità:
a - Le parole di Matteo
sono collocate in un contesto che ci fa capire chiaramente il vero senso. A san
Giuseppe, che dubitava della fedeltà coniugale della sposa, apparve un angelo
del Signore (Mt. 1, 20) per assicurarlo che il bambino già presente nel seno di
Maria era opera dello Spirito Santo. A san Matteo,, ossia allo Spirito Santo, interessava
solo affermare, mettendolo in risalto, il fatto che Gesù era stato concepito senza concorso umano. Lo Spirito Santo
per mezzo -dell'evangelista vuol fare sapere che il bambino nascerà da una
vergine, avverando la profezia di Isaia nel senso inteso da Dio:
“Tutto questo avvenne affinché si adempisse ciò che il Signore
aveva detto per mezzo del profeta. Ecco,
la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiameranno Emmanuel, che
significa "Dio con noi"” (Matteo 1, 22-23, Garofalo).
b - Matteo, dunque, vuol
parlare unicamente del concepimento
verginale di Gesù, non di altro. Egli non intende affatto riferirsi alla vita
coniugali di Giuseppe e di Maria dopo quella nascita, se cioè hanno avuto o no
altri figli mediante regolari
rapporti coniugali. Esula dall'intenzione di Matteo dire quello che avvenne o
non avvenne dopo. Voler dedurre che Maria non fu sempre vergine significa far
violenza alla Parola di Dio con ragionamenti ed illazioni umane.
c - Non così fanno coloro
che si accostano alla Parola di Dio con serietà e rispetto. Tra questi
ricordiamo il grande studioso della Bibbia san Girolamo, che conosceva assai
bene la lingua e lo stile biblico e poteva precisare l'esatto significato delle
espressioni dei vangeli. A proposito di Matteo
1, 25, san Girolamo ha così commentato:
“Dal fatto che è detto "Giuseppe non la conobbe" (cioè,
non ebbe rapporti) non ne segue che la conobbe dopo. La Scrittura mostra solo
ciò che non avvenne”.
d - Con san Girolamo
concordano i grandi studiosi della Bibbia dei nostri giorni. Commen- tando
Matteo 1, 25, La Sacra Bibbia di
Salvatore Garofalo osserva:
“Il finché, nell'uso
della Bibbia, nega un'azione per il tempo passato ma non implica che essa sia
stata compiuta in seguito. Per esempio, nel Salmo
110, 1, Dio invita il Messia alla sua destra finché pone i nemici a
sgabello dei suoi piedi: ciò non può evidentemente significare che, dopo la
vittoria, il Messia abbandonerà il suo posto”.
La TOB, ossia Traduzione
Ecumenica della Bibbia francese, a proposito di Matteo 1, 25 fa notare:
“Il testo non permette di affermare che Maria abbia avuto in
seguito rapporti con Giuseppe.”
La Bibbia di Gerusalemme
commenta:
“Il testo non considera il periodo successivo e per sé non afferma
la verginità perpetua di Maria; ma il resto del vangelo, così come la
tradizione della chiesa, la suppongono”.
Questo vuol dire che la Chiesa Cattolica non si fonda su Matteo 1,
25 per provare la verginità perpetua di Maria, ma su tanti altri testi, quelli
appunto da noi analizzati precedentemente. Tradizione significa “l'insegnamento
fedele a quanto hanno detto gli Apostoli” preservato integralmente lungo i
secoli.
Contro questo
insegnamento non contrasta ciò che è detto in Matteo 1, 25.
e - Poiché dunque il
racconto di Matteo non si riferisce a un tempo posteriore alla nascita
verginale di Gesù, non pochi traduttori moderni rendono Matteo 1, 25 in una forma più appropriata. Così la Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo
traduce:
“La quale (Maria), senza che
egli la conoscesse, partorì un figlio ecc.”. Identica traduzione ne La Sacra Bibbia della CEI (cioè della
Conferenza Episcopale Italiana). Altri: “E senza che l'abbia conosciuta, diede
alla luce un figlio” ecc.
Perché primogenito?
I contestatori della verginità perpetua di Maria dicono:
La Bibbia afferma che Maria diede alla luce il suo primogenito (Luca 2, 7). Dunque ebbe un
secondo, un terzo, un quartogenito ecc. Se così non fosse stato, l'evangelista
avrebbe dovuto dire: “diede alla luce il suo unigenito”.
Si risponde:
- In tutte le lingue, presso tutti i popoli, il primo nato -è
sempre detto primogenito, seguano o
no altri fìgli.
- Presso gli Ebrei, poi, il primo nato era sempre detto e rimaneva
sempre primogenito per- ché al primo
nato erano riservati particolari diritti di famiglia (Deuteronomio 21, 15-17).
- Una sicura conferma a questo modo di pensare e di chiamare il
primo nato è stata recentemente data da una scoperta archeologica. In una
iscrizione di un cimitero giudaico, datata il 28 gennaio dell'anno 5 avanti
Cristo, una madre, di nome Arsinoe, morta dopo aver dato alla luce un unico
fìglio, dice: “Nel dolori del parto del mio primogenito
la sorte mi condusse al termine della vita”.
E’ chiaro che quel bambino non ebbe altri fratelli né quella donna
altri fìgli. Sarebbe stato più appropriato - secondo noi - dire unigenito. Chi compose quella iscrizione
la pensava diversamente. Egli usò il termine primogenito, non unigenito.
Come rispondere?
1 - Dicono: Lo stato di
verginità perpetua era estraneo alla mentalità ebraica.
Si risponde:
- Non è affatto vero che
al tempo di Maria e di Giuseppe lo stato di perpetua continenza, quale
consacrazione a Dio, fosse sconosciuto presso gli Ebrei. Sia uomini che donne
si votavano a tale stato. Lo attesta lo scrittore giudeo Filone e lo confermano inequivocabilmente
i documenti scoperti in questi ultimi decenni nelle grotte di Qumrám in
Palestina.
- Lo stato di perpetua continenza sarà scelto da Cristo e da lui
consigliato per il Regno di Dio (Matteo 19, 10-12). “Se qualcuno ha abbandonato
casa, moglie ecc., riceverà di più in
questa vita, e nel futuro la vita eterna” (Luca 18, 29).
- San Paolo e tanti altri discepoli di Cristo provenienti dal
giudaismo hanno accolto l'invito di Cristo e non si sono sposati per lavorare
meglio, cioè a tempo pieno, per il Regno di Dio (1 Corin- zi 7, 7) .
2 - Dicono: Passi per
Maria. Ma com'è possibile ammettere che Giuseppe avesse l'intenzione di sposare
Maria e vivere in perpetua continenza?
Si risponde:
E’ chiaro che l'uomo
senza lo Spirito di Dio non comprende le cose dello Spirito. Le giudica
assurdità (1 Corinzi 2, 14). I tdG che contestano la perpetua continenza
di Giuseppe rivelano una mentalità naturalistica, materialistica. Per loro il
regno di Dio consiste nel mangiare cibi prelibati, bere vini squisiti, niente
digiuno' niente continenza, obbligo di moltiplicarsi per popolare la terra…”.
- Non così giudica l'uomo spirituale (1 Corinzi 2, 15). Certo è
lecito pensare che Giuseppe non sia entrato da sé nel nuovo ordine di idee
simili a quello di Maria. Ma è stato illuminato e guidato dallo Spirito: ha
potuto giudicare solo per mezzo dello Spirito (1 Corinzi 2, 14). “Giuseppe,
figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Matteo 1, 20).
3 - Dicono: Sarebbe
forse un disonore per Maria se avesse avuto altri fìgli? La maternità, la vita
coniugale sono forse un male, un peccato?
Si risponde: - Né la
Bibbia e tanto meno la Chiesa Cattolica hanno mai detto che la maternità o la
vita coniugale sia un peccato o anche un'imperfezione. Tutt'altro! La Chiesa
Cattolica ha condannato antichi eretici che negavano la bontà delle nozze. Se
qualche cattolico avesse una mentalità diversa, il suo modo di pensare non
potrebbe essere attribuito alla Chiesa.
- Per i cattolici - in piena fedeltà alla Bibbia - il matrimonio,
la paternità, la maternità so- no realtà sacre. Dio stesso le ha volute e le
vuole. Egli ha benedetto l'unione dei due sessi agli albori dell'umanità
(Genesi 2, 24). La Chiesa Cattolica, a differenza di altre Chiese e sette,
considera il matrimonio come un sacramento.
- Tuttavia, sull'esempio di Gesù che non volle sposare, e alla
luce del suo insegnamento (Matteo 19, 1-12; Luca 18, 29; 1 Corinzi 7, 7), la
perpetua continenza a servizio del Regno di Dio, liberamente scelta, è uno
stato di vita cristiana conforme all'ideale evangelico. Dio la ispira e dà
anche gli aiuti necessari per praticarla. E’ una decisione eroica, che pochi
cristiani fuori del cattolicesimo hanno il coraggio di prendere.
4 - Dicono: L'Apostolo
Paolo chiama Marco anepsios, ossia cugino
di Barnaba (cf. Colossesi 4, 10). Doveva usare lo stesso termine anepsios, e non adelphòs, se voleva dire che Giacomo era cugino, e non fratellastro di Gesù (cf. Galati 1, 19).
Si risponde:
a - Nel vocabolario
greco-italiano di Lorenzo Rocci (,sotto la voce anepsios) è detto che anepsios
significa congiunto, parente, e
frequentemente cugino, nipote e anche
lontano parente. in effetti, la
parola nepos (= nipote) deriva da anepsios. Marco dunque poteva essere
anche nipote o lontano parente di
Barnaba.
Il fatto che Pietro lo chiama figlio
mio (cf. 1 Pietro 5, 14) è un segno che doveva essere piuttosto giovane. E
la cosa è confermata se, a giudizio di molti esegeti, Marco va identificato con
qued neanil scos (= giovanotto), di
cui parla appunto il vangelo di Marco (14, 51).
La traduzione latina del Nuovo Testamento, detta Volgata, rende anepstos con la parola
con sobrinus, che come anepsios ha un signfficato elastico, e
non significa necessariamente cugino. Anche altre versioni rendono anepsios e consobrinus con la parola nipote.
b - Diverso è il caso di
Giacomo. Ricordando il suo incontro con lui a Gerusalemme, Paolo lo chiama o
piuttosto lo designa com'era generalmente designato in quella comunità, ossia fratello del Signore (Galati 1, 19).
Paolo vuol mettere in risalto la posizione occupata da Giacomo a Gerusalemme, e
non il grado della sua parentela con Gesù
I parenti (= cugini) di Gesù erano indicati nella catechesi
come i fratelli del Signore. Paolo si
attiene a questa fraseologia. Non c'era bisogno di specificare meglio. Tutti
sapevano che Giacomo era un cugino di Gesù,
fìglio dell'altra Maria.
5 - Dicono ancora:
San Giovanni, parlando dei fratelli di Gesù (cf. Giovanni 7, 5)
cita indirettamente il Salmo 69, 9 dov'è detto che i fratelli erano figli della
stessa madre. I cosiddetti fratelli di Gesù sono dunque figli di Maria.
Si risponde:
a - San Giovanni non cita
il Salmo 69, 9 né direttamente né indirettamente. Che non lo citi direttamente
appare chiaro dal fatto che le parole del Salmo 69, 9 non si trovano né in san
Giovanni né in alcun altro scrittore del Nuovo Testamento.
Che lo citi indirettamente è
una pura, gratuita, settaria supposizione dei tdG, vale a dire una loro
aggiunta alla Parola di Dio (cf. Apocalisse 22, 8; Deuteronomio 4, 2).
b - Sì, nel Salmo 69, 9 si
precisa che i fratelli di cui si parla, sono figli della stessa madre. Dice il
salmista:
Un estraneo son diventato ai
fratelli e un forestiero ai figli di
mia madre (Garofalo).
In base al cosiddetto parallelismo,
che regola la poesia ebraica, il secondo verso ripete il concetto del primo
e precisa che i fratelli, di cui si è parlato, sono fratelli carnali, fìgli
della stessa madre.
Se né Giovanni né alcun altro scrittore del Nuovo Testamento
citano mai Salmo 69, 9, è segno evidente che erano convinti di non poter
adattare ai cosiddetti fratelli di Gesù quelle parole del Salmo. I cosiddetti
fratelli di Gesù non erano fìgli
della stessa madre.
c – E’ questo è tanto più signifìcativo in quanto sia nei vangeli
che in san Paolo sono citati tanti altri versetti del Salmo 69, ma mai il verso
9 . Sarebbe stato ovvio sia per Giovanni che per Matteo (Cf. Giovanni 7, 5;
Matteo 12, 46-50) citare il Salmo 69, 9 quando parlano dell'avversione dei
cosiddetti fratelli di Gesù nei riguardi di lui. Non lo fanno perché erano convinti che nel caso di Gesù non si
trattava di fratelli carnali, figli della stessa madre, ma di parenti (cugini o
secondi cu- gini).
Vergine nel parto
La Chiesa Cattolica, aderendo fedelmente alla rivelazione biblica
tutta intera, ha insegnato e insegna
la verginità perpetua di Maria. Ella
è la sempre Vergine. Ha dato alla
luce il suo unico Figlio senza ledere la sua integrità verginale.
Il Figlio di Dio, che prese corpo umano nel seno d'una vergine in
virtù della potenza di Dio, ossia miracolosamente, volle anche nascere
miracolosamente.
La base biblica di questa dottrina è la celebre e ben nota
profezia di Isaia (7, 14), che l'evangelista Matteo, scrivendo sotto
l'ispirazione dello Spirito Santo, vide avverata nella nascita di Cristo:
“Ecco, la vergine concepirà e partorirà un
fìglio, che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Matteo 1, 23). Il senso di tutto il contesto della
profezia è questo: Ecco, una vergine, rimanendo
vergine, concepirà e darà alla luce un fìglio.
San Luca, a sua volta, lascia supporre la stessa cosa, dal modo
come racconta la nascita di Gesù: “(Maria) diede alla luce il suo fìglio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia” (Luca 2, 6-7).
Queste parole del delicato evangelista medico fanno intendere abbastanza
chiaramente che il parto avvenne senza l'usuale assistenza d'altre persone: la
madre da se stessa accudisce al neonato, l'infascia e lo ripone sulla
mangiatoia. Neppure Giuseppe è nominato . Si tratta evidentemente d'un parto
eccezionale, miracoloso, dov’è assente tutto ciò che accompagna e segue un
parto ordinario.
Dicono i geovisti: Com'è possibile che un
corpo attraversi un altro corpo senza aprirsi in qualche modo una via d'uscita?
Si risponde:
a - Chi segue attentamente la propaganda geovista sa benissimo
come i discendenti del commerciante americano Carlo Russell usano spesso e
volentieri due pesi e due misure. Così, per esempio, parlando della concezione
verginale di Maria, ci vorrebbero far credere che il Creatore e Datore di vita
dell'universo avrebbe trasferito la forza vitale di suo Figlio dai cieli
nell'ovulo di una vergine, fornendo miracolosamente lo spermatozoo maschile.
Perché il primogenito (Gesù) fu un maschio.
Ci sia permesso notare che il Creatore e Datore di vita, che fece
il primo uomo senza usare spermatozoi, non aveva bisogno di ricorrere allo
spermatozoo per dar vita al corpo di Gesù. La Bibbia maschile per dar vita al
corpo di Gesù. La Bibbia non parla di processi di procreazione tipo laboratorio
scientifico. Ne parlano i geovisti per fare sfoggio di discorsi persuasivi
fondati su una sapienza umana, in netta opposizione a ciò che dice san Paolo
(cf. 1 Corinzi 2, 3-5).
b - In ogni modo, nella
ipotesi antiscritturale geovista, sarebbe stato possibile al Creatore e Datore
di vita far penetrare nel seno di
Maria lo spermatozoo maschile carico dell'energia vitale dello uomo Gesù. E
perché - ci domandiamo - non fu possibile a Dio far uscire una creatura umana
dal seno di sua madre senza lederne il corpo? Nulla è impossibile a Dio! (Luca 1, 37). Se la Bibbia ci assicura
che Maria fu sempre vergine, Dio ha
potuto e ha voluto fare anche questo miracolo. Dio volle che una vergine
concepisse e partorisse rimanendo
vergine. Lo volle e lo fece. A Lui nulla è impossibile.
Forse che quello stesso corpo, nato da una vergine, non camminerà
sulle acque senza affondare? (cf. Marco 6, 48-50). Forse che quello stesso
corpo non si trasfigurò davanti ai discepoli e “il suo volto brillò come il
sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Matteo 17, 2). A Dio nulla è impossibile!
L'errore:
Quanto sia cara al cuore dei cattolici l'immacolata non c'è
bisogno di ricordarlo in queste pagine. Non solo i cattolici, ma ogni uomo
sensibile alla bellezza morale, gioisce al pensiero che su questa terra
malvagia ci sia stata una donna senza macchia.
Fanno eccezione i testimoni di Geova. Essi negano che Maria sia l'Immacolata. Tentano di distruggere con
cavilli questa gemma preziosa che adorna la Madre del Signore (Ltica 1, 43).
Dicono: “Maria madre di Gesù non
fu 'immacolata' o libera dal peccato ereditato”.
Nel tentativo di insinuare questo loro errore abusano dì alcuni
testi biblici:
1. - Romani 5: 12 e 3: 9,
10: “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel cosmo... tutti hanno
peccato... Tutti, Giudei e Greci, sono sotto il peccato, come sta scritto: 'Non
c'è un giusto, neppure uno solo!”.
2- Romani 5: 19; Efesini
1: 7:
ecc., da cui risulterebbe “che la base per rimuovere i peccati di qualsiasi
uomo non era stata ancora provveduta quando Maria fu concepita da sua madre”.
La verità
1 - La Piena di grazia
Notate, prima di tutto,
come i tdG nell'insinuare il loro errore contro l'Immacolata Concezione non citano le parole
dette dall'angelo a Maria: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con Te”
(Luca 1, 28).
Ma noi cattolici, fedeli alla Bibbia, vogliamo e dobbiamo capire
bene ciò che dice la Bibbia, in questo caso il saluto a Maria da un messaggero di Dio.
“Ti saluto, o piena di grazia!”.
L'angelo poteva dire: Ti saluto, o Maria! Ha preferito dire,
perché questo era l'ordine di Dio. Piena
di grazia! Ha cioè sostituito il nome Maria, con cui era chiamata quella
giovane donna, con un nome nuovo: Piena
di grazia (kecharitomène).
Perché?
Perché nello stile biblico il nome indica ciò che è la persona che
lo porta. Chiamando Maria Piena di
Grazia, l'angelo ha voluto far capire che in quella creatura umana, Maria e Piena di Grazia coincidevano.
Quella donna cominciò ad essere Piena di
Grazia fin da quando cominciò ad essere Maria,
ossia una creatura umana.
Ora Piena di Grazia vuol
dire pienamente favorita da Dio, e la pienezza del favore divino non può
coesistere con qualsiasi macchia morale. Per bocca dunque di un messaggero
celeste noi sappiamo che Maria fu senza macchia di peccato, cioè Immacolata, molto prima che Cristo
nascesse e morisse per il riscatto del genere umano.
2 - Il dono di grazia non è
come il peccato
E’ possibile conciliare la pienezza del favore divino in Maria con
la dottrina di san Paolo secondo cui “tutti sono sotto il peccato” e solo
mediante l'opera di Cristo sono liberati dal peccato?
Sì, è possibile.
a - Non vi sfugga, prima di
tutto, una cosa assai evidente. Quando l'angelo chiamò Maria Piena di Grazia Cristo non aveva ancora
versato il suo Sangue per cancellare i peccati del mondo. Questo avverrà circa
34 anni più tardi.
Eppure l'angelo chiamò Maria Piena
di Grazia ossia Immacolata! Ha
forse sbagliato l'angelo di Dio? Certamente no, come riconosce ogni persona
savia.
Bisogna dunque dire che Maria è stata liberata dal peccato
ereditato antecedentemente al
sacrificio della Croce.
E ora notate: antecedentemente
non vuol dire indipendentemente. Anche
Maria fu liberata dal peccato in virtù del Sangue dell'unico Mediatore Gesù
Cristo. Solo che nel caso di Maria la virtù liberatrice di quel Sangue operò in
antecedenza.
b – E’ biblico questo
insegnamento?
Sì. Lo afferma san Paolo proprio nella Lettera ai Romani, di cui i tdG abusano nel loro errore contro
l'Immacolata. Dice l'apostolo:
“Ma quale differenza tra il peccato di Adamo e ciò che Dio ci dà
per mezzo di Cristo! Adamo da solo, con il suo peccato, ha causato la morte di
tutti gli uomini. Dio invece, per mezzo di un solo uomo, Gesù Cristo, ci ha
dato con abbondanza i suoi doni e la
sua grazia... dove era abbondante il peccato, ancora più abbondante fu la grazia” (Romani 5, 15-20).
In altre parole, l'opera distruttiva di Adamo non deve dirsi
eguale a quella costruttiva di Cristo. L'opera salvifica di Cristo è incomparabilmente superiore in
efficacia al peccato di Adamo.
Dio ha potuto redimere e di fatto ha redento Maria con formula
piena in previsione dei meriti di Cristo.
LA MADRE DEL SIGNORE
L'errore
Tra gli innumerevoli errori geovisti contro la venerazione di
Maria e soprattutto contro ciò che di Lei dice la Bibbia, vi è pure la
negazione della divina Maternità di Maria. A loro avviso, Maria non deve essere
chiamata Madre di Dio. Hanno scritto:
“Maria non fu 'Madre di Dio', dato che Gesù non fu Dio, ma il
Figlio di Dio .
La verità
I geovisti negano la divina Maternità di Maria perché negano la
divinità di Gesù Cristo. La Bibbia afferma inequivocabilmente che il figlio di Maria
è anche il Figlio di Dio in modo unico, consustanziale
al Padre.
Ricordiamo ora solo alcune delle tante cose che i tdG omettono per
inoculare i loro errori e ingannare la gente:
a - Citiamo di nuovo san
Matteo: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un fìglio che sarà chiamato
Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt-
1, 23). Ora tutti sanno che la vergine-madre, di cui qui si parla, è Maria, e
che suo figlio Gesù è l'Emmanuele, ossia
Dio con noi. Chi concepisce e partorisce un figlio deve dirsi sua madre.
Maria dunque, secondo la Bibbia, è la Madre delI'Emmanuele, ossia di Dio con noi.
b - Maria non ha dato
certamente origine alla divinità. Ma ha generato Colui nel quale la divinità
pose la sua tenda (cf. Giovanni 1, 14). Ella fu lo strumento dello Spirito
Santo perché la Parola (il Verbo) - ossia il Creatore di tutte le cose (cf.
Giovanni 1, 1-3) - si manifestasse nella natura umana: si facesse uomo senza
cessare di essere Dio. Grazie alla funzione materna di Maria, Colui che è una
sola cosa col Padre (cf. Giovanni 10, 30), cominciò ad essere anche uomo (cf.
Giovanni 1, 14). Maria è la Madre dell'Uomo-Dio.
c - In san Luca è detto
espressamente che il figlio concepito da Maria sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (cf. Luca 1,
31-32). Si tratta evidentemente di Qualcuno che è allo stesso tempo figlio di
Maria e Figlio di Dio. Figlio di Dio
perché identico al Padre, come un
fìglio ha la stessa natura del padre. Figlio di Maria in quanto la Parola (il
Verbo) cominciò a essere anche uomo nel seno di Lei, che perciò a buon diritto
deve essere chiamata Madre di Dio fatto Uomo.
d - Ben a ragione
Elisabetta chiama Maria Madre del mio
Signore (Luca 1, 43). La santa donna parlava così perché era piena di
Spirito Santo. Signore nella Bibbia
del Nuovo Testamento è chiamato Gesù in quanto uguale a Dio.
Obiettano i geovisti: E' impossibile che Maria
sia allo stesso tempo madre e figlia di Dio. Ella è figlia, non madre di Dio.
Si risponde:
a - Facciamo un paragone.
Supponiamo che una donna sia fìglia di una celebrità in medicina.
Ella deve dirsi figlia del medico. Supponiamo ancora che sposi e abbia un
figlio, che a sua volta diventi un medico celebre quanto il padre di sua madre.
Nulla ci vieta di dire che quella donna è allo stesso tempo madre e figlìa del
medico. Certo non fu lei a dare origine alla scienza medica del fìglio.
Tuttavia noi non possiamo separare il medico dal fìglio. Sarebbe ridicolo. Noi
diciamo che quella donna è figlia e madre del medico.
b - Per Dante Alighieri
non era impossibile che Maria fosse madre e figlia di Gesù, la Parola di Dio, Creatrice di tutte le
cose (cf. Giovanni 1, 3). Rivolto a Maria Dante disse: “Vergine Madre, figlia
del tuo Figlio”. (Paradiso 33, 1).
Nella dottrina dell'Assunzione la Chiesa Cattolica afferma che
Maria, la Madre del Signore (Lu- ca 1, 43), è ora associata a Cristo
risuscitato e costituito in uno stato di gloria nei cieli, come si
esprime la Bibbia (Filippesi 3, 20-21). Come Cristo è entrato, anima e corpo,
in una condizione gloriosa, anche Maria, in virtù dell'opera redentrice
dell'Unico Mediatore, ha ottenuto, anima e corpo, la stessa condizione
gloriosa. A lei è stata già concessa in
anticipo quella glorificazione totale che sarà data a tutti i credenti in
Cristo al tempo della risurrezione dai morti (Giovanni 5, 28-29; Atti 24, 15;
Daniele 12, 2 ecc.).
La Chiesa Cattolica ha sempre creduto nella Assunzione di Maria
come attestano innumerevoli documenti, di cui alcuni assai antichi. Vi ha
creduto perché ha capito in modo sempre più chiaro che tale dottrina è
contenuta nella Bibbia. Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa avanza nel corso
dei secoli verso la verità tutta intera (Giovanni 1,6, 13)
E’ perciò falso affermare che la dottrina o dogma dell'Assunzione
di Maria sia un'aggiunta umana alla Parola di Dio, fatta da Pio XII il 1°
novembre 1950. Nell'anno 1950 Papa Pacelli non ha fatto nessuna aggiunta alla
Parola di Dio. Egli ha soltanto confermato col suo magistero solenne e
infallibile una dottrina contenuta nella Bibbia e professata dalla comunità dei
veri cristiani.
Perché la Chiesa crede nell'Assunzione?
Perché guidata dallo Spirito Santo la ;Chiesa ha capito che si
tratta d'una dottrina fondamentalmente biblica. Infatti:
I. - Ragione di fondo della fede nell'Assunzione di Maria è il
fatto che Maria appare nella Bibbia associata
a Cristo, Verbo Incarnato e risuscitato, in un modo unico, diverso dal modo
come possono essere associate a Lui tutte le altre creature umane. Deve dirsi
perciò logico che sia associata a Lui anche nella glorificazione celeste in un
modo diverso dagli altri.
2. - Questa specifica associazione di Maria a Cristo è basata
sulla sua Immacolata Concezione. In
virtù di questa piena esclusione da qualsiasi peccato, la Vergine venne a trovarsi
in uno stato di giustizia originale esente dalla morte e dalla corruzione in
quanto pena del peccato.
Sotto questo aspetto Maria deve dirsi unita non tanto al primo
Adamo, ma all'ultimo Adamo, cioè a Gesù Cristo, il Redentore (1 Corinzi 15,
45). Maria ha portato l'immagine dell'uomo celeste ed ha perciò, come Lui,
ereditato la incorruttibilità (i Corinzi 15, 49-50).
In altre parole, l'essere Maria La Piena di Grazia postula che sia anche esente dalla corruzione
della tomba.
3. - Maria fu associata a Cristo anche per la sua Divina Maternità. Tanto più che Maria fu
Madre del Signore senza concorso d'uomo. Fu la Vergine che concepì e partorì
l'Emmanuele, che significa Dio con noi (Matteo
1, 23).
Ora la maternità in genere, e la maternità verginale in specie,
stabilisce tra Madre e Figlio relazioni strettissime e indissolubili, sia di
ordine fisico che morale. Il Figlio non sì dissocia dalla Madre, anzi, quanto è
in suo potere, la circonda di tutte le finezze dell'amore filiale. E Gesù fu
certamente modello perfetto di amore fìliale.
E poiché tale Figlio è ora vivo per sempre ed ha potere sulla
morte e sopra gli ìnferi (Apocalisse 1, 18), deve dirsi nella logica delle cose
che Egli abbia usato verso sua Madre il suo onnipotente amore filiale,
associandola a sé nella gloria celeste senza aspettare la fine del tempo.
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