II canto di gratitudine degli umili

da Camminiamo Insieme - anno 21, n.38 del 23/5/2004

 

 

Ogni sera nella preghiera del vespro, risuona il Magnificat, il canto di gratitudine di Maria a Colui che ha compiuto grandi cose perché si è compiaciuto dell'umità della sua serva. In questa preghiera di lode, Maria si pone davanti a Dio con la sua esperienza, la sua gioia, il suo stupore, con tutta se stessa e lo riconosce come salvatore. Sotto il suo sguardo intuisce la propria realtà: umile serva, spazio umano in cui il Signore ha compiuto grandi cose. Maria sperimenta la fedeltà del Signore, scopre gli orizzonti infiniti dell'amore e il suo animo si dilata nella preghiera. Questa si fa a sua volta parola, canto, racconto del modo di agire di Dio nella sua vita e nel mondo. Dio ama sentir raccontare dai suoi figli ciò che egli ha fatto per loro. Il 25 aprile scorso, la Chiesa ha proclamato beata una Figlia di Maria Ausiliatrice, Suor Eusebia Palomino. La sua vita è una testimonianza significativa della gratitudine degli umili. Ella annuncia quello che vive. Dio, che la rende felice nella sua piccolezza, traspare dal volto sempre sereno, dagli occhi che sorrìdono, dallo sguardo che comunica pace, benevolenza. La sua straordinaria umiltà, è espressione della logica del magnificat nel/a quale è entrata con naturalezza. Maria di Nazareth racconta le meraviglie compiute da Dio nella realtà umile e povera della sua esistenza.Anche suor Eusebia comunica la gioia della propria vocazione, sviluppata nel dono di sé, verificata nell'esistenza di tutti i giorni e nell'offerta suprema della vita, offrendo una testimonianza di abbandono, di letizia inferiore, di gratitudine. Se ci fidiamo di Dio e ci impegniamo ad entrare con decisione nell'ottica evangelica. Egli consentirà a noi pure di realizzare cose alle quali non avremmo mai pensato. Ci renderà semplici e arditi, capaci di incidere nel quotidiano, lasciando una traccia per le generazioni che seguiranno.

Comunicheremo la speranza degli umili in un mondo che appare sempre più incapace di gioia, di semplicità, di gratitudine: attitudini che il cristiano attinge alla radice contemplativa, quella da cui scaturì il canto del magnificat di Maria.


Torna alla pagina iniziale