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Padre Nicola Tornese
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1 - I testimoni di Geova (tdG) hanno avuto origine negli Stati
Uniti d'America nella seconda metà del secolo scorso. Prima non esistevano.
Charles Taze Russel (1852-1916), un commerciante della Pennsylvania, fu il
fondatore.
Nato in un ambiente sociale assai confuso, il Russel, all'età di
18 anni, ebbe una crisi religiosa. Si staccò allora da qualsiasi chiesa e
decise di chiedere direttamente alla Bibbia la risposta ai problemi che
l'assillavano. Era di moda.
Nel 1870 il Russell, senza alcuna preparazione né di lingue, né di
storia, iniziò il suo studio delle Scritture assieme a pochi amici e gettò così
le basi di quella che sarà in seguito la società della Torre di Guardia, Si chiamarono studenti della Bibbia, e anche
russellisti, fino al 1931.
Un problema che maggiormente attirava l'attenzione dell'ex
commerciante era quello di conoscere il tempo esatto del ritorno di Gesù sulla
terra. Il Russell riconobbe che le date indicate dagli Avventisti, da lui prima
seguiti, erano risultate false, con grande discredito suo e di quanti vi
avevano creduto. Ricorse perciò ad altri metodi per determinare il fatidico
evento.
Nella sua pubblicazione "Tre mondi e la mietitura di questo
mondo" dell'anno 1877 il Russell fece conoscere i suoi calcoli e le sue
profezie: il grande evento avrebbe avuto luogo nel 1914 !. In quell'anno Cristo
sarebbe apparso visibilmente sulla terra per esaltare in cielo Russell e i suoi
amici, annientando tutti gli altri. Egli ribadiva tenacemente questa sua
profezia in quasi tutte le sue pubblicazioni. Così nel libro "Thy
Kingdom" come "Venga il tuo Regno), pubblicato nel 1891, a pagina 153
(inglese) affermava:
" E con la fine del
1914, scomparirà ciò che Dio chiama Babilonia e gli uomini cristianità, come
già dimostrato dalla profezia".
2 - In attesa del grande trionfo i russellisti si dedicarono ad
una intensa attività propagandistica e pubblicitaria. Era necessario far
denaro. Il gruppo si costituì in Società a tutti gli effetti, e Russell
"prestò servizio come presidente" (p. 37), divenne cioè il primo
azionista, assicurandosi così il controllo di tutti gli affari.
Qualificandosi profeta e
riconosciuto pastore dai suoi
compagni, il presidente cercò di far seguaci. Il numero è denaro. Pubblicazioni
e discorsi, viaggi e convegni riempivano il suo tempo, oltre alla
amministrazione delle entrate. Nel 1879 fondò una rivista conosciuta oggi col
nome di "Torre di Guardia",
che divenne e rimane lo strumento principale della setta per diffondere le
proprie idee e forgiare a senso unico le credenze, i sentimenti e il
comportamento degli adepti. In tutte le parti del mondo.
In effetti, mediante la Torre di Guardia Russell faceva conoscere
ai suoi e al mondo intero quali fossero la mente e la volontà di Dio. Egli era
l'unico interprete, lo speaker o portavoce divino. Identico valore bisognava
attribuire ai suoi Studi sulle Scritture, che potevano benissimo sostituire la
Bibbia. Bastava riferirsi a questi scritti, senza troppa preoccupazione di
leggere e studiare la Bibbia con la propria testa, per essere certi di cogliere
il significato della Parola di Dio. Inutile dire che nessun serio studioso
delle Scritture ha dato mai il minimo credito agli Studi di Russell.
Nel1908, in vista d'una maggiore efficienza propagandistica, la
sede centrale della setta fu trasferita a Brooklyn, N.Y., dove Russell aveva
acquistato delle proprietà immobiliari. Col passare del tempo queste si sono
accresciute enormemente, e Brooklyn coi suoi immensi complessi rimane ancora
oggi il quartiere generale della società geovista.
3 - Al pastore e profeta non mancarono contrarietà e dispiaceri,
sia nell'ambito della società, sia in quello privato e della famiglia.
Nell'ambito della setta certe persone preminenti tentarono di
afferrare il controllo degli affari, accusando Russell di disonestà
nell'amministrazione. Il cronista geovista, comunque, c'informa che il piano
degli avversari fallì e Russell rimase capo incontrastato della società fino
alla morte. (p. 63)
Assai noiosi furono per il pastore i contrasti nell'ambito privato
della famiglia. Nel 1879 Russell aveva sposato Maria Frances Ackley, che
divenne sua valida collaboratrice nel lavoro di propaganda. Ma dopo 17 anni di
matrimonio i rapporti tra i due divennero assai tesi fino a giungere alla
rottura. La causa di separazione fu discussa nel 1906 e dopo due anni fu emessa
la sentenza, che condannava Russell per crudeltà verso la moglie.
In effetti il pastore era divenuto talmente autoritario ed
arrogante che alla povera donna non era permesso di manifestare neppure una
propria opinione senza essere crudelmente rimbeccata. Nel dibattito della
causa, inoltre, vennero fuori sensazionali rivelazioni anche sulla fedeltà
coniugale del pastore.
4 - I tempi intanto volgevano alla fine. L'anno 1914 si
approssimava. L'attesa era veramente grande. Scrisse uno di loro: "La fine
di settembre 1914 fu un periodo molto interessante perché alcuni di noi (notate
quel alcuni) pensavano seriamente di andare in cielo la prima settimana di
ottobre". (p. 70) E aggiunge : "Non ci sarebbe stata nessuna sorpresa
se, al batter delle mani di fratel Russell, noi avessimo iniziata l'ascesa al
cielo".
Naturalmente non ci fu nulla. Nell'anno 1914 non ci fu il ritorno
visibile di Cristo sulla terra e tanto meno l'esaltazione in cielo di Russell e
compagni. La cristianità non fu distrutta. La Chiesa Cattolica in particolare
proseguì il suo cammino nella storia.
Molti seguaci di Russell furono esasperati ed abbandonarono la
setta. Se ne andò anche il pastore morendo due anni dopo come qualsiasi
mortale, nel pomeriggio di martedì 31 ottobre 1916.
1 - Alla morte di Russell la società geovista aveva appena
superata la crisi del mancato appuntamento di Cristo, ossia della falsa
profezia per portavoce di Geova. Ora ne dovette affrontare altre. Ne
ricorderemo solo due.
La prima va connessa con la successione alla presidenza. Alcuni
tentarono ambiziosamente di assicurarsi il controllo nell'amministrazione dei
beni. Vi furono momenti di grande tensione. Tra i dissidenti, un certo Johnson,
di origine ebraica, era giunto alla convinzione di essere lui l'economo della
parabola di Gesù sul denaro. Ma l'abilità del giudice Joseph Franklin
Rutherford, già legale di Russell, prevalse su ogni opposizione; egli si
assicurò il potere e divenne il nuovo presidente della setta (p87,90-91).
Un'altra crisi veniva dal di fuori. I russellisti avevano preso
netta posizione contro la guerra e facevano opera di disfattismo. Dopo regolare
processo, Rutherford e i suoi più vicini collaboratori furono riconosciuti
colpevoli di spionaggio. Condanna: 20 anni di reclusione. Era il 21 giugno
1918. Furono comunque messi in libertà nove mesi dopo, nel clima di distensione
seguito alla vittoria degli Alleati (pp. 102-116).
2 - Superata la crisi, Rutherford continuò con grande alacrità ed
incontrastata autorità il rilancio della setta. Tenne, comunque, poco conto
delle intuizioni bibliche del suo predecessore. In effetti, non poche
spiegazioni della Bibbia, che Rutherford diede in nome dell'Onnipotente,
differivano sensibilmente da quelle che Russell aveva dato pure in nome della
stessa infallibile Guida divina.
Ecco alcuni esempi:
a) Russell aveva promesso
il cielo a tutti i suoi compagni, che formavano una sola classe. Rutherford, al
contrario, lesse nella Bibbia che non tutti i membri della setta potevano
nutrire speranze celesti. La maggior parte di loro doveva avere solo speranze
terrestri. Poteva aspirare solo ad un paradiso su questa terra. Sarebbero state
le altre pecore, di cui con significato ben diverso parla Gesù (cfr. Giovanni
10, 15). Sarebbe la grande folla, che Giovanni ha visto in cielo, non sulla
terra (cfr. Apocalisse 7, 9-10).
Rutherford sloggia abusivamente dal cielo questa immensa
moltitudine di martiri e li costringe a vivere su questa terra. Si tratta d'un
deprecabile abuso della Parola di Dio per giustificare un non meno deprecabile
razzismo, radicalmente opposto agli insegnamenti di Cristo, unico Pastore di un
unico gregge.
b) Un'altra sostanziale
innovazione fu introdotta dal nuovo presidente nell'assegnazione delle cariche
in seno alla società geovista. Fino al1938 i responsabili o dirigenti locali
venivano eletti democraticamente dopo una campagna elettorale. Ma questa procedura
era spesso causa di discordie e di fazioni. Per ovviare a tali inconvenienti
(?), Rutherford fece approvare una risoluzione in virtù della quale tutte le
nomine vengono dall'alto. L'organizzazione di Geova non è in nessun modo
democratica (pp. 163-165).
c) L'innovazione più
clamorosa fatta da Rutherford fu l'aggiornamento della profezia di Russell.
Contrariamente a quanto aveva detto Russell, il nuovo presidente precisò che
nel 1914 Cristo era, sì, venuto sulla terra, ma in modo invisibile. La sua
apparizione visibile fu annunciata per l'anno 1925: i morti sarebbero
risuscitati, la cristianità distrutta, i membri della setta esaltati in cielo
ecc. Scrisse uno di loro:
"Si pensava che allora (nel 1925) gli unti seguaci di Cristo
(= i membri privilegiati) sarebbero andati in cielo e che i fedeli uomini
dell'antichità come Abrahamo, Davide e altri sarebbero stati risuscitati come
principi per assumere il governo sulla terra" (p.144).
L'anno 1925 venne e passò. " Per molti fratelli il 1925 fu un
anno triste" (p.145). Nuova crisi, nuovo esodo. Ma l'energico e dispotico
presidente salvò il salvabile, soprattutto incitando gli animi a un autentico
odio contro chiunque gli si fosse opposto.
d) Sotto il governo di
Rutherford, nel 1931, in un congresso a Columbus, nell'Ohio, fu deciso che i
membri della setta si chiamassero "testimoni di Geova", applicando
erroneamente a se stessi un testo di Isaia (43, 10), che ha ben altro
significato. Infatti nel testo citato di Isaia non è detto che i membri del
popolo di Dio debbano chiamarsi "testimoni", ma che Israele, per le
cose meravigliose in esso avvenute, è una testimonianza che Jahvè è il vero
Dio.
Alla morte di Rutherford il trapasso dei poteri fu piuttosto
tranquillo. La rigida disciplina instaurata dal secondo presidente impedì che
scoppiassero gravi disordini com'era avvenuto nella prima successione (p.194).
Nathan Knorr, uno dei santi o unti della setta, prese le redini del comando e
il controllo dell'amministrazione. Ricordiamo alcuni fatti notevoli del suo
governo.
1 - Fin dall'inizio della sua presidenza fratel Knorr, si
preoccupò di preparare capaci attivisti per la diffusione della setta su scala
mondiale. Istituì a tal fine le Scuole di Ministero Teocratico, da cui si esce
diplomati per il lavoro di propaganda (p. 196-197).
Degno di nota è il fatto che i tdG negano la necessità d'una
preparazione accademica e di diplomi per diffondere la Parola. Hanno scritto:
"Né Paolo né Gesù hanno indicato qualche diploma rilasciato
da scuole teologiche. Gesù divenne qualificato ministro senza frequentare le
formali scuole dei suoi giorni".
A loro avviso, solo i falsi ministri della cristianità frequentano
scuole teologiche ed esibiscono diplomi. Come si vede, ciò che negli altri è
degno di biasimo, nei tdG è motivo di vanto. Due pesi e due misure,
ipocritamente!
2 - Nathan Knorr si è reso benemerito verso la società geovista
soprattutto per aver curato la versione - la loro versione - della Bibbia in
lingue moderne. Ha dato lo strano titolo di Traduzione del Nuovo Mondo delle
Sacre Scritture. Opera di traduttori anonimi, tale Bibbia è un'infedele
versione del sacro testo sia ebraico che greco. Vi sono stati introdotti
numerosi falsi. E' solo uno strumento di propaganda nelle mani dei tdG per
diffondere i loro grossolani errori.
La Bibbia diffusa dai tdG differisce sostanzialmente dalla vera
Bibbia. Non bisogna credere quando essi affermano il contrario. Non dicono la
verità. Lo abbiamo dimostrato con numerosi esempi nel N.11 di questa Collana.
3 - Seguendo la tattica dei suoi predecessori, Nathan Knorr non ha
omesso di martellare in modo ossessivo l'idea d'una prossima fine del presente
sistema malvagio di cose. Nel 1956 fece pubblicare un nuovo libro che ha per
titolo Vita eterna nella libertà dei figli di Dio. A pagina 29 la grande svolta
dell'umanità era predetta per l'ottobre 1975; questo fatidico anno avrebbe
dovuto segnare la fine del 6° giorno di 1000 anni dall'esistenza dell'uomo e
l'inizio del 7° giorno, cioè l'inizio della nuova umanità dopo la distruzione
di tutti i malvagi, ossia dei non appartenenti alla setta.
4 - Ma la fine non venne e fratel Nathan Knorr morì senza vedere
avverata la sua profezia. Anche lui, mortale come qualsiasi altro uomo, mancò alla
vita la sera del giugno 1977, dopo molti mesi di malattia, ed ha già subìto il
giudizio di Dio (cfr. Ebrei 9 , 27).
La notizia della morte del terzo presidente fu data in Italia dopo
quattro mesi, nell'ottobre del 1977, col seguente comunicato:
Ci rallegriamo ancora di più perché viviamo nel giorno in cui
coloro che hanno la speranza celeste, terminando il loro corso terreno, sono
"mutati in un momento, in un batter d'occhio", e sono destati
incorruttibili. (1Cor. 15 , 51-52).
Sono parole queste piene di ambiguità, che rivelano uno
sfruttamento settario della Scrittura, sempre a danno degli ignoranti. Mirano
solo a confermare il mito della superiorità assoluta della classe degli unti o
santi, soprattutto dei membri del Corpo Direttivo nei confronti delle altre
pecore, anzi di tutta l'umanità.
Per la verità, in 1 corinzi 15, 51-52 san Paolo parla della sorte
di coloro che saranno ancora in vita quando i morti risorgeranno
incorruttibili, cioè della sorte dei vivi al momento della risurrezione
universale. Anche i vivi - dice l'Apostolo - saranno trasformati.
Nathan Knorr è morto prima che venisse la risurrezione dei morti.
Il suo corpo si è trasformato in ceneri dimenticate da tutti in terra
d'America.
Ad occupare il posto lasciato vuoto da fratel Knorr fu
chiamato Frederick Franz, un veterano della setta che il 2 Settembre 1986 avrà
compiuto 93 anni, se è ancora in vita.
1 - Il presidente attuale segue le orme dei suoi predecessori
soprattutto per quanto riguarda la disciplina ferrea della setta, un'intensa
propaganda su scala mondiale mediante riviste, libri, predicazione a domicilio,
convegni, ecc. e il martellamento ossessivo degli stessi errori. Tra questi
predomina l'annuncio funereo d'una catastrofe imminente (Armaghedòn) del presente
sistema malvagio. Vi sarà poi la instaurazione del Regno di Geova, ossia del
loro regno, dopo la distruzione del regno di satana, cioè di tutti coloro
-individui e istituzioni- che non vogliono sottomettersi al comando dispotico
del Corpo direttivo di Brooklyn, N.Y.
2 - A servizio della propaganda geovista è sempre presente una
volgare e diabolica campagna denigratoria contro la Chiesa Cattolica,
travisando fatti e dottrine, e sfruttando qualche caso isolato di comportamento
poco edificante.
Così, per esempio, La Torre di Guardia fa sapere a quanti bevono
supinamente alla sua sorgente che la Chiesa Cattolica tollera l'aborto. La
stessa autorevole rivista fa sua l'opinione di chi sostiene che divorzio,
omosessualità e la cosiddetta nuova moralità contraria alla tradizionale
posizione cristiana trovano spesso la connivenza di elementi ecclesiastici. La
verità, come tutti sanno, è precisamente il contrario: la Chiesa Cattolica
condanna l'aborto e si batte tenacemente per la vita; non permette il divorzio
come fanno i tdG, e difende la tradizionale posizione cristiana contro ogni
errata innovazione in campo di moralità.
3 - Sul tema specifico delle profezie circa la fine,
l'amministrazione geovista capitanata da Frederick Franz batte sempre lo stesso
chiodo: sì, la fine è prossima, vicina: "In che tempo ci troviamo, dunque,
dal punto di vista di Dio? Nel tempo della fine del mondo". Il tempo è ora
vicino, in cui il Re Gesù Cristo, distruggerà l'attuale sistema di cose.
Grazie alla stessa agenzia di Geova - il Corpo Direttivo di
Brooklyn, N.Y. - noi possiamo sapere non solo quando, ma anche come avverrà la
fine, ossia che cosa è e che cosa non è Armaghedon.
"E' chiaro che Armaghedon è la guerra di Dio (Geova è
un Dio guerriero). Sì, per mano delle forze esecutive di Dio (=Geova) scorrerà
molto sangue. I 69 milioni di vittime delle due guerre mondiali non sembreranno
nulla in confronto a coloro che verranno uccisi nella divina guerra di
Armaghedon (…). Le forze esecutive di Dio (=Geova) colpiranno senza badare a
età o sesso, poiché Dio (=Geova) avrà detto loro di non avere pietà. Geova farà
questo perché è un Dio d'amore.
Tuttavia Armaghedon può essere un motivo di sperare (…). La
battaglia di Armaghedon eliminerà completamente dalla terra tutta la malvagità
(…). I tdG desiderano aiutare le persone ad essere tra i sopravvissuti, anziché
tra le vittime di Armaghedon. Così esortano tutti a seguire il consiglio di
Gioele 2,31: "CHIUNQUE INVOCHERA' IL NOME DI GEOVA SARA' SALVATO".
In parole più chiare, i malvagi sono solo e sempre quelli che non
appartengono e non vogliono appartenere alla setta geovista. Periranno a
milioni, a centinaia di milioni per volere di Geova! I giusti sono solo e
sempre quelli che riconoscono Geova come Dio e seguono ciecamente i comandi del
Corpo Direttivo. Per entrare in paradiso, bisogna avere la tessera geovista !
4 - Una delle volontà di Geova fatta conoscere ai suoi testimoni
mediante l'agenzia di Brooklyn N.Y., riguarda il finanziamento della setta.
Come? Onorando " a tutti i costi fin d'ora Geova con le nostre cose di
valore ". Ecco alcuni modi in cui viene onorato Geova:
Doni: si possono inviare offerte in denaro. Si possono donare anche
proprietà, oppure titoli, obbligazioni, ecc...
Assicurazioni: la società può essere designata quale beneficiaria di una
polizza d'assicurazione….
Testamenti: beni e denaro possono essere lasciati alla società
mediante un testamento legalmente valido….
Degno di nota è il fatto che nello stesso numero de La Torre di
guardia (1-12-1985, p. 12) è detto che il tempo in cui il Re Gesù Cristo
distruggerà l'attuale sistema di cose malvagio è ora vicino. E a pagina 20 si
legge: "Le persone sincere devono sapere che presto Geova entrerà in
azione".
E allora perché tanta ansia di avere le vostre cose di valore: denaro,
proprietà, titoli, obbligazioni, polizze, testamenti legalmente validi???
5 - Al presidente Frederick Franz, come ai suoi predecessori, non
sono mancati gravi dispiaceri. Proprio agli inizi del suo governo, verso la
fine degli anni settanta, ha dovuto affrontare una grave crisi di contestazioni
e di defezioni proprio nel quartier generale di Brooklyn N.Y. Un numero
consistente di persone, che da anni lavoravano per la setta proprio negli
stessi uffici del Corpo Direttivo, cominciarono ad aprire gli occhi sulle
numerose infedeltà bibliche del credo geovista. Studiando la Bibbia con la
libertà e l'amore dei figli di Dio hanno scoperto che le Sacre Scritture non
insegnano tante cose insegnate dalla società geovista. Tra i punti maggiormente
contestati sono emerse la falsità delle ripetute profezie sulla fine del
presente sistema di cose, l'arbitraria distinzione tra classe di privilegiati
(unti, santi), e quella meno fortunata delle altre pecore, la infondatezza dei
dati cronologici (607 a. C.; 1874; 1914; ecc.), su cui la società costruisce la
sua persistenza menzognera propaganda, ecc.
Tra questi contestatori, animati da vero spirito cristiano, emerge
il nome e la personalità di Raymond Franz, nipote del presidente. Dopo
quarant'anni di servizio, mentre occupava una delle più alte cariche come
membro del Corpo Direttivo, capì che la strada fino allora seguita, in perfetta
buona fede, era sbagliata perché non conforme agli insegnamenti della Bibbia.
Come spiega lui stesso in un libro meraviglioso, appena scoperto l'inganno,
ebbe il coraggio di voler essere leale a Dio e non al credo d'una falsa
religione. Lui e tanti altri, hanno lasciato la setta.
Da quanto detto finora è facile giudicare quale sia il livello
morale dei dirigenti della società geovista, che ricorrono a ogni espediente -
travisamento della Parola di Dio, calunnie contro la Chiesa Cattolica,
strumentalizzazione di fatti di cronaca, lavaggio di cervello, ecc. - nel loro
fanatico sforzo di far seguaci. Il numero è denaro.
Certo, in questo secondo travagliato dopoguerra, i tdG hanno avuto
qualche successo. A sentire il presidente Franz, nel 1985 il numero degli
aderenti alla setta avrebbe raggiunto i due milioni e 800 mila nelle varie
parti del mondo. Difficile dire se queste cifre corrispondono a verità. Chi
conosce i metodi propagandistici dei tdG, sa benissimo che spesso e volentieri
nascondono la verità, gonfiano le cifre, presentano in tono trionfalistico le
loro cose per dare della setta l'immagine di un'inesistente grandeur.
Comunque in confronto dei quattro miliardi e 842 milioni della
popolazione globale del nostro pianeta nello stesso anno 1985, il numero dei
geovisti è come una goccia nell'oceano. Malgrado gli erculei sforzi degli
attivisti della setta e la loro subdola propaganda, che spesso diventa
invadenza e prepotenza, il successo geovista deve dirsi piuttosto limitato.
In ogni modo, i creduli seguaci di Frederick Franz esultano di
gioia al pensiero che tra breve tempo Geova metterà ogni cosa a posto, facendo
finire in un'immane carneficina quattro miliardi e 840 milioni di creature
umane per dare a 2 milioni e 800 mila membri della setta questa terra pulita da
ogni malvagità.
La vittoria delle armi americane nel secondo conflitto mondiale e
il clima di libertinaggio e di disagio di questo dopoguerra hanno dato ai tdG
l'opportunità d'invadere l'intera penisola. Un vero assalto alla baionetta, che
in molti casi diventa violazione di domicilio, coercizione morale, psicologica,
sociale, plagio, atteggiamenti mafiosi.
La loro tattica, che non ha proprio nulla di un'autentica missione
evangelica, ma di commercialismo e di affarismo, è riuscita finora ad attrarre
nella rete geovista poco più di 125.000 italiani.
Due cose caratterizzano il loro assalto:
1 - In un primo tempo si sforzano di creare dubbi, di mettere in
crisi i deboli nella fede e gli ignoranti. Con discorsi assurdi, ma convincenti
per chi non è addentro nella religione cattolica, cercano di far credere che
nella Chiesa Cattolica sarebbe adorato " il dio di questo sistema di
cose" (2 Corinzi 4, 4), cioè satana.
Nello sforzo di mettervi in crisi vi diranno che ai cristiani e ai
loro preti in modo particolare si applicano le parole di Gesù "Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me" (Matteo
15, 8). E così " come un albero marcio, la cristianità è condannata ad
essere fra breve tagliata e distrutta come se fosse consumata dal fuoco".
Inutile che voi dimostriate - Bibbia alla mano - che la dottrina
della Chiesa Cattolica è pienamente conforme alla Sacra Scrittura e che tanti
cattolici - sono milioni - si sforzano di vivere secondo il Vangelo, facendo
sempre del bene e sacrificando anche la loro vita per i loro fratelli! Non vi
stanno a sentire, ma ripetono meccanicamente quanto è stato loro martellato nel
cervello dai loro maestri comandati nelle sale del regno.
2 - Se riescono a mettervi in crisi, facendo uso falso della
Bibbia e con la denigrazione, la menzogna, la calunnia - spesso anche con
prospettive di miglioramento economico - passano al secondo tempo. Vi diranno
che l'unico scampo all'imminente grandiosa esecuzione del giudizio di Geova
contro i malvagi (= i non-geovisti) è di lasciare subito la vostra Chiesa ed
accodarvi a loro: troverete la verità, pa pace, la sicurezza, la serenità…
perché finora, a loro avviso, diete stati nell'errore e senza pace. Alcune
volte, secondo le circostanze, vi assicurano che chi segue Geova non morirà
mai!!!
Perché questa "Piccola Collana" ?
I tdG non sono un pericolo per la cristianità e tanto meno per la
Chiesa Cattolica. Gli errori che essi divulgano sono una ripetizione di vecchie
eresie dimostrate contrarie alla Bibbia, passate in oblio, e da loro
rispolverate settariamente per creare confusione e ingannare la gente.
Possono comunque essere un disturbo per alcuni cristiani meno
preparati. E' stato giustamente osservato da persone savie ritornate felici
alla Chiesa Cattolica dopo l'amara esperienza geovista, che "la grande
forza dei tdG è l'ignoranza dei cristiani". Su questa puntano maggiormente
e disonestamente i geovisti. Quando invece trovano persone religiosamente
istruite che sanno sventare i loro cavilli, ammutoliscono e si dileguano per
sempre. Non li rivedrete mai più.
Scopo perciò dei nostri opuscoli è soprattutto quello di dare ai
cattolici e a tutti i veri cristiani e anche agli uomini di buona volontà
un'esatta conoscenza della Bibbia, avendo di mira i grossolani errori dei tdG.
L'eresia è uno stimolo, notava san Paolo (cfr, 1 corinzi 11, 19; 2
Timoteo 3, 19). Dio permette il fenomeno "testimoni di Geova" perché
i cattolici conoscano meglio la Parola di Dio. E la Chiesa da parte sua esorta
continuamente a una più ricca e approfondita conoscenza della Scrittura. A
tutti è facile procurarsi una Bibbia, leggera, studiarla, meditarla per essere
"pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in
noi" (1 Pietro 3, 15)
Se in altri tempi la Chiesa è stata piuttosto cauta circa l'uso
indiscriminato della Bibbia, l'ha fatto unicamente per amore della Parola di
Dio, per impedire cioè che gente presuntuosa e fanatica adulterasse il
messaggio divino, sostituendovi le proprie idee e le proprie fantasie. E' stato
ed è lungi dalla mente della Chiesa proibire la Bibbia per paura che le sue
dottrine potessero essere provate false. Questa è una calunnia dei tdG e di
altri eretici. La Chiesa Cattolica prova la sua dottrina sempre su base
biblica.
Avendo dunque presenti le gravissime distorsioni della Bibbia
operate dai tdG, in ciascuno dei nostri opuscoli prenderemo in esame - uno alla
volta - i principali errori della setta, alla luce d'una esegesi biblica
oggettiva e aggiornata.
A due cose soprattutto saremo fedeli :
1 - Esporremo l'errore citando sempre le fonti geoviste
possibilmente con le loro stesse parole. Questo perché una ormai lunga
esperienza ci ha fatto constatare che i tdG spesso e volentieri negano -
secondo le circostanze - ciò che essi stessi hanno detto o scritto. Questo
significa opportunismo, che equivale a mancanza di principi morali. La menzogna
e l'inganno sono le armi preferite.
2 - Faremo largo uso della Scrittura. I tdG dicono di non sentire
altra voce se non quella della Bibbia. In realtà, quando loro conviene,
ricorrono a vecchie enciclopedie, giornali e riviste irreperibili, libri palesemente
contrari alla Chiesa, anzi alla religione, testimonianza di atei e di velenosi
anticlericali. Vanno poi dicendo calunniosamente che i nostri opuscoli sono
scritti da uomini! E i loro libri da chi sono scritti ????
La Bibbia che noi citeremo, è quella fedele al testo critico,
ossia al testo originale ricuperato fino alla perfezione da biblisti valenti e
coscienziosi, e che riproduce quello uscito dalla penna degli scrittori sacri.
E' noto che i tdG, anche se a parole dicono di seguire il testo
critico originale, di fatto usano una versione infedele della Bibbia. La loro
Bibbia è una falsa Bibbia
L'errore dei tdG che prenderemo in esame in questo primo opuscolo
riguarda la Chiesa, ossia la comunità dei veri cristiani. I geovisti
preferiscono chiamarla "congregazione di Geova" oppure
"congregazione cristiana". Esporremo prima l'errore: Com'è
strutturata la "congregazione di Geova?"
1 - I tdG insegnano che non tutti i credenti in Cristo o piuttosto
in Geova sono membri della vera congregazione cristiana, non tutti cioè sono
uguali davanti a Geova, non tutti sono figli di Dio, non tutti hanno lo
"spirito santo", non tutti nutrono la stessa speranza, non tutti
godono gli stessi diritti.
La vera congregazione di Geova è costituita da un numero
abbastanza limitato di creature umane: appena 144.000 in tutto il genere
umano!!! Solo questi sono i membri della congregazione di Geova a tutti gli
effetti nel secolo presente e nel mondo che verrà. Di essi la maggior parte
sono morti, sarebbero cioè trasferiti in cielo anche se le loro ossa si trovano
ancora nei cimiteri qui sulla terra. Un rimanente di poche migliaia respira
ancora l'aria di questo mondo.
2 - Come si fa a sapere che qualcuno è del numero dei 144mila?
Rispondono i geovisti:
"Dopo il battesimo in acqua, un tale cristiano (…) avrebbe
dentro di sé l'infallibile evidenza di essere stato chiamato al regno
celeste".
In effetti, questi privilegiati sarebbero anche dei predestinati, scelti
cioè arbitrariamente da Geova, senza alcun loro merito. Scrivono i tdG:
"Dio (cioè Geova) è colui che sceglie. Egli pone nella
congregazione come gli piace. E Gesù rivelò che, lungi dall'includere quelli
che professano di essere cristiani, sono limitati per numero a 144.000".
Purtroppo Geova non ha previsto che, malgrado l'infallibile
evidenza e la sua scelta personale, molti di questi predestinati avrebbero
dimostrato coi fatti di non avere avuto nessuna infallibile evidenza e nessuna
scelta preferenziale da parte di Geova. Appena scoperto l'inganno, sono
ritornati a credere nel vero Dio della Bibbia e a servirlo ed amarlo fuori
della setta geovista. A giudizio dei tdG, sarebbero dei "giuda",
destinati alla perdizione.
3 - Quali i compiti dei 144.000 ?
a) - Prima di tutto su questa terra. Per volontà di Geova essi e
solo essi hanno diritto al comando. In teoria tutti, in pratica solo alcuni,
quelli del Corpo Direttivo (una quindicina), che su questa terra fanno le veci
e la voce dell'Onnipotente.
Al Corpo Direttivo è riservato il diritto di assegnare i posti di
responsabilità in seno all'organizzazione, di eleggere gli ispettori nelle
singole nazioni e regioni, e gli anziani nelle comunità locali. E naturalmente
di controllarli. Ma è sempre Geova che elegge e controlla. Ragion per cui
"l'organizzazione di Geova non è in nessun modo democratica. Geova è il
supremo, e il suo governo è strettamente teocratico".
Soprattutto al Corpo Direttivo spetta l'amministrazione di tutti i
beni della società geovista, non quelli invisibili nei cieli, ma quelli
visibili qui sulla terra. In altre parole, il Corpo Direttivo, quale schiavo
fedele e discreto dell'invisibile Geova, è il padrone legale dei beni terreni
(e non sono pochi) del Signore celeste.
b) - Poi in cielo. In effetti, secondo gli insegnamenti geovisti,
quei del numero dei 144 mila non muoiono come gli altri figli di Adamo. Anche
se di fatto la loro fine terrena è in tutto simile a quella dei comuni mortali,
bisogna credere per fede che essi sono destati incorruttibili, cambiati cioè in
esseri celesti, e chiamati a maggiori privilegi di servizio nei cieli.
Dalla dimora celeste, tra pochissimo tempo, in qualità di giudici
e di sacerdoti, assieme alle poche migliaia di privilegiati come loro ancora
viventi sulla terra, saranno con Cristo i governanti benevoli della nuova
umanità.
Nel gergo geovista quei del numero dei 144 mila sono chiamati
santi, unti, cittadini celesti, schiavo fedele e discreto, caste vergini, ecc.
Le altre pecore
Ai rimanenti figli di Eva la intellighenzia della società geovista
concede una sorte ben diversa. Descriviamola a brevi tratti:
1 - Russell e compagni si erano appena accorti che vi fossero
sulla terra altri esseri umani, oltre al loro minuscolo gruppo di candidati al
cielo. La sorte o destino di miliardi di uomini e donne non creava per essi un
grosso problema.
Fu il secondo presidente Rutherford a capire che 144.000 o
piuttosto quelli che ancora rimanevano sulla terra, dovevano apparire
abbastanza pochini per giustificare la presenza e le pretese della società
geovista in un mondo divenuto numericamente assai grande. Inoltre c'era bisogno
di ausiliari per la propaganda, che ubbidissero ciecamente al Corpo Direttivo.
C'era bisogno di operai nelle tipografie della setta, di gente che distribuisse
in tutto il mondo libri e riviste, raccogliesse fondi, dirigesse le
congregazioni locali, facesse rapporti sull'andamento, la disciplina, la
sottomissione o meno dei membri della setta nelle varie nazioni.
2 - Il secondo presidente trovò la soluzione di tutti questi
problemi. Gli fu rivelato da Geova che le altre pecore, di cui parla Gesù nel
vangelo di Giovanni (10, 16), altri non sono che membri di seconda categoria al
servizio della classe dei privilegiati. In modo molto appropriato li chiamò
"le altre pecore", appunto uomini e donne di serie B. Era il 31
maggio 1935.
Il numero delle "altre pecore" non ha limite. Negli
insegnamenti di Rutherford e dei suoi successori le "altre pecore"
sarebbero la grande folla vista e descritta da Giovanni nell'Apocalisse
"davanti al trono a davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e
portavano palme nelle mani" (Apocalisse 7, 9).
3 - Le altre pecore non sono membri della vera congregazione
cristiana. Benché credenti in Cristo, non sono generati da Dio (cfr. 1 Giovanni
5, 1). Cristo non sarebbe per loro il Redentore e il Mediatore, ma un semplice
soccorritore. In essi lo spirito Santo non rende testimonianza che siano figli
di Dio (cfr. Romani 8, 15-16).
Non hanno perciò - quelli di Serie B - diritto alla eredità
assieme a Cristo (cfr. Romani 8, 17; Efesini 4, 4) né sacerdozio, né regno
celeste (cfr. 2 Timoteo 2, 12; Ebrei 11, 16). Non saranno commensali al
banchetto del Re celeste (cfr. Luca 22, 30). Non possono partecipare alla Cena
del Signore ricevendo il pane e il vino (gli emblemi, dicono i tdG). Alle altre
pecore è promesso solo un'avvenire su questa terra.
4 - Ecco come si svolgeranno le cose. Nel prossimo futuro, tra
brevissimo tempo, entro questa generazione, la battaglia di Armaghedon porrà
fine all'attuale sistema di cose malvagio. Saranno distrutti in un bagno di
sangue tutti i non-appartenenti alla setta geovista. I tdG assisteranno in
tripudio all'immane carneficina.
Compiuta la strage per opera di Cristo e dei suoi agenti celesti e
terrestri, vi sarà la nuova umanità, dove finalmente si potrà beneficiare di un
governo giusto, benevolo, provvido verso i suoi sudditi: è il regno millenario
di Cristo.
5 - Diamo uno sguardo a questa nuova umanità:
a) - I superstiti terrestri saranno solo le altre pecore, perché i
fortunati rimanenti dei 144.000 verranno trasferiti in cielo per regnare con
Cristo.
Ai superstiti terrestri si aggiungeranno i morti risuscitati: i
cimiteri si svuoteranno, le tombe daranno i loro morti. Nel 1975 il Corpo
direttivo assicurava che "miliardi ora morti presto torneranno in
vita". Non tutti però in una sola volta, bensì a scaglioni, a misura che
saranno pronti i servizi logistici, perché l'uomo vive anche di pane!
Tuttavia il Corpo direttivo, ossia il canale infallibile della
mente di Geova, è del parere che non tutti i morti risorgeranno, ma solo quelli
di cui Dio si ricorda. Di alcuni, infatti, Dio, cioè Geova, non può ricordarsi
perché sulla loro tomba non vi è nessun segno che aiuti la memoria di Geova.
Non sembra, comunque, che Gesù cristo la pensasse allo stesso modo
(cfr. Giovanni 5, 28-29); Matteo 25, 32), e anche san Paolo era di parere
diverso (cfr. Atti 24, 25), e come lui la pensava anche san Giovanni (cfr.
Apocalisse 20, 12-13).
b) - Superstiti terrestri e morti risuscitati devono ancora
raggiungere il traguardo finale: il "regno millenario" sarà ancora un
tempo di prova e di giudizio. Sotto la guida di capi qualificati, legittimi
rappresentanti sulla terra dei signori del cielo (= Serie A), la nuova umanità
sarà sanata spiritualmente, mentalmente e fisicamente. In parole più chiare,
tutti dovranno accettare ciò che impongono i capi, e regolare tutta la loro
vita spirituale, mentale e fisica in conformità delle loro ingiunzioni. E se
qualcuno volesse seguire il suo libero arbitrio, sarà giustiziato senza
misericordia, cioè stroncato nel nulla eterno!
c) - sarà permesso il matrimonio durante i mille anni? Sì e no:
Sì, perché "dopo Armaghedon con le altre pecore si potrà
cominciare a riempire la terra d'una progenie giusta. I superstiti si dovranno
riprodurre e divenire milioni in non molto tempo. I disubbidienti
morranno".
No, perché a suo tempo, quando il pianeta terra avrà raggiunto la
sua convenevole densità, il glorificato Figlio dell'uomo farà cessare la
procreazione rendendo sterili gli abitanti del nostro pianeta.
E' chiaro che in nessuna parte della Bibbia sono dette tali e
tante idiozie.
6 - Alla fine dei "Mille anni" una terribile prova
attende la nuova umanità. Vi sarà una lotto corpo a corpo col dragone, il
diavolo. L'esito sarà poco dignitoso per le "altre pecore" educate
alla scuola teocratica. Infatti, il numero di quelli che si lasceranno
egoisticamente sviare dal maligno sarà infinito come i granelli di sabbia che
sono sulla spiaggia del mare. Tutti questi saranno distrutti totalmente che
sarà come se fossero gettati in un lago di fuoco e di zolfo.
Finalmente per i vittoriosi terrestri vi saranno tempi tranquilli.
Geova darà loro la "vita eterna". Non la felicità del cielo riservata
a quelli di "Serie A", ma una felicità terrena, perché i giusti
erediteranno la terra (cfr: Matteo 5, 5; Salmo 37, 22; Ebrei 11, 16). Vi sarà
l'adempimento delle parole di Isaia 25, 6:
"E Geova degli eserciti per certo farà per tutti i popoli, su
questo monte, un banchetto di piatti ben oleati"
Le "altre pecore" passeranno il loro tempo - l'eternità
- mangiando, bevendo, danzando e forse anche andando a caccia! (cfr. Romani 14,
17).
7 - Un'ultima curiosità: quanti saranno i superstiti vittoriosi
nel paradiso terrestre geovista?
Non possiamo saperlo con esattezza matematica, come ci è dato
sapere il numero preciso dei privilegiati signori del cielo. Possiamo,
comunque, fare un calcolo approssimativo.
Dell'intero genere umano ora vivente la massima parte sarà
distrutta nell'imminente battaglia di Armaghedon. Saranno risparmiati meno di
tre milioni di una massa umana di cinque miliardi.
Dei superstiti terrestri, dei risuscitati e della loro copiosa
prole, una parte numerosa come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del
mare subirà lo stritolamento o annientamento eterno durante o alla fine dei
"Mille anni":
I rimanenti, a cui Geova darà la vita eterna su questa terra,
saranno certamente una sparuta minoranza. La stragrande maggioranza delle
creature umane che furono, sono e saranno, finirà annientata, nel nulla eterno!
La nozione della vera Chiesa di Cristo che ci dà la Bibbia non è certamente
quella inventata dalla orgogliosa fantasia di Rutherford e pubblicizzata dalla
propaganda geovista. Alla luce della Sacra Scrittura noi possiamo facilmente
cogliere i seguenti tratti caratterizzanti la vera Chiesa di Cristo.
a) Sostanziale uguaglianza
Vista nella sua intima natura la comunità dei credenti in Cristo
gode di una sostanziale uguaglianza. Mediante la fede e il battesimo tutti i
credenti in Cristo sono insigniti della stessa dignità di figli di Dio (cfr.
Giovanni 1, 12-13; 1 Giovanni 5, 1). Tutti sono fatti partecipi della natura
divina (cfr. 2 Pietro 1, 4).
Di tutti i suoi discepoli, provenienti da ogni tribù e lingua,
popolo e nazione, Cristo, immolandosi sulla croce, ha fatto un regno di
sacerdoti, " e regneranno sopra la terra " (Apocalisse 5, 10). E già
prima san Pietro aveva detto di tutti i battezzati:
"Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione
santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere
meravigliose…" (1 Pietro 2, 9).
In nessuna parte della Bibbia è detto che sia Giovanni
nell'Apocalisse, sia Pietro nella sua Prima Lettera avessero in mente i
cristiani del loro tempo, che sarebbero tutti del numero 144.000. No, Giovanni
e Pietro si riferiscono a tutti i redenti dal sangue di Cristo di ogni tempo.
- Dio ha voluto che la sua Chiesa o comunità di credenti in Cristo
godesse d'una perfetta unità. Consapevole di questa verità san Paolo poteva
dire ai cristiani della Galazia:
"Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo
Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di
Cristo (…). Tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3, 26-28).
- Perciò la vera Chiesa di Cristo è paragonata a un ovile (cfr.
Giovanni 10, 1-16). Nell'ovile la sola differenza sostanziale è tra pastore e
gregge; ma i componenti del gregge sono uguali per natura, siano essi pecore,
capri o agnelli.
Altra immagine della vera Chiesa di Cristo è quella della casa
(cfr. 1 Timoteo 3, 15), nella quale abita la famiglia di Dio (cfr. Efesini 2,
19-22). Ora i membri o componenti della casa o famiglia sono per natura tutti
uguali, anche se diversi per età e per funzioni: tutti hanno la dignità di
creature umane, sia i genitori che i figli. La differenza esiste solo tra i
componenti della famiglia e il cagnolino, l'uccellino, il cavallo.
- Identico è pure il nutrimento per tutti i membri della famiglia
di Dio. "Noi, pur es
sendo molti, siamo un solo corpo: tutti infatti partecipiamo
dell'unico pane" (1 Corinzi 10, 17 greco). Tutti i discepoli di Cristo
hanno diritto di partecipare alla Cena del Signore e nutrirsi del suo Corpo e
del suo Sangue. E' chiaro che san Paolo ha in mente qui tutti i discepoli di
Cristo, non già un numero ristretto di privilegiati.
- In effetti, l'altra immagine pure paolina
della Chiesa è quella del corpo (umano). "Noi tutti fummo battezzati in un
solo Spirito, per costituire un solo corpo" (1 Corinzi 12, 13). Ora come
tutte le membra del corpo umano, anzi tutte le cellule, formano un solo
organismo, sostanzialmente uno, così i fedeli in Cristo (cfr. 1 Corinzi 12,
12). Non vi è differenza sostanziale tra le varie parti del corpo umano, tra le
centinaia di lilioni di cellule che lo costituiscono: tutte hanno la stessa
natura, anche se funzioni diverse.
Come dunque unica è l'origine della vera Chiesa
di Cristo, ossia la fede e il battesimo, così pure unica è la dignità e la
natura di tutti i suoi membri.
- Infatti, a tutti i credenti in Cristo è stato
dato lo Spirito (cfr. Giovanni 7, 39); tutti sono guidati dallo Spirito (cfr.
Romani 8, 14); per tutti lo Spirito è caparra della futura eredità (cfr.
Efesini 1, 13-14).
b) Identica eredità
- In realtà, tutti i membri della vera Chiesa di
Cristo, dell'unico Popolo di Dio, del corpo di Cristo sono avviati verso
un'unica terra promessa.
Nel battesimo, che unisce a Cristo tutti i
battezzati, san Paolo vede già avverata questa futura glorificazione:
" Ma Dio, da morti che eravamo per i
peccati, ci ha fatto rivivere in Cristo. Con Lui ci ha anche risuscitati e ci
ha fatto sedere nei cieli (Efesini 2, 4-6).
L'Apostolo si riferisce qui a tutti i
battezzati, a tutti i credenti in Cristo.
Altrove san paolo è ancora più esplicito:
"Se siamo figli, siamo anche eredi. Eredi
di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per
partecipare anche alla sua gloria" (Romani 8, 17).
- Partecipare alla gloria di Cristo vuol dire
essere rinati " a una eredità incorruttibile (…) riservata nei cieli per
voi, che per la forza di Dio siete custoditi, mediante la fede, in vista della
salvezza pronta ormai per essere rivelata nell'ultimo tempo " (1 Pietro 1,
4-5).
La condizione che sia san Paolo che san Pietro
mettono per conseguire l'eredità nei cieli, non è l'appartenenza al numero dei
144.000, ma essere figli di Dio e conservare la fede in Cristo. Ora sono figli
di Dio tutti quelli che accolgono la Parola di Dio (cfr. Giovanni 1, 12-13; 1
Giovanni 5, 1), ossia che aderiscono a Cristo mediante la fede.
Perciò ancora san Paolo poteva scrivere ai
cristiani di Efeso: "Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la
speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione" (Efesini 4,
4).
E ancora: "Se con Lui perseveriamo, con Lui
anche regneremo" (2 Timoteo 2, 12).
c) Diversità di funzioni
La fondamentale e sostanziale uguaglianza in
dignità e natura, e la comune eredità di gloria con Cristo nei cieli non
contrastano col fatto che nella vera Chiesa di Cristo vi siano funzioni o
servizi diversi. Già l'immagine di organismo o corpo umano applicata da san
paolo alla Chiesa comporta questa diversità di funzioni senza vanificare
l'uguaglianza di natura. Non vi è differenza di natura tra le varie parti dello
stesso organismo, benché abbiano funzioni diverse per il bene comune.
- Alla sua vera Chiesa Cristo….
"ha donato alcuni come apostoli, altri come
profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per preparare i
santi, (ossia i credenti al ministero), per la costruzione del corpo di
Cristo" (Efesini 4, 11-12; cfr. 1 Corinzi 12, 28-30).
In nessuna parte della Bibbia è detto che
l'assegnazione di queste funzioni è stata data da Cristo solo a una categoria
di privilegiati. I criteri sono chiaramente indicati nella Bibbia.
Nella scelta dei Dodici Apostoli prima (cfr.
Marco 3, 13-19; Luca 6, 12-16) e dei settantadue discepoli dopo (cfr. Luca 10,
1-16) non si ha nessun cenno a una loro appartenenza al numero dei 144.000. La
Bibbia dice solo che essi erano dei “piccoli” (Luca 10, 21), ossia i più umili
socialmente, ma grandi nella fede e nella disponibilità per l’opera della
salvezza iniziata da Cristo (cfr. 1 Corinzi 1, 26-30):
- Dopo l’Ascensione del Signore la distribuzione
degli uffici o servizi o ministeri ha come fonte lo Spirito Santo, che li
distribuisce a ciascuno come vuole (cf. 1 Corinzi 12, 11; Atti 20, 28); ma lo
Spirito si serve di persone concrete e visibili per questa scelta. I criteri
seguiti da queste persone ignorano completamente un’immaginaria appartenenza al
numero dei 144.000.
Così, per esempio, nella scelta di Mattia, che
prendesse il posto del ministero del traditore, il gruppo degli elettori non
esige che il candidato sia del numero dei 144.000, ma solo che sia stato alla
sequela di Gesù “per tutto il tempo in cui dimorò tra noi il Signore Gesù (…) e
divenga testimone della risurrezione” (Atti 1, 21-22).
- Anche Paolo ebbe cura di affidare il governo
delle varie chiese ad altre persone (cf. Atti 14, 23). Non consta che egli si
sia mai preoccupato di indagare e di sapere se queste persone fossero del
numero dei 144.000. Unica sua preoccupazione erano che fossero persone forti
nella fede, capaci di ammaestrare gli altri, pronti a soffrire come buoni
soldati di Cristo Gesù (cf. 2 Timoteo 2, 1-3), e conoscessero bene le Sacre Lettere
(cf. 2 Timoteo 3, 15; Tito 1, 5-9; 1 Timoteo 3, 1-12):
- Si, nella cera Chiesa di Cristo nessuno è
escluso da qualsiasi servizio o funzione o ministero anche il più alto. Non vi
è una classe di predestinati al governo e all'amministrazione, e una di sudditi
o pecore destinate all'ubbidienza per il tempo e l'eternità. Nella vera Chiesa
di Cristo chiunque può arrivare ad essere papa o vescovo o pastore o ministro.
- Infine è da ricordare che la diversità di
servizi o ministeri o funzioni caratterizza la Chiesa solo nella presente fase
terrena. Dopo la restaurazione finale, col ritorno del Signore, ogni diversità
sostanziale scomparirà. Dio sarà tutto in tutti (cf. 1 Corinzi 15, 28).
L'Agnello sarà l'unico pastore (cf. Apocalisse
7, 17). Tutte le cose saranno fatte nuove.
d) Vera fraternità
Alla luce di questo chiaro insegnamento biblico
si rivela in tutta la sua bellezza l'affermazione di Gesù:" Voi siete
tutti fratelli (…) Uno solo è il vostro Padre, quello celeste " (Matteo
23, 8-9).
Gesù poteva dire questo perché aveva insegnato
che tutti isuoi discepoli sono figli di Dio in base al battesimo e alla fede e
a una nuova rinascita (cf. Giovanni 1, 12; 3, 5: 1 Giovanni 5, 1 ecc.); tutti
sono chiamati alla stessa eredità: " Se siamo figli, siamo anche eredi
" (Romani 8, 17).
Commenta sant' Agostino:
"Quando dico fratelli, quando dico sorelle,
è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità".
Con questo richiamo alla paternità di Dio, Gesù
condanna ogni atteggiamento discriminatorio tra i suoi discepoli. Cosa direste
di un padre sulla terra che privilegiasse solo alcuni dei suoi figli? Che non
desse a tutti la stessa eredità? Non lo chiamereste debole e ingiusto? Non
ripugna alla coscienza morale un tale comportamento?
Com'è possibile che ci sia in Dio, nel Padre
celeste ed universale, ciò che è disordine nell'uomo? Chi attribuisse a Dio una
condotta discriminatoria e razziale, farebbe un'offesa alla sua paternità,
modello di ogni paternità (cf. Efesini 3, 15). Il Dio della Bibbia è un Dio
imparziale, senza favoritismi (cf. Romani 2, 11; 1 Pietro 1, 17).
I 144.000 (Apocalisse 7, 4; 14,1)
Davanti a tanta evidenza deve qualificarsi come
una grossolana distorsione la spiegazione che i tdG danno di alcuni testi
scritturistici per puntellare la loro pretesa di una classe di privilegiati
destinata al comando nel tempo e nell'eternità. Psseremo ora in rassegna i
principali testi biblici distorti e strumentalizzati dalla intellighenzia
geovista, e primo tra tutti il testo di Giovanni nell'Apocalisse.
Scrisse Giovanni:
" E udii il numero dei segnati col sigillo:
centoquarantaquattromila segnati col sigillo da ogni tribù dei figli
d'Israele" (Apocalisse 7, 4, Garofalo).
E ancora:
" E vidi : ed ecco l'Agnello ritto sul
monte Sion e con esso centoquarantaquattromila, che hanno il suo nome e il nome
del Padre suo scritto sulle loro fronti. E udii una voce dal cielo come voce di
acque molte e come voce di tuono grande, e la voce che udii era come di arpisti
arpeggianti sulle loro arpe. E cantano come un canto nuovo davanti al trono e
davanti ai quattro viventi e agli anziani. E nessuno poteva imparare il canto,
all'infuori dei centoquarantaquattromila, i quali sono stati riscattati dalla
terra. Questi sono coloro che non si sono macchiati con donne: sono infatti
vergini…(Apocalisse 14, 1-4; Garofalo).
A parere dei geovisti, nei
centoquarantaquattromila sarebbe stato rivelato a Giovanni il numero matematico
della classe dei privilegiati, dei santi o dei unti, destinati a regnare in
terra e in cielo.
Questa spiegazione geovista è sbagliata. A
Giovanni non fu rivelato un numero matematico e chiuso di privilegiati signori
della terra e del cielo.
Perché?
a) Senso allegorico, non letterale
La prima ragione è che nei testi citati
dell'Apocalisse (7, 4 e 14, 1-4) hanno un senso allegorico o simbolico, non
letterale. In questa spiegazione sono concordi tutti i grandi biblisti di ogni
tempo. Il senso allegorico s'impone, altrimenti dovremmo ammettere almeno tre
inammissibili conseguenze.
La prima: Seguendo il senso letterale, si dovrebbe
ammettere che tutti i 144.000 siano ebrei, ossia di razza ebraica, scelti in
egual numero dalle dodici tribù di Israele secondo la carne cioè storico. Ma
questa conseguenza è inammissibile. Tutti infatti, perfino i tdG, affermano che
i 144.000 sono tratti da tutto il genere umano, non solo cioè di razza o sangue
ebraico.
La seconda: Attenendosi al senso letterale,
bisognerebbe ammettere che i 144.000 siano tutti vergini. Di fatto, la maggior
parte dei santi o unti della setta geovista sono sposati, generando figli e
figlie. La verità è che il modo di parlare di Giovanni è simbolico. Infatti,
come tutti sanno, nello stile biblico l'evitato rapporto con le donne sta a
simboleggiare la fuga dall'idolatria o l'integrità e purezza della fede.
La terza: spiegando letteralmente Apocalisse 14, 1, i
144.000 dovrebbero essere collocati sul monte Sion, ossia a Gerusalemme, in
Palestina. Ma ci avvertono i geovisti: "l'Agnello a cui si fa riferimento
è, per certo, Gesù Cristo; e questo monte Sion non è sulla terra, ma in cielo
dove si trova Gesù" . Dunque "monte Sion" va preso in senso
simbolico, non letterale (cf. infra, p. 50), e così pure l'Agnello.
La nostra analisi potrebbe continuare. Il
risultato sarebbe che Giovanni avrebbe usato un linguaggio simbolico in tutte
le sue espressioni, eccetto in quella dei 144.000. Appare assurdo che in un
contesto interamente simbolico debba essere intesa in sanso letterale una sola
espressione.
b) Sulla terra, non in
cielo
Vi è, poi un altro grave errore nella
spiegazione dei tdG. Essi collocano i 144.000 in cielo, spiegando
simbolicamente monte Sion, come già si è detto.
Ma Giovanni non dice questo. I 144.000 sono
sulla terra. In effetti, nella prima visione (cf. Apocalisse 7, 14) lo scenario
terreno è minuziosamente descritto: si parla di terra (4 volte), di mare (3
volte), di venti, di piante. E' la terra, questa nostra terra, sconvolta, in
balia d'una imminente calamità, dalla quale rimarranno illesi i segnati col
sigillo, ossia i figli dell'Israele di Dio (cf. Galati 6, 16), che sono tutti i
discepoli di Cristo.
Nella seconda visione (Apocalisse 14, 1-4) i
144.000 sono pure collocati sulla terra, precisamente sul "monte
Sion". Nel linguaggio profetico "il monte Sion" è visto come il
centro simbolico della comunità messianica - del nuovo Israele - su questa
terra (cf. Gioele 3, 5; 14, 17).
A questa comunità sulla terra si fa sentire una
voce che viene dal cielo (Apocalisse 14, 2). Il canto celeste è percepito e
capito dai 144.000 che sono sulla terra, ossia dalla comunità dei salvati che
sono sulla terra.
c) Una schiera
innumerevole
A motivo di tanti errori ed incongruenze in cui
cadono i tdG, possiamo dire con certezza che il numero dei 144.000 non indica
una quantità limitata e matematicamente chiusa, bensì una schiera innumerevole.
In effetti, san Giovanni, per indicare questa
immensa schiera, si serve di numeri simbolici, che sono 12 e 1000. Il 12 era
considerato un numero sacro (12 erano le tribù di Israele), mentre il 1000
serviva a simboleggiare una quantità considerevole, una moltitudine (cf. 2
Pietro 3, 8).
Per
indicare una moltitudine sacra, di gente cioè segnata col sigillo divino, san
Giovanni si serve della cifra 144.000 che è il quadrato di 12 per 1000
(12x12x1000).
Altri propongono interpretazioni diverse. Ma
tutti convengono nel dire che si tratta di numeri simbolici.
Il servo fedele ed accorto (Matteo 24, 45-51)
Oltre ad Apocalisse 7, 4-7 e 14, 1-4 finora analizzata,
i tdG strumentalizzano anche la parabola del servo fedele ed accorto:
"Chi, dunque, è quel servo fedele ed
accorto che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici perché dia loro il
cibo a suo tempo? Beato quel servo se il padrone, alla sua venuta, lo troverà
occupato. In verità vi dico: gli affiderà tutti i suoi beni. Ma se è un servo
malvagio che dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda", e si mette a
picchiare i servi dei suoi compagni, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il
padrone del servo verrà nel giorno in cui quello non l'aspetta e nell'ora che
quello non conosce, e lo punirà severamente, facendogli subire la sorte degli
ipocriti; là sarà il pianto e lo stridor dei denti" (Matteo 24, 45-51,
Garofalo; cf. Luca 12, 35-48; Marco 13, 33-37)
A parere dei tdG, "il servo fedele ed
accorto" sarebbe la classe dei 144.000, a cui Geova avrebbe affidato il
compito di distribuire il cibo spirituale, ossia di insegnare, di governare, di
amministrare gli averi della congregazione. Ma la Bibbia non dice così.
a) In questa parabola, come nelle altre, Gesù non parla d'una
classe di privilegiati. Egli tratta unicamente e ripetutamente della vigilanza
che tutti i suoi discepoli devono avere, e della loro fedeltà al proprio
dovere, nell'attesa della sua venuta per il giudizio finale. A tal fine, Gesù
porta come esempio la vigilanza del padrone di casa per non essere colto
all'improvviso dal ladro (cf. Matteo 24, 42-44;Luca 12, 39-40), oppure quella
dei servi o delle vergini che aspettano lo sposo (cf. Luca 12, 35-38; Matteo
25, 1-2) oppure quella dell'uomo che affida i suoi beni ai propri servi (Matteo
25, 14-30).
Il servo fedele ed accorto non è simbolo d'una classe di
privilegiati, ma di colui - di ogni discepolo di Cristo - che si preoccupa di fare
il suo dovere nell'attesa del ritorno del suo padrone: fare il suo dovere,
qualunque esso sia.
b) Nel testo parallelo di san Luca (cf. Luca 12, 41-48) la
parabola è introdotta da una domanda di Pietro:
"Disse allora Pietro: "Signore, questa parabola la dici
per noi o anche per tutti?" (Luca 12, 41).
La parabola, a cui Pietro si riferisce, è quella del padre di
famiglia che vigila contro un'eventuale ladro (cf. Luca 12, 39-40). Questa
domanda introduce, o forse crea un passaggio, al brano seguente, cioè alla
parabola del servo fedele ed accorto. In altre parole, la domanda di Pietro dà
occasione a Gesù di precisare il suo pensiero nei termini seguenti: quello che
costituisce un dovere per tutti (vigilanza e fedeltà), vale a maggior ragione,
per chi nella comunità ha il peso della responsabilità.
c) A conferma vale il fatto che "il servo fedele ed
accorto" ha l'incarico di dare il cibo a suo tempo "ai servi suoi
compagni" (greco conservi, Mt. 24, 49). Dunque egli non rappresenta una
categoria a parte, ma uno dei tanti, uno di tutta la servitù, aventi tutti un
unico Padrone (= il Signore Gesù). Che se poi si vuole vedere in questi suoi
compagni la classe dei 144.000, ne segue che il cibo a suo tempo va dato solo a
loro, e non agli altri. Infatti è volontà del padrone che dia cibo e abbia
rispetto per i suoi conservi.
d) In san Luca la parabola del "servo fedele ed accorto"
si conclude con due versetti che ne fanno capire meglio il significato (cf.
Luca 12, 47-48). Gesù insiste che il monito alla vigilanza e alla fedeltà è per
tutti, sia per quelli che conoscono bene la volontà del padrone, ossia le guide
della comunità, sia per quelli che non la conoscono, perché " a chi molto
fu dato, molto sarà domandato" (Luca 12, 48).
Lo scopo dunque della parabola o delle parabole non è quello di
indicare chi sia il Corpo Direttivo e tanto meno un numero di privilegiati
ristretto a 144.000, ma di inculcare a tutti i credenti in Cristo il senso
della vigilanza e della fedeltà al proprio dovere, qualunque esso sia, nell'attesa
del ritorno del Signore. Il quale scruta i beni ed i cuori e retribuirà a
ciascuno secondo le proprie opere (cf. Apocalisse 2, 23).
Dopo, o piuttosto sotto, la classe dei 144..000, la intellighenzia
geovista colloca quella delle "altre pecore", che comprende tutti
coloro che sono disposti a ubbidire ciecamente al Corpo Direttivo con la
speranza di continuare ad ubbidire in un paradiso su questa terra in un
prossimo futuro sempre rimandato. A fare questa scoperta fu - come abbiamo detto
- il secondo presidente Joseph Franklin Rutherford.
"vi fu il 31 maggio 1935, una rivelazione di verità relativa
alle 'altre pecore'. Essa indicò che la 'grande folla', vista dall'apostolo san
Giovanni diciannove secoli fa e descritta in Rivelazione 7, 9-17, doveva essere
formata dalle 'altre pecore', la cui chiamata è alla vita eterna in un paradiso
globale qui sulla nostra terra".
Riportiamo anzitutto il testo di Apocalisse 7, 9-17):
"Dopo ciò vidi: ed ecco una folla numerosa, che nessuno
poteva computare, d'ogni gente e tribù e popolo e lingua: ritti davanti al
trono e davanti all'agnello, ravvolti in vesti bianche, e con palme nelle mani.
E gridano a gran voce dicendo: "La salvezza appartiene al Dio nostro
seduto sul trono e all'agnello!" E tutti gli angeli stavano ritti intorno
al trono e agli anziani e ai quattro viventi; e si prostrarono davanti al trono
sulle loro facce e adorarono Dio dicendo: Amen. La benedizione, la gloria, la
sapienza, il ringraziamento, l'onore, la potenza e la forza al Dio nostro per i
secoli dei secoli. Amen.
E uno degli anziani mi rivolse la parola dicendo: "Questi,
ravvolti in vesti bianche, chi sono e donde vennero?" (…) E disse a me:
"Questi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione (…). Perciò sono
davanti al trono di Dio, e lo servono giorno e notte nel suo tempio, e colui
che siede sul trono dimorerà sopra di essi. Non soffriranno più la fame (…)
poiché l'agnello che è verso il mezzo del trono sarà il loro pastore…"
(Garofalo).
Spiegazione:
a) La folla numerosa vista da Giovanni va collocata in cielo, non
sulla terra. La prima ovvia ragione è che essi sono "ritti davanti al
trono e davanti all'Agnello". Il trono, di cui qui si parla, è il trono di
Dio, che si trova in cielo (cf. Isaia 66, 1; Matteo 5, 34; 23, 22 ecc.). Anche
l'Agnello, ossia il Figlio di Dio immolato per la nostra salvezza, è asceso al
cielo (cf. Efesini 4, 8-10; Ebrei 9, 24 ecc.). Dunque i componenti della
"folla numerosa) dimorano in cielo alla presenza di Dio e dell'Agnello.
b) La seconda ragione è che per loro "la grande
tribolazione" è passata. Solo sulla terra essi hanno potuto affrontare
tribolazioni, persecuzioni, e anche il martirio. Tutte queste cose accompagnano
la vita sulla terra. Nella celeste Gerusalemme non vi è nulla di tutto questo
(cf. Apocalisse 21, 4).
Per puntellare la distorsione della Parola di Dio operata da
Rutherford nel 1935, il suo successore Frederick Franz nel 1981, ossia 46 anni
dopo, ebbe una nuova rivelazione. Geova ha mostrato ai veggenti di Brooklyn,
N.Y. che 2la grande folla" vista da Giovanni in Apocalisse 7, 8 e seguenti
deve essere collocata nella parte esterna del tempio, che sarebbe la terra.
a) Notate, prima di tutto, che l'autore ispirato ha usato la
parola naòs, che vuol dire "parte interna del tempio", il "Santo
dei Santi", dov'era collocata la presenza di Dio. Altrove invece lo stesso
Giovanni usa la parola ieron che vuol dire "tempio in generale", compresa
la parte esterna (cf. Giovanni 2, 14; cf. Matteo 21, 12). La "folla
numerosa" so trova nel naòs, ossia nella parte interna, nel santuario, non
nel ieron.
b) E' pure detto che "la folla numerosa" "presta
servizio notte e giorno"; ora il servizio sacro si svolgeva all'interno
del santuario. I protagonisti di questo servizio sacro, ossia i componenti la
"folla numerosa", hanno come sede la parte interna, non quella
asterna del tempio.
Infine è detto che l'Agnello "sarà loro pastore". Dunque
anche l'Agnello dovrebbe essere collocato sulla terra in mezzo alle altre
pecore, e non già nel cielo coi 144.000, come insegnano i tdG.
Il cavallo di battaglia geovista per tralasciare sulla terra
"la folla numerosa" sono le parole di Gesù in Matteo 5, 5:" I
miti possederanno la terra" (Garofalo). Imiti o giusti sarebbero i
componenti la grande folla di Apocalisse 7, 8. Dunque a loro spetta la terra,
sulla quale vivranno felici per sempre. Chiaro? Chiarissimo!!!
a) La Bibbia non dice questo. Il pensiero di Gesù va spiegato alla
luce della Scrittura perché la Bibbia si spiega con la Bibbia. Infatti, la
frase di Matteo 5, 5 è una citazione del Salmo 37, 11.29, e va capita alla luce
di quanto è detto in quel Salmo. Il salmista si pone il problema: come mai la
giustizia di Dio permette che i malvagi prosperino e possano opprimere i giusti
(= i miti)? La risposta, per un antico Ebreo, non riusciva facile. Non avendo
chiara idea della vita d'oltretomba, egli trovava la soluzione nell'ambito
della vita terrena. Jahve - egli dice - punirà gli empi, e a lungo andare
premierà i giusti con una vita felice su questa terra o direttamente nelle loro
persone oppure nella loro discendenza.
b) Ma Gesù aprì la mente dei suoi discepoli all'intelligenza delle
Scritture (cf. Luca 24, 45). Ai miti o giusti, chiamati anche poveri in
spirito, egli promette il Regno di Dio (Luca 6, 20) o dei cieli (Matteo 5, 3).
La terra, che Gesù promette, si identifica col Regno dei cieli o di Dio. E il
Regno di Dio non è mai presentato nella Bibbia come una vita edonistica su
questa terra. (cf. Romani 14, 17).
c) Possiamo dire le stesse cose in un modo diverso. L'antico Ebreo
si consolava al pensiero che Jahve avrebbe ricompensato i giusti con un
pezzetto del nostro pianeta: una vigna, un giardino di ulivi, di fichi, di
melograni, in quella terra dove erano entrati i suoi antenati liberi dalla
schiavitù dei faraoni: la terra promessa (cf. Deuteronomio 1, 6-8).
Ma Gesù ha spiegato come vanno intese le cose, qual è la vera
terra promessa. Egli non parla mai di questa terra dove i suoi discepoli (=
miti, i giusti, i poveri di spirito) avrebbero avuto la loro ricompensa. Egli
ha promesso la restaurazione totale dell'universo, un nuovo modo di essere di
tutta la creazione (cf. Matteo 19, 28; Atti 3, 21; Romani 8, 19). Questa è la
vera terra promessa.
d) Spesso questa terra promessa è chiamata cielo o cieli. Così san
Paolo rimprovera quelli che sono tutti intenti alle cose della terra
specificando che:
"La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come
salvatore il Signore Gesù, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per
conformarlo al suo corpo glorioso" (Filippesi 3, 19-21).
Lo stesso Apostolo corregge il pensiero dell'antico salmista (cf.
salmo 37) e afferma che ai giusti perseguitati, ai miti d'Israele sarà data una
patria celeste:
"Nella fede morirono tutti costoro (…), dichiarando di essere
stranieri e pellegrini sulla terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere
alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti,
avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece aspirano a una
migliore, cioè a quella celeste. Per
questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio; ha preparato infatti per loro
una città" (Ebrei 11, 13-16).
Anche alcune parole della seconda Lettera di san Pietro sono
strumentalizzate dai tdG per affermare l'esistenza d'una sede celeste per i
144.000 (nuovi cieli) e una dimora terrena (nuova terra) per le altre pecore.
Ha scritto san Pietro:
Il giorno del Signore verrà come un ladro: allora i cieli con
fragore passeranno, gli elementi consumati da fuoco si dissolveranno e la terra
con quanto c'è in essa sarà distrutta (…). E poi, secondo la sua promessa, noi
aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà dimora stabile la
giustizia (2 Pietro 3, 10-13).
Spiegazione:
a) L'espressione biblica "cielo e terra" o al plurale
"cieli e terra" indica un'unica realtà, ossia tutto l'universo, tutta
la creazione. Così in Genesi 1, 1, con le parole "Dio creò il cielo e la
terra", l'autore ispirato vuol dire che Dio creò tutte le cose, che
apparivano come terra e come astri del firmamento.
b) Dopo il peccato dell'uomo, Dio promette di rinnovare tutto
l'universo: è la restaurazione di cui abbiamo parlato prima (cf. Matteo 19,
28), la liberazione della creazione tutta dalla schiavitù della corruzione (cf.
Romani 8, 21). Questa promessa si trova già in Isaia 65, 17; 66, 22, a cui san
Pietro deve la sua espressione.
c) Qualora per cieli dovessimo intendere la sede dei 144.000, ne
seguirebbe che anche i santi o unti già destati incorruttibili subiranno la
stessa sorte di questa terra: la loro dimora celeste si dissolverà tra breve
consumata dal fuoco….
d) E' vero che nella Bibbia i cieli indicano alcune volte la sede
di Dio e degli angeli, come pure la dimora dell'umanità rinnovata e salvata in
Cristo. Ma questo significato non si trova nelle parole di san Pietro. La
spiegazione geovista che vorrebbe ricavare da 2 Pietro 3, 13 la netta
distinzione tra celesti e terrestri, dividere cioè l'umanità in due categorie
radicalmente distinte, con due speranze specificamente diverse, è priva di
qualsiasi fondamento biblico. E' solo una settaria strumentalizzazione della
Parola di Dio per giustificare un deprecabile razzismo.
A parere dei tdG la Bibbia dice che il re Davide e Giovanni
Battista non andarono in cielo (cfr. Atti 2, 29-34; Matteo 11, 11).
a) In Atti 2, 29-34 san Pietro applica a Cristo Risorto le parole
del Salmo 110, 1: "Disse il signore al mio Signore: siedi alla mia
destra" (Garofalo). Il Primo degli Apostoli fa notare che Davide non fu
risuscitato ed elevato alla destra di Dio. La profezia del salmo trovò pieno
compimento in Gesù di Nazareth "asceso al cielo": Non è affatto detto
che vi sia una dimora celeste, da cui sarebbe escluso Davide, e una dimora
terrestre per "le altre pecore".
b) In Matteo 11, 11 Gesù dice: "Il più piccolo del regno dei
cieli è più grande di lui (del Battista)" (Garofalo). L'espressione
"regno dei cieli" usata abitualmente da Matteo, corrisponde all'altra
"regno di Dio" usata da Luca, Marco, ecc., come tutti sanno. Gesù
voleva dire che il Regno di Dio (o dei cieli) da Lui fondato (cfr. Marco 1, 15;
Luca 4, 18-21; 11, 20; 17, 21; ecc.) è di molto superiore a quello di prima,
nel quale era nato Giovanni. Questi, comunque, credette in Gesù Messia e ora
certamente regna con Lui in cielo (cfr. 2 Timoteo 2, 12; Ebrei 11, 16).
A parere dei tdG il piccolo gregge, a cui il Padre darà il regno,
sono i 144.000.
a) Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo: "Lo sparuto
gruppo di discepoli è un piccolo gregge fra una torma di lupi, i farisei, ma è
forte della forza di Dio". Gesù parla del numero dei suoi primi discepoli,
contrapposti alle migliaia della folla.
b) Tra pochi anni, grazie all'opera dei primi discepoli, diventerà
una moltitudine immensa, che Giovanni vede in cielo intorno al trono di Dio,
nel suo tempio, assieme agli angeli, agli anziani e ai quattro viventi (cf.
Apocalisse 7, 9.11.15). Infatti l'annuncio della Parola di verità giunse ben
presto in tutto il mondo, fruttificando e sviluppandosi (cf. Colossesi 1, 6).
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