FLAVIA DOMITILLA, SANTA, MARTIRE
Alessandro Carletti, Ispettore aggiunto della Pontificia Commissione di
Archeologia Cristiana - Biblioteca sanctorum.
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Eusebio di Cesarea, nella Storia Ecclesiastica (III,18,4) scrive:"Tramandano che
nell'anno quindicesimo di Domiziano, Flavia Domitilla, nipote, per parte della sorella,di
Flavio Clemente, che fu allora uno dei consoli di Roma (95 d.C.), insieme con numerose
altre persone fu deportata nell'isola di Ponza per avere confessato Cristo".
A sua volta, Dione Cassio, nella Historia romana (LXVII, 13-14), afferma che l'imperatore
Domiziano "tolse la vita, con molti altri, anche a Flavio Clemente, benchè
fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, ella pure sua consanguinea.Tutti e
due furono accusati di ateismo, e di ciò anche altri, sviatisi dietro le costumanze dei
Giudei, ebbero condanna, chi di morte, chi di confisca. Domitilla fu soltanto relegata
nell'isola di Pandaria".
Dai citati passi dei due storici, dunque, risulta che, sul finire del I sec., due matrone,
aventi l'una e l'altra il nome di Domitilla e imparentate l'una e l'altra con la famiglia
imperiale dei Flavi, furono condannate per la loro adesione alla fede cristiana. Dione
Cassio, per l'esattezza, parla nei confronti della Domitilla relegata a Pandaria (oggi
Ventotene), non di Cristianesimo, bensì di "ateismo", ma è noto che
questa era l'accusa rivolta dagli idolatri ai primi seguaci di Cristo.
Alcuni studiosi, fra i quali il Mommsen, l'Aube e lo Styger,ritennerodo poter identificare
in una persona sola le due Domitilla, supponendo errori o confusioni degli storici ma, il
De Rossi sostenne giustamente la diversità dei due personaggi, ristabilendo la genealogia
delle loro famiglie. E questa conferma che la Domitilla citata da Eusebio, era nipote di
Flavio Clemente, mentre quella ricordata da Dione Cassio era moglie del console martire,
dal quale ebbe sette figli.
La venerazione per la Falavia Domitilla relegata a Ponza è antichissima: S.Girolamo (Ep.
ad Eustoch. 108) dice che la vedova Paola, nel suo viaggio verso Oriente, visitò
nell'isola il luogo dove la santa"longum martyrium duxerat".
Peraltro, il nome di Domitilla non figura nè nella Depositiuo Martyrum, nè nel
Martirologio Geronimiano: la festa di essa, al 12 maggio, non è anteriore al IX sec. e fu
introdotta nei libri liturgici per influsso del Martirologio di Floro, il quale la incluse
nel suo elenco probabilmente per errore, scambinado un FLAVI(US) ricordato dal Geronimiano
sotto la dta del 7 maggio.
Le notizie su Flavia Domitilla che figurano nella passio leggendaria (V-VI sec.) non hanno
alcuna attendibilità: fra l'altro, in essa, si parla due "eunuchi", Nereo e
Achilleo, i quali avrebbero convertito Domitilla alla fede cristiana, mentre dal carme
damasiano dedicato ai due martiri sappiamo che essi prima della conversione erano militari
al servizio del persecutore.
L'esistenza, però, della due Domitille e la loro condanna all'esilio per aver abbracciato
il Cristianesimo sono fatti inoppugnabili, come dimostani chiaramente i documenti.
Il corpo d'una Flavia è venerato nel titolo dei SS.Nereo e Achilleo, traslatovi da
S.Adriano dal Baronio.
LA CATACOMBA DI DOMITILLA
Chi era Domitilla?
Uno dei tanti scritti fantasiosi sui Martiri romani, che circolavano nei secoli V e VI,
narrava la sua vita insieme a quella di Nereo, Achilleo, Petronilla e numerosi altri
santi.
Era una vezzo comune agli agiografi del tempo intrecciare le vicende della vita di quei
Martiri che avevano contigui il sepolcro, il dies natalis (giorno del martirio) o una
memoria qualunque.
L'autore qui presentava Domitilla quale nipote dell'imperatore Domiziano, dei due martiri
soldati faceva nientemeno che due suoi eunuchi, tutti intenti a persuadere, con
interminabili bizzarri discorsi, la verginità della loro padrona. L'assenso di questa e
la sua consacrazione per mano del Pontefice Clemente causava l'esilio della vergine e dei
suoi servi nell'isola di Ponza, e più tardi il loro martirio a Terracina.
Era tutto ciò frutto di fantasia, oppure la leggenda aveva ricamato come in altre
Passiones, su un qualche fondo di verità?. 
Vedremo come alcuni dati, quali l'epoca del martirio di Domitilla collocato sotto
Domiziano (81-96 d:C.), la sua parentela con la famiglia dell'imperatore, il luogo
dell'esilio, corrispondono con le fonti storiche. Ma notiamo anzitutto la singolarità di
una leggenda fiorita attorno a un nome che non figurava nell'elenco delle Martiri venerate
dalla Chiesa Romana.
La sua festa attuale al 12 maggio non è più antica del IX secolo: fu introdotta nei
libri liturgici per influsso del Martirologio di Floro, che l'aveva inclusa nel suo elenco
probabilmente solo per errore, scambiando un Flavi (us) del Martirologio Geronimiano al 7
maggio.
Nessun ricordo di lei nell'antico feriale della Chiesa romana, la Depositio Martyrum del
354: è noto che nessun martire anteriore al III sec: è presente in questo calendario
eccettuati Pietro e Paolo. Così è ignoto al Martologio Geronimiano che pure ricorda in
questo cimitero le feste dei Ss.Nereo e Achilleo al 12 maggio e quella di S.Petronilla al
312 dello stesso mese. Ma nonostante la mancanza di una commemorazione liturgica,
Domitilla aveva lasciato ricordo nel popolo: il suo martirio doveva aver fortemente
colpito la Chiesa primitiva.
Alla fine del IV secolo si mostravano ancora ai pellegrini che si recavano all'isola di
Ponza le cellulae, in cui essa aveva sopportato il suo longum martyrium. Lo attesta
S.Girolamo narrando il viaggio di Paula in Oriente: l'ardente matrona romana alla loro
vista sentiva tanto incontenibile il desiderio di volare ai luoghi, più santi ancora
della Palestina, che pigri le sembravano i venti, troppa ridotta la velocità della nave.
(Ep.108,7).
Si è tentata una ricostruzione storica della figura di Domitilla ma il problema non è di
facile soluzione, sebbene non manchino passi di autori cristiani e pagani che ne parlano.
"L'insegnamento della nostra fede, dice Eusebio nella sua Storia Ecclesiastica
(III,18,4,), risplendeva allora di tanta luce, che persino scrittori estranei del tutto
alla nostra religione riferiscono imparzialmente nelle loro storie la persecuzione e i
martirii che ne seguirono, curandosi di precisarne con esattezza la data.
Tramandano che nell'anno quindicesimo di Domiziano, Flavia Domitilla, nipote per parte
della sorella, di Flavio Clemente che fu allora uno dei consoli di Roma (95 d.C.), insieme
con moltissime altre persone fu deportata nell'isola di Ponza per aver confessato
Cristo". Nel Chronicon Eusebio riprende la notizia (PL 27,462), ricondando
esplicitamente uno di questi autori pagani, Bruttius, forse da identificare con lo storico
Bruttius Praesens amico di Plinio il Giovane.
Flavio Clemente è uno dei personaggi di alto rango che indicano come il croistianesimo
alla fine del I secolo fosse già penetrato in ogni ramo della società, perfino nella
famiglia imperiale. Egli aveva in moglie Flavia Domitilla, figlia di una sorella di
Domiziano. I loro due figlioletti, come si apprende da Svetonio (Domit.XV,1), erano
addirittura stati designati successori al trono dall'imperatore, che ne aveva mutato il
nome, chiamandoli Vespasiano e Domiziano, e ne aveva affidato l'educazione ad un grande
maestro, Quintiliano, come questi stesso riferisce (Inst.Orat.IV,proemio 2).
Eusebio ricorda inoltre che Flavio Clemente era lo zio della Flavia Domitilla, martire di
Cristo a Ponza. Sua moglie era dunque un'altra Domitilla cristiana, ed essa pure con il
marito doveva soffrire persecuzione per la sua fede. Lo storico Dione Cassio racconta che
Domiziano "tolse di vita con molti altri anche Flavio Clemente mentre era console,
benchè fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, essa pure propria
consanguinea. Ambedue furono accusati di aterismo, e di ciò amche altri sviatisdi dietro
le costumanze dei Giudei ebbero condanna, che di morte, chi di confisca. Domitilla fu
soltanto relegata nell'isola di Pandataria" (Hist.LXVII,14). 
Alcuni, come Mommsen, Aubè e Styger, sulla base di presunti errori nei testi ora
ricordati, hanno voluto identificare in una stessa persona le due Flavie Domitille.
Ma la designazione di due distinti luoghi di esilio è molto chiara, nè sembra prestarsi
ad equivoci. Le isole di Ponza e di Pandataria (odierna Ventotene) erano le abituali
località di deportazione per i membri delle famiglie regnanti: nella prima furono inviate
le figlie di Caligola e un figlio di Gernmanico e Ottavia, moglie di Nerone. Tacito
(Agricola 45,1), d'altra parte, testimonia che sotto Domiziano molte nobilissime
feminae furono esiliate.
E' gratuito e poco verosimile supporre che Dione Cassio e Eusebio abbiano commesso un
errore, l'uno nella denominazione dell'isola, l'altro nel definire la parentela della sua
Domitilla.
Si è costatato che gli scritti leggendari sui martiri romani risultano generalmente
esatti quando riportano indicazioni circa i sepolcri venerati: troppo facile era il
controllo da parte dei lettori, considerando la strardinaria diffusione e popolarità del
culto. Nel caso specifico la Passio si dimostra esatta ad esempio nella indicazione dei
sepolcri dei martiri nicomede, Eutichio e Felicula.
L'esistenza di un Praedium appartenente alla Domitilla, nipote di Domiziano, sulla via
Ardeatina all'incirca sopra o in prossimità della catacomba cristiana, è documentata da
tre iscrizioni pagane ivi rinvenute. Eccone ad esempio una, rinvenuta negli scavi del
Biondi del 1817-23 e ora purtroppo smarrita: SER - CORNELIO IVLANO FRAT(ri)/PIISSIMO -
ET/CALV(is)AE - EIVS PHILOTAS ET - SIBI/EX - INDVLGENTIA - FLAVIAE - DOMITILLAE/IN -
FR(onte) - P(edes)- XXXV/IN - AGR(o) P(edes)XXXX.