Come dice il
Vangelo, nella vigna del Signore c’è posto per molti operai. E nella
nostra parrocchia arrivarono ben presto dei nuovi aiutanti, i cappellani.
Molti erano, soprattutto nei primi tempi, dei sacerdoti
novelli, alle loro prime esperienze di apostolato. Segno probabilmente che
la nostra comunità e il suo parroco erano visti come una realtà
interessante da un punto di vista pastorale e nello stesso tempo
sufficientemente sostenente per un giovane prete.
In particolare molti ragazzi e molti giovani (ormai in gran
parte non più tali!) li hanno incontrati come persone stimolanti e
significative nel loro percorso di crescita umana e religiosa.
All’inizio arrivarono dei sacerdoti per aiutare don
Vincenzo solo nei giorni festivi. Nella prima invernata don Walter Russi,
dei Salesiani dell’Istituto di Mogliano. Poi, per alcuni mesi, don Dino
Fiorotto, della diocesi di Treviso, e padre Adeodato, di Venezia.
Per parecchi anni celebrò messa a Favaro anche un canonico
di S.Marco, mons. Giovanni Marcato, che si dichiarava sempre
particolarmente contento di abbandonare per un po’ la Curia e il suo
seggio in cattedrale per tornare a fare il pastore.
Ci sentiamo di
ricordare in modo un po’ più esteso don Bruno Frison, sia perché fu il
primo vero cappellano (dal 1965 al 1968), sia perché già da parecchio
tempo, in modo troppo prematuro, è tornato nella casa del Signore.
Erano quelli anni piuttosto vivaci, sia sul versante
religioso (con gli echi molto vivi del Concilio Vaticano II), sia su
quello sociale (l’emergere sempre più evidente del fenomeno giovanile,
la contestazione studentesca, i movimenti del’68).
Don Bruno fu per molti di noi uno stimolo e insieme un aiuto
per interpretare “i segni dei tempi”. Riusciva a far diventare
significative ed importanti anche delle occasioni di per se semplici: un
cineforum, un campeggio in Val Canali di Primiero, una gita in bici a
Strà,
una chiacchierata serale. Tutti gli riconoscevano soprattutto la capacità
e la disponibilità all’incontro, al di là di ogni pregiudizio e
schieramento di parte.
Alcuni suoi atteggiamenti crearono a volte dei
fraintendimenti nei cosiddetti “benpensanti”, soprattutto negli anni
seguenti, quando ormai aveva lasciato Favaro. Don Bruno ne rimaneva
sorpreso ed era il primo a dispiacersene. Don Vincenzo lo stimò e lo
sostenne. Molti di noi gli rimasero legati e continuarono a mantenere un
solido rapporto di amicizia, anche quando era ormai cappellano in altre
parrocchie.
Era una persona intelligente, sensibile, aperta. Sicuramente,
per molti aspetti, un sacerdote e un uomo in anticipo sui suoi tempi.
Dal 1° settembre 1968 arrivò don Michele Somma, che tutti
ricordiamo e stimiamo per la sua semplicità e pacata disponibilità. Egli
rimase giuridicamente vicario cooperatore per molti anni, fino al 1986,
quando venne nominato parroco della nuova e terza parrocchia di Favaro, S.
Leopoldo Mandich, ed ora regge da molti anni la vicina parrocchia di S.
Andrea, sempre a Favaro.
Ma già dal 21 agosto del 1978 fu affiancato da un secondo
cappellano, don Lucio Cilia. Per la verità si trattava di un cooperatore
“a tempo parziale”, in quanto il Patriarca l’aveva destinato anche a
frequentare gli studi di Liturgia a Padova e successivamente quelli di
teologia a Roma. Don Vincenzo lo ricorda come un pastore d’anime nato,
“un sacerdote intelligente e promettente sotto ogni aspetto”.
In effetti qualche promessa l’ha già mantenuta, in quanto
è da diversi anni Rettore del Seminario Patriarcale.
Dal 5 settembre 1980 lo sostituirà come secondo cappellano
don Cesare Zanusso di Jesolo, anche lui sacerdote novello. Rimarrà a
Favaro per sei anni, svolgendo con semplicità e vivacità il suo
apostolato. Diventerà poi parroco a S. Ignazio del Lido.
Il 9 settembre 1986 arriva don Roberto Mariuzzo di
Pontecrepaldo. Interrompe la serie dei preti novelli, in quanto aveva in
precedenza esercitato il suo sacerdozio a Jesolo e Caorle. Anche per lui
Favaro costituirà un buon trampolino per la nomina a parroco: dopo sette
anni viene promosso a reggere la comunità di Marano Veneziano.
Dal 1° settembre del 1993 il nuovo cappellano è don Stefano
Costantini, di trentun anni di età e sette di sacerdozio, proveniente da
S. Barbara di Mestre.
Non rimane molto: quattro anni dopo, nel settembre del 1997,
lo sostituisce, proveniente dalla parrocchia di Chirignago, don Andrea
Volpato. E’ un figlio “doc” della nostra gente e della nostra terra,
proveniente da una delle famiglie più significative della vecchia Favaro.
La Provvidenza tiene in serbo per lui e per noi ulteriori belle sorprese.
Ci pare giusto ricordare, accanto a queste figure di giovani
sacerdoti, don Gianni Fassina. Nato a Favaro nella nostra parrocchia, entrò
in Seminario e fu ordinato sacerdote il 28 giugno del 1980, prima
vocazione offerta alla Chiesa dalla nostra comunità. Don Gianni è sempre
stato attaccato al suo paese e ha cercato di essere presente spesso di
persona in momenti importanti o semplici, nelle vicende liete o tristi che
hanno riguardato l’intera comunità o qualcuno dei suoi componenti.
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