PRESENTAZIONE DEL BEATO GIUSEPPE MARELLO

I santi ci sono offerti come modelli di perfezione e di impegno eroico nell'esercizio delle virtù cristiane.

La vita del Marello e' interessante per tutti poiché fu eccellente nella pratica di tutte le virtù risultando

straordinario nelle cose ordinarie

Fu consapevole, però,della grandezza del dono del sacerdozio ed e' soprattutto in questa prospettiva una conferma ai confratelli impegnati nel Sacerdozio.

Era, anzitutto, un cultore della liturgia non intesa come fredda e precisa sequenza di cerimonie, ma come partecipazione a segni di una realtà vivente. Ci possono giovare alcune testimonianze che lo riguardano sia come sacerdote che come vescovo.

Ricorda don Bistolfi:" Era una vera lezione liturgica e ascetica per noi sacerdoti osservare il vescovo Marello mentre celebrava la Messa"

Il popolo affermava" la Messa del vescovo è già una predica"

Padre Cirillo " L'ho visto celebrare nella nostra chiesa nel 1891 era la prima volta che lo vedevo ed ebbi subito l'impressione di essere davanti a un santo.

" Faceva impressione il suo fervore nel celebrare le sacre funzioni e la proprietà che metteva in ogni gesto."

A noi Padri Oblati di S.Giuseppe veniva fatta una seria e impegnativa didattica sulla celebrazione della S.Messa in particolare e dei Sacramenti in generale, proprio partendo dall'impegno del Fondatore.

Un nostro educatore, padre Savino Vivaldi, riportava un fatto avvenuto nella sua parrocchia con una donna che cercava un sacerdote di cui non ricordava il nome: alto.. capelli scuri.. quello che dice bene la Messa.

Un altro caposaldo della vita del beato Marello fu l'attaccamento alla Chiesa e al Papa.

Da Roma, dove si trovava come segretario del vescovo di Asti che partecipava al Concilio Vaticano I° scriveva a un amico:

"Viva Pio IX Pontefice infallibile!

Nel Marello domina un pensiero teologico interessante sulla persona del papa.

Egli vede rappresentato non solo san Pietro di cui il Papa e' successore ma

tutta la chiesa di cui il Papa e' capo.

tutti i fedeli di cui il Papa e' padre e maestro

Gesù cristo stesso di cui il Papa e' vicario visibile.

Scriveva le impressioni della prima udienza avuta da Leone XIII:

"Oh, quanto coraggio infondeva nel cuore la presenza di quel santo vegliardo! che salutari consigli! che sagge norme di vita episcopale! quali incitamenti alla carità, alla mansuetudine, alla costanza di propositi e soprattutto alla prudenza evangelica"

Il Marello aveva una spiccata personalità che gli derivava da un'intelligenza vivace e aperta e da una volontà ferma e decisa.

Anche la crisi che lo aveva colpito a 18 anni inducendolo a lasciare il seminario in vista di altre prospettive, lo aveva maturato nel carattere e nella fermezza delle decisioni.

Anche per quest'aspetto abbiamo molte testimonianze come quella del suo Vescovo di Asti, Mons.Ronco

" Ricco di scienza canonica, diligente alle opere, sbrigava con prontezza la moltitudine degli affari che gli cadevano fra le mani"

Ancora Mons.Ronco esaltava "la dottrina, la saggezza,la pietà, l'esempio sublime di devozione e di attaccamento alla Chiesa e al Papa"

Interessante il profilo tracciato da Mons.Mignone,vescovo di Arezzo:

mistico-operoso zelantissimo-riservato

paziente-energico semplice-eroico missionario-senza-missione amante del silenzio e ricercato da tutti

fondatore di una congregazione e vescovo altrove."

Un capitolo doloroso della vita del beato Marello è scritto dalla vertenza con la Piccola Casa di Torino che vantava diritti inesistenti sulla casa madre della congregazione in Asti.

Il beato Marello aveva rimesso la causa alla S.Sede ma aveva anche voluto accelerare i tempi con una decisione eroica, di cui erano sicuri i nostri primi padri e riportata da mons.Rastero:

"Io credo che il nostro vescovo Marello abbia offerto la sua vita al Signore per il suo istituto"

Altre testimonianze lo definiscono:

"L'apostolo dei giovani, l'angelo del confessionale"

" Il canonico bravo, il prete che non parlava mai di roba, di denaro, ma di anime, di Papa, della Chiesa"

" Dal suo sguardo, dalle sue parole, dal suo dignitoso comportamento traspariva un non so che di soprannaturale che avvinceva"

" Guarda che bell'aria ha quel prete: pare un S.luigi! andiamo a confessarci da lui che sarà buono"

Alcuni pensieri del Marello ci danno l'ampiezza della sua visione di fede e della sua personalita':

" Un solo buon proposito, fecondato, studiato, accresciuto,ricordato sempre, vale il bene di tutta la vita"

*Facendo le opere di Dio in silenzio, senza confidare negli uomini e neppure in noi stessi,ma pieni di speranza negli aiuti soprannaturali, tutto camminera' per il meglio"

Aveva chiare le idee anche sull'essenza dell'apostolato:

" Ecco la nostra missione: far conoscere, far amare

far partecipare la dottrina di Cristo"

" Piantiamo, irrighiamo ma soprattutto teniamo costantemente rivolta la pupilla al grande astro divino da cui discende il calore benefico della soprannaturale fecondazione"

Era perentorio con i suoi oblati:

" Siate certosini casa, apostoli fuori casa"

per lui le basi dell'apostolato erano tre:

l'esempio - la preghiera - la catechesi.

a) L'esempio: su questo tema abbiamo già accennato.

b) La preghiera: sono interessanti alcune sue esortazioni

" In questi giorni la preghiera è il più grande,

il più potente apostolato; preghiamo e facciamo pregare"

" Preghiamo molto e di cuore: preghiamo anche senza sentirne il gusto; preghiamo anche nelle aridità dello spirito; preghiamo il buon Dio che c'insegni ad amarlo e che ponga finalmente termine alle nostre tiepidezze"

" Camminiamo alla presenza del Signore con la semplicità di un fanciullo che si trastulla sotto gli occhi della madre"

c) La catechesi. Il suo insegnamento si fa ricco e vasto e ne fa oggetto di una lettera pastorale:

"Catechesi e' annunciare Gesù risorto"

" Il catechismo e' il libro per eccellenza che ha una verità,un consiglio, un ammaestramento per tutti"

" L'istruzione scompagnata dalla religione non può dare vera luce all'intelletto, muovere efficacemente al bene la volontà"

" Il Marello cita un ripensamento di Rousseau: " Che si possa essere uomo virtuoso senza religione. fu una mia falsa idea"

" Cita anche Adolfo Thiers presidente della repubblica francese:

"Bisogna tornare al catechismo!"

Già allora aveva compreso il pericolo del laicismo:

" La società è insidiata dagli insegnamenti di una morale vaga, monca, incoerente, mutabile e senza efficace sanzione: con l'aiuto della stampa questi falsi insegnamenti si sono fatti popolari e penetrano nel tugurio del povero e nell'officina dell'operaio; principi e massime che fomentano le passioni, che corrompono la mente e il cuore, che scuotono le basi della famiglia..."

(e allora non c'era la televisione!!!n.d.r.)

Non si fermava,però, alle recriminazioni sterili: dava invece indirizzi precisi:

" La società non sarà salva se non avvicinandosi a quei tesori di sapienza e di vita che si racchiudono nella dottrina del catechismo che è voce di Colui che solo ha Parole di vita eterna"

Un'altra intuizione su un ruolo oggi molto disatteso che compete di diritto ai genitori:

" Voi genitori siete i primi maestri e le vostre labbra sono i primi libri su cui s'inizia questa scuola salutare. A voi spetta far crescere i lineamenti di Dio nei vostri figli. A voi spetta formare in essa la buona coscienza.A voi spetta educarli ad osservare la legge divina, ad essere giusti e caritatevoli con tutti.Non solo e' vostro dovere inviare i figli alla parrocchia ma anche assicurarvi che intervengano con assiduità ed esaminare se ricavano profitto dall'insegnamento ricevuto"

Era consapevole della "latitanza degli adulti" e dedica un'altra lettera pastorale al fenomeno sempre diffuso del rispetto umano.

Uomo pratico aveva intuito l'importanza della questione sociale che si accendeva al suo tempo ed era in linea con don Bosco, don Murialdo, don Cottolengo e Faà di Bruno.

Accoglie con entusiasmo l'enciclica Rerum Novarum del Papa Leone XIII e la presenta alla diocesi come "dimostrazione che a risolvere la questione operaia si affatichi invano la sapienza umana senza la divina scorta della fede"

Afferma pure:

" L'ingiustizia non si elimina con gli uomini meccanizzati, ma con uomini divinizzati; una fede è necessaria più della materia prima"

" Da' come patrono ai suoi Oblati S.Giuseppe, non solo come modello di umiltà e santità silenziosa ma anche di operosità:

" L'attività degli Oblati si esplica tanto nelle opere di apostolato quanto in opere manuali o tecniche professionali per essere più vicini alle esigenze dei futuri operai"

Lui stesso, per primo in Asti, aveva aperto una scuola serale di catechismo per giovani operai che avevano risposto con una frequenza e assiduità commovente.

La sua disponibilità verso gli ultimi l'aveva manifestata già da sacerdote ad Asti accollandosi l'onere di un ospizio per vecchi che stava per chiudere a motivo dei debiti e che lui, su indicazione del suo Vescovo, non aveva esitato ad inserire nelle cure della sua nascente congregazione.

Questo sacerdote e vescovo cosi' impegnato era di una grande serenità e padronanza e poteva dare della santità una definizione che si discosta dalle solite affermazioni:

* La vera santità deve essere cordiale, universale, molteplice; deve estendersi a tutti e non restringersi alla cerchia di una bontà esclusiva e foggiata a modo nostro, che non e' conforme allo spirito di Gesù"

E metteva in pratica la sua dottrina, come riportano i testimoni:

" Una sua parola detta sia in pubblico che in privato aveva per noi seminaristi più efficacia di qualsiasi abile educatore."

" Era la santità e la semplicità in persona"

" Anche fuori della chiesa dimostrava una dolcezza incomparabile con la popolazione, con i bimbi, con tutti"

Era compreso da un grande spirito di amicizia e attenzione che aveva da chierico e da sacerdote con gli amici e da vescovo con i sacerdoti affidati alle sue cure come appare in modo evidentissimo dalle sue lettere.

Tanta amabilità era dovuta alle buone compagnie che aveva frequentato fin da bambino, come lui stesso afferma:

" Voglio amare voi solo, Signore, fonte di ogni amore. Voi solo nei vostri santi, in Maria, in Giuseppe, negli angeli miei tutelari; voi solo nella vostra chiesa. "( era davvero in buona compagnia...)

EBBE UNA PARTICOLARE DEVOZIONE A S.GIUSEPPE

" Raccomandiamoci a San Giuseppe, guida e maestro della vita spirituale, modello inarrivabile di vita interiore e nascosta di pazienza e di fiducia in Dio, di amore a Gesù e Maria"

" Tu, o Giuseppe, ci segni la via, ci sorreggi in ogni passo, ci conduci dove la divina Provvidenza vuole che arriviamo"

" San Giuseppe è il nostro avvocato in cielo"

GRANDE E AFFETTUOSA FU PURE LA SUA DEVOZIONE A MARIA Santissima.

La sua vita fu segnata da questa presenza:

1)Senti' la vocazione al sacerdozio a 12 anni, nel santuario della Misericordia di Savona

2)Fu la Madonna Consolata a riportarlo in seminario durante la crisi, dopo una grave malattia.

3)Fu nuovamente a Savona, accanto al santuario della Misericordia che termino' la sua vita terrena.

Il Beato Marello ci ha lasciato una ricca mariologia che emerge da tutti i suoi scritti. Vediamo qualche spigolatura:

"Facciamoci piccoli discepoli di Maria, domandiamole la grazia di imitarla non nelle virtù grandi ed eroiche ma in quelle virtù nascoste, umili, modeste che sono proprie di Maria"

"Maria dal cielo ci guarda con amore e vuole aiutarci nei nostri bisogni, porgendoci ognora la sua mano materna per soccorrerci e farci salire più agevolmente al cielo"

"Mettiamoci sotto il patrocinio della vergine Maria che fu umile per eccellenza, anzi la più grande e più umile di tutte le creature. Teniamoci sempre nemici degli onori, delle lodi e delle lusinghe del mondo; lasciamo pure che i mondani tra di loro si innalzino, s'inchinino, s'incoronino...noi accontentiamoci di quella vicendevole stima che ci portiamo e della bella carità che tutti ci unisce in stretto vincolo nel divino amore e che ci dovrà riunire tutti, un giorno, in cielo."

" Si spera, con questa esposizione, di aver dato almeno un'idea della santità e della grandezza d'animo del beato Marello che fu tale perché consapevole del dono del sacerdozio che aveva dato senso a tutta la sua vita. Per questo poteva affermare

" Un sacerdote e' qualcosa di grande al cospetto degli uomini,degli angeli e di Dio stesso."

Oblatus quidam

Appunti rivisti a luglio del 2001.

* * *

IL BEATO GIUSEPPE MARELLO

grande devoto di S.Giuseppe

Il Marello ebbe una particolare devozione a S.Giuseppe.

" Raccomandiamoci a S.Giuseppe guida e maestro,modello di vita spirituale,maestro inarrivabile di vita interiore e nascosta,di pazienza e di fiducia in Dio,di amore a Gesù e a Maria Santissima Tu,o Giuseppe ci segni la via,ci sorreggì in ogni passo,ci conduci dove la Divina Provvidenza vuole che noi arriviamo"

" S.Giuseppe è il nostro avvocato in cielo"

Appena ordinato sacerdote lo scelse come modello e a lui si rivolgeva con la nota invocazione:

" O glorioso patriarca S.Giuseppe non ti scordare di noi che andiamo trascinando queste misere carni sulla dura terra d'esilio.Tu che dopo la Vergine Benedetta primo stringesti al seno il Redentore Gesù,sii l'esemplare del nostro ministero che,come il tuo,è ministero di relazione intima col Divin Verbo.Tu ci ammaestra,ci assisti,ci rendi degni membri della S.Famiglia."

E aggiungeva:

"S.Giuseppe è sempre il maestro di cappella che da' le intonazioni,ma qualche volta permette le piccole stonature.Nel suo caro mese,però,vuole che tutte le note fluiscano melodiose e giuste da rapirci lo spirito lassù,dove tutto è armonia".

Vedeva S.Giuseppe nella luce della Provvidenza quando affermava:

"Voglia Iddio che noi ci possiamo mantenere sempre degni di appartenere alla famiglia benedetta di S.Giuseppe e meritevoli di ricevere dalle mani del suo Capo il nutrimento quotidiano."

Questo vedere S,.Giuseppe come responsabile,è in linea con l'insegnamento del Vangelo dove - come ci riporta S.Luca -è Maria stessa,nell'episodio del ritrovamento di Gesù nel tempio, che antepone a se stessa Giuseppe:" Figlio,Perché ci hai fatto questo? tuo padre ed io,angosciati,ti cercavamo"

** S.Giuseppe è anche il modello che il Marello sceglie come esemplare della nascente Congregazione alla quale si può appartenere ad una precisa condizione,ossìa:

" ritirandosi col proposito di permanervi nascostamente e silenziosamente operoso,nell'imitazione di quel grande modello di vita povera e oscura,avrà modo di farsi vero discepolo di Gesù Cristo."

E' questa un'intuizione del Marello che vede non solo in Maria la strada per arrivare a Gesù,ma anche in S.Giuseppe che prega come colui che imparò direttamente da Gesù:

"Tu,o Giuseppe,che fosti tanto umile e avesti la fortuna di vivere in compagnia di Gesù,osservando quanto egli operava,parlami al cuore e fammi imparare tutto dalla sua vita,tanto santa e così bene da te imitata".

Per questo lo additava ai suoi:

" Ognuno prenda le sue ispirazioni dal suo Modello,S.Giuseppe che fu il primo sulla terra a curare gli interessi di Gesù:egli che ce lo custodì infante,lo protesse fanciullo e gli fu in luogo di padre nei trent'anni della sua vita qui in terra..Ogni parola,ogni passo,ogni desiderio..può essere materia grezza degli interessi di Gesù".

Per il Marello è proprio questa familiarità di Giuseppe con Gesù che lo rende potente.

Lo esprime con una sua gustosa osservazione:

"Rallegriamoci di essere protetti da S.Giuseppe il quale è così potente presso Gesù per i molti servizi che gli rese su questa terra,che Gesù non sa negargli nulla.Egli gode di ricambiare in cielo i servizi che ha ricevuto in terra e perciò concede a S.Giuseppe tutto quanto gli domanda".

Era sempre fiducioso in S.Giuseppe di cui sperimentava l'aiuto soprattutto nei momenti difficili:

"State di buon animo sotto il paterno manto di S.Giuseppe,luogo di sicurissimo rifugio nelle tribolazioni e nelle angustie - e aggiungeva alludendo alla sua sofferenza interiore - anche per il vostro affezionatissimo Giuseppe Vescovo".

Ed aveva trovato il motivo di questa capacità consolatoria di S.Giuseppe proprio nella sua vita quando affermava:" In questo mondo sempre si avvicendano il gaudio e la pena;e la vita di S.Giuseppe non fu anch'essa un'alternativa di consolazioni e dolori? Iddio riempia i nostri cuori di quella fiducia che reggeva il nostro santo Patrono in tutti i passi della sua vita".

Ed ancora faceva sua la situazione angosciosa di Maria e Giuseppe che cercano Gesù e vuole adeguarsi alla loro stato d'animo:

" Quando ci sentiamo aridi,afflitti,desolati e ci pare che il Signore ci abbia abbandonato,non lasciamoci abbattere,ma soffriamo con calma e rassegnazione,unendo la nostra pena a quella che provarono Maria e Giuseppe nello smarrimento di Gesù.Non vogliamo troppo indagare e scrutare i motivi per cui Iddio così ci tribola.Sopportiamo con rassegnazione la nostra pena,non lasciando,però,di cercare Gesù come lo cercarono Maria e Giuseppe.Cerchiamolo nel tempio,fino a quando egli si degni di lasciarsi trovare.Cerchiamolo nel tempio,come Maria e Giuseppe,cioè nell'orazione e nel raccoglimento interiore;cerchiamolo soprattutto nelle opere compiendo perfettamente la volontà di Dio".

Ecco perché aggiungeva con sicurezza:

"I Fratelli di S.Giuseppe sono più che mai tranquilli sotto il gran manto del loro protettore,dove li ha raccolti la Provvidenza Divina".

"Diremo dunque al nostro grande patriarca:Eccoci tutti per te e tu sii tutto per noi..Sia lungo o breve il cammino,piano o malagevole,si vegga o non si vegga per vista umana la mèta,o in fretta o adagio,noi con te siamo sicuri di andare sempre bene"

Passando alle motivazioni della devozione a S.Giuseppe abbiamo visto che l'amore del Marello per il S.Patrono non era di derivazione emotiva ma teologica.Il nostro Fondatore aveva praticamente compreso quello che avrebbe dichiarato il Lepicier:

"Non si può raggiungere una piena conoscenza di Maria e anche del Verbo Incarnato senza conoscere colui che è stato divinamente scelto per la missione di sposo di Maria e di Padre Putativo di Cristo".

Tanto più che Giuseppe è un nome di vita.Non per niente fu posto di fronte alla VITA cui pose nome GESU'

Ed è un nome che significa accrescente, come sappiamo dalla storia di Rachele,madre del Giuseppe figlio di Giacobbe(Gen 30,24)

" Poi Dio si ricordò anche di Rachele;Dio la esaudì e la rese feconda.Ella concepì e partorì un figlio e disse:Dio ha tolto il mio disonore.E chiamò il figlio GIUSEPPE dicendo:"Il Signore mi aggiunga un altro figlio".

Quindi per Rachele Giuseppe non è solo dono,ma promessa di ulteriore fecondità.

Ed è quanto ci indica l'attuale Pontefice che nel suo Magistero dopo averci richiamati al mistero della Trinità - come ricorda Mons.Ablondi- con la Dives in misericordia(il Padre) la Redemptor hominis(il Figlio) e la Dominum et vivificantem (lo Spirito Santo), ha voluto approfondire il significato della famiglia umana di Gesù con le due Encicliche Redemptoris Mater e Redemptoris Custos.

In quest'ultima Esortazione il Pontefice afferma tra l'altro:" Il Concilio Vaticano II ha di nuovo sensibilizzato tutti alle grandi cose di Dio e a quell'economia della salvezza della quale Giuseppe fu speciale ministro(n.32)

Non solo,ma il Pontefice dice di S.Giuseppe una cosa apparentemente semplice eppure dalle conseguenze incalcolabili:

"Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero nascosto da secoli che prese dimora sotto il tetto di casa sua

"L'uomo giusto che portava in se' tutto il patrimonio dell'antica alleanza,è stato anche introdotto nell'inizio della Nuova ed eterna Alleanza in Cristo Gesù.".

E qui l'esposizione del Pontefice diventa preghiera." Che egli ci indichi le vie di questa Alleanza salvifica sulla soglia del prossimo millennio,nel quale deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la "pienezza del tempo" che è propria del mistero ineffabile dell'Incarnazione del Verbo."

Prima di concludere con queste dotte e illuminanti citazioni vale la pena riportare un pensiero davvero originale di Karl Bath,teologo protestante.

Questo autore ha sempre guardato con ostilità lo sviluppo della mariologia specialmente nel paragone fra Maria e la Chiesa vista come colei che continua a dare Cristo al mondo.

Ebbene in un'intervista fa delle affermazioni inesatte sul ruolo di Maria e della Chiesa ma sorprendenti per il ruolo che attribuisce a S.Giuseppe.Dice testualmente:

"La Chiesa è incapace di partorire il Redentore,però può e deve servirlo con umiltà e modestia.

E questo fu precisamente il compito di Giuseppe che si mantiene sempre in secondo piano,lasciando tutta la gloria a Gesù.Tale dev'essere il ruolo della Chiesa se vogliamo che il mondo riscopra lo splendore della Parola di Dio".

Come ho già anticipato,Barth da protestante coerente,ha le idee poco chiare sul ruolo di Maria e della Chiesa e dimentica che anche Maria si mantiene sempre in secondo piano e anche lei lascia tutta la gloria a Gesù.

E' interessante,però,che proprio lui riconosca il ruolo di servizio nella chiesa che caratterizzò sempre S.Giuseppe.E anche il teologo protestante si trova sulla stessa linea del Papa che nella Esortazione dedicata a S.Giuseppe afferma:"S.Giuseppe diventi per tutti un singolare maestro nel servire la missione salvifica di Cristo,compito che nella Chiesa spetta a ciascuno di noi."

E forse abbiamo bisogno di questo esempio noi che nella nostra vita ecclesiale siamo portati a discutere,ad organizzare,anziché ad accogliere e donare.S.Giuseppe è il simbolo dell'uomo che sa stare in silenzio per lasciar dilagare in se stesso la Parola di Dio.

Il silenzio e il nascondimento di Giuseppe non escludono però il suo impegno di sposo e di padre che provvede alla sua famiglia col lavoro delle sue mani.Un lavoro che non esclude la consapevolezza del grande mistero di cui è partecipe e che ogni giorno contempla.

Questa realtà è messa chiaramente in risalto dal Pontefice nella Redemptoris Custos,n.22-24:

"Se la famiglia di Nazaret nell'ordine della salvezza e della santità è l'esempio e il modello delle famiglie umane,lo è analogamente anche il lavoro di Gesù a fianco di Giuseppe carpentiere.

Nella nostra epoca la Chiesa ha messo in evidenza il lavoro di Giuseppe con la memoria liturgica di S.Giuseppe artigiano,fissata al primo maggio.

Il lavoro umano e,in particolare,il lavoro manuale trovano nel Vangelo un accento speciale.Grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere insieme con Gesù,Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della Redenzione. Si tratta,in definitiva,della santificazione della vita quotidiana che ciascuno deve acquisire secondo il proprio stato e che può essere promossa secondo un modello accessibile a tutti.

Giuseppe è la prova che per essere buoni e autentici seguaci di Gesù non occorrono "grandi cose" ma si richiedono solo virtù comuni,umane,semplici,ma vere e autentiche".

Il Beato Marello aveva già posto in evidenza questo fatto:

"Anche se S.Giuseppe fu impegnato in una vita esteriormente laboriosa e frastornata come quella di un operaio,il Grande Silenzioso che il Vangelo ci presenta, trova la sua ragione d'essere nel suo raccoglimento.Il che vale anche per noi cui tocca vivere in ambienti troppo chiassosi e assordanti,troppo assillati da mille affanni che distolgono dal silenzio e dal raccoglimento...

( e il Marello non poteva nemmeno immaginare gli ambienti chiassosi in cui siamo costretti a vivere oggi..n.d.r.)

Siamo fedeli a Dio nella preghiera e stiamoci con molta attenzione e in profondo silenzio per udire quella voce divina che non si fa sentire nel tumulto e nella dissipazione".

Così S.Giuseppe è modello per ogni vocazione: è consacrato per il mistero di Cristo,è laico,è capo e servo,è giovane,è sposo,sa essere padre,è vergine,è lavoratore,è sofferente,è uomo di grande lotta interiore e di ammirevole pace.

Terminiamo questa nostra meditazione con alcune testimonianze che evidenziano come l'esempio di S.Giuseppe fosse immedesimato nella vita del Marello.

Don Cortona:

" Il nostro Fondatore nelle meditazioni e istruzioni comunicava il suo spirito e quello che in lunghi anni di meditazioni aveva imparato sopra S.Giuseppe.Soprattutto ci intratteneva sopra la vita interiore di S.Giuseppe".

"Il nostro Padre discorrendo di tutte le prerogative di S.Giuseppe s'infiammava nel volto e tutto si commuoveva di santo entusiasmo,cercando far penetrare questi sentimenti anche nei cuori".

Fr.Filippo Navone:

"Aveva un grande trasporto per S.Giuseppe e lo venerava in un modo suo tutto proprio,inculcandone specialmente l'imitazione della sua vita nascosta".

Fr.Benedetto Coppo:

"Con noi parlava frequentemente di S.Giuseppe,portandolo come esempio di povertà,di umiltà,di obbedienza"

P.Luigi Garberoglio:

"Era devotissimo in modo particolare di S.Giuseppe.Nelle sue lettere e nelle sue esortazioni ci raccomanda con la più viva insistenza, l'amore,la fiducia,l'abbandono alla protezione del Santo".

Come pensiero guida per la nostra personale meditazione ci accompagni la preghiera del Fondatore:

"Tu,o Giuseppe,che dopo la Vergine benedetta

per primo stringesti al seno il Redentore Gesù,

sii il nostro esemplare nel nostro ministero

che,come il tuo,è ministero di relazione intima

col Divin Verbo."

 

 

Bibliografia

Joseph di febbraio 1995 - L'Oblato di Marzo -S.Giuseppe di P.Bellati

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