L'ALBERO FIORITO
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Oh, la stranezza! Ieri, nudo come una trave, oggi, vestito a festa! e spargi il tuo soave chiaror per la foresta, e nei venti leggeri agiti il tuo vestito lucente e ricamato. Oh, chi te l’ha donato oh, chi te l’ha cucito cotesto bel vestito di raso ricamato? Era ottobre, ed io languivo con in fondo al mio pensiero una gran malinconia. Venne un vento cattivo, mi scrollò, mi portò via il vestito giornaliero. E poi venne la nebbia trista, fumò tacita, mi avvolse, mi bendò adagio, mi tolse il sole dalla vista. E poi cadde la pioggia grossa, battiture aspre mi die’, mi penetrò nell’ossa, mi immollò da capo a pie’. E poi cadde la bianca neve: fredda cadde, alta così, tutta mi cadde addosso, vivo mi seppellì! Io tremavo a più non posso. “Muoio!” dicea tra me, e invece sonno presi, e dormii tanto che mai. Dormii sodo mesi e mesi e stamane mi svegliai, mi svegliai ch’ero vestito e il sol d’oro era sul prato. Ma chi me l’ha donato, ma chi me l’ha cucito cotesto bel vestito di raso ricamato? Non lo so, fanciullo mio, lo sa Iddio. Angiolo Silvio Novaro |
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