DAL NOMADISMO AL DIVANO
Fermi come stracci
sotto il ferro da stiro
Bisogna riprendere a camminare, chiedere le dimissioni del
capitalismo verboso e burocratico.
Prima si camminava, adesso si telefona o si vaga nella rete.
L'Italia negli ultimi anni si è letteralmente fermata. Chi non è
fermo davanti alla televisione, è fermo davanti al computer o è
dentro un'automobile.
Nel Bel Paese non c'è più nessun motivo per camminare, nessuno con
cui passeggiare.
Si parla della penuria di esperienza, ma bisogna ricordare che sta
diventando impossibile proprio quella fondamentale, quella del
camminare.
Ultimamente si vedono dei camminatori infelici, gente che ha avuto
un infarto o teme di averlo. E allora avanti, avanti con la cura
coatta del corpo, avanti col fregarsene di quello che accade intorno
a noi. L'importante è stare in forma, anche se poi non si sa bene
che farsene di questa forma. Al massimo si può telefonare o scrivere
al computer.
Il primo gesto per
ridare spazio al camminare è quello di chiedere le dimissioni del
capitalismo burocratico. Ci sono troppi uffici, troppe scrivanie. Le
persone hanno la testa allagata di parole.
E quando si sta con la testa allagata di parole camminare più che
salutare è doloroso.
Dovremmo guardare il mondo e siamo fermi nella
palude delle nostre ansie, delle nostre paure, delle nostre
recriminazioni.
Vorremmo camminare in leggerezza, soffiare via ogni
peso e invece siamo addobbati come un albero di natale e continuano
ad arrivarci pesi da ogni parte.
Adesso il computer ce lo portiamo in tasca. Per
aprire la posta elettronica non c'è bisogno di tornare a casa. Basta
sedersi e vedere che dicono di noi gli altri infermi come noi.
Dal nomadismo al divano è passato molto tempo, lo stesso che divide
l'età della pietra da quella della piastrella. È arrivato il momento
di rimettersi in cammino, ma senza aloni misticheggianti. Camminare
per guardare, camminare perché percepire è più importante che
giudicare, guardare quello che c'è piuttosto che pensare il mondo
per come ce lo hanno descritto altri.
È tempo di uscire, di sciamare nell'esterno, per vedere come ogni
giorno qualcosa si disfa e qualcosa si forma. Non bisogna camminare
per allungarsi un poco la vita, ma per renderla più intensa. Uscire
a vedere, girare dietro e intorno alle cose, attraversarle,
collezionare dettagli, misurare la realtà con la pianta dei piedi.
Il mondo è colossale, non può essere rinchiuso nella baracca del
nostro io.
Abbiate cura di andare in giro.
Non rimanete fermi come uno straccio sotto il ferro da stiro.
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