Da immobile fatiscente ad attiva parrocchia

 

La chiesa della SS. Trinità molto curata nei secoli scorsi ha conosciuto un lento ma progressivo abbandono soprattutto nella prima metà del Novecento.

Nell'ultimo dopoguerra la chiesa fu oggetto di lavori di riparazione per rimediare ai danni conseguenti agli eventi bellici, che peraltro l'avevano interessata solo marginalmente, e che si limitarono al rifacimento della copertura e a una ripulitura interna.

Poi, a seguito di un sopralluogo dell'Ufficio del Genio Civile di Roma, in data 24 novembre 1965, fu decisa la chiusura perché il tetto era pericolante. Nel corso dell'esame l'ispettore generale ingegner Alati segnalò lesionato l'arco trionfale del presbiterio con distacchi delle murature, rigonfiamenti da infiltrazione di acqua sulla volta di copertura, il catino absidale compromesso, la copertura del tetto sconnessa, pericolante la struttura della guglia del campanile e della sua cella campanaria, per non parlare degli stucchi e dei rivestimenti.

Fino al 1968 si accumularono gli atti burocratici preparativi ai successivi interventi di restauro.

Intanto nella chiesa non si celebrava più regolarmente già dalla scomparsa dal sacerdote Don Roberto Beltrani (Bagnara di Romagna 2-2-1884 Marino 3-4-1968).

Tra il 1972 e il 1975 vennero eseguiti i lavori di restauro che compresero il rifacimento del tetto con struttura di cemento armato e la riparazione delle lesioni alle volte, alle pareti, all'arco trionfale, al catino absidale e alla cella campanaria. Le tegole antiche vennero sostituite sciaguratamente con tegole moderne, che ne alterarono la forma e il colore originario.

Nel 1977 l'area presbiteriale subiva le trasformazioni comuni a molte chiese in quel periodo, in base alle nuove norme ecclesiastiche l'altare venne sostituito e così pure il portone principale.

Venne eliminato il pulpito di legno, rivestito di pietra l'androne e nel 1979 venne restaurato l'interno delle cappelle.

Nel 1981 venne riparato il pavimento della navata e delle cappelle. L'anno successivo fu ripreso l'intonaco e venne eseguita la tinteggiatura delle pareti interne. Intanto si ricollocò nell'abside il dipinto attribuito da sempre a Guido Reni dopo un opportuno restauro.

Queste succintamente le cronache della rinascita recente .della chiesa della SS. Trinità intesa come monumento, sulle quali si tornerà più dettagliatamente più avanti. Tuttavia la ripresa dell'edificio sacro non può prescindere dall'aspetto umano di chi ne è stato l'artefice e dalla comunità di fedeli che fortemente ne ha desiderato e sostenuto il riconoscimento dello stato giuridico di parrocchia.

Il protagonista di questa importante trasformazione spirituale e materiale della Chiesa è stato padre Anselmo Padovani religioso dell' Ordine dei Frati Minori, nato a Ceccano (Frosinone) il 2 maggio

1918, la comunità fu quella del rione Crocifisso.

Già nel 1968, allorquando si presentò il problema della riparazione del tetto della chiesa, si costituì un comitato di cittadini del rione Crocifisso, presieduto da Danilo Martella, il quale raccolse nel giro di un anno la non trascurabile somma di quattro milioni per ese­guire i lavori necessari.

Invece da parte delle autorità si volle chiedere l'intervento delle pubbliche istituzioni che, dopo il detto sopralluogo del Genio Civile, provocarono la chiusura dell'edificio sacro.

Le funzioni religiose furono ugualmente svolte da sacerdoti Oblati di Maria Immacolata della Comunità di Marino in una sala al piano terra delle attigue scuole elementari, situate nel Collegio Gregoriano. La sala dove la domenica viene celebrata la messa è il lungo corridoio di servizio che durante il resto della settimana serve da refettorio per i bambini della scuola. Tale sistemazione durerà quattro anni.

Il 30 ottobre 1971 il parroco della collegiata San Barnaba, Mons. Giovanni Eleuterio Lovrovich, incaricò padre Anselmo Padovani di officiare in modo regolare tutte le domeniche nell' aula messa a disposizione dalla scuola. Padre Anselmo dal 1970 era econo­mo dell'azienda agricola Colle Sant'Antonio a Squarciarelli di Grottaferrata e nel contempo era cappellano dell'Istituto Maestre Pie Venerini di Marino.

La sala provvisoria ricavata a fianco alla chiesa, utilizzata per svolgere le funzioni religiose, era in uno stato d'incuria e le stesse celebrazioni delle messe domenicali erano ormai effettuate saltuaria­mente. Padre Anselmo si rimboccò le maniche, con l'aiuto delle Maestre Pie suor Maria Gregorini e suor Ersilia Chianese Tina Ballestrini, riordinò l'ambiente e riprese in modo stabile le attività ecclesiali a lui demandate.

La prima domenica di novembre 1971 i fedeli che giunsero per la messa notarono finalmente un cambiamento di rotta nella conduzione della loro comunità, oltre a una sala più accogliente e... pulita. La gente aumentava sempre più da una domenica all'altra, a dimostrazione che era avvertita la necessità della presenza di una chiesa attiva e organizzata. Dai dieci fedeli che frequentavano le messe al suo arrivo, nel giorno dell'Immacolata del 1971 si passò ad un centinaio di persone che stipavano la sala e il corridoio di accesso, mentre per la messa di Natale a mezzanotte giunsero fin quasi sulla strada.In aiuto di padre Anselmo fu chiamato il francescano padre Tarcisio Pucci, che già frequentava Marino, vivendo nella vicina località di Quarto Miglio, alla periferia di Roma.

Inizialmente si celebrava una sola messa domenicale, poi a partire da dicembre del 1971 si passò a due messe, una alle ore 8,30 e l'altra alle ore 11, in orari diversi da quelli della parrocchia di San Barnaba.

Nel 1972 padre Anselmo venne trasferito dal convento francescano di Sant'Angelo in Valmontone a Frascati, avvicinandosi in tal modo a Marino, dove giungeva in compagnia di alcuni confratelli, come padre Michele Marinotti, attuale parroco di Piglio, o come padre Giulio Calcagna.

Nel febbraio del 1973 padre Tarcisio, dopo un anno di attività alla chiesa della SS. Trinità, fu trasferito e quindi non poté più coadiuvare padre Anselmo, il quale nel frattempo andava provvedendo a costituire gli arredi sacri indispensabili di cui, fino a quel momento, vi era stata assoluta carenza. Così nel 1972 furono acquistati con grandi sacrifici le casule, il lezionario domenicale, alcuni candelieri e, l'anno successivo, il messale. Vennero pure acquistate 30 sedie e si procedette a far eseguire indispensabili lavori per chiudere scomode buche nel corridoio. Dalla comunità di Frascati portò due banchi, perché quelli presenti nella restauranda chiesa della SS. Trinità non potevano essere traslocati, in quanto erano stati dati in consegna dalla Soprintendenza alla ditta che eseguiva i lavori di rifacimento del tetto.

Anche l'attività religiosa e pastorale ferveva silenziosamente, ma costantemente. Infatti, padre Anselmo, fin dal 1972 si occupava della benedizione delle case non raggiunte dai sacerdoti della collegiata di San Barnaba, soprattutto nei nuovi insediamenti abitativi sorti in quel periodo intorno a Villa Desideri.

Nel 1974, quando i lavori della chiesa della SS. Trinità erano quasi terminati, padre Anselmo cominciò ad esercitare pressioni sulle autorità pubbliche, affinché l'edificio sacro tornasse alla sua antica e autentica funzione. Interessò perfino un avvocato di Frascati, perché convincesse la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali a riconsegnare alle autorità ecclesiastiche la chiesa, che invece l'architetto Miarelli, sotto la cui direzione si erano svolti i lavori, proponeva fosse destinata a biblioteca pubblica. Le autorità ecclesiastiche locali non approvarono l'azione energica intrapresa da padre Anselmo, che prevedeva anche una dimostrazione pubblica con una messa da celebrarsi all'aperto, che bloccasse il traffico di corso Vittoria Colonna, di fronte ai giornalisti e alla televisione (era già stato invitato Giovanni Gigliozzi della Rai) nel giorno dell'Immacolata; e quindi non se ne fece nulla.

Così, sebbene fosse stato effettuato positivamente il collaudo della copertura, nel 1975 la chiesa della SS. Trinità ancora restava inaccessibile ai fedeli.

Il 21 dicembre del 1975, approfittando di un pellegrinaggio di molti marinesi, che con 15 autobus si recarono a Roma per la cerimo­nia di chiusura dell'anno santo, padre Anselmo mise in atto un'azione decisiva, che maturava da tempo nella sua mente: tagliò la catena che teneva chiuso il portone della chiesa della SS. Trinità e con l'aiuto di alcuni fedeli entrò nell'edificio chiuso ormai da circa un decennio. La scena che si presentò era la più desolante che si potesse immaginare. Infatti, per molto tempo abbandonato a se stesso, l'ambiente era divenuto luogo prediletto degli occasionali teppisti che vi si introducevano nottetempo forzando entrate secondarie e qui devastavano, bivaccan­do, saccheggiando e anche bruciando arredi e suppellettili presenti.

Ben determinato a proseguire, o meglio ad iniziare, la sua opera, padre Anselmo innanzitutto appose un cartello sull'ingresso delle scuole elementari, col quale invitava i fedeli a recarsi d'ora in avanti per le messe domenicali nella chiesa della SS. Trinità. Poi con l'aiuto di volenterosi fedeli corsi all'appello, fra il 22 e il 23 dicembre, iniziò a sgombrare le immondizie accumulatesi all'interno dell'edificio e procedette alla più decorosa sistemazione possibile del luogo sacro.

La notte di Natale del 1975 celebrò la prima messa dentro una chiesa che assomigliava di più alla capanna di Betlemme, con il vento freddo che entrava dai vetri rotti e con un'illuminazione di fortuna, che non ad una accogliente casa di Dio.

Alla riapertura dei negozi, il 27 dicembre, padre Anselmo acquistò cantinelle di legno e fogli trasparenti di plastica per montare con l'aiuto di padre Luigi Toffanin delle finestre "provvisorie" che durarono almeno per otto anni!

Il 1976 e il 1977 furono gli anni delle grandi spese, ma anche delle attività religiose crescenti. Furono installati l'impianto sonoro con l'amplificatore e altoparlanti, un impianto elettrico, la tovaglia d'altare, la pisside, vasi, camici e altre suppellettili e arredi sacri.

            Con il passare del tempo non mancarono i contributi filantropi­ci, come quelli dei fratelli Fiore, o della Banca di Marino, che nel 1976 contribuì alla sistemazione dell'atrio  alla spesa per l'acquisto del portone di legno.

Parallelamente procedeva instancabile l'attività pastorale fra i ragazzi che, tolti dalla strada, non avevano altro spazio per giocare, dopo il catechismo, se non la navata della chiesa. Il 17 giugno 1976, dopo dieci anni si fece di nuovo la festa della rionale Madonna di Giani. Padre Anselmo che svolgeva il suo apostolato nei negozi, nelle officine e perfino nelle bettole di Marino, iniziò anche ad organizzare gruppi di preghiera e la recita dei vespri in chiesa. Tutte attività che dimostravano l'esistenza di una comunità ecclesiale solida e ben orga­nizzata.

L' 8 febbraio del 1978 il parroco di San Barnaba, mons. Lovrovich si recò con il vescovo Bonicelli a visitare la chiesa della SS. Trinità, poiché padre Anselmo aveva l'intenzione di far collocare un nuovo pavimento. Al vescovo piacque in particolare il disegno del nuovo altare progettato dall’architetto marinese Vincenzo Antonelli e della cui realizzazione fu incaricata la locale ditta dei fratelli De Bernardini. Poi il religioso acquistò con il contributo dei suoi familiari i marmi necessari alla pavimentazione, per evitare che i prezzi in continua ascesa impedissero di realizzare l'opera: 200 mq. di granito rosa-beta e 100 mq. di marmo rosso di Verona. I mattoni furono disposti nella navata in modo che gli interstizi degli stessi segnassero le opportune distanze fra i banchi. Sottoponendo il progetto all'approvazione del vescovo, questi gli accennò che avrebbe desiderato nominarlo parroco della chiesa. Nel 1978 padre Anselmo compiva 60 anni, pertanto si schernì, asserendo che a quella età solitamente si va in pensione, non si prendono incarichi e poi che prima di fare un parroco sarebbe stato necessario fare la parrocchia.

Nel 1982 il nuovo vescovo Bernini inviò dalla Curia don Vito Martella, ufficialmente per informarsi sullo stato dei lavori, in realtà per sondare il terreno circa la disponibilità di padre Anselmo ad accettare la proposta. Fra l'altro gli abitanti del rione Crocifisso incominciavano a coltivare l'idea di una propria parrocchia e loro non nascondevano affatto le proprie preferenze per padre Anselmo.

Terminati i lavori di pavimentazione e di tinteggiatura interna, concordata con i responsabili del Genio Civile, si provvide a riparare la canonica sopra alla chiesa, dove padre Anselmo si trasferì nel 1981.

Nel 1982 vennero installate le nuove finestre con apertura automatica.

Poi con il decreto del Presidente della Repubblica del 12 novembre 1984, n. 911, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 3 gen­naio 1985, n. 2, p. 25, lo Stato italiano riconosce l'erezione della par­rocchia della SS. Trinità in Marino.

Nella pubblicazione del decreto si specifica in particolare che, su proposta del Ministro dell'Interno "viene riconosciuto agli effetti civili, il decreto dell'amministratore apostolico di Albano 8 febbraio

1982, integrato con altro decreto di pari data e con tre dichiarazioni di cui due nel 9 febbraio 1982 e la terza del l febbraio 1984, relativo alla erezione della parrocchia della SS. Trinità, in Marino (Roma)".

In effetti quando il vescovo Bonicelli nel 1978 aveva proposto a Padre Anselmo di fare il parroco alla SS. Trinità, nel contempo aveva pure iniziato l'iter burocratico per la domanda inoltrata al Ministero dell'Interno per ottenere il riconoscimento della parrocchia. Poi della pratica non si era interessato alcuno, il vescovo che l'aveva inoltrata non era più titolare della diocesi di Albano e lo stesso Padre Anselmo aveva ben altro a cui pensare. Insomma senza esercitare particolari pressioni la richiesta aveva fatto tutto il suo corso autonomamente e, quasi all'insaputa unanime, era giunta al termine del cammino burocratico. Padre Anselmo seppe dell'erezione a parrocchia della chiesa della SS. Trinità dal giornalaio di Marino autorizzato alla vendita della Gazzetta Ufficiale. Fu una sorpresa. La domenica successiva, giorno dell'Epifania 1985, padre Anselmo comunicò ai parrocchiani la lieta notizia. Il vescovo Bernini, tornato nel frattempo alla guida della diocesi di Albano, riprese il filo del discorso: interrogò nuovamente e propose a padre Anselmo di assumere l' incarico di parroco.

Questi, fedele ai suoi propositi iniziali, e cioè che si sarebbe messo in disparte quando fosse finita l'emergenza e si fosse giunti a una situazione di stabilità amministrativa, oppose un deciso e ripetuto diniego.

Allora il vescovo il 14 luglio 1985 nominò parroco don Santo Cocco, nato a Castelgomberto (Vicenza) il16 novembre 1925.

Intanto la parrocchia costituiva una comunità di 2.200 abitanti secondo i dati statistici del 1985, e con il decreto n. 68 dell'8 febbraio 1982 del vescovo Dante Bernini si tracciavano i confini fra la parrocchia di San Barnaba e quella della SS. Trinità, divenuti effettivi il 28 luglio 1985.

In seguito il 21 ottobre 1987 don Santo Cocco chiese al vescovo di poter rinunciare alla titolarità della sua parrocchia, nella prospettiva di diventare cappellano presso la casa di cura Villa delle Querce a Nemi.

Il primo novembre venne nominato dal vescovo don Giorgio Botti, nato ad Ariccia (Roma) il 18 gennaio 1937, attuale parroco della SS. Trinità in Marino.

Con don Giorgio, sempre attivo e disponibile, e grazie alla collaborazione di tanti parrocchiani e dell'instancabile suor Maria Gregorini, la parrocchia crebbe nei sette anni successivi in modo costante e regolare. Nacquero nuove attività e si rafforzarono quelle già esistenti, come i Centri di ascolto, il Gruppo di preghiera di Padre Pio, i Gruppi di Amici dei lebbrosi, i Cursillos di cristianità. Intorno alla parrocchia nacquero ed agiscono tuttora vari gruppi di giovani, il coro polifonico, ma soprattutto l'associazione Amici di Sant'Antonio veramente radicata nella parrocchia e nel rione Crocifisso, alla quale si deve, tra le altre cose, la splendida realizzazione annuale della festa di Sant'Antonio.

Al centro della struttura organizzativa è il Consiglio parrocchiale presieduto da don Giorgio, composto da circa 20 persone, di cui 15 laici e 5 religiosi, che si riunisce mensilmente per programmare l'attività pastorale, a sua volta articolata nelle commissioni liturgiche, charitas, famiglia, affari economici, giovani, catechesi e collegamento diocesano.

A questa giovane parrocchia, che ha fatto rivivere un antico edificio sacro caro alla memoria storica dei marinesi, non si può che augurare a nome di tutta la comunità e di Marino intera un proseguimento delle attività nello spirito di concordia, di impegno e di testimonianza, che ha caratterizzato questo primo decennio.

 

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