DONARE
E RICEVERE
da Camminiamo Insieme
- anno 30, n.20 del 27/01/2013
Ho- incontrato
una frase di Benedetto XVI: "chi vuoi donare amore, deve egli stesso riceverlo
in dono". Non è facile districarsi tra le tante richieste di aiuto che,
in questo momento difficile, arrivano alle porte. Arrivano per posta con
allegato lo stampato per l'offerta. L'offerta è senza dubbio un segno di
attenzione e disponibilità. E' sempre doverosa ed opportuna? A fronte di
bollettini postali che, nelle feste natalizie, invadono le case direi di
essere cauti: o si conosce l'Ente che chiede o è meglio soprassedere. La
mendacità ostentata o la richiesta insistente non debbono trovare ascolto.
Non è possibile favorire forme che portano con sé disimpegno o ostentazione
di quanto in realtà non si è. Ci sono tante organizzazioni, forme di volontariato,
professioni che, nei modi più svariati, tentano di aiutare chi è in difficoltà.
Nella frase del Papa c'è qualcosa che contraddistingue il cristiano: donare
amore. Il filantropo, l'assistente sociale, il passante a chi è in difficoltà
dà una moneta, cibo, vestito, ascolto. Donare amore è accompagnare, interessarsi,
assistere per rendere autonoma la persona che è nel bisogno. L'amore tende
a rendere libero, a rimettere in piedi. E' agire come Gesù che prende su
di sé la lontananza che l'uomo ha preso nei confronti dell'amore. Guardare
in faccia l'Amore e non voltargli le spalle è riconoscere, farsi carico
della fragilità, debolezza dell'altro. Conosco tante persone che sono pronte
a dare tanto tempo, energie, attenzione, ma non sono pronte a ricevere.
Dànno ma secondo la- propria misura, mentalità o convinzione, non sono però
capaci di ricevere, o meglio vogliono ricevere quanto è nelle proprie attese.
Mi commuove sempre il Gesù di tanti incontri: Lui dà, ma è attento a ricevere
una richiesta di aiuto, un pranzo, un malato, un bimbo o una donna. Per
Lui ogni incontro è un'occasione irripetibile. Non mancano il rifiuto, Io
scontro, l'intimidazione. E di fronte allo schiaffo ricevuto durante la
Passione, risponde: "se ho detto bene perché mi percuoti, se ho sbagliato,
dimmi in che cosa". Ricevere con gioia collaborazione e aiuto. Nel ricevere
c'è la doverosa apertura sulla Grazia di Dio che si impegna per me non per
mio merito, ma perché, da sempre, l'amore di Dio mi insegue. Entrare nella
dinamica del Natale è per ogni cristiano non solo fondamentale e distintivo,
ma è veramente seguire Cristo. "L'avete fatto a me", risuona anche oggi
di fronte alle miserie più o meno gravi perché il Signore da sempre sta
con chi ha meno.
don Piergiorgio