La
Chiesa di S. Egidio
Sulla Piazza V.
Emanuele, fuori dal centro storico sorge la chiesa parrocchiale di S. Egidio. La
forma attuale è frutto di successivi aggiunte e abbellimenti. Iniziata nel
1643, fuori dell'antica porta detta "da piedi", nella Piana di S.
Giacomo, per sostituire la "diruta
piccola chiesa dedicata al glorioso Abate S. Egidio", venne portata a
termine "in pochi anni per le limosine di molti, e della stessa Comunità".
Nel
1679 i Frati Francescani Conventuali, dovendo abbandonare il convento di S.
Francesco, posto ad occidente del paese, fuori della porta detta "da
capo" per lo sgretolarsi della rupe, l'acquistarono e vi costruirono un
conventino. Nel 1717 fu aggiunta
una seconda navata con altare e quadro del SS. Crocifisso. Del 1731 è la torre
campanaria, ora dimezzata e con un campanile a vela. Alla fine del 1700,
regnando Napoleone, fu espropriata ai Frati e nel 1813 fu venduta dal
Demanio del Tronto al Signor Dottor
L. Zacchiroli che ne fece una rimessa. Il Priore di S. Pietro, "essendo la
chiesa parrocchiale molto prossima ad una Rupe, che disgraziatamente ha quasi
rovinata la metà del Paese, per la qual cosa con tutta ragione si teme potere
da un momento all'altro sovrastare anche alla Chiesa una simile rovina,
l'acquistò nel 1817 "per un
discretissimo prezzo" poiché "la chiesa è nuova, bella, sicura e
molto comoda alla popolazione"* e l'ampliò dalla parte del coro. L'attuale
sistemazione risale al 1846.
La facciata in laterizio di stile
neoclassico è ripartita da quattro lesene piane, si conclude con un frontone
triangolare. Entrando colpisce l'armoniosità dello spazio dell'unica ed ampia navata: le decorazioni a cassettoni del soffitto a botte, il sontuoso cornicione sorretto da una fila di modiglioni, gli stucchi del fascione e degli eleganti capitelli sorretti da colonne scanalate e
rudentate. Questi ultimi elementi dividono le pareti
in nicchie e nicchioni che custodiscono altari in legno policromo e
dorato del 1863. |
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Ai
lati della porta nei primi due nicchioni, sono custoditi due quadri provenienti
dalla demolita Collegiata della Beata Vergine Lauretana: a destra la Madonna del
Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena di Sebastiano Conca (1679-1764)
con stemma dei Franceschini; a sinistra l'Annunciazione
(m.
2,75 x 1,78) capolavoro di
Giuseppe
Ghezzi di Comunanza (1634-1721).
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Seguono,
sempre a sinistra l'altare dell'Annunziata, copia del Reni, e poi
l'altare del Sacro Cuore in
cui si custodisce l'Eucaristia. Alla
parte opposta l'altare di S. Antonio di Padova e della Madonna del
Suffragio. L'altare maggiore, adattato secondo le norme liturgiche,
coronato dal coro in noce di artigiano locale, è sovrastato dalla tela di
Pier
Francesco Mola (1612-1666) della Crocifissione: ai piedi del Cristo la Madonna
svenuta soccorsa dalla Maddalena, ai lati S.
Giovanni, e S. Francesco
attestante l'origine francescana della chiesa. Alla sinistra dell'altare
l'organo a canne dei Fratelli Martinelli (1848) restaurato nel 1995; alla
destra la Madonna del Rosario tra i Santi Pietro, Domenico,
Egidio Abate e Caterina
d'Alessandria di Simone De Magistris di Caldarola (1538-1611) proveniente dalla
chiesa di S. Pietro. Infine,
sotto, l'artistico fonte Battesimale in legno scolpito. |
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