Era la sera del 10 febbraio scorso, al tramonto del sole, Padre Alfonso rendeva serenamente l'anima a Dio. Se n'è andato in punta di piedi senza disturbare nessuno, come sempre aveva fatto nella sua vita. La sua massima preoccupazione era quella di non essere di peso agli altri. Il 28 novembre scorso ha lasciato definitivamente la sua Levanzo a cui era molto affezionato, perché bisognoso di cure particolari e di assistenza continua. Il distacco è stato dolorosissimo, ha accettato solo per obbedienza questo trasferimento, perché ancora non si rendeva conto della gravità della sua malattia. Nella casa di cura "Casa Perez" a Negrar (VR) è stato accudito e seguito notte e giorno con particolare delicatezza e competenza da medici, infermieri, volontari sanitari, sacerdoti della casa di cura e dai Confratelli Canossiani del Seminario Maggiore.
Come definire Padre Alfonso? L'Apostolo della carità. I poveri erano i suoi prediletti, gli anziani i suoi amici più intimi e gli ammalati la pupilla dei suoi occhi. Testimone evangelico di bontà ed altruismo. Autentico esempio del Carisma Canossiano: "umiltà nella carità" per servire gli ultimi.
Chi non la ha visto correre per le nostre vie o a Trapani, su e giù per gli uffici, sempre lì per sollecitare, risolvere i molti problemi che affliggono i più bisognosi? Dalla pratica di pensione alla sedia a rotelle? Sempre pronto a soddisfare sia gli aneliti dello spirito che i miseri bisogni del fisico ammalato, soprattutto a difendere i deboli.
Sempre felice e sorridente per essersi donato completamente agli altri.
Non aspettava nessuna riconoscenza per la sua generosa carità e ripeteva spesso: "non compiere il bene se non hai il coraggio di sopportare il peso dell'ingratitudine".
Per quasi 30 anni ha camminato per le strade delle nostre isole ACCORGENDOSI degli altri. Tutti hanno trovato in Lui la soluzione delle proprie difficoltà. Un occhio di particolare attenzione ha avuto per gli anziani e per gli ammalati. Ogni cura e ogni premura per sollevare le loro sofferenze, i loro dolori e la loro solitudine. Incurante della sua età, dei suoi malanni (asma cronica bronchiale - sordità - semicecità - deviazione intestinale - due operazioni non riuscite alle mani - tumore al fegato) pensò SEMPRE E SOLO agli altri!
"Per fortuna che ho le gambe buone", lo diceva lui stesso, per poter correre al capezzale degli ammalati e anziani. La fretta, forse, ha impedito a tanti di accorgersi della sua bontà d'animo, della sua generosità. Bontà d'animo che lo portava a scusare tutto e tutti; a dare tutto agli altri anche ciò che gli era necessario. Ha difeso i diritti dei deboli, per loro ha salito scale su scale, ha scritto lettere su lettere, telegrammi su telegrammi, telefonate su telefonate; alla fine la sua "caparbia" costanza riusciva ad ottenere ciò che era un diritto del povero.
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Grazie Padre Alfonso per la tua semplicità e per la tua eroica carità. Non sei passato invano. Il tuo sorriso, la tua pazienza, la tua sollecitudine per i fratelli bisognosi sono per tutti noi non solo un insegnamento, ma un forte richiamo alla nostra carità. Prega per tutti noi, per i nostri anziani così bisognosi di assistenza e di serenità. Per i nostri giovani così lontani dal Vangelo. Per i fanciulli così desiderosi di crescere, ma privi di modelli da seguire. A te affidiamo le nostre comunità isolane, bisognose di un vero rinnovamento interiore, di una forte carica di fede.
FIORIN PADRE ALFONSO al battesimo RICCARDO. Nato a Legnaro (Padova) il 09.07.1913. Emise la prima Professione Religiosa nella Congregazione dei Padri Canossiani il 16.09.1936. Ha frequentato gli studi teologici nel Seminario di Venezia, dove fu Ordinato Sacerdote il 17.03.1940. Ha guidato come Superiore le Comunità religiose Canossiane di Venezia - Voghera (PV) - Senigallia (AN) - Pellestrina (VE) - Conselve (PA) - Favignana (TP).
Rettore del Seminario Canossiano dal 1941 al 1948. Procuratore Generale presso il Vaticano dal 1952 al 1958. Preside della scuola media Città dei Ragazzi a Caltagirone dal 1969 al 1972.
Il 13-06-1972 a Favignana come Superiore della Comunità. Parroco della Parrocchia lmmacolata e cappellano del Carcere.
Dal 30-08-1976 Parroco di Levanzo fino al 28 novembre del 2000.
Lo stesso giorno lascerà per sempre le Isole a causa della malferma salute.
Muore la sera del 10 febbraio nella casa di cura di Negrar (VR). E' stato sepolto nel cimitero di Legnaro (Padova) suo paese nativo, accanto alla sua Mamma, come lui aveva sempre desiderato.
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Nella sagrestia della Chiesa Matrice vi è questo quadro su tela ad olio dimensioni 98x72 di inestimabile valore, rappresentante un
"alto prelato" con un libro in mano.
A memoria d'uomo nessuno ricorda né l'identità e nemmeno l'origine.
Si legge nelle "MEMORIE E NOTE" di Salvatore Struppa (1877) a pagina 28:
"Io ebbi tempo di scambiar due parole con un Parroco; (Don
Bruno Angelico di Trapani (1876-1895) mi disse tante belle cose, tra l'altre m'apprese la notizia che il Cardinale Pallavicino, quello stesso che scrisse la "STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO" era consanguineo dei Pallavicino di Genova, padroni dell' Isola fino a
ieri.
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Il Cardinale PALLAVICINO PIETRO SFORZA appartenne al ramo (collaterale) di Zibello Paolo Gerolamo Pallavicino capostipite dei Conti di Favignana, proprietari delle Isole Egadi dal 1637 al 1874. Nacque a Roma il 18 novembre 1607, fece gli studi al Collegio Romano, si laureò in diritto canonico alla Sapienza (1625); in teologia al Collegio Romano (1628). Frequentò gli ambienti letterari romani e a 25 anni fu nominato Preside dell'Accademia degli Umoristi.
Nel 1630 ricevette gli Ordini Sacri, ebbe importanti cariche nell'amministrazione pontificia e fu Governatore di JESI - Orvieto - Camerino. Il 21 giugno entrò nella Compagnia di Gesù.
Fu professore: prima di filosofia (1639-1643), poi di teologia al Collegio Romano fino al 1659 quando venne nominato Cardinale.
Pur essendo occupato nei gravi uffici ecclesiastici di ben 5 Congregazioni, scrisse molto e toccando vari argomenti (letteratura - filosofia - teologia - storia).
Fu intimo amico del Papa Alessandro VII ancora prima del Pontificato e dopo fu Suo saggio consigliere.
Morì a Roma all'età di 60 anni e precisamente il 5 giugno 1667.
Il quadro in questione che lo rappresenta è senz'altro legato alla costruzione della Chiesa Matrice voluta da Giovanni Pallavicino, iniziata nel 1759 ed ultimata nel 1764.
Giovanni Pallavicino per diritto ereditario, ottenne il possesso delle Isole ed il privilegio reale della concessione del titolo MARCHESE, passando così Favignana da Contea a Marchesato dal Re
Filippo III i1 22 marzo 1631. Di tale fatto si ha traccia sul frontone della Chiesa Madrice ove fu riportata nello stemma dei Palla vicino la corona di Marchese.
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