IL CAMMINO

DI UNA COMUNITA’ PARROCCHIALE

                                         di Vittorio Spoltore

 

 

 

 

 

Parte Prima              LE ORIGINI  (1957 – 1964)

 

Parte Seconda       LA COMUNITA’ NUOVA  (1964 – 1996)

 

Parte Terza              IL POPOLO DI DIO IN MISSIONE (dal 1996)                                     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE ORIGINI

 

A circa un chilometro dalla chiesa di santa Chiara, sulla destra dell’attuale viale dei Cappuccini e al centro del pianoro detto “Piane di Contrada san Bartolomeo” il 10 luglio 1575 padre Giovanni da Tufo, cappuccino, erige la chiesa intitolata a San Bartolomeo Apostolo e l’annesso convento per i frati.

Con la presenza degli operosi Frati Minori Cappuccini la piccola contrada è sempre più frequentata dagli abitanti di Lanciano e dai viandanti che si recano nelle località a sud - ovest della città. Con l’avvento delle pesti del 1600, che colpiscono tutta l’Europa, il convento diventa il luogo di santificazione di numerosi frati che operano nell’assistenza dei malati e dei moribondi e polo di aggregazione ed aiuto per tantissimi fedeli che bussano alla sua porta. Tra loro si distinguono particolarmente frate Giovanni Marino da Lanciano e fra Antonio Naccaria da Penne, padre guardiano, il quale prende la peste tre volte e, malgrado ciò, serve gli appestati senza concedersi tregua ricevendo fiducia e stima mai riservata ad altri.

 

 

Nel Settecento l’aria buona di Piane San Bartolomeo, gli ampi spazi, gli ubertosi e fertili campi e le nuove mode cittadine spingono facoltosi signori del centro cittadino e dintorni  a costruirvi lussuose ville per la loro residenza estiva. L’allontanamento dei frati cappuccini avvenuto nel 1866 in seguito alla soppressione degli ordini religiosi da parte dello Stato Italiano porta alla vendita di alcuni terreni del convento con conseguente progressiva costruzione di ville e palazzine signorili nella zona e alla trasformazione del complesso conventuale in Ospizio di Mendicità da parte dell’Amministrazione Comunale.

La nuova realtà molto probabilmente crea una certa frattura tra gli abitanti perché i nuovi residenti continuano a frequentare le chiese o le parrocchie di origine: Santa Lucia e Santa Maria Maggiore, mentre i contadini del luogo si ritrovano nelle chiesette campestri di San Bartolomeo e San Pietro.

Unica occasione di incontro per i due gruppi è la festa in onore dei Santi Pietro e Paolo del 29 giugno che invita tutti i fedeli a ritrovarsi sia nella preghiera che nello svago nei pressi della chiesetta.

Ai primi del Novecento l’insediamento di tre grandi industrie, la tipografia Rocco Carabba, il cotonificio Raffaele Tinari e l’Azienda Tabacchi, favorisce l’aumento graduale della popolazione residente tanto che in più occasioni i giornali dell’epoca riportano notizie riguardanti le attività religiose presso l’Ospizio di mendicità e le frequenti visite di S. E. l’Arcivescovo.

Nel 1926 l’allora mons. Piccirilli, arcivescovo di Lanciano, chiede un ritorno dei Frati Minori Cappuccini nell’antico convento per non lasciare soli i fedeli che vanno aumentando di numero e chiedono sempre di più la presenza di sacerdoti per la guida e l’assistenza religiosa. Anche la chiesetta rurale di san Pietro, posta a metà strada tra l’ex convento di San Bartolomeo e Santa Chiara si anima in più occasioni, come nel dicembre 1928, quando vi si effettua una missione popolare con prediche del famoso reverendo Beneficiato.

 

La chiesetta è molto frequentata tanto che si avverte la necessità di costruirvi una sacrestia. Questa esigenza spinge un gruppo di fedeli della contrada ad acquistare la terra necessaria e l’8 aprile 1940  a sottoscrivere un contratto in cui il sig. Di Bucchianico Gennaro cede al Capitolo Cattedrale di Lanciano una porzione di metri quattro di terreno retrostante la chiesetta per la realizzazione della stanza necessaria. La nuova piccola opera viene costruita celermente con una spesa di £ 3.000 ed inaugurata solennemente il 29 giugno dello stesso anno durante la festa patronale di San Pietro e, nell’occasione, vengono evidenziate le statue a mezzo busto dei Santi Pietro e Paolo che vi si trovano da tempo immemorabile.  

Il 28 ottobre 1941 la chiesetta si ritrova di nuovo colma di fedeli accorsi per ascoltare il passionista padre Norberto chiamato dal parroco di Santa Lucia per una missione pastorale.

Nel 1943 la guerra provoca alle nostre due chiesette dei danni che vengono subito riparati dagli operosi uomini della contrada che offrono gratuitamente le loro braccia.

Al termine della guerra, nel 1945, riprendono le visite pastorali dell’Arcivescovo sia  negli opifici danneggiati della zona, sia  nell’ospizio in cui ospiti essendo aumentati di numero vivono in difficoltà.

 

 

Con la ricostruzione post bellica la zona che circonda il viale Cappuccini subisce una graduale e costante urbanizzazione che porta nel 1953 la popolazione residente da poche centinaia a circa 1500 anime. I nuovi abitanti che dal danneggiato centro storico e dai paesi vicini si trasferiscono nelle nuove case popolari creano indubbi problemi ai parroci di Santa Lucia e Santa Maria Maggiore per la distanza delle nuove abitazioni, per le aumentate necessità dei fedeli e per l’insufficienza della chiesetta di San Pietro che, erosa dalle intemperie e ristretta negli spazi, non è più idonea alle nuove esigenze. Nello stesso periodo arriva a Lanciano l’arcivescovo B. L. Migliorini che prende a cuore la situazione delle nuove realtà diocesane e inizia la pratica necessaria alla realizzazione di una nuova chiesa nel quartiere dei Cappuccini. Si giunge al 18 luglio 1954 quando, su progetto degli architetti Donato ed Ennio Villante, il Ministero dei lavori Pubblici autorizza la costruzione della chiesa parrocchiale in rione Cappuccini a Lanciano e finanzia l’opera elargendo un contributo di 35 milioni di lire. Sicuro di vedere presto realizzata l’opera, l’Arcivescovo si affretta a scrivere il giorno 8 settembre1954 una bolla con la quale istituisce la Parrocchia di San Pietro Apostolo, ne definisce i confini e chiede il suo riconoscimento al Ministero dell’Interno (doc. 1 bolla originale e confini). Ricevute le autorizzazioni necessarie la Curia avvia la pratica per l’acquisto del terreno ed il 24 marzo 1955 presso il notaio De Angelis il sig. Di Bucchianico Gennaro, proprietario del terreno, e l’arcivescovo B. L. Migliorini firmano il contratto di compravendita di un sito ampio mq 1750 posto tra viale Cappuccini e via Marconi. Nella bolla dell’Arcivescovo si legge:”considerato l’ottenuta erezione della nuova Parrocchia di San Pietro Apostolo nel rione Viale Cappuccini in Lanciano con la costruzione della rispettiva Chiesa Parrocchiale a spese dello Stato, considerato che la piccola angusta chiesetta campestre di San Pietro apostolo si trova ad una decina di metri dall’area della chiesa costruenda, rendendosi così inutile oltre che inservibile per il suo stato di fatiscenza,… decretiamo: 1) che sia completamente demolita detta chiesetta; 2) che l’area ottenuta venga ceduta al Di Bucchianico a completamento della somma dovutagli per la cessione dell’area necessaria alla costruzione della nuova Chiesa…”.

 

Espletate tutte le pratiche burocratiche la costruzione dell’opera viene affidata alla ditta IFRICEMENTFER di Roma (poi subappaltata all’impresa Ranzi di Lanciano) e il 29 luglio 1956, con una solenne cerimonia, mons. Arciv. B. L. Migliorini, alla presenza di numerosi fedeli ed autorità civili e religiose, pone la pietra angolare della nuova Chiesa ed innalza a Dio la seguente preghiera:”Cristo Signore che disse a Simone:-Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa- rinsaldi nella fede, rinfocoli nell’amore, rinnovi nel buon costume, riannodi nei vincoli della pace e della fraternità questo forte popolo d’Abruzzo auspice Pietro apostolo sempre vivente e operante in mezzo alla febbricitante società nel suo augusto successore il Papa. Amen! Amen!  

L’edificio viene costruito rapidamente e consegnato allo stato grezzo all’Arcivescovo, il quale decreta che il giorno 27 ottobre 1957, festa di Cristo Re, la Parrocchia abbia canonico inizio e nomina Vicario Economo il molto reverendo don Nicola Pollidoro, già parroco della comunità di San Nicola, fino all’insediamento definitivo del nuovo Parroco. In questo stesso giorno celebra una solenne cerimonia religiosa e dedica il tempio in onore di San Pietro, Principe degli Apostoli (doc. 2).

Il territorio della neo parrocchia, già sotto la giurisdizione della chiesa di Santa Lucia, si estende ora dalle vie S. Spaventa e Ferro di Cavallo alle contrade di Marcianese e San Nicolino. Le condizioni dei locali, consegnati allo stato grezzo e privi di qualsiasi ornamento e suppellettile, non scoraggiano don Nicola che, pieno di fiducia e impegno, riesce in breve tempo a sistemarli ed a fornirli del necessario per iniziare le attività pastorali. 

Il 28 giugno 1958 pubblica un giornalino:“Tu es Petrus, voce della parrocchia di san Pietro Apostolo” per far conoscere a tutti che la nuova Chiesa è una realtà viva proiettata nel futuro.  Lancia anche un accorato appello a tutti i parrocchiani per organizzare ed animare sia la scuola di catechismo che l’Azione Cattolica. Rispondono in molti ed il 1° ottobre bambini, ragazzi, uomini e donne possono iniziare il loro cammino di fede come in tutte le altre parrocchie della città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LA COMUNITA’ NUOVA

 

 

 

All’inizio degli anni Sessanta Lanciano vive una profonda trasformazione urbanistica che coinvolge le due direttrici: via del Mare e viale Cappuccini con una popolazione in aumento, ma con complessi problemi economici e sociali dovuti sia alla costruzione del villaggio popolare INA Cappuccini sia alla crisi occupazionale e alla emigrazione. A questo si unisce anche la spinta al rinnovamento della Chiesa dato dal Concilio Vaticano II che a Lanciano si manifesta con tante nuove iniziative. Don Nicola, malgrado sia aiutato da numerosi e volenterosi parrocchiani e da coraggiosi ed entusiasti gruppi di Azione Cattolica che operano in ogni campo, trova non poche difficoltà per soddisfare le nuove esigenze dei fedeli a lui affidati per cui chiede di avere delle responsabilità meno gravose per la sua età. Il nuovo arcivescovo Perantoni venendo a conoscenza della realtà e delle necessità della neo parrocchia di San Pietro approva il desiderio di trasferimento del parroco e, memore dell’antica richiesta del vescovo Piccirilli, ritiene cosa utile un’altra presenza francescana nel luogo dove già secoli addietro si trovava quella dei Cappuccini per cui si fa promotore per il ritorno di questi a Lanciano. Il 30 dicembre 1964 il Padre Generale dei Cappuccini risponde all’Arcivescovo comunicando l’accettazione della proposta di servizio presso la Parrocchia di San Pietro Apostolo appartenente al Vicariato Urbano di San Donato Martire dell’Arcidiocesi di Lanciano - Ortona con un minimo di tre sacerdoti. Il 23 gennaio dell’anno seguente mons. Perantoni firma la convenzione con i Frati Cappuccini d’Abruzzo ai quali, con gioia, affida la cura delle anime della Parrocchia di San Pietro. Dopo pochi giorni arriva la lettera della Curia Provinciale dei Frati con l’elenco dei frati assegnati alla giovane parrocchia frentana. Essi sono: Padre URBANO da Leonessa, come Parroco, al secolo Bernardo Gizzi, nato il 14.7.1915, già cappellano militare, superiore, insegnante, direttore del seminario serafico, missionario. Padre BERNARDO da Vasto, come coadiutore, al secolo Francesco Paolo La Verghetta nato il 26.11.1908, laureato in diritto canonico, direttore dello studentato teologico, superiore, segretario provinciale. Padre LORENZO da Chieti, come coadiutore, al secolo Giustino Polidoro nato il 2. 12.1932, insegnante del Seminario Serafico. Fra EGIDIO da Avezzano, come fratello laico cuciniere, al secolo Cesare Serafini nato il 9.11.1911.

Appena la notizia viene conosciuta dai lancianesi si costituisce un comitato di accoglienza anche se molti parrocchiani ormai affezionati a don Nicola chiedono con una petizione scritta che l’amato parroco resti tra loro. Per più giorni la stampa locale riporta l’atteso ritorno dei Cappuccini risvegliando la memoria dell’antico convento francescano che aveva lasciato tracce indelebili nei ricordi degli abitanti della zona per la santità dei frati e per la loro Scuola teologica dove, nel secolo XVIII  tennero cattedra di Lettere e Scienze maestri di grande levatura, come padre Bernardo Maria Valera da Lanciano, poeta e letterato celebre, che avevano dato un notevole contributo alla crescita culturale della città.

Dopo tre giorni di preghiere, di preparazione spirituale con rosario, predica e benedizione, nel pomeriggio del 7 febbraio 1965 le autorità cittadine e un gran numero di parrocchiani accolgono in piazza Plebiscito i quattro frati minori cappuccini che, dopo il benvenuto, percorrono a piedi corso Roma ”tra una fitta folla di fedeli plaudenti ed il lancio di migliaia di manifestini che inneggiano al loro ritorno. Sulle scale della chiesa di San Pietro il prof. Nicola Bellisario, presidente dell’A. C., esprime la gioia di tutti i cattolici frentani per lo storico evento”.

Dopo l’affollata commovente cerimonia di insediamento nella chiesa parrocchiale e i saluti e abbracci di commiato, i fedeli tornano a casa sotto fiocchi di neve e i quattro fratelli del poverello di Assisi si ritrovano soli  nelle stanze della canonica priva di ogni arredo e suppellettile, senza legna nella stufa e cena ristoratrice. Per pura esperienza missionaria portano nella bisaccia una brandina, una coperta e qualche altro oggetto di prima necessità indispensabile in terra di missione. La tempesta di neve che imperversa per tutta la notte, il gelo delle stanze prive di riscaldamento e inutilizzate da mesi, il digiuno forzato e la nuova realtà non lasciano il sonno tranquillo ai poveri frati. Al mattino, però, li si vede sul sagrato della chiesa senza alcun segno di smarrimento con una pala e una scopa in mano che tolgono la neve e salutano con un sorriso splendente i passanti e i pochi fedeli che si recano in chiesa per la preghiera o per conoscerli. Con questi arrivano anche le anime buone che portano pane fresco, vino e legna. Rotto l’incanto del primo impatto i bambini toccano con mano le folte barbe degli intrepidi frati e con loro comincia la nuova avventura della Parrocchia. Nella primavera il parroco favorisce la nascita di un comitato di entusiasti parrocchiani intenzionati a riprendere la bella consuetudine della festa popolare in onore di San Pietro Apostolo interrotta dieci anni prima con l’abbattimento dell’antica chiesetta. Così nei giorni 27, 28, 29 giugno 1965 l’albero della cuccagna, il coro folcloristico di Ortona, la famosa Grande Banda Città di Lanciano, gare ciclistiche con in palio una prestigiosa “Coppa San Pietro” e la conclusiva processione della statua del santo richiamano una gran moltitudine di persone e la chiesa torna a nuova vita

Nel frattempo padre Urbano è chiamato a Roma ad avviare la nuova parrocchia della Magliana e fra Egidio va a svolgere il suo servizio nella comunità di Vasto. Vengono sostituiti da padre Giacomo Lancioni e da padre Claudio mentre padre Lorenzo viene nominato parroco di san Pietro. A dicembre già esce il primo giornalino dei giovani di Azione Cattolica dal titolo” Comunità nuova” e a febbraio 1966 viene consegnato a tutti i giovani presenti in parrocchia  un volantino con il quale il parroco si rivolge a “quanti pensano che il modo veramente cristiano per santificare la Pasqua sia quello di capire e viverne il profondo significato” con un nutrito programma di incontri sui seguenti temi: Il mistero della Pasqua; I giovani ed il Concilio; I giovani in stato di missione; La scoperta della pace nel mondo; La scoperta della fame nel mondo.

A marzo sul settimanale religioso “La Domenica” delle Paoline, viene pubblicata una pagina sulla Famiglia parrocchiale di San Pietro Apostolo di Lanciano che riporta il programma della Settimana Santa e tutte le attività giornaliere organizzate dalla parrocchia nei mesi successivi.

 

Inizia così a partire dalla sede parrocchiale una serie di avvisi e programmi rivolti a tutti i quattromila abitanti del quartiere che vengono sempre più coinvolti in ogni attività sociale, ricreativa e religiosa. I giovani sono accolti dai padri cappuccini ed invitati ad entrare nel cortile della canonica in qualsiasi momento per giocare. Questi ne approfittano subito per disegnare un campetto da calcio con il gesso e stendervi al centro una fune per la pallavolo a due metri di altezza. E’ un successo! Ben presto si organizzano tornei prima tra i parrocchiani e poi con altri gruppi cittadini e non. Per soddisfare i bisogni di tanti giovani che arrivano si formano vere e proprie squadre sportive a cui padre Bernardo dà il nome di SPAL (San Pietro Apostolo Lanciano). Nascono così la SPAL Calcio e, nei locali interrati della canonica, la palestra per  la Pugilistica SPAL Nativio  con il co-finanziamento di alcune ditte locali, l’assistenza spirituale di padre Lorenzo e padre Giacomo e un nutrito gruppo di entusiasti e capaci parrocchiani nella direzione tecnica. La comunità parrocchiale di san Pietro con le sue proposte diventa pian piano l’unico polo di aggregazione viva ed entusiasmante per tanti giovani mentre in città si vive il drammatico flagello della disoccupazione e della emigrazione per la chiusura o il trasferimento di molte industrie locali e i giovani sono presi dal vortice della contestazione giovanile e dall’impressionante dilagare della droga con conseguenti gravi problemi di carattere economico, sociale e religioso contro cui gli enti pubblici rivelano gravi carenze, sia nelle strutture sportive che nell’organizzazione di attività capaci di contrastarle.

A dicembre del 1966 arrivano le prime soddisfazioni al seguito di una commissione incaricata dal vescovo di controllare tutte le scuole catechistiche della diocesi. I ragazzi della parrocchia sono esaminati accuratamente e al termine sul bollettino diocesano “Vita” si legge la seguente relazione:” La parrocchia di San Pietro ha 516 iscritti alle scuole elementari pubbliche, mentre gli iscritti alla scuola catechistica sono n. 384. Ne abbiamo esaminati n. 146 e siamo rimasti molto soddisfatti: ci è mancata la gioia di sentire anche gli altri. Abbiamo notato che le catechiste hanno fatto un buon lavoro. Sappiamo che i ragazzi sono attratti al catechismo da varie iniziative, cui sono interessati i genitori stessi…”

Il nuovo villaggio Ina Cappuccini, sorto da poco, vede un gran numero di nuovi abitanti composto da gente povera e proveniente da zone diverse della città di Lanciano si trova senza adeguati servizi pubblici di cui la Comunità parrocchiale si rende consapevole anche dalle sollecitazione dell’Arcivescovo che vi chiede un impegno prioritario per far sentire a tutti la fraternità cristiana. Subito il Centro Italiano Femminile (CIF) si attiva per l’istituzione di un asilo infantile per aiutare le mamme lavoratrici e le famiglie in difficoltà. Gli adulti di Azione Cattolica organizzano attività di coinvolgimento con altre iniziative come la “Missione familiare” per la catechesi nelle case. Attività questa tra le prime in Italia.

Nel giorno di Pasqua del 1970, come segno del rinnovamento che vive la Comunità Parrocchiale di San Pietro l’abside della chiesa si mostra più bella grazie al nuovo altare rivolto verso i fedeli  e all’opera di due giovani artisti frentani Peppe Candeloro e Gennaro Ramondo. Il primo realizza cinque grandiosi dipinti ad olio su tela in cui raffigura episodi della vita del Principe degli Apostoli, Pietro e, in un pannello più grande che troneggia su tutti, rappresenta “Cristo che ammonisce”. Il secondo realizza un’ampia predella formata da tre quadri raffiguranti la “Tragedia dell’umanità”.

 

 

La fraternità cappuccina vede partire padre Bernardo e padre Claudio, arrivare, nel 1971, padre Bonaventura Del Romano e, nel 1974, padre Vincenzo Di Marcoberardino, ma non interrompe la sua attività di coinvolgimento dei giovani. Considerando il successo dei campi scuola estivi, si decide di coinvolgere le famiglie alla costruzione dell’Ostello della gioventù a Rosello per permettere a tutti i giovani, ricchi e poveri, di usufruire di sane vacanze a poco prezzo. Si raccolgono i primi contributi economici e, con l’estate, i giovani partono per offrire gratuitamente le loro braccia nella costruzione della nuova casa. Contemporaneamente sorgono i gruppi sportivi della  SPAL Volley maschile e femminile

e inizia il pellegrinaggio annuale a Lourdes, che non sarà mai interrotto, insieme alle gite culturali in varie parti d’Europa e d’Italia, per favorire la conoscenza tra i partecipanti e sviluppare la catechesi per gli adulti. Il sabato sera si proiettano anche film per ragazzi nella sala parrocchiale.

 

 

Nel febbraio 1973 viene pubblicato da parte della Famiglia Parrocchiale di san Pietro Apostolo un foglio di comunicazione dal titolo “Comunità Nuova” su cui si legge un significativo messaggio dei sacerdoti della comunità:”Il pensiero che la quasi totalità dei fratelli segue con crescente interesse e con partecipata presenza tutte le iniziative della nostra comunità ecclesiale, se da un lato è cosa gradita, dall’altro dobbiamo sforzarci sempre più per rendere attuale il messaggio di Cristo. Ogni nostra iniziativa è pervasa da questa volontà di attuazione, anche se cozziamo spesso sulla cruda realtà che evidenzia i nostri limiti e le nostre carenze di cristiani. La società oggi pone l’accento sulla necessità dell’essere insieme, del lavoro in gruppo, dell’attuazione del dialogo, della comunione di operazioni, della collaborazione. Sono bisogni inequivocabili del nostro tempo, che hanno richiamato l’attenzione di chi si preoccupa della realizzazione di un “contenuto” di vita cristiana, attuale ed efficace. Il cristiano può solo essere “attore” di questa “comunione”, di questo scambio di stimoli al crescere nella dimensione religiosa; chi si arresta ad essere solo “spettatore” ha già tradito il senso della vita e si è arroccato nella comoda difesa negativista. Il problema è di camminare, ed è certo meglio camminare partecipando che camminare lasciandosi trascinare. La storia non si muove dal di fuori dell’uomo, ma dal di dentro, è Dio che la conduce semplicemente sollecitando l’uomo a realizzare se stesso e dandogli gli aiuti che tutti conosciamo. Crediamo che la testimonianza del cristiano oggi sia la capacità di dimostrare che è possibile crescere nella dimensione spirituale svincolandosi da posizioni miracolistiche e passive. Allora possiamo anche rispondere al bisogno sociale nella misura in cui questo si manifesta…. Seguono le numerose attività che si svolgono in parrocchia che rivelano una comunità viva e stimolante, promotrice d’incontri culturali, assemblee di quartiere e di raccolte firme si richiedono all’Amministrazione Comunale l’istallazione del semaforo all’incrocio di viale Cappuccini con via Fagiani, l’inserimento di aree verde pubblico attrezzato nel nuovo piano regolatore cittadino e l’apertura di una piazza  vicino alla chiesa. Vengono anche aperte le porte della chiesa dalle sei del mattino alle undici di sera senza interruzione per far sì che la casa del Signore sia disponibile al di là dell’orario usuale, per dare a tutti la possibilità di fermarsi a pregare, oltre ad essere simbolo di qualcosa di più: “Nel senso che una chiesa aperta è veramente una comunità pronta ad accogliere chi intende tradurre il Vangelo in azione”. Con l’Anno Santo del 1975 i parrocchiani sono stimolati ad aggiornarsi sulle nuove realtà sociali e culturali e per questo più volte si ritrovano nei nuovi  locali delle suore francescane “ Gesù Bambino” per riflettere sull’attività missionaria e sul tema: “Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio” che li porta dopo pochi anni ad organizzare missioni popolari, corsi di preparazione per i giovani sposi, doposcuola per ragazzi in difficoltà, conversazioni religiose, dibattiti di approfondimento sull’Evangelizzazione nel mondo contemporaneo ed attività di sostegno per le missioni nei paesi poveri.

Nel gennaio del 1978 per tenere unita la comunità parrocchiale ai suoi malati e anziani si riesce ad installare in una stanza della canonica una centrale radiofonica con una potente antenna sul campanile da cui Radio SPAL ,91700MHZ FM  stereo tel.39315,  irradia le omelie del parroco insieme alle preghiere, le funzioni religiose e le notizie sulle attività della parrocchia. Ad essa, dopo pochi anni, si uniscono anche le trasmissioni televisive di TVL nelle quali i giovani sono attori protagonisti di esaltanti attività davanti agli occhi di tutta la città. Nel frattempo nel quartiere chiudono gli stabilimenti industriali, che nella prima metà del secolo hanno dato la spinta alla urbanizzazione dell’antica contrada San Pietro e arrivano nuovi abitanti provenienti da altre regioni italiane in seguito allo sviluppo industriale della Val di Sangro. Sono operai e dirigenti con alle spalle esperienze di lotte sindacali e pregiudizi anticlericali che bisogna rimuovere insieme all’isolamento del “villaggio san Giuseppe”. La comunità ecclesiale fa fatica a tenere insieme”ricchi” e “poveri”, ma in pochissimo tempo, come dice padre Lorenzo in una intervista, “si riesce a dimostrare che Dio non riconosce le differenze di classe e che la parrocchia è il centro vivo del quartiere”. Con il trasferimento della palestra pugilistica della SPAL Nativio in altri spazi, i locali interrati della canonica vengono occupati nel 1978 dal nascente gruppo scout dell’AGESCI Lanciano 1 SPAL e quelli del piano superiore dagli aderenti all’Azione Cattolica, che unitamente ai membri del Coro di canto polifonico degli adulti e ai gruppi musicali giovanili accolgono centinaia di persone. Questi gruppi fanno a gara per animare le funzioni religiose e cantare nuovissime canzoni composte da artisti lancianesi, che vengono diffuse tramite radio in tutta la regione insieme alle esaltanti imprese dei gruppi sportivi della SPAL.

Il 1 gennaio 1979 l’arcivescovo mons. Leopoldo Teofili, visto l’aumentato numero della popolazione nelle contrade di Marcianese, San Nicolino e Follani, erige la nuova Parrocchia di Maria SS.ma delle Grazie, separandola dalle parrocchie di San Pietro e di Santa Maria Maggiore e vi nomina Vicario economo padre Giacomo Lancione o.f.m. cappuccino.

Il territorio della parrocchia di san Pietro viene privato della zona rurale con i confini a sud –ovest delimitati dal tracciato ferroviario. Malgrado sia diventata più piccola come territorio la nostra Parrocchia si ritrova con una popolazione di oltre 6000 anime.

Gli anni che seguono sono anche quelli in cui maggiormente si manifesta il cosiddetto “Fenomeno San Pietro” per l’enorme numero di persone di ogni età ed estrazione sociale coinvolte in coraggiose iniziative di volontariato e di catechesi. Moltissimi sono i parrocchiani che seguono le attività culturali e di formazione religiosa organizzate dalla Curia arcivescovile, diversi assumono incarichi di responsabilità in seno al Consiglio Diocesano e in tante aggregazioni ecclesiali e laiche. Seguire, coordinare le attività e tenere uniti settimanalmente i 60 responsabili dei gruppi non è facile per padre Lorenzo, padre Bonaventura e padre Pancrazio arrivato dopo il trasferimento di padre Vincenzo al convento di Santa Chiara a L’Aquila, Nel 1982, in occasione del 25° anniversario della istituzione della parrocchia, la chiesa viene rinnovata con un nuovo presbiterio, una nuova pavimentazione e impreziosita sia dalle artistiche vetrate delle grandi finestre  e sia dalle caratteristiche statue a mezzo busto di San Pietro e San Paolo che, dopo 30 anni di restauro, tornano nel luogo dove pii fedeli secoli prima le avevano collocate, sia da bellissime opere di Peppe Candeloro il quale sostituisce i quadri dell’abside con un artistico affresco raffigurante il “Discorso della Montagna”.

 

In aiuto del parroco arriva il decreto arcivescovile che istituisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale come organo ufficiale di “partecipazione dei fedeli alla vita della Parrocchia, per rappresentare l’intera comunità nella unità della fede e molteplicità dei suoi carismi e ministeri”. Il 1 ottobre 1987 per la prima volta il nuovo organo composto da 15 persone nominate dal parroco, scelte tra i fedeli più impegnati e tra i rappresentanti delle aggregazioni ecclesiali più significative. Nei primi incontri del Consiglio si provvede ad affidare gli incarichi ai suoi membri e a compilare un calendario ben strutturato di tutte le attività sia settimanali che annuali. Successivamente il parroco fa diffondere un foglietto in cui si legge ”nel rendere grazie a Dio che ci fa iniziare un nuovo anno di impegno pastorale, desidero ardentemente ricordarvi che la parrocchia, definita “cellula” della diocesi in tanto può realizzarsi in quanto si trova nella famiglia, mirabilmente chiamata dal concilio Vaticano II” Chiesa domestica”, aiuto e sostegno. E’ indubbio, infatti, che le relazioni tra le due comunità sono strettissime e tutte finalizzate all’unico obiettivo:”salvare l’uomo, tutto l’uomo, nel Cristo e nella sua Chiesa. Perciò, mentre vi presento il programma delle attività della nostra parrocchia, vi invito ad una ricca e fattiva collaborazione, senza riserve, con apertura di intelligenza e di cuore. Il lavoro che ci attende è molto e le forze sono poche, ma se ciascuno di noi svolge la sua parte, con l’aiuto del Signore, i risultati non mancheranno…” Segue un elenco di attività dove si manifesta un chiaro progetto educativo e pastorale che coinvolge bambini, ragazzi, giovani, adulti e diversamente abili con appropriate iniziative di catechesi, di celebrazioni liturgiche, di preparazione al matrimonio, di formazione religiosa e di attività ricreative e di aggregazione. Nelle altre poche riunioni che seguono tutti i membri del Consiglio si sentono un’anima sola unita al loro pastore e cercano di tener ordine alla vita dei gruppi con la programmazione della parrocchia. L’ arcivescovo mons. Enzio D’Antonio dal 14 al 20 novembre 1988 effettua una significativa visita pastorale e, per accoglierlo, viene organizzato un ricchissimo programma di attività e di incontri in cui tutta la comunità parrocchiale è “pronta ad ascoltare”. L’accoglienza è calorosa e l’Arcivescovo tocca con mano il fervore di iniziative e di fermenti che rendono la parrocchia “amata e desiderata anche al di fuori dei suoi confini. Fama ben meritata, quando si pensa che in breve tempo avete raggiunto traguardi ecclesiali così consistenti da formare una grande famiglia”. Non sfuggono, però, all’attento pastore alcune problematiche presenti in una così attiva comunità come la convivenza tra i dinamici ed intraprendenti gruppi che tendono a seguire ognuno la propria strada e i propri scopi.

Dopo qualche mese giunge al parroco e ai fedeli dell’amata parrocchia di San Pietro una lunga ed affettuosa lettera di ringraziamento di mons. D’Antonio per l’indimenticabile gioia provata durante la sua visita pastorale e per la calorosa accoglienza. A ciò unisce paterni consigli per meglio procedere nella catechesi e un’esortazione affinché si cerchi di “inventare un luogo ed un momento in cui le aggregazioni armonizzino il loro lavoro e le loro iniziative con il progetto educativo e pastorale della parrocchia”. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale cerca di attuare i suggerimenti del vescovo e organizza il “…nuovo modo di partecipazione alla scelta catechistica”.

La scuola di catechismo per i bambini e i ragazzi  viene concentrata al sabato pomeriggio utilizzando i locali del vicino Istituto d’Arte, sono intensificati i servizi per la terza età, anche con una vacanza estiva, e si coinvolgono tutti i gruppi ecclesiali della parrocchia su un unico tema: “Insieme” per “…sentirsi coinvolti e vivi nella comunità, dove anche il “FARE INSIEME” è importante”. Per due anni l’attenzione si concentra su questa finalità e i primi frutti si vedono già il 20 maggio 1990 nella ”Giornata diocesana del malato”che si svolge nella parrocchia su iniziativa dell’UNITALSI. E’ un giorno straordinario ed indimenticabile per tutti perché circa 500 diversamente abili sono accolti dall’intera comunità in modo gioioso e fraterno e ogni parrocchiano si presta a qualsiasi servizio. Anche il pranzo, consumato nell’aula magna della Scuola Media Umberto 1°, è preparato e servito dalle famiglie della parrocchia allo scopo di creare unità. A ciò seguono corsi di cultura biblica, la veglia di preghiera ogni giovedì sera, le veglie di Natale, Pasqua e Pentecoste dove ogni momento di riflessione è curato dai vari gruppi (Terza Età, Azione Cattolica, Coro, UNITALSI, Caritas, Gruppo Sportivo, AGESCI, Cresimandi, MAC). A testimoniare questo spirito di unità della Comunità di San Pietro Apostolo di Lanciano nel 1993 viene stampato e diffuso un calendario poster dal titolo “LA NOSTRA PARROCCHIA E’…” in cui si evidenziano i servizi offerti dalla parrocchia e le attività dei gruppi con orari e giorni di incontro.

 Il 31 dicembre 1994 viene pubblicato un volantino avviso dal titolo “Contiamoci” in cui risulta che in parrocchia ci sono: 280 giovani nell’Azione Cattolica, 450 bambini e ragazzi che frequentano la scuola catechistica, 130 scout nell’AGESCI, 420 giovani nei gruppi sportivi, 30 ministranti, 15 ministri del canto, 15 giovani tecnici nella Radio TVL e 4 ministri straordinari dell’Eucaristia. E’ di questo periodo anche un’originale iniziativa per la S. Messa. Gli scout, per permettere a tutti i fedeli di leggere il Salmo responsoriale, collocano nel presbiterio la scritta del salmo a caratteri grandi. L’idea ha successo e, tra i primi in Abruzzo, si forma in parrocchia un gruppo di laici che garantiscono ogni domenica la collocazione nell’ambone della chiesa di un grande striscione con il  breve testo evangelico e una figura appropriata a lato.

Il 23 luglio del 1995 si diffonde la notizia del trasferimento sia del parroco padre Lorenzo Polidoro  resosi indispensabile presso la parrocchia Mater Domini di Chieti che sta vivendo una profonda crisi d’identità, sia  del suo vicario padre Bonaventura Del Romano incaricato di rinvigorire quella di Guardiagrele. Gli affezionatissimi parrocchiani, amareggiati, provano tutte le strade possibili per far modificare l’ordine di trasferimento, ma le decisioni prese dal Definitorio Provinciale dei Cappuccini e accettato dalla Curia Arcivescovile di Lanciano sono irremovibili per cui  padre Lorenzo e padre Bonaventura  partono per le loro rispettive sedi lasciando un ricordo indelebile del loro servizio nell’animo di tutti i  parrocchiani.

 

 

 

 


IL POPOLO DI DIO IN MISSIONE

 

Il primo settembre  arriva il nuovo parroco,  padre Vincenzo Di Marcoberardino da Penne, accompagnato da padre Egidio Ricci da Ateleta. Nei primi mesi i due frati cappuccini si trovano ad operare con parrocchiani delusi per il trasferimento dei loro amati sacerdoti, per cui faticano a portare avanti gli impegni pastorali e a far continuare ai gruppi il cammino con unità di intenti. Gradualmente, senza mai interrompere le attività abituali e programmate da anni,  i due padri, agendo con spirito francescano, riescono a ristabilire l’unità e la parrocchia di San Pietro riprende serena la sua strada.

All’inizio del 1996 la Parrocchia, che ha superato la cifra 8000 anime in seguito alla costruzione di nuovi grandi condomini, è invitata dall’Arcivescovo ad organizzarsi diversamente per continuare a portare avanti la sua opera di evangelizzazione nelle famiglie: “bisogna capovolgere la prospettiva del vecchio concetto di Missione tradizionalmente affidata dal Parroco a missionari venuti da fuori la sua comunità riservando a sé un ruolo di fiancheggiamento per passare dal concetto di “Missione al popolo di Dio” a quello di “Popolo di Dio in missione”.

Si risponde con entusiasmo. Il Consiglio Pastorale rinnova i membri soggetti a scadenza del mandato triennale per far sì che tutti i componenti seguano le fasi di preparazione del triennio di evangelizzazione e progettino le adeguate iniziative; si compila una armonica programmazione dove si evidenziano dei punti cardine da sviluppare, come la pastorale familiare e giovanile, lo studio biblico- teologico dei tre temi suggeriti dal Papa nella lettera apostolica “”Tertio Millennio Adveniente”. Il tutto allo scopo di “costituire una forza spirituale di grande spessore qualitativo pronta ad intraprendere con unità di intenti la propria azione apostolica al servizio della Chiesa”.

La nuova evangelizzazione parrocchiale è organizzata in “incontri di comunione” suddivisi in tre cicli che si sviluppano durante i tre anni di preparazione al Giubileo. Essi sono condotti dal prof. Nicola Bellisario e vi partecipano i missionari laici, che frequentano anche i corsi preparatori diocesani tenuti dall’Arcivescovo, tutti i dirigenti dei vari gruppi e associazioni ecclesiali, i loro soci più impegnati, i ministri straordinari della Eucaristia e i fedeli che desiderano arricchire la propria formazione personale. Gli argomenti riguardano l’approfondimento tematico della Missione. Il 1997 è dedicato alla riflessione su Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo di ieri, oggi e sempre. Durante il corso si sottolinea la centralità di Cristo e la fede in Lui che deve suscitare un anelito alla santità, un desiderio di conversione e di rinnovamento. Nel 1998  si riscopre la presenza e l’azione dello Spirito che agisce nella Chiesa sia sacralmente sia attraverso molteplici carismi, compiti e misteri da Lui suscitati per il bene di essa. Con lo Spirito si rinnova la speranza nell’avvento definitivo del Regno di Dio. Nel terzo ed ultimo anno si approfondisce lo studio e la conoscenza  di Dio Padre perché tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la sua casa. Quindi l’annuncio è quello della conversione e del confronto con il secolarismo e del dialogo con le grandi religioni. Insieme a tali tematiche i corsisti hanno la possibilità di scambiarsi esperienze di vita e di apostolato oltre ad approfondire la metodologia dell’apostolato.

Durante questi anni i 22 missionari laici portano la parola di Dio nelle famiglie sensibilizzando i fedeli della chiesa domestica, come cellula della parrocchia, secondo il piano pastorale della diocesi e della Chiesa universale.

Il Consiglio Pastorale non si limita a quanto detto, ma dà anche maggiore risalto alla tradizionale Via Crucis itinerante per le strade del quartiere che si svolge la sera del venerdì precedente la Settimana Santa, attraverso il commento e l’animazione da parte dei gruppi giovanili, i quali sono coinvolti anche a realizzare quadri in costume che illustrano realmente le scene delle 14 stazioni.

La spinta missionaria per l’Anno Santo porta ad incrementare le attività a favore della famiglia organizzando incontri periodici di coppie di coniugi e rinnovando i corsi di preparazione al Sacramento del Matrimonio nei quali si riducono gli incontri con gli esperti e si coinvolgono maggiormente i giovani sposi nel dialogo di coppia e di gruppo. Anche le aggregazioni ecclesiali sono chiamate sempre più ad animare le attività parrocchiali iniziando dalla Settimana per l’Unità dei cristiani e favorendo, con contributi economici, la partecipazione di molti giovani ai più importanti incontri nazionali e mondiali proposti dalla Chiesa.

Le trasmissioni televisive di TVL vengono interrotte per motivi economici e le energie vengono convogliate per appoggiare la nuova aggregazione dell’Arca di Noè ed il Progetto Prossimo.

 

 

In occasione del 40° anniversario dell’inizio delle attività parrocchiali viene presentato dal parroco un progetto per sistemare il presbiterio secondo le norme liturgiche, restaurare tutte le stanze della canonica ed ampliare la chiesa per far spazio al coro. Il 28 marzo 1998 nella chiesa stracolma di fedeli padre Vincenzo “con grande gioia e profonda commozione” presenta al popolo ed alle autorità religiose e civili il nuovo Presbiterio, progettato dall’arch. Giuseppe Di Biase secondo le nuove esigenze liturgiche ed invita l’Arcivescovo Enzio D’Antonio a presiedere la solenne cerimonia per la consacrazione dell’altare e della  chiesa “segni del compimento dell’alleanza iniziata da Mosè e portata a pienezza da Cristo e, al tempo stesso, simboli ed immagine della nostra consacrazione a Dio”  A settembre del 1998 i lavori sono ultimati e i parrocchiani si ritrovano in una chiesa leggermente ampliata, con il tetto isolato, un nuovo presbiterio, comode panche di rovere a cinque posti, luci ed impianto audio efficienti, pareti tinteggiate ed infissi e porte rinnovati. Nella nuova veste la parrocchia riceve nel gennaio del 1999 la visita pastorale dell’arcivescovo il quale “desidera rivitalizzare e dare importanza ai Consigli pastorali ritenuti importanti per la vita della Chiesa in modo che le responsabilità siano condivise e non si limitino alla preparazione del calendario delle attività dell’anno e alla sua verifica”. Le parole del Pastore della diocesi, ascoltate attentamente, si trasformano, da gennaio a giugno, in una serie di incontri parrocchiali che vedono coinvolte le famiglie e i giovani sposi sia in attività di riflessione biblica che di confronti con esperti su temi come: Il giovani nella famiglia, il ruolo dei nonni, la famiglia nella comunità parrocchiale, l’accoglienza alla vita, la spiritualità coniugale. Il tutto si conclude con una giornata di festa dedicata interamente alla famiglia. Procedono nel frattempo le attività ordinarie e quelle missionarie di preparazione al Giubileo. Nelle quattro settimane di Avvento viene diffusa anche una serie di riflessioni giornaliere in modo che tutti i fedeli possano prepararsi non solo con i gruppi ecclesiali ma anche in famiglia al Natale e all’apertura della Porta Santa.

Allo scopo di evidenziare l’unità della comunità parrocchiale e l’amore di Dio che si manifesta nella sua Chiesa, l’anno 2000 è presentato con un calendario di 12 pagine che,oltre ad illustrare il Giubileo in ogni suo aspetto, e tutte le attività  settimanali, mensili ed annuali della comunità, contiene l’elenco dei gruppi e consigli parrocchiali con i loro compiti e finalità insieme ai nomi dei responsabili.

Nel periodo della Quaresima e dell’Avvento, vengono distribuiti due serie di foglietti settimanali, dal titolo “Camminiamo insieme” per “mettere ognuno nelle migliori condizioni interiori di raccoglimento per meditare la Parola del Signore e riservare giorno per giorno qualche minuto per leggere il pensiero che la Chiesa offre e riflettere su di esso. Così facendo non solo potremo migliorare singolarmente, ma avremo anche la possibilità di unirci all’intera Comunità che in quel giorno medita sulla stessa Parola: ecco un nuovo modo per “camminare insieme”. Oltre a ciò la parrocchia organizza ed effettua  un pellegrinaggio giubilare e partecipa numerosa ai vari eventi proposti dalla Chiesa diocesana ai pellegrini che si recano a Roma.

 

Anche le scuole che si trovano nel quartiere vengono coinvolte durante la quaresima a vivere insieme l’Anno Santo. Gli studenti dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Fermi”, con quelli dell’Istituto d’Arte “Palazzi” e delle Scuole Medie “Mazzini” e “Umberto 1°” si ritrovano presso lo stadio di atletica di via Rosato per assistere alla rappresentazione scenica in costumi d’epoca della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, realizzata da un nutrito gruppo di giovani guidati dal registra D. Potenza e per partecipare, poi, alla Santa Messa.

 

 

 

Dal maggio del 2000, ogni giovedì sera del mese mariano, annunziata dal suono festoso delle campane, che ora hanno un impianto di amplificazione, inizia la nuova tradizione della “Peregrinatio Mariae”. La statua della Madonna con Bambino seguita da un gran numero di fedeli viene portata nelle strade del quartiere e, dopo una breve processione orante, sosta in un piazzale per la preghiera e la riflessione mariana.

Anche nel 2001 la parrocchia continua la sua missione evangelizzatrice nelle case attraverso un calendario appositamente realizzato con bellissime fotografie della chiesa di San Bartolomeo allo scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica verso la salvaguardia delle opere d’arte che vi si trovano e, nello stesso tempo, per offrire a tutti, ogni giorno, l’occasione di crescere spiritualmente attraverso la lettura di un breve passo del Vangelo, riflettere su una pagina riguardante la Madre di Dio per poi concretizzare la Parola attraverso la proposta di vita suggerita.  

Il nuovo arcivescovo, mons. Carlo Ghidelli, arrivato a Lanciano il 14 gennaio 2001, è accolto con simpatia nelle ripetute visite mensili alla Comunità di San Pietro. Colpisce l’animo di tutti i gruppi con i suoi tre pensieri: “Ecco sono con voi”, “Coraggio, non temete”, “Avanti insieme”. Con lui si cerca di capire e far scomparire le cicatrici ancora aperte nelle persone deluse dalle incomprensioni seguite al trasferimento di padre Lorenzo e di procedere unita nella preghiera e nel servizio.

Con lo scadere del triennio il Consiglio Pastorale rinnova molti suoi membri e fa il punto della situazione prima della visita pastorale dell’Arcivescovo prevista dal 6 al 9 febbraio 2003 che ha l’intento di “essere considerata in continuità col passato…contribuisca a rendere più bella e santa la Chiesa frentana …nella speranza di una più serrata e consistente rete di rapporti tra di noi..”. La visita è preceduta da una lettera indirizzata al parroco in cui mons. Ghidelli esprime il desiderio di “venire da voi come un padre, un fratello maggiore per: rilevare il tasso di fede che caratterizza la comunità parrocchiale; prendere atto e rilanciare le tante belle iniziative di cui è ricca la pastorale parrocchiale, lasciarmi ispirare dalle vostre proposte e attese, favorire rapporti sereni e costruttivi tra laici e clero, tra associazioni e gruppi, tra fedeli e vescovo”. I risultati degli incontri, le relazioni effettuate dai responsabili dei gruppi e dal parroco, la partecipazione numerosa e fortemente sentita in ogni incontro rendono “visibile la Chiesa di Cristo che è in S. Pietro apostolo unita al suo pastore”, lasciano intravedere che la Parrocchia procede con entusiasmo e unità di intenti nei servizi richiesti ed è punto di riferimento per molti.

Dopo la sua visita l’Arcivescovo invia un’affettuosa e significativa lettera di ringraziamento e di plauso comunicando anche dei significativi suggerimenti per migliorare il servizio di per sé già buono:“alle associazioni, gruppi, e movimenti presenti in parrocchia, segnatamente l’ACI, gli Scout, l’Arca di Noè, oltre ai ministri straordinari dell’Eucaristia raccomando di procedere sempre con retta intenzione alla edificazione dell’unica Comunità, mettendo al suo servizio il proprio carisma e la massima disponibilità a partecipare, a collaborare e chiedo alla cara comunità di san Pietro, di intensificare il suo impegno missionario…”.

Incoraggiata da tale affettuosa visita la Comunità parrocchiale continua la sua strada partecipando numerosa ai corsi di aggiornamento dell’Arcidiocesi che per due anni di seguito vertono sul tema “La Parrocchia oggi” ed aprendosi ad altre problematiche sociali come il disagio giovanile e la crisi che va colpendo la famiglia. Per offrire un aiuto concreto a tali realtà si effettuano numerose altre attività tra cui una grande “Festa della famiglia” il 17 aprile 2005 per dare occasione ai coniugi di ritrovarsi insieme, riflettere sulla loro vita cristiana e divertirsi con i figli nel cortile dell’Istituto “Gesù Bambino” insieme al famoso cantautore cappuccino padre Cesare.

Per i giovani si costituisce un gruppo di volontari che porta avanti il “Progetto Aurora”. Tra le altre occasioni di coinvolgimento proposte alle famiglie spicca il concorso: “I presepi nel quartiere”, indetto già da alcuni anni dall’associazione “Ai Cappuccini” con la collaborazione della parrocchia, allo scopo di favorire lo sviluppo di questa bella tradizione cristiana nelle case e nei luoghi di lavoro.

 

 

Anche le feste patronali del 29 giugno in onore di San Pietro nel corso degli anni subiscono modifiche sostanziali. Si inizia con il coinvolgere, sia nella gestione che nell’esecuzione, i gruppi giovanili della parrocchia in modo che la festa sia più familiare e sentita, inoltre per l’animazione si preferisce dare la preferenza a gruppi e cantanti che offrono repertori di alto contenuto religioso e morale, come il “Gen Rosso” e il “Predicantore” padre Cesare.

 Il 25 aprile 2006 alla comunità parrocchiale giunge la bella notizia della restituzione ai Frati Cappuccini della chiesa di san Bartolomeo con alcune stanze dell’antico convento. Dopo la soppressione dell’Ospizio di mendicità dal parte del Comune di Lanciano, la ASL, nuovo proprietario, non considerando più idoneo il prestigioso edificio storico alla sue finalità sociali e sanitarie, preferisce restituire una sua parte agli antichi proprietari che l’accettano con gioia perché utile alla parrocchia, da sempre in cerca di locali per i suoi bisogni. Dopo la bellissima cerimonia religiosa di insediamento, il Consiglio Pastorale dà mandato ad una commissione di studiare uno Statuto per crearvi un Oratorio parrocchiale.

Con il nuovo anno tutti sono spronati da padre Vincenzo ad organizzare adeguatamente un programma per il 50° anniversario dell’inizio delle attività della parrocchia. Si inizia con una missione popolare sul tema:”Importanza della Parrocchia oggi, struttura fondamentale sulla quale far leva per il futuro” che coinvolge centinaia di persone riunite in diverse case e sale condominiali per pregare e dialogare insieme. Ne segue un intenso programma di attività spirituali, culturali e ricreative che mirano a far sì che la Parrocchia di San Pietro sia sempre il centro unificatore vivo e dinamico del quartiere “Cappuccini” di Lanciano.