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| settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina |
Anno XXXIV - n. 9
9 marzo 2001
I dibattiti si susseguono senza fine. Dopo i tragici fatti avvenuti a Novi Ligure che hanno visto due adolescenti rendersi protagonisti di delitti innominabili, non cessano le discussioni in Tv, nei bar, in casa, a scuola, sui luoghi di lavoro. L'Italia è stata scossa da questa vicenda e si è ritrovata ancora una volta a verificare il ruolo della famiglia.
I mezzi di comunicazione sociale stanno facendo danni. Tutti hanno l'impressione che fatti del genere stiano aumentando in maniera decisa. Non è così. Anche rispetto al passato questi eventi non stanno subendo un incremento. E' la televisione ad amplificare l'effetto di certi avvenimenti, con tutto ciò che ne consegue. dal pericolo dell'emulazione al far sorgere idee strane in chi neppure se le può immaginare. Una sorta di effetto eco moltiplica un caso facendolo sembrare assai diffuso. Siamo nell'era dell'ipercomunicazione e ne paghiamo in ogni campo le conseguenze.
E soprattutto la famiglia a essere chiamata in causa in circostanze del genere. E' la famiglia a salire sul banco degli imputati. Stretta fra mille difficoltà, con i conti da far quadrare ogni mese e i crescenti carichi educativi che le vengono affidati, genitori e figli vivono ogni giorno la fatica dello stare assieme. C'è ancora tempo per mamme e papà per incidere sull'educazione dei propri ragazzi? Il quesito non sembri banale. Lo stesso cardinale Ersilio Tonini, qualche sera fa in Tv, ha dichiarato come la famiglia conti solo per il 10 per cento sull'educazione dei figli. "Finiamola, dunque, di criminalizzare la famiglia", ha aggiunto il cardinale. Eppure oggi i genitori sono sempre più genitori a tempo pieno. Non è vero, come spesso si afferma, che i figli vengono abbandonati a loro stessi. Pensiamo al tempo che viene loro dedicato. Fra il correre per portarli a scuola, in piscina, in palestra, a musica, a calcio, questi poveri genitori del 2001 non riescono a fiatare. Corri di qui e corri di là, le giornate volano. E per fortuna che ci sono dei santi nonni che si occupano dei bimbi più piccoli, quando ci sono. A chi si dovrebbero affidare i ragazzi di casa se si deve sempre fare la spola fra il lavoro, la spesa, la scuola e gli impegni personali?
Non è questione di quantità di tempo, si dice spesso negli ambienti cattolici, ma di qualità. t verissimo. Tanto spesso, però, madri e padri sono talmente presi dalle emergenze quotidiane che la tanto sbandierata qualità non si sa più dove stia di casa. Anche chi è più volenteroso di frequente si smarrisce e rischia di perdere la bussola di una navigazione familiare che richiederebbe un impegno ben oltre il tempo pieno.
Perché si è giunti a questi livelli? Di chi sono le responsabilità? Dopo decenni trascorsi a denigrare la famiglia facendola apparire come un retaggio del passato, oggi è troppo facile tirarla in ballo quando accadono fatti come quelli di Novi Ligure. Troppo semplice. Il clima culturale degli ultimi tempi non ha favorito il crescere di una mentalità familiare. Tutto si consuma e si gode al di fuori della famiglia. In casa ci sono quelli che 'rompono", come tanti ragazzi hanno dichiarato dopo l'uccisione della mamma e del fratello di Erika. Non è così che si aiutano le nuove generazioni. E' vero, tanti genitori hanno le loro belle responsabilità, ma non sono sempre tutte volute o cercate. A volte non si riesce proprio a far diversamente. E poi, quando tutto rema contro, anche per padri e madri diventa quasi impossibile tenere un comportamento che possa far breccia in maniera decisiva sull'educazione dei figli.
Anziché mettere alla sbarra la famiglia forse sarebbe il caso di darle finalmente una mano. Una mano concreta, non solo farcita di slogan. La politica degli ultimi anni ha tentato qualche timido passo. Ne prendiamo atto, ma diciamo anche che è ora di riportare la famiglia al centro di tutte le politiche sociali, per non lasciare soli mamme e papà coi loro piccoli e grandi drammi quotidiani.
Francesco Zanotti
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