TUTTO
È DONO
da Camminiamo Insieme
- anno 30, n.25 del 03/03/2013
A novembre,
con una trentina di Luinesi abbiamo partecipato all'udienza di Benedetto
XVI in Piazza San Pietro. L'attesa non pesa. Il nostro gruppo applaude quando
sentiamo il nome della nostra città tra migliaia di persone, da ogni parte
del mondo. La papamobile lo offre sereno, sorridente con le braccia aperte,
pronte a compiere un gesto benedicente. La catechesi è pacata e chiara.
Nonostante una società che si esprime come se Dio non ci fosse, lui non
disarma. Suggerisce la strada della preghiera, unita alla meditazione della
Parola, senza disattendere il gesto premuroso della carità. E l'Anno della
Fede e noi siamo lì. E Dio che opera, a ben poco servono le nostre strategie,
se non ci si affida a Gesù. "Abbiamo bisogno di uomini che attraverso la
fede illuminata rendano Dio credibile in questo mondo". Sono parole che
ci indicano il cammino. L'annuncio delle sue dimissioni scuote il mondo.
E però chiaro che questa decisione è presa da un uomo di fede. Mi sembra
significativo cogliere quei connotati della sua fede. Una decisione è presa
"dopo aver . . . ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio"
L'immagine della sofferenza di Giovanni Paolo II passa davanti a lui, quando
osserva " sono ben consapevole che questo ministero deve essere compiuto
non solo con le opere e le parole, ma anche soffrendo e pregando" Lo sguardo
si sposta da Giovanni Paolo II a tanti infermi che possono solo stare nella
sofferenza con Cristo in croce e pregare. Non è immediato riconoscere "la
mia incapacità di amministrare bene il servizio a me affidato" Affiora l'evangelico
"e quando avrete fatto tutto quello che dovevate fare, dite: siamo servi
inutili". Nella storia di un uomo di fede c'è una sensibilità particolare
che sa chiedere "perdono per tutti i miei difetti". La coscienza di essere
nella Chiesa e di vivere per la Chiesa lo porta a concludere: "per quanto
mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita
dedicata alla preghiera, la santa Chiesa di Dio" Ho letto e riletto il testo
con cui ha dichiarato che lunedì 28febbraio 2013 alle ore 20 "la sede di
San Pietro sarà vacante e dovrà essere convocato il Conclave per l'elezione
del nuovo Sommo Pontefice". "Fede e Ragione" il titolo della sua enciclica,
appaiono fortemente intrecciate al punto da affermare: "ben consapevole
della gravità di questo atto, con piena libertà dichiaro di rinunciare al
ministero di Vescovo di Roma". Non solo Benedetto XVI ci ha detto chi è
Pietro che deve servire l'unico Signore, ma a ciascuno di noi offre la concretezza
di quello che significa l'Anno della Fede. Invoco da Dio che, professando
ogni domenica la fede in unione con tutta la Chiesa, possa servirla con
quell'amore e dedizione che un testimone, come Benedetto XVI, nel concreto
mi dona.
don Piergiorgio