Restauro del polittico del
Santo Rosario
di Luca Mombello ricollocato
nell'antica Pieve

Immagini dei quadri restaurati

 

Nell'abside dell'antica pieve di Santa Maria Assunta a Pié del Dosso è stato ricomposto e collocato il polittico del Rosario, dipinto da Luca Mombello nella seconda metà del Cinquecento e da lui firmato in un piccolo cartiglio giacente in basso, a destra, sulla tela principale che sta al centro del solenne apparato.

Per alcuni mesi le diciassette tele dipinte (cioè la paletta centrale con la raffigurazione dell'istituzione e della predicazione del Rosario, i quindici misteri e la lunetta di coronamento raffigurante il Padre Eterno a braccia aperte affiancato da due angeli) e tutte le cornici lignee intagliate e dorate, debitamente smontate, sono state accuratamente sottoposte ad un completo restauro da parte della Scuola regionale per la valorizzazione dei beni culturali Enaip Lombardia, con sede a Botticino.

 

Lo stato dei dipinti

Lo stato di conservazione, sebbene non irreversibilmente compromesso, anche a colpo d'occhio, appariva molto deteriorato e precario per tutte le parti dipinte, sebbene a livelli diversi. I supporti, dei dipinti, infatti, costituiti da ritagli di grandezza piuttosto irregolare di tela di lino di tramatura fitta a filo sottile ad armatura diagonale, presentavano in svariati punti delle macchie chiare costituite dalla preparazione passata dal davanti al retro della tela al momento della stesura. Anche lungo le linee della chiodatura di fissaggio al telaio, le tele apparivano disancorate e causa dell'azione corrosiva prodotta dai chiodi stessi per lungo processo di ossidazione con depolimerizzazione delle piccole porzioni di tela intorno alle teste dei chiodi, la qual cosa aveva prodotto un pronunciato allentamento e diffuse piegature delle tele stesse con caduta di zone di preparazione e di pellicola pittorica.

Lo stato di degrado appariva molto avanzato soprattutto nel riquadro centrale (il più grande dell'insieme) che sul retro presentava anche quattro toppe applicate in epoca remota nell'intento di tenere riaccostati i labbri di sbrecciature estese parecchi centimetri. Sul davanti erano invece assai evidenti alcune stuccature di spessore consistente, che risaltavano molto più del dovuto per il fatto che la pellicola pittorica originale era stata stesa dal Mombello in strati sottili con un legante debolmente oleoso, e per il fatto che tutta la superficie risultava essere stata sottoposta, in epoca imprecisabile, ad una drastica pulitura con un recupero estetico dell'opera effettuato tramite ridipinture, molte delle quali apparivano alterate cromaticamente in un color rosso-bruno. In tutti i dipinti, poi, era ormai molto precario lo stato protettivo, per alterazione ed abrasione diffusa della velatura finale.

 

Lo stato dell'apparato ligneo (ancona/soasa)

L'apparato ligneo di questo polittico del Rosario è composto principalmente da cinque elementi strutturali e due decorativi, assemblati in una struttura che ricorda quella della facciata di un "tempietto" di gusto rinascimentale. La struttura di sostegno è in legno di abete, mentre per le parti decorative l'intagliatore ha utilizzato un legno più tenero e duttile, probabilmente tiglio o pioppo.

L'insieme appare di sobria e lineare eleganza e di microarchitettura assai proporzionata, componendo molto bene motivi lineari con elementi decorativi più aggettanti, come ovuli e cardi, encarpi con nastri, gole rovesce ornate di fogliame stilizzato; gli elementi di maggior spicco sono costituiti da intagli fitomorfi a tutto tondo posti a raccordo della centina (che incornicia la lunetta col Padre Eterno) con la cornice sotto-timpano; essi sono molto eleganti e di intaglio molto raffinato.

L'intera ancona lignea (in ambiente veneto-bresciano detta anche soasa o suasa) si presenta interamente dorata, ad esclusione delle specchiature che intervallano il ritmo di posizionamento (verticale ed orizzontale) dei quindici misteri intorno alla paletta centrale: queste specchiature presentano, invece dell'oro, un motivo a finti marmi policromi. La doratura, in tutte le parti, mostrava però un avanzato stato di consunzione tanto da permettere la visione dello strato bolare sottostante, soprattutto sui rilievi delle strutture inferiori e laterali. Si individuavano numerose lacune sia di sola foglia metallica (oro) sia di tutta o di una parte di gessatura sottostante la foglia d'oro. Diffuse erano anche le devastazioni prodotte da microrganismi e da insetti xilofagi.

 

Interventi restaurativi sulle tele

Nelle varie operazioni di restauro, interventi di grande rilievo furono l'asportazione meccanica delle toppe presenti sul verso della paletta centrale e l'asportazione, con l'ausilio del bisturi, dei residui di colla-pasta che tenevano adese le medesime toppe alla tela, essendo risultato inefficace, per la rimozione stessa, l'utilizzo di un solvente. Altra operazione, delicata e risolutiva, è stata l'esecuzione dell'appianamento del dipinto, utilizzando umidità, colore e pressione (processo di stiratura). Su tutti i dipinti è stata eseguita la stuccatura delle lacune di preparazione per ristabilire la continuità della superficie. Nella paletta centrale, ove più vaste erano le lacune, lo stucco è stato di volta in volta pigmentato con colore a tempera a seconda delle campiture.

Nei riquadri dei Misteri e nella centina col Padre, lo stucco è stato lasciato in bianco, non pigmentato, per procedere poi con una stesura di colore ad acquerello che facilitasse la successiva fase di ritocco; per i Misteri si è proceduto alla reintegrazione con tecnica a puntini direttamente sulle basi ad acquerello, mentre sulla pala centrate e sulla tela della centina la reintegrazione è stata eseguita con acquerelli applicati utilizzando una tecnica a rigatino. Infine tutti i dipinti sono stati nuovamente vincolati tramite una chiodatura perimetrale ai loro rispettivi telai originari.

 

Interventi restaurativi sulle cornici

Sulle cornici gli operatori del restauro sono intervenuti per praticare una prima pulitura con tamponcino umido, con la precauzione di bagnare il meno possibile la superficie dorata nelle parti abrase e lacunose, per procedere poi al consolidamento della doratura con colletta fatta penetrare mediante l'uso di siringa. Raggiunto un sufficiente consolidamento della doratura, è stata fatta accurata pulitura dei singoli elementi della struttura lignea e, successivamente, sono state inserite piccole porzioni di legno di abete, opportunamente tagliate e modanate mutando il volume originale, nelle diffuse lacune presenti sia in elementi decorativi sia su quelli strutturali: per questi ultimi è stato impiegato legno di cirmolo.

Tutte queste colmature di lacune sono poi state gessate, lisciate e, sulle superfici cosi preparate, sono state stese tre mani di bolo giallo e una di bolo rosso su cui venne fissata la doratura a foglia d'oro: su tutto, come operazione finale, è stata stesa una verniciatura trasparente. Anche queste parti hanno così riacquistato il loro splendore, nell'oro ravvivato dai bagliori rossastri del bolo sottostante che ottimamente dialoga con la cromia armoniosa delle diciassette tavole dipinte perfettamente reinserite. La bellezza della parte lignea di questa ancona è fortemente qualificata dalla finezze dell'intaglio, mai approssimativo né rozzo, e dalla coerenza del disegno architettonico che la qualifica quasi fosse una piccola facciata di chiesa. Il pittore delle tele è, come si legge con nitidezza nella firma lasciata in basso a destra, il bresciano Luca Mombello, che fu anche ricercato e raffinato intagliatore. Le poche cornici che con sicurezza possono essere ascritte alla sua mano presentano sempre una esuberanza esornativa tradotta in una moltitudine di fiorellini e frutti che fanno esplodere in fantasiosi grumi multicolori i più tradizionali motivi stilizzati di flora, fauna e geometria.

Nel nostro polittico non ci sono evidenze stilistiche tali da poter assegnare al Mombello anche l'esecuzione delle parti non pittoriche, ma è verosimile che il disegno cosi armonioso derivi da un suo pensiero.

 

Chi era Luca Mombello?

Dalle polizze d'estimo da lui presentate nel 1568 e nel 1588, si apprende che nacque nel 1518; da altri documenti la data della sua morte può essere fissata tra il 1588 e il maggio del 1596, mentre il luogo di origine è tradizionalmente indicato in Orzivecchi.

Le fonti lo dicono, a ragione, allievo di Alessandro Bonvicino il Moretto (Brescia 1498 ca - 1554), il grande maestro del Rinascimento bresciano, ai modi del quale rimase affettuosamente legato anche negli anni in cui la pittura, sotto gli stimoli innovativi delle varie correnti manieristiche, aveva assunto orientamenti di strabiliante novità. Dopo la morte del Moretto, a partire dal 1555, fu scelto come l'alunno più adatto a portare a compimento alcune opere del Maestro rimaste incompiute, specialmente le tele destinate a decorare la cappella del Santissimo Sacramento in San Pietro de Dom (poi Duomo Nuovo di Brescia). Questa incombenza innescò anche un contenzioso fra Luca Mombello e gli eredi del Moretto, conclusosi poi con la mediazione di Agostino Gallo.

Già gli antichi autori della letteratura critica artistica videro in Luca Mombello due anime che, di volta in volta, si esprimevano quasi in due poetiche diverse. L'una fedele ai modi del Moretto, salda ed austera; l'altra più incline ad un naturalismo indagato con pedanteria e prolissità talvolta stucchevole, ove sembra perfino che vi disperda, per sua msipienza, i magnifici insegnamenti del maestro in una trita minuteria descrittiva di gioielli, fiori, trine, pizzi, inseguendo il gusto, come malignamente afferma Francesco Paglia, di "compiacere alle monache", che apprezzavano un tal genere di pittura e si rivolgevano a lui con pluralità di committenze. Oggi la critica è più avveduta e cerca di recuperare anche altri aspetti della pittura del Mombello, favorita in ciò dalle continue aggiunte di opere inedite al suo catalogo, ove molto spesso emerge la personalità di un buon maestro, legato alla tradizione bresciana non perché chiuso alle novità, ma perché consapevole d'una ricca vitalità per niente in fase di esaurimento.

E' stata stesa una verniciatura trasparente. Anche queste parti hanno così riacquistato il loro splendore, nell'oro ravvivato dai bagliori rossastri del bolo sottostante che ottimamente dialoga con la cromia armoniosa delle diciassette tavole dipinte perfettamente reinserite. La bellezza della parte lignea di questa ancona è fortemente qualificata dalla finezze dell'intaglio, mai approssimativo né rozzo, e dalla coerenza del disegno architettonico che la qualifica quasi fosse una piccola facciata di chiesa. Il pittore delle tele è, come si legge con nitidezza nella firma lasciata in basso a destra, il bresciano Luca Mombello, che fu anche ricercato e raffinato intagliatore. Le poche cornici che con sicurezza possono essere ascritte alla sua mano presentano sempre una esuberanza esornativa tradotta in una moltitudine di fiorellini e frutti che fanno esplodere in fantasiosi grumi multicolori i più tradizionali motivi stilizzati di flora, fauna e geometria.

Nel nostro polittico non ci sono evidenze stilistiche tali da poter assegnare al Mombello anche l'esecuzione delle parti non pittoriche, ma è verosimile che il disegno così armonioso derivi da un suo pensiero.

 

Pier Virgilio Begni Redona

 

Immagini dei quadri restaurati