UNA GRAZIA
FINALE
da Camminiamo Insieme
- anno 30, n.23 del 10/02/2013
Grande
è la gioia di un Battesimo, con tutti i parenti attorno ad una creaturina,
orgoglio di papà e mamma. L'esperienza della freschezza dei ragazzi della
Prima Comunione inevitabilmente ti riporta a quella età. Anche per la Cresima
lo sguardo corre con serenità compiaciuta ad osservare le ragazze con il
vestito bello, mentre i ragazzi sono fieri del regalo del padrino. La commozione
degli sposi per il Matrimonio contagia i presenti, pronti poi ad esplodere
in brindisi a non finire. Altra cosa è passare nelle stanze dell'Ospedale
a visitare i malati. Qui c'è il sollievo di chi è pronto a tornare a casa,
la preoccupazione di chi occupa un letto da alcune settimane con la stanchezza
e tante domande, la tensione per chi è arrivato al termine della vita. Chiedo
se l'infermo è credente. A risposta affermativa amministro l'Unzione degli
Infermi. Pur avendo spiegato più volte che non si deve continuare a chiamare
questa Sacramento "estrema unzione", l'espressione ritorna. "Guardi", mi
dicono, "capisce ancora". "Non gli dia l'estrema unzione". "Se la vede capisce
che non c'è più niente da fare"... Nella parrocchia di Desio, quando passavo
a piedi per le vie di un quartiere, mi chiedevano se era morto o ammalato
grave qualcuno. Ho deciso di passeggiare per le vie in certe ore della giornata,
di recarmi a casa in vista di un Battesimo. A poco a poco non mi hanno più
preso come colui che parlava di morte. Ho esperienze di grande consolazione
e serenità quando dono questo Sacramento ad un malato in gravi condizioni
di salute, che "però capisce". A volte è il malato a farmi chiamare o i
familiari. Sto scrivendo questa riflessione in una giornata con due "Unzioni
degli Infermi". L'uno comprende benissimo, gli parlo. La sua fiducia è messa
alla prova. E allora occorre ridare volto alla fede con la preghiera e la
confessione. Gesù fin dall'inizio della vita gli è stato vicino, e l'ha
accompagnato nei momenti decisivi con i Sacramenti. La malattia ha bisogno
di Gesù che guarisce dall'angoscia e dalla sfiducia. La Grazia da invocare
è il sollievo in questa prova, la ripresa delle forze. Chiedo se vuole questa
presenza di Gesù con il Sacramento per i malati. Vi garantisco che, mentre
dico "ci pensi", lui lo desidera subito. Termino dandogli il bacio di Pace.
L'altra signora mi dicono che non è più presente. Le sto vicino, le parlo,
prego per lei. Apre gli occhi, mi guarda, il volto si distende per un attimo.
Penso sia l'attimo di Grazia e di luce, dopo tanta assenza. Alla fine gli
occhi si chiudono. Mi ha donato tanta consolazione il vedere in casa, assistito
dalla badante, una persona anziana malata. "Perché deve andare in ospedale:
le flebo le possiamo fare anche a casa". Non sempre è possibile. Far sentire
il calore di una casa, accompagnare una persona a vivere bene una realtà
che non è possibile evitare, è il modo migliore per chiudere la vita terrena
ed entrare nella casa del Padre.
don Piergiorgio