Master in Pastorale Familiare                                                         Fano 1997

 

Don Renzo Bonetti

"La vita spirituale dei coniugi e della famiglia"

(appunti tratti dalle registrazioni audio effettuate a Fano nel luglio 1997)

 

 

"Attraverso il matrimonio passa un autentico rinnovamento dell'umanità, perché il matrimonio viva la sua missione è necessaria una spiritualità specifica".

"Il matrimonio è fonte propria e mezzo originale di mutua santificazione per i coniugi".

Sono espressioni che troviamo nella Familiaris Consortio e che stabiliscono definitivamente che esiste una spiritualità coniugale e familiare, che gli sposi non sono condannati ad andare alla penitenza religiosa per vedere che tipo di spiritualità possano tentare di far sopravvivere per i coniugi; è proprio all'interno del vissuto di coppia che c'è la possibilità di santificarsi. Non cercare di diventare santi nonostante il matrimonio, nonostante questo marito, questa moglie, questi figli, ma diventare santi con questo matrimonio, con questo marito, con questa moglie!

Possiamo dare una definizione di spiritualità per intenderci. Spiritualità è vita secondo lo Spirito che per ogni battezzato assume grazie e modalità diverse secondo gli stati di vita.

Siamo d'accordo che non c'è niente di più grande del battesimo? Si può diventare di più di figli di Dio? La vita spirituale del cristiano è vivere questa vita battesimale che assume grazie e modalità diverse secondo gli stati di vita; assume in questo caso modalità di coppia e coniugalità. Il termine spirituale ci rimanda a Spirito Santo, che indica il livello dell'essere proprio della nascita dall'alto del mistero nuziale.

"La vita spirituale è sempre un incontro: Dio esce da sé verso l'uomo e l'uomo lascia la sua solitudine".

Citazione essenziale per cogliere questa realtà del matrimonio "fonte propria e mezzo originale di mutua santificazione..." è la Familiaris Consortio al n°56. "Fonte propria" vuol dire che ha in sé la capacità di generare un tipo di vita spirituale, un tipo di vita diverso, un percorso di santificazione. "Mezzo originale" vuol dire proprio che ha una sua originalità che non è riconducibile ad altre spiritualità. Poi sempre la stessa citazione dice: "riprende e specifica la grazia santificante del battesimo", quindi non viene data una grazia generica, ma una grazia che va a specificare. Lo sposato non può vivere solo la grazia del battesimo: è la grazia del battesimo da coniugato, da sposato.

Il terzo capoverso dice: "La vocazione universale alla santità è rivolta anche ai coniugi e ai genitori cristiani: viene per essi specificata dal sacramento celebrato e tradotta concretamente nelle realtà proprie dell'esistenza coniugale e familiare".

La Chiesa individua un percorso specifico di santità spirituale che non è un discorso nuovo. Nell'Humanæ Vitæ n°25: "La vocazione degli sposi cristiani iniziata col battesimo si è ulteriormente specificata e rafforzata con il sacramento del matrimonio". Notate che sto insistendo su questa originalità, su questa particolarità.

Il fondamento della spiritualità è la coppia, è la coppia che diventa sacramento.

 

 

Cenni di storia di spiritualità coniugale e familiare

 

Nel Vangelo è chiesta la radicalità a tutti, compresi gli sposati. Il magistero della Chiesa ha sempre lottato contro la tendenza a squalificare radicalmente la vita coniugale; ma è innegabile che via via l'accentuazione della dimensione monastica lungo i secoli ha relegato in secondo piano il modello laicale e soprattutto quello matrimoniale.

L'atto coniugale era visto come mezzo di trasmissione del peccato originale, quindi se si trasmetteva ai figli il peccato originale, questo atto in sé era negativo, quindi non si poteva parlare di santificazione.

Il sacramento del matrimonio non era considerato alla stregua degli altri sacramenti, ma era visto soprattutto come un rimedio alla concupiscenza. Basti pensare che fino a prima del Concilio c'era la benedizione della puerpera, quasi un rito di purificazione. Quando si portava il bimbo al battesimo la mamma, che aveva concepito e partorito, veniva benedetta.

Un irrigidimento fu usato anche all'insorgere del protestantesimo.

Non c'è una vocazione alla santità che valga di più e una che valga di meno. "Tutti chiamati alla santità": non ci sono santità si serie A e di serie B, ci sono modalità diverse.

C'è una reciprocità dei doni per cui la verginità è dono e aiuto alla comprensione del matrimonio e il matrimonio è dono e aiuto per la verginità. Addirittura il Papa nel documento Mulieris Dignitatem parla della complementarietà. Sono state accentuate dopo il Concilio di Trento le categorie giuridiche.

Ci fu una concezione negativa della sessualità: la Chiesa si è lasciata influenzare dalla cultura del tempo. Sintomo, se volete, della situazione è l'emarginazione del Cantico del Cantici come fonte della spiritualità laicale e coniugale.

Nei tempi nuovi abbiamo Francesco di Sales.

Casti connubi del 1930 dice: "l'amore coniugale che pervade tutti i doveri della vita coniugale nel matrimonio cristiano... non comprende solo il vicendevole alimento, ma deve estendersi altresì, anzi mirare soprattutto a questo: che i coniugi si aiutino tra di loro per una sempre migliore formazione e perfezione interiore".

Con Pio XI e Pio XII nasce la consuetudine delle udienze pontificie per gli sposi novelli. Non è una cosa trascurabile perché diventano una metodica catechesi spirituale.

Nel 1930-40 nasce una presa di coscienza da parte dei laici della loro vocazione alla santità in modo originale e autonomo. In Francia iniziano i ritiri per famiglie.

Nel '45 nasce in Francia una rivista di spiritualità coniugale e familiare: "L'aneau d'or" (L'anello d'oro).

Arriviamo al Concilio Vaticano II. Potremmo sintetizzare il Concilio Vaticano II in questi cinque punti:

     Lumen Gentium cap. V: vocazione universale alla santità

     riaffermazione ed esplicazione della natura sacramentale del matrimonio

     la vocazione matrimoniale rende visibile nel mondo l'amore di Dio per l'umanità

     santificazione della famiglia attraverso la famiglia

     impegno apostolico della famiglia

 

 

Dal Battesimo al Matrimonio

 

Civiltà Cattolica del 1931 al n°115: dal battesimo al matrimonio. È il punto meno capito "da figli nel Figlio a sposi nello Sposo" Il tragitto è questo: dal battesimo al matrimonio. Mediante la consacrazione battesimale l'uomo è rigenerato dallo Spirito in Cristo. È un nuovo essere che è come Cristo. Lo Spirito non è indeterminato, generico, ma è lo Spirito di Gesù Cristo. Cristo diventa il punto di riferimento dell'opera di realizzazione del cristiano con l'aiuto dello Spirito. Cristo è il riferimento della spiritualità, di ogni spiritualità.

L'uomo secondo lo Spirito, l'uomo spirituale è colui che è prolungamento, è una memoria storica di Cristo. È l'uomo, ogni uomo -sentite che sto parlando della spiritualità battesimale- è l'uomo che non solo è configurato da Cristo nello Spirito Santo, ma lo manifesta visibilmente. "I cristiani non sono solo di Cristo, ma sono Cristo" (Sant'Agostino)

È il Cristo sperimentato in un modo di vita. Il battezzato vive Cristo nel suo modo di vivere. Il credente è chiamato a fare un lavoro di appropriazione del dono, di questo essere assimilato a Cristo, a rispondere, ad esprimere un'adesione libera e obbediente a Cristo. E qui viene posto in atto tutto il dinamismo dell'azione dello Spirito con i suoi doni. La persona è chiamata a rispondere liberamente e mette in atto tutti i suoi dinamismi psicologici.

Nel rapporto con Cristo il cristiano non è un passivo, non è un attendista - vediamo cosa Cristo fa di me - ma è uno che risponde vitalmente, mette in atto tutto il suo dinamismo di carattere psicologico.

Da questa strada spirituale, questa vocazione alla vita di Cristo apertasi con il battesimo riceve una specificazione, viene ulteriormente definita con il sacramento del matrimonio.

A partire dal battesimo il cristiano è legato a Cristo Signore, "non si appartiene più - come dice San Paolo - il corpo è del Signore e il Signore è per il corpo" 1Cor. Tutto il suo essere è ormai sotto il segno della Redenzione del Risorto. Appartengo a Cristo, sono di Cristo. È grazie al battesimo che il Cristo glorioso esercita la sua signoria sull'uomo, su ogni persona, sull'uomo e sulla donna nei quali inabita mediante il suo Spirito.

Dal momento che i futuri sposi, in quanto battezzati, appartengono a Cristo e solo a Lui sono consacrati, solo il Cristo può consegnarli l'uno all'altro riproducendo lo stesso legame che Egli vive con la sua Chiesa e realizzando nelle profondità del loro essere la condizione di grazia perché si appartengano soprannaturalmente l'uno all'altro come Cristo alla Chiesa.

Se questi due non si appartengono come possono darsi? È questo il punto di partenza. Solo nel Signore! Chi può darli uno all'altro? È il Signore! È per questo che si dice "sposarsi nel Signore".

A livello teologico due battezzati non possono darsi uno all'altro se non in Cristo. Solo Cristo può consegnarli l'uno all'altro. Consegnandoli uno all'altro Cristo riproduce lo stesso legame che Egli vive con la sua Chiesa. Cristo cosa fa con la sua Chiesa? L'ha unita a sé con il suo corpo. Unendo a sé questo uomo e questa donna in se stesso, in un solo corpo, Egli si unisce a loro come Lui è unito alla Chiesa, che ha unito a sé nel suo corpo, riproduce in loro lo stesso legame che vive con la sua Chiesa e realizza nella profondità del loro essere le condizioni di grazia perché si appartengano soprannaturalmente uno all'altro come Cristo appartiene alla Chiesa e la Chiesa appartiene a Cristo.

L'accadere del matrimonio, di questo sacramento, è una manifestazione di amore di Cristo che in seno alla Chiesa, nella comunità, consegna un uomo a una donna e una donna a un uomo per realizzare in loro il mistero della salvezza e attraverso loro dispiegarlo al mondo.

Lo sposarsi nel Signore è un dono che il Signore fa a quegli sposi e consente di vivere il grande mistero della salvezza dentro il percorso della coniugalità e farla diventare salvezza per gli altri.

Il segno sacramentale è la comunità stessa dei coniugi posta in essere dalla promessa di impegno reciproco che essi si scambiano. Il segno diventa sacramento che determina e specifica l'evento battesimale dei due sposi; questi due sono andati all'altare battezzati. Questo sacramento specifica questo loro percorso battesimale. L'introduzione del vincolo nuziale di Cristo nella Chiesa dopo la partecipazione individuale donata nel battesimo rappresenta la realizzazione comune ai due dell'unica e medesima vocazione battesimale. Il matrimonio sacramento specifica il senso dell'appartenenza battesimale. Lo specifico del matrimonio sacramento consiste nel chiamare a realizzare l'evento battesimale a due e quindi "in modo proprio e originale".

Nel momento in cui i due battezzati vanno all'altare e ricevono il sacramento del matrimonio, a quel punto diventano una sola carne in Cristo, introducendo in sé il rapporto che esiste tra Cristo e la Chiesa. A quel punto il loro cammino battesimale non può più essere singolare, ma di coppia; non può prescindere dal fatto di essere sposati. Non può esistere una spiritualità di uno sposato che prescinda dal coniuge. È una aberrazione! È un andare contro il dono di grazia ricevuto. Se i due sono diventati uno nel Signore, questa chiamata battesimale non può prescindere da questa realtà duale.

Nel cammino battesimale il sacramento del matrimonio è un nuovo accadimento. Lo sposarsi è un accadimento di grazia, è un intervento di grazia: infatti la coppia è una reale comunione, comunità coniugale nel Signore.

Con il battesimo l'uomo e la donna sono già inseriti nella nuova ed eterna alleanza di Cristo con la Chiesa. La celebrazione del matrimonio attua e invera l'alleanza battesimale facendoli partecipare come coppia all'alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono posti in specifica relazione di alleanza, che Dio attua in loro e con loro. Gaudium et spes al n°48 chiama il matrimonio "immagine e partecipazione del patto di Amore di Cristo e della Chiesa". Il sacerdote partecipa il mistero di Cristo Pastore in mezzo agli uomini. "L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore di Dio ed è sostenuto e arricchito... dall'azione salvifica della Chiesa" (Gaudium et Spes).

Un autore disse: "è lecito affermare che Cristo Sposo entra nella vita degli sposi cristiani e assume il loro amore nel suo amore sponsale verso la Chiesa". Il nostro amore è assunto nell'amore che Cristo Sposo ha in questo momento per la sua Chiesa: vivo, presente, reale. Questo amore che partecipa del patto di amore di Cristo per la Chiesa, viene cioè ad essere trasformato ontologicamente dalle caratteristiche e dalla missione sponsale che Cristo ha verso la Chiesa. Cristo e la Chiesa partecipano la loro missione di sposo e di sposa agli sposi cristiani.

Il rapporto Cristo-Chiesa è partecipato.

Familiaris Consortio n°13 (ultimo capoverso): "Come ciascuno dei sette sacramenti, anche il matrimonio è un simbolo reale di evento della salvezza, ma in modo proprio. Gli sposi vi partecipano in quanto sposi, in due, come coppia, a tal punto che l'effetto primo ed immediato del matrimonio non è la grazia soprannaturale stessa, ma il legame coniugale cristiano, una comunione a due tipicamente cristiana perché rappresenta il mistero dell'Incarnazione del Cristo e il suo mistero di Alleanza. E il contenuto della partecipazione alla vita del Cristo è anch'esso specifico".

Gli sposi, con il sacramento del matrimonio, entrano nel mistero della salvezza in modo proprio e con un contenuto specifico. A questo Cristo gli sposi partecipano a due e con il contenuto specifico della vita di coppia. È il contenuto sacramentale. Che cos'è che diventa sacramento nel matrimonio? È la vita a due, la relazione. Questo è il sacramento! Quella grazia che gli sposi hanno viene espressa e assunta dentro questa relazionalità. Per mantenere vivo il sacramento io devo mantenere viva la relazione. Se il cammino spirituale è un cammino a due, il contenuto di questo cammino è e continua ad essere uno. Banalizziamo la cosa: posso io dire il rosario se dentro al mio cuore ho qualcosa contro il marito o contro la moglie? Non ha senso, non c'è nessuna devozione che scavalchi la dimensione unitiva.

Il contenuto stesso del sacramento è questa realtà di coppia. Una spiritualità che dà forza nella Spirito a tutti i dettagli umani. Lo Spirito non svolazza qua e là, ma è dentro il vissuto di coppia e anima di vita. Ogni gesto è unitivo.

Vivo secondo lo Spirito perché do un significato spirituale alla vita di coppia. Non c'è più nessun gesto neutro che non abbia significato unitivo: il modo con cui preparo il cibo, il modo con cui mi vesto, il modo con cui tengo il mio corpo, il modo con cui tengo la casa, il modo con cui tengo la macchina, con cui guido la macchina... Non c'è più nessun gesto che non abbia significato in relazione alla persona che ho accanto.

Allora capite come la vita di coppia diventa il luogo dove si riversa la presenza dell'amore di Cristo. Il Signore ha scelto un sacramento per continuare a manifestare il suo innamoramento per la Chiesa. È un sacramento permanente (Casti Connubi).

Da figli nel Figlio a sposi nello Sposo. Gaudium et Spes n°48 "Cristo permane con loro". Avete capito il passaggio? Avete capito la novità, che cosa accade per trovare il percorso della vita spirituale?

 

 

Cristo Sposo della Chiesa sposa sorgente e modello della spiritualità coniugale e familiare

 

Sono pronti gli atti della prima settimana di studi della spiritualità familiare perché era ora di alzare il capo. È giusto affermare che esiste una spiritualità che si fonda sul sacramento del matrimonio e andare a cogliere gli aspetti specifici mostrandone tutte le fondamenta teologiche.

Perché "Cristo Sposo della Chiesa sposa sorgente e modello della spiritualità coniugale e familiare"?

Abbiamo individuato in Cristo Sposo il momento del passaggio: da figli nel Figlio a sposi nello Sposo. Il sacramento del matrimonio configura gli sposi a Cristo Sposo della Chiesa sposa. Come io presbitero sono stato configurato a Cristo Pastore, i due nei loro cromosomi sono stati configurati a Cristo Sposo della Chiesa. Sentite un'espressione dello Cheveau del 1960: "Il matrimonio cristiano sta in relazione reale, essenziale, intrinseca con il mistero dell'unione di Cristo con la Chiesa". Noi due sposi siamo in relazione reale, essenziale, intrinseca con il mistero dell'unione di Cristo con la Chiesa.

Il matrimonio ha la sua radice in esso, è intrecciato organicamente con esso (con questo mistero di rapporto Cristo-Chiesa) e quindi partecipa della sua natura e del suo carattere soprannaturale. Il matrimonio non è semplicemente il simbolo di questo mistero di unione di Cristo con la Chiesa o un esemplare che rimane fuori dal medesimo, bensì una coppia germogliata dall'unione di Cristo con la Chiesa, prodotta e impregnata dalla medesima, dato che non solo raffigura quel mistero, ma lo rappresenta in se stessa realmente, ossia mostrandolo attivo ed efficace dentro di sé. È di una forza grandiosa questo passaggio!

La coppia non solo raffigura quel mistero, ma rappresenta in se stessa realmente il rapporto Cristo-Chiesa, ossia mostrandolo attivo ed efficace dentro di sé. È una pagina meravigliosa di contemplazione di questo mistero grande, come lo chiama Paolo, in riferimento a Cristo a alla Chiesa. È guardando a Cristo Sposo della Chiesa sposa che troviamo le coordinate fondanti della spiritualità coniugale e familiare, perché gli sposi entrano realmente, vitalmente, ontologicamente nell'unione sponsale di Cristo e della Chiesa e la rivivono in sé come contenuto profondo della loro coniugalità.

Evangelizzazione e sacramento del matrimonio n°44: "lo Spirito Santo dona agli sposi un nuovo modo di essere per il quale sono come configurati a Cristo Sposo della Chiesa e sono posti in un particolare stato di vita nel popolo di Dio". La rabbia nel vedere come questo stato di vita non è considerato dalla nostra mentalità clericale. Gli sposi non sono uno stato, quand'è che la Chiesa acquisterà il senso che davanti al sacramento va data riverenza non meno di quella che si dà al sacramento del sacerdozio! Quando lo impareremo questo? Non possiamo educare le future generazioni alla dignità del sacramento del matrimonio quando la prassi della Chiesa non dice questa dignità!

Familiaris Consortio n°13: "La comunione tra Dio e gli uomini trova il suo compimento definitivo in Gesù Cristo, lo Sposo che ama e si dona come Salvatore dell'umanità, unendola a Sé con il suo corpo". Questa rivelazione raggiunge la sua pienezza definitiva nel dono d'amore che il Verbo di Dio fa all'umanità assumendo la natura umana e nel sacrificio che Gesù Cristo fa di sé stesso sulla croce per la sua sposa che è la Chiesa. In questo sacrificio si svela interiormente quel disegno che Dio ha impresso nell'umanità dell'uomo e della donna fin dalla loro creazione. Il sacrificio della croce mi spiega il disegno che c'era scritto nel creare l'uomo e la donna: "maschio e femmina li creò", "a immagine di Dio" Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, "li creò". La Trinità cos'è? È il dono immenso totale d'amore reciproco l'uno all'altro, cioè il Padre totale dono al Figlio, il Figlio totale dono al Padre; questa totalità di dono viene espressa, è una persona, è lo Spirito! Questa totalità di dono!

Maschio e femmina vuol dire che ha fatto l'uomo capace di amarsi in questa totalità di dono, ma questa dimensione di totalità di dono è venuta a meno con il peccato. Nel sacrificio della croce perché si svela? Chi è Gesù sulla croce? È lo Sposo, Colui che ha unito a sé l'umanità assumendo la sua carne perché sulla croce dice la totalità di questo amore; è lì che dice: ti ho amato fino a dare tutto, la croce è il tutto dato, il tutto donato, il tutto di sé, è la donazione totalitaria divina dell'Uomo-Dio. sulla croce si svela la vocazione che era iscritta nell'uomo e nella donna nella creazione. Che vocazione era? Era la vocazione alla totalità dell'amore, alla radicalità dell'amore!

"Il matrimonio dei battezzati diviene così il simbolo reale della nuova ed eterna alleanza sancita nel sangue di Cristo". Notate la parola "simbolo reale": non è un simbolo nel senso di un segno vuoto, esterno, ma è un simbolo reale nel senso che contiene ciò che dice, contiene ciò che esprime; per esempio la bandiera italiana non contiene l'Italia, è un simbolo dell'Italia.

Io sono simbolo reale di Cristo Pastore: contengo, esprimo la grazia di Cristo Pastore. Gli sposi sono "simbolo reale": contengono questa dimensione, questa nuova ed eterna alleanza sancita nel sangue di Cristo. Il legame coniugale cristiano rappresenta il mistero dell'Incarnazione di Cristo e il suo mistero di alleanza. Se i due vengono configurati a Cristo Sposo della Chiesa quale è il loro percorso spirituale? È uno semplicemente: l'imitazione di Cristo Sposo. Il discepolato dei battezzati si vive imitando Cristo Sposo, alla ricerca di come Cristo ha vissuto la sua sponsalità.

Qui dovete guadagnarvela con i vostri denti, perché la dimensione sponsale nella Parola di Dio di Cristo Sposo è stata poco approfondita biblicamente e teologicamente. Nel Nuovo Testamento Cristo non si è mai definito come sacerdote, eppure guardate quanto si parla poi del sacerdozio; mentre solo nel Nuovo Testamento si definisce l'amico dello sposo. San Giovanni Battista si definisce l'amico dello sposo, è colui che prepara le nozze.

Presenta il suo volto alle nozze di Cana come lo sposo. Così pure tutto il discorso nell'Antico Testamento: "maschio e femmina li creò, a immagine di Dio li creò". Come finisce la Parola di Dio? "Vidi la nuova Gerusalemme scendere dal cielo come sposa adorna per il suo sposo".

Questo è l'inizio e la fine della Parola di Dio, quindi vuol dire che si può leggere tutta la Parola di Dio anche nell'ottica della sponsalità. È tempo che gli sposi comincino proprio ad appassionarsi a questa indicazione di Cristo Sposo.

L'imitazione di Cristo propria di ogni cristiano nell'ordine del proprio percorso di spiritualità  assume per gli sposi una connotazione particolare. La reciproca appartenenza degli sposi è la rappresentazione reale del rapporto di Cristo con la Chiesa.

Familiaris Consortio n°13: "Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce". Pensate a una coppia che vive questa imitazione di Cristo Sposo, sono alla ricerca di quanto Cristo ha amato l'umanità, di come ha unito a sé l'umanità, come ha espresso nel suo percorso di vita questa dimensione di unione con l'umanità. L'ha espressa fino a dare totalmente Se stesso sulla croce.

La Familiaris Consortio indica agli sposi il vertice di questo percorso spirituale: gli sposi sono il richiamo permanente di ciò che è accaduto sulla croce, cioè nella loro carne esprimono la pienezza del mistero pasquale, la pienezza del donarsi l'uno all'altro nella totalità dell'amore. Sono la Pasqua espressa nel tempo, sono la Pasqua espressa tutti i giorni nella carne, nel vissuto di uomo e di donna. Notiamo in questa espressione l'estensione del significato sponsale e la completezza del volto di Cristo Sposo che ne deriva.

I due passaggi sono questi: Gesù è lo sposo perché in sé ha realizzato l'alleanza eterna con l'Incarnazione unendo la natura divina con quella umana. Il Messia è annunciato come sposo. Nel Nuovo Testamento si autopresenta come sposo perché Gesù è Colui che in sé ha avuto natura divina e natura umana. È sposo. È lo Sposo che ama fino a morire sulla croce. Qui si consuma l'amore dello Sposo per la sua sposa che nasce dal suo fianco squarciato: una donazione che è stata anticipata dall'autodonazione espressa nell'ultima cena con i suoi apostoli.

Ci sono alcuni padri della Chiesa che chiamano la croce il letto nuziale: è il luogo dove Gesù ha espresso il tutto donato, il tutto dato. Fino a che punto ti ama!

La partecipazione degli sposi al legame che unisce Cristo alla Chiesa ci fa intravvedere in che cosa consiste la santità degli sposi e la grande ricchezza e fecondità che possono trovare in Gesù Cristo Sposo. Va scoperto e valorizzato il legame ontologico, cioè profondo, essenziale che l'unione degli sposi ha con Cristo. Cristo Sposo è il modello pieno e completo per la coniugalità degli sposi. È Cristo Sposo come persona sposa che va amato, seguito, imitato. La santità degli sposi sarà manifestata dall'intensità dinamica, radicale e libera di seguire Cristo Sposo nell'essenza, dalla ferialità, significa rivivere in sé gli atteggiamenti, le scelte, la donazione di amore di Gesù. Così ogni coppia acquisterà una sua originalità, singolarità nel seguire Cristo Sposo.

A questo punto si possono profilare due aspetti: Cristo è Sposo perché ha unito a sé l'umanità nell'incarnazione e unisce a sé la Chiesa nel suo corpo. Cosa ne deriva nel percorso spirituale? Se Cristo è Sposo perché ha unito a sé la natura umana e unisce a sé con il suo corpo la Chiesa, cosa vuol di reintrodursi dentro a questo percorso?

La potremmo chiamare la spiritualità di essere un solo corpo, dell'essere una sola carne. Imitare Cristo Sposo è la spiritualità dell'accoglienza, del ti accolgo sempre.

Avete presente quell'espressione di Paolo "Mi hai dato un corpo, ecco io vengo o Padre a fare la tua volontà". Questo corpo con il quale voglio vivere pienamente l'accoglienza del tuo corpo, vuol dire della tua persona. Rivivere in sé il mistero della piena, totale, costante accoglienza dell'uno verso l'altro e dell'altro verso l'uno.

Come Cristo si è incarnato, come ha assunto l'umanità? Ha assunto ciò che è buono dell'umanità e ha lasciato ciò che è cattivo. Si è incarnato in una situazione concreta, a Nazareth, con un dialetto, con un tipo di casa, con un tipo di lavoro. Si è incarnato fino in fondo. L'accoglienza piena dell'uno e dell'altro.

L'imitazione di Cristo Sposo significa una spiritualità della gratuità, piena, completa, concreta. Si è incarnato non per venire a prendere, ma per venire a dare. L'incarnazione della moglie, del marito, è un'incarnazione, un'accoglienza, una sponsalità per dare e la risposta è risposta libera a ciò che si riceve. È arrivare al vertice: è amare per amare, non amare per ricevere. Pensate cosa vuol dire nella lettura sponsale l'andare in cerca della pecorella smarrita, cercare la dracma perduta, la moltiplicazione dei pani... L'attenzione alla sofferenza che tipo di sponsalità è? È chiaro che il percorso alla santità è un percorso che realizza l'umanità!

Signori miei è questa la sfida che si gioca con il sacramento del matrimonio! Che non è un sacramento che realizza angeli, ma è un sacramento che realizza uomini e donne in pienezza, nella pienezza della loro carne, della loro affettività, della loro sensibilità, della loro voglia di tenerezza, di riceverla e di darla. E sarà l'emblema di umanità di uomini e donne realizzate che dirà che nel sacramento si continua Cristo che salva, che salva l'uomo nella sua realtà storica di uomo e di donna. Chi salva l'uomo nella sua realtà storica? Non predichiamo Cristo che mette le ali agli uomini, ma Cristo che è dentro la storia degli uomini e delle donne. È questa la cosa bella: è lo Spirito che dà vita, fa risorgere, fa nuove tutte le cose. Vi ricordate quella visione di Ezechiele, di tutte quelle ossa bianche, aride... guardatevi attorno: se la vita delle coppie di oggi non sono ossa aride!

Questo Spirito che è capace di entrare e dare vita e in questo senso giochiamo sul matrimonio della credibilità che va data al discorso della fede perché è lì, nel concreto di questa vita di coppia, che si vede se questa fede produce uomini e donne, o produce dei sottosviluppati umani, degli handicappati! Oh poverini, hanno anche la fede!

Per far vivere in pienezza questa dualità di uomo e donna occorre una forza spirituale. Purtroppo nella Chiesa di oggi noi facciamo il sacramento, poi che si arrangino!

Si può vivere il sacramento del matrimonio senza spiritualità? No! Vuol dire semplicemente metterla nel congelatore. Viviamo come se non l'avessimo "hanno occhi e non vedono, hanno mani e non palpano, hanno bocca e non parlano": sono idoli, sono svuotati dal loro senso più profondo. Vado a scoprire una spiritualità uguale Spirito che dà vita.

Questa è una sfida chiara: vediamo se questo Spirito dà vita a tutto il mio vissuto di coppia, compresa la sopportazione di quel marito, di quella moglie, di quel difetto, di quella noia, di quella difficoltà, di quel figlio, di quella casa, di quel lavoro...

È la spiritualità dell'ordinario. Perché? Perché è sinonimo di incarnazione. Lo Spirito Santo non funziona a corrente alternata, un po' sì e un po' no. Lo Spirito è incarnazione, incarnazione vuol dire dentro la storia, dentro le 24 ore. Vuol dire che devo recuperare il valore spirituale dell'ordinario come possibilità di crescita nella vita della Spirito, che vuol dire nella vita dell'amore.

Quando io sfrutto un'ora di Messa ma non so sfruttare tutte le altre ore dei sette giorni della settimana, che alleanza ho celebrato? Che unione di Cristo con la sua carne ho celebrato? Che amore totalizzante ho celebrato nell'Eucaristia se questa non riesce ad andare ad arricchire il vissuto ordinario?

Il perché mi alzo, il perché vado a lavorare, il perché torno a casa: tutto viene arricchito da questo dono. Il Cristo Sposo, la sua unione con la carne non l'ha vissuta solo nei tre anni di vita pubblica. Dobbiamo far parlare di più i 30 anni di vita di Nazareth per capire che cos'è l'incarnazione. L'incarnazione si trova lì. Si trova in quella casa, in quell'ambiente con la puzza di capra, in tutto il mormorio del paese, del villaggio, del "chi è quello lì? cosa fa? a 30 anni ancora non si sposa? ma cosa sarà di quell'uomo lì? ma cosa viene a raccontarci? ma non è il figlio di Giuseppe?"

Ti puoi immaginare! Quello è il punto d'arrivo delle chiacchiere che facevano!

Gesù lì! Lì devo riscoprire la spiritualità dello sposo, del Verbo che si è fatto carne, che ha amato la Chiesa in questo modo qui, devo trovarla dentro il discorso dell'ordinario.

Il secondo grosso filone è l'altro: se Gesù è lo Sposo che ha voluto a sé l'umanità e ha unito a sé la Chiesa con il suo Corpo è anche lo Sposo che ama fino a dare la vita sulla Croce. È lo Sposo che ha amato fino a dare la vita, è la sponsalità totalmente realizzata, sulla croce è il tutto donato.

In effetti è proprio in questa dinamica che ancora si realizza in pienezza l'imitazione di Cristo Sposo da parte degli sposati e questa donazione pasquale parte già dal momento dello scambio del consenso. È la prima attualizzazione pasquale degli sposi.

C'è quel libro, "Lo Spirito Santo e il matrimonio", dove si dice che già al momento della celebrazione del matrimonio gli sposi incominciano la loro Pasqua. In questo reciproco dono l'uno all'altro, è "do tutto di me a te". Il dono reciproco è il loro dono pasquale, sono assorbiti dentro la Pasqua di Cristo che dona totalmente se stesso per la Chiesa. Lì incomincia la loro Pasqua.

Questa poi si concretizza in mille altri comportamenti. Vivere l'amore unitivo nel sacrificarsi e sacrificarsi solo per l'amore unitivo.

Quando vivo il sacrificio, la dimensione di sofferenza all'interno della coppia senza l'Amore è privare completamente quel momento pasquale del suo significato più profondo. In questo caso io non sono Gesù che vive la Pasqua: sono uno dei due ladroni che è costretto a subire: oddio sono con questa moglie!

Mentre la Pasqua è questa donazione libera e piena dell'amore!

Allora il sacrificio diventa la possibilità di esprimere più amore, dare significato ad ogni forma di sacrificio, di sofferenza. Nel matrimonio si rischia di giocare a slalom, a slalom gigante costantemente cercando di evitarlo, quando ci si sbatte contro c'è qualche imprecazione e poi si va oltre. È vanificare la Pasqua di Cristo!

Pensate cosa vuol dire agli effetti pratici riuscire a dare significato al soffrire, alla fatica. Voi vi trovate alla fine di una giornata pesante, ma vi ritrovate che dentro di voi siete cresciuti, che la Pasqua quotidiana vi ha fatto crescere. Ancora sempre nell'ottica di Cristo Sposo: è lo Sposo che ha amato la Chiesa e ha data se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavoro.

"Ha dato se stesso per lei (per la Chiesa), per renderla santa, purificandola" Ef 5,25-26. Cioè è una spiritualità redentiva, è una spiritualità che salva. Un amore sponsale, con questa donna, con questo uomo, è un amore che si assume la responsabilità di salvare, di far diventare grande spiritualmente la moglie, il marito. Assume su di sé il negativo della moglie, del marito per redimerlo nell'amore, per salvarlo nell'amore.

È ancora una spiritualità della riconciliazione. Sempre guardando lo Sposo, la croce che ama: "Padre perdona loro", "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me".

L'amore grande che è dentro nel cuore di Cristo Sposo è l'amore capace di riconciliazione costante.

Sempre guardando a Cristo Sposo nella Pasqua è una spiritualità gioiosa. Familiaris Consortio n°52 "La famiglia cristiana, soprattutto oggi, ha una speciale vocazione ad essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo", gli sposi sono chiamati ad esprimere questa alleanza pasquale nella loro carne "mediante la costante irradiazione della gioia dell'amore e della sicurezza della speranza, della quale deve rendere ragione".

Gli sposi cristiani sono contenti di vivere la loro nuzialità, la loro sponsalità, o gli sposi cristiani sono brontoloni come tutti gli altri? O gli sposi cristiani vivono anche loro la "condanna al matrimonio"? Li ha condannati ad essere sposati tutta la vita con quell'uomo, con quella donna!

Nella coppia, nel sacramento del matrimonio, noi ci giochiamo una sfida con la fede perché se "maschio e femmina li creò, a immagine di Dio li creò", Dio ha preso in giro l'uomo e la donna quando li ha fatti insieme maschio e femmina? Se ha fatto dell'uomo e della donna il sacramento del rapporto di Cristo con la Chiesa, il segno di Cristo con la Chiesa, non può essere un segno che umilia l'uomo e la donna. Mostrate che è un bel disegno di Dio, mostrate che dentro il sacramento del matrimonio si realizza la salvezza di Cristo.

 

 

Lo Spirito Santo artefice del dono e del cammino di partecipazione degli sposi al legame di Cristo con la Chiesa

 

A livello di documenti vedete quello della CEI "Comunione e comunità nella chiesa domestica". Questo documento quasi sconosciuto lo trovate con il titolo "Comunione e comunità", perché è stato pubblicato in appendice al documento "Comunione e comunità", ed è di un valore altissimo, perché è il documento nel quale più si parla del rapporto tra lo Spirito Santo e il matrimonio e dice delle cose molto belle e meravigliose che non trovate in altri testi. Poi c'è il testo "Lo Spirito Santo e il matrimonio" di Martinez Peque. Il discorso dello Spirito Santo e il matrimonio è quasi sconosciuto a livello teologico.

Giovanni Paolo II dice: "La realtà del matrimonio cristiano è come inabitata e trasfigurata dalla nuova alleanza. L'alleanza non solo ispira la vita di coppia, ma si compie in essa, nel senso che l'alleanza dispiega le sue energie nella vita degli sposi. Essa modella dall'interno il loro amore. Essi amano non solamente come Cristo ha amato, ma già misteriosamente nell'amore stesso di Cristo poiché il suo Spirito è loro donato".

Chi è che realizza quel disegno che abbiamo contemplato di configurazione a Cristo Sposo? Chi è che lo dà come dono e aiuta a percorrerlo con impegno? È lo Spirito Santo.

Mi piace qui citare una delle tesi della commissione teologica internazionale del 1978 che ha enunciato alcune tesi, espressioni, quasi punti di non ritorno. In una di queste tesi si sostiene che nel sacramento del matrimonio si ha una effusione dello Spirito Santo la quale fa sì che l'amore di questa coppia diventi l'immagine dell'amore di Cristo per la Chiesa, e questa effusione è costante. "L'effusione speciale dello Spirito che è propria del sacramento fa sì che l'amore di questa coppia diventi l'immagine stessa dell'amore di Cristo per la Chiesa. Tuttavia questa effusione costante dello Spirito Santo non dispensa mai le coppie cristiane dalle condizioni umane di fedeltà, perché mai il mistero del secondo Adamo sopprime o sostituisce in qualche caso la realtà del primo".

Poi al n°10 delle tesi si legge: "Nello scambio del consenso che fa il sacramento la Chiesa rimane segno e garante del dono dello Spirito Santo che gli sposi ricevono impegnandosi l'uno verso l'altro in quanto cristiani".

Quindi nel momento del sacramento del matrimonio avviene un'effusione dello Spirito Santo e molti oggi sostengono che avviene una vera e propria consacrazione.

Tentiamo di individuare i modi con cui lo Spirito Santo agisce all'interno della vita di coppia. Ne enucleo 3.

- C'è don Carlo Rocchetta con "Il sacramento della coppia". Ha un capitolo sullo Spirito Santo. "Lo Spirito Santo artefice di una trasformazione" Comunione e comunità della vita domestica al n°9: "La comunione donata dallo Spirito Santo non si aggiunge dall'esterno né rimane parallela a quella comunione coniugale e familiare che costituisce la struttura naturale del rapporto specifico uomo-donna/genitori-figli".

Lo Spirito Santo non è che viene sopra, viene di fianco, adombra la realtà della coppia, bensì il dinamismo della coppia assume questa struttura dentro il mistero dell'amore di Cristo per la sua Chiesa. Quindi lo Spirito non è esterno al dinamismo maschio-femmina, me è dentro al dinamismo maschio-femmina e pertanto lo trasforma interiormente e lo eleva a luogo e segno di comunione nuova, soprannaturale e salvifica. Perciò nel cammino di crescita di spiritualità va tenuto presente il protagonista primo e principale della vita di coppia e della famiglia che è lo Spirito Santo.

- Secondo aspetto: il dono dello Spirito Santo fa partecipare questa coppia, ogni coppia, alla mirabile comunione di Cristo con la Chiesa. È la singolarità di una relazione, ciascuno deve dire "noi due", uomo-donna che è assunto nel disegno salvifico di Dio, ed è alla loro singolarità che è affidata la responsabilità del dono ricevuto per farlo fruttificare.

Il dono dello Spirito salvaguarda tutta l'originalità e la caratteristica che c'è dentro l'originalità di una particolare coppia. Nessuna coppia si assomiglia, come ogni persona ha una sua originalità, una sua individualità. Sempre i vescovi italiani dicono: "La coppia e la famiglia cristiana sperimentano dunque nella loro vita una comunione che senza mortificare, ma assumendo e portando a compimento quella del sangue e dei vincoli affettivi, la supera e la trascende"

Questa nuova comunione non è solo dono dello Spirito, è anche comandamento per la libertà responsabile dei membri della coppia e della famiglia.

Con queste premesse diventa preciso un dato della coniugalità familiare: essa non è una spiritualità generica, astorica, uguale in tutti i tempi, perché il dono dello Spirito è dato per questa coppia che è chiamata a dare la sua personale, originale risposta.

- Terzo aspetto. "Lo Spirito Santo unità del Padre e del Figlio".

All'interno della Trinità lo Spirito Santo è l'unità del Padre e del Figlio. Lo Spirito Santo è artefice dell'unione del Verbo di Dio con la carne umana, che si è incarnato per opera dello Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è artefice dell'unione di Cristo Capo con la Chiesa suo corpo. Chi è che realizza questa unione di Cristo Capo con la Chiesa suo corpo? È lo Spirito. Lo Spirito è l'unità del Padre e del Figlio, lo Spirito realizza l'unità della Chiesa con Cristo Capo, lo Spirito è artefice del cammino di unità degli sposi. Chi è capace di fare dei due uno? Chi conduce le due carni per essere una sola carne?

Possiamo dire l'indissolubilità un percorso di santità per gli sposi, vuol dire ricevere il dono dell'unità - l'unità del Padre e del Figlio, l'unità di Cristo con la Chiesa, l'unità del Verbo con la natura umana - ricevere il dono dell'unità uomo-donna e tradurlo nella vita di coppia come un cammino di crescita spirituale. L'indissolubilità dono ricevuto e dono che realizza.

L'unità, l'indissolubilità, è una sfida che ci fa diventare uno come Dio, come Dio è uno; quindi l'indissolubilità non come cammino mortificante, opprimente. Il percorso dell'originalità delle due persona che si sono unite, ma unità come capacità di promuovere nella pienezza della maturità la libertà dei due al punto di diventare uno.

Promuovere, sviluppare la libertà del dono d'amore dei due al punto da essere uno.

L'unità in Dio non è confusione, non è oppressione, non è inibizione l'uno dell'altro; l'unità non si realizza conformando l'altro a se stesso. L'unità si realizza nella pienezza della libertà del dono di sé all'altro e all'altra. È diventare uno come è Cristo con la sua Chiesa, come è uno il Verbo con l'umanità, come è uno il Padre e il Figlio nello Spirito.

 

 

Il Padre dal quale ogni paternità prende nome in cielo e sulla terra

 

Questo sarà anche il tema della terza settimana di studi di spiritualità coniugale del '99 che vorrà mostrare un aspetto particolare della paternità e della maternità ed è proprio come la paternità e la maternità possano diventare un cammino spirituale.

Oggi si va approfondendo in particolare il discorso della paternità e della maternità responsabile, il discorso problematico dell'educazione dei figli nel contesto culturale attuale, dimenticando che diventare padre e madre non solo da un punto di vista generativo, ma anche educativo, è anche un percorso spirituale, cioè si diventa più santi nel continuare ad essere papà e mamma! E come si può diventare più santi? Questo è il tema che affronteremo nel '99.

Familiaris Consortio n°28 chiama i genitori "cooperatori dell'amore di Dio creatore". "Con la creazione dell'uomo e della donna a sua immagine e somiglianza, Dio corona e porta a perfezione l'opera delle sue mani: Egli li chiama a una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di creatore e di Padre... "come uomo e donna partecipate con il sacramento del matrimonio a questa dimensione di Dio Padre "... mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita umana <<Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra>>..."

Nella Lettera alle famiglie si legge: "Quando insieme con l'apostolo pieghiamo le nostre ginocchia davanti al Padre dal quale ogni paternità e maternità trae nome prendiamo coscienza che l'essere genitori è l'evento mediante il quale la famiglia, già costituita col patto del matrimonio, si attua in senso più pieno e specifico. La maternità implica necessariamente la paternità e reciprocamente la paternità implica necessariamente la maternità; è il frutto della dualità elargita dal Creatore all'essere umano..."

"Mediate la comunione di persone i genitori davanti a un nuovo essere umano dovrebbero avere piena consapevolezza del fatto che Dio vuole questo uomo per se stesso, quindi nella pienezza del suo amore ama questa nuova persona. Padre e madre sono coinvolti in questo amore che il Padre ha per ogni nuova persona".

Qui due o tre piccoli spunti di spiritualità. Nella generazione si continua l'opera creativa di Dio. Attenzione e accoglienza di ogni vita. In ogni persona si realizza la volontà di amore di Dio. "La missione educativa, radicata... nella loro partecipazione all'opera creatrice di Dio, ha una nuova e specifica sorgente nel sacramento del matrimonio, che li consacra all'educazione propriamente cristiana dei figli, li chiama cioè a partecipare alla stessa autorità e allo stesso amore di Dio Padre e di Cristo Pastore, come pure all'amore materno della Chiesa, e li arricchisce di sapienza, fortezza e di ogni altro dono dello Spirito Santo per aiutare i figli nella loro crescita umana e cristiana" (Familiaris Consortio n°38).

Andrebbe sviluppato il rapporto della famiglia icona della Trinità.

Tre semplicissimi percorsi, cioè il percorso della vita spirituale nel senso che:

a) generare coinvolge la partecipazione all'amore di Dio che si realizza e manifesta concretamente in una persona;

b) l'educare esprime e continua ad esprimere l'amore di Dio per i figli;

c) con i figli si genera una novità in questa triade che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo del quale la famiglia è icona. L'unità del Padre e del Figlio si sostanzia nello Spirito. Lo Spirito è l'amore tra il Padre e il Figlio fatto persona. Nella famiglia l'uomo, la donna, i figli sono l'unità di amore dell'uomo e della donna fatto carne, fatto persona.

In questo senso gli autori vedono la famiglia icona della Trinità, immagine della Trinità.

I figli sono l'unità costante, permanente dei due. I genitori potrebbero guardare un figlio e dire: "noi lì siamo uno", anche se poi bisticciano 24 ore lì sono uno.

Quello è il richiamo della nostra unità, il richiamo permanente che l'unità è realizzata: sostanza dell'unità.

Qui ci sarebbero delle conseguenze educative enormi.

Ho espresso tre piccole dimensioni di come si può osservare, presentare un cammino spirituale dei genitori in ordine al discorso dei figli.

Il primo nel senso che generare è partecipare alla vita di Dio, cioè l'atto del generare, della fecondazione, della gestazione, del parto è tutto un partecipare a Dio creatore, alla dimensione di Dio creatore; l'altra, la seconda, è l'educare, perché nell'educazione si esprime l'attenzione ad un soggetto, ad un individuo amato da noi, ma amato da Dio. Quel soggetto, quella persona, è amata da Dio, voluta da Dio. Nello stesso tempo educando io continuo ad esprimere la partecipazione all'amore che Dio ha per questa persona qui, cioè un papà e una mamma che si occupano dei figli esprimono il loro amore, ma esprimono anche tutto l'amore che Dio ha per quella persona, sono il primo segno che Dio li ama nei loro genitori. Pensate come si fa fatica oggi a parlare dell'amore di Dio Padre a taluni figli che non hanno fatto esperienze di amore, pensate a come si fa a parlare dell'amore di Dio a bambini che vengono per la comunione, per la cresima e non hanno fatto l'esperienza dell'amore del papà e della mamma perché sono figli di divisi o di divorziati.

Le coordinate della spiritualità coniugale e familiare comportano sempre una modalità attuale e un contenuto specifico che è il vissuto tipico della coppia. Si tratta di vedere come questa coppia è in relazione con Gesù Cristo, fondamento di ogni spiritualità, con lo Spirito e il Padre.

Vorrei per un attimo soltanto riprendere coscienza di come la coppia si rapporta in modo particolare e specifico con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; non è un rapportarsi di battezzati soltanto. Pensate il fatto di papà e mamma, marito e moglie che dicono "nel nome del Padre": in quel Padre loro sono inseriti, di quel Padre partecipano la dimensione creativa; quindi dire "nel nome del Padre" vuol dire rispecchiarsi nella propria identità, andare e guardare a questa persona - il Signore Gesù - con un cuore, con una modificazione interiore che è avvenuta nel sacramento del matrimonio. Il Figlio Sposo della Chiesa sposa dal quale siamo stati coinvolti e assorbiti. Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo, Colui che ci rende idonei a realizzare un progetto così grande in Cristo e nel Padre: è solo lo Spirito che ci abilita a questo.

Allora il rapportarsi alla Trinità della coppia ha tutto un suo significato particolare, e concludevo ieri dicendo come c'è questa icona della Trinità, cioè c'è una dimensione interiore della vita della coppia, della famiglia che realmente si rapporta in modo particolarissimo al discorso della Trinità. Ogni rapporto è particolare, originale, caratteristico, tipico della coppia.

Allora capite cosa vuol dire per le coppie prendersi per mano prima di alzarsi, o andando a letto, in qualsiasi momento della giornata o in macchina, prendersi per mano e dire: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", cosa vuol dire per una coppia "Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo", cos'è per una coppia il "Padre nostro". È quasi far rivivere quell'unità che il Padre mediante lo Spirito ha impresso in quelle due persone che sono diventate una sola carne. Questo va a ravvivare quella che è la dimensione normale dei mezzi di vita spirituale che sono la preghiera ed altre realtà. Vediamo come tutta la struttura spirituale è contrassegnata da questa particolarità, da questa originalità, non è solo l'inizio che è contrassegnato da un passaggio, dal battesimo al matrimonio, da figli nel Figlio a sposi nello Sposo, ma è anche tutta la struttura spirituale del vissuto spirituale del battezzato sposato, del battezzato che ha celebrato il sacramento del matrimonio, che viene per così  dire modificata per riesprimere un certo tipo di vita. Allora parliamo di queste virtù infuse: fede, speranza e carità.

 

 

Con la fede, la speranza e la carità per vivere in pienezza il dono del sacramento del matrimonio

 

La grazia sacramentale del matrimonio è la base ontologica, è il fondamento essenziale, strutturale, soprannaturale della spiritualità coniugale. La spiritualità coniugale si fonda sul sacramento del matrimonio, con essa la coppia riceve la novità; dicono i Vescovi italiani in Evangelizzazione e sacramento del matrimonio n°34: "È assunta (questa realtà di coppia) nel disegno salvifico di Dio e diventa segno e riproduzione di quel legame che unisce il Verbo di Dio alla carne umana e Cristo alla Chiesa nella forza dello Spirito".

Notate che ideale grandissimo: la coppia diventa segno, riproduzione di quel legame che unisce il Verbo di Dio alla carne umana (l'incarnazione e la Pasqua), riproduzione di questo legame e riproduzione di quel legame che unisce Cristo alla Chiesa sua sposa. Sono vertici altissimi essere resi partecipi di questo dono. Come è possibile questo? "Diventerai madre di Dio. Come è possibile questo?". Voi come coppia, come due qualsiasi, diventerete la riproduzione del rapporto Cristo-Chiesa. Ma come è possibile? L'uomo e la donna per poter accogliere, rispondere e vivere questo immenso dono devono essere messi nelle condizioni spirituali per farlo. Come è possibile realizzare questo dono? L'uomo e la donna con le sole loro forze spirituali, psicologiche, sono capaci di vivere in concreto questo dono? C'è un maestro di vita spirituale, che è Laudazzi, un insegnante di spiritualità, che a questo proposito della sproporzione tra il dono e le capacità umane scrive: "La sproporzione abissale tra la sua situazione di creatura - pensiamo alla coppia - e la realtà in cui è destinata ineludibilmente fa capire che sono necessarie forze particolari e dinamismi adeguati". Cioè se io ho questo ideale altissimo di riprodurre il rapporto Cristo-Chiesa, Verbo-Incarnazione, Verbo che assume la carne umana, devo avere forze e dinamismi adeguati, intrinsecamente efficaci per orientarsi a costruire con successo nella propria carne il rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa diventando per il mondo presenza e testimonianza della grazia del Salvatore.

Quindi le virtù teologali, queste virtù infuse donate dallo Spirito, fede, speranza e carità, abilitano, rendono idonea la coppia, o uno dei due, a concretizzare nell'ordinario la novità e la grandezza di dono che ha ricevuto con il sacramento del matrimonio. Il Signore non solo dà il dono della configurazione della coppia al rapporto Cristo-Chiesa, ma mette dentro le energie che consentono di avere questo dono.

Con queste virtù, fede, speranza e carità, sono resi capaci di rispondere alle esigenze della novità ricevuta. Di qui capirete ancor più la grandezza del dono: non solo ci ha dato un dono enorme, ma ci ha messi nelle condizioni di viverlo. Allora scopriremo l'importanza del vivere nella fede, nella speranza e nella carità come coppia. Possiamo parlare perciò di un volto o di un orientamento sponsale delle virtù cristiane, cosa purtroppo disattesa, poco approfondita e ancor meno insegnata.

Ho fatto fatica a trovare articoli su questo argomento. Ne parla il Concilio, la Familiaris Consortio, ma questi documenti non sono passati alla gente, sono rimasti un orto chiuso.

Il matrimonio cristiano comunica agli sposi, con la grazia del sacramento, con la grazia santificante o abituale, com'è chiamata in termini teologici, comunica anche queste virtù infuse. Se il matrimonio ha una grazia sacramentale questa può considerarsi come un orientamento stabile di tutto l'organismo spirituale degli sposi per il perfetto raggiungimento del fine del matrimonio.

Mediante la grazia sacramentale del matrimonio l'organismo soprannaturale dei coniugi viene afferrato, adottato e diretto perché essi siano davvero immagini viventi dell'amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Non vi viene attaccato un francobollo con scritto sopra Cristo Sposo della Chiesa sposa! È una modificazione interiore che avviene di tutto l'organismo.

Notate ancora però che questa grazia del sacramento del matrimonio, che siete messi nelle condizioni di realizzare mediante le virtù, è una grazia - allargate bene le orecchie, sentitelo bene - che perfeziona la natura, non la sopprime, ma la esalta. La grazia perfeziona la natura umana. Il volto sponsale di queste virtù cristiane deve essere detto riaffermando con forza che il dono dello Spirito mediante queste virtù, fede, speranza e carità, non va ad inibire nessuno meccanismo di carattere psicologico della vita di coppia: va a promuoverlo e ad esaltarlo. Dio non va contro Dio!

Chi è che ha fatto l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza? Chi ha fatto dei due un solo corpo?

Non può inserire un dono di grazia che vada a reprimere questo dono, ma un dono di grazia dello Spirito che esalta questo dono e lo porterà ai massimi vertici della maturità!

Questa è la sfida: che la grazia del sacramento del matrimonio con queste virtù va a perfezionare la natura e la natura diventa il segno che noi siamo fatti da Dio, che ci costruisce giorno per giorno: è Dio stesso!

La grazia e le virtù infuse non toccano solo superficialmente l'essere della coppia, le potenzialità operative dell'uomo e della donna; al contrario si inseriscono intimamente in essi attuando in questo modo le esigenze naturali.

La grazia e le virtù infuse - fede, speranza e carità - sono una trasformazione interiore ed una soprannaturale elevazione della natura, delle facoltà intellettive, affettive e volitive dell'uomo.

Familiaris Consortio n°56 riprende un passaggio della Gaudium et Spes n°48 "I coniugi cristiani sono corroborati e quasi consacrati da uno speciale sacramento per mezzo dal quale tutta la loro vita è pervasa - la forza dello Spirito è molto più forte di quanto una spugna si imbeva di acqua. La forza dello Spirito che è la forza dello Spirito del Dio Creatore - di fede, speranza e carità e tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione della mutua santificazione ed insieme rendono gloria a Dio"

Poi nella Apostolicam Actuositatem n°4 quando si parla della spiritualità dei laici si dice: "Questa spiritualità dei laici, impregnata su fede, speranza e carità, deve parimenti assumere una sua peculiare caratteristica dello stato di matrimonio e famiglia". La Familiaris Consortio ha poi alcune espressioni che dicono ampiamente come le tre virtù devono essere vissute in modo sponsale. Qui cerco di fare applicazione delle tre virtù, fede, speranza e carità, vissute in modo sponsale.

FEDE: la fede è il modo di pensare, la struttura del pensiero, il metro per misurare, è la conoscenza interiore. La fede non è una sovrapposizione, è la nostra coscienza razionale che ha assunto, ha assimilato, ha personalizzato nuovi criteri più grandi ancora, ulteriori alla ragione, ma più un contrasto con essa. Dice la Familiaris Consortio al n°51: "soltanto nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia costituendoli segno e luogo dell'alleanza d'amore tra Dio e gli uomini, tra Gesù Cristo e la sua Chiesa".

Detta in altre parole: solo nella fede gli sposi riescono ad avere la loro carta di identità. Voi chi siete? Maschio e femmina e basta? Ma chi siete? Noi due chi siamo? Uno più uno? Lui e lei? Noi chi siamo? La nostra carta di identità, la nostra genealogia, il nostro albero genealogico? Noi due dove siamo nati come coppia, chi ci ha pensati come coppia?

La maggioranza dei cristiani si pensa solamente come coppia, benedetti dal Signore: una bella cornicetta d'argento con rifiniture d'oro, ma è una coppia umana! Noi due come ci pensiamo? Ci pensiamo nella verità più profonda? Ci pensiamo come ci pensiamo noi o come ci pensa Dio? La pienezza della verità è come ci vede Dio. Dio come ci vede in questo momento qui? Dio ci vede come riflesso dell'unione, la riattualizzazione del rapporto di suo Figlio Gesù Cristo con la Chiesa. Dio non ci vede uno di qua e uno di là! Dio non è strabico nel guardarvi, che con un occhio vede lui e con un altro vede lei! Dio vi vede nell'unità!

Come vi pensa Dio? Voi vi pensate come vi pensa Dio? Si può senza fede vedersi? Allora mi accorgo che è indispensabile la fede per pensarmi come coppia, come coppia sacramentale. La fede non è indispensabile solo per dire: il pane consacrato è diventato Eucaristia, il Corpo di Cristo. È indispensabile per pensarci come coppia, per avere la retta coscienza di noi due come coppia. Allora vi pensate nella verità più piena. Questo non solo nel momento nuziale, ma nel percorso della vita di coppia e non solo voi come coppia, ma voi nella vostra vita di coppia, di figli.

Questa perfezione di fede richiede di essere prolungata nel corso della vita vissuta dagli sposi e dalla famiglia.

"Dio infatti -Familiaris Consortio n°51- che ha chiamato gli sposi al matrimonio, continua a chiamarli nel matrimonio" Questo passaggio è bellissimo: Dio li ha chiamati al matrimonio, noi due siamo stati chiamati a questa vocazione, a ripresentare con la nostra realtà umana di uomo e donna il volto di Cristo Sposo della Chiesa sposa; non solo siamo stati chiamati al matrimonio, ma continua a chiamarci dentro il matrimonio, nel matrimonio, "dentro e attraverso i fatti, i problemi, le difficoltà, gli avvenimenti dell'esistenza di tutti i giorni. Dio viene ad essi rivelando e proponendo le esigenze concrete della loro partecipazione all'amore di Cristo per la Chiesa, in rapporto alla particolare situazione nella quale si trovano".

È un passaggio formidabile questo qui, ripensateci e magari fateci meditazione di coppia per un mese. Il Dio che vi ha configurato a coppia, vi ha configurato a immagine del rapporto Cristo-Chiesa, vuol dire che vi ha chiamato e continua a chiamarvi e vi aiuta a realizzare dentro la vita di coppia le esigenze dell'amore, di quell'amore con cui Lui ha amato la sua Chiesa e dentro continua a sollecitarvi perché questo amore cresca e riesprima in pienezza questo rapporto che Lui ha con la Chiesa. È Lui che vi chiama alla perfezione e alla crescita nell'amore.

Dio viene ad essi rivelando e proponendo le esigenze concrete: cosa vuol dire appartenere a questo amore di Cristo per la Chiesa, riesprimere nella propria carne l'amore di Cristo per la Chiesa?

Non posso non vivere questa dimensione se non nella fede. Per usare uno slogan provocatorio: si può salvare il mondo senza Cristo? No! Si può salvare il matrimonio senza Cristo? No!

Il matrimonio va alla salvezza dell'uomo e della donna nel loro rapporto coniugale. Se vogliamo salvare la famiglia oltre al discorso leggi, iniziative, pastorale ecc. dobbiamo portare gli uomini e le donne a vivere questo sacramento nella pienezza della redenzione che diventa pienezza di umanità.

SPERANZA: potrebbe diventare qualche volta speranza molto banale nella coppia: speriamo che mio figlio finisca gli studi, speriamo che passi questa malattia, speriamo di finire la casa, speriamo di andare in pensione... è tutto uno speriamo dietro l'altro. Non è questa la speranza!

"La famiglia cristiana - Familiaris Consortio n°52 - soprattutto oggi ha una speciale vocazione ad essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo mediante la costante irradiazione della gioia dell'amore e della sicurezza della speranza", cioè la coppia sente di essere dentro un progetto "della quale deve rendere ragione. La famiglia cristiana proclama ad alta voce le virtù presenti del regno di Dio e la speranza della vita beata". Colloca il percorso della vita di coppia dentro l'orizzonte e il progetto di Dio. Noi due che riviviamo il nostro rapporto Cristo-Chiesa dove siamo orientati? Là dove Cristo sarà tutto in tutti, nell'unità piena in Dio.

Possiamo dire che è la vita della coppia che è lanciata all'infinito, è lanciata realmente nell'orizzonte divino.

Familiaris Consortio n°13 "In questa profezia dà loro la grazia e il dovere di vivere e di testimoniare la speranza del futuro incontro con Cristo".

CARITÀ: osserveremo questa triade delle virtù infuse nell'insieme. La fede era la conoscenza, era l'interiorità, era vivere la coscienza nuova della propria identità nel proprio vivere, leggere con occhi nuovi la storia, è il conoscere; la speranza è il progettare in questo orizzonte; la carità è il vivere il Dio, nell'amore. Anche qui parto da un passaggio della Familiaris Consortio n°13: "Lo Spirito che il Signore effonde dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amato". Voi guardando vostra moglie, vostro marito, sapete che avete il dono dello Spirito che vi abilita, vi rende idonei, avete i muscoli del cuore che vi rendono capaci di amare la moglie e il marito come Cristo ci ha amati. C'è un passaggio molto bello di Paolo VI in un discorso agli sposi dove dice (Comunione e comunità nella chiesa domestica n°10): "Le manifestazioni stesse del loro affetto, degli sposi cristiani, sono penetrate di questo amore che essi attingono nel cuore di Dio e se la fonte umana rischia di disseccarsi, la sua fonte divina è altrettanto inesauribile quanto le profondità insondabili dell'affetto di Dio". Quando io credo di non poter più amare quell'uomo e quella donna ho certezza nella fede che ho ancora un'immensa possibilità.

Familiaris Consortio: "Lo Spirito che il Signore effonde dona un cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati. L'amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato ed è la carità coniugale che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla croce". Quindi la carità degli sposi non può essere la carità di un battezzato qualsiasi, senza nulla togliere quella che è la carità di un battezzato qualsiasi, ma è chiamato a vivere questa carità sponsale di Cristo. Da questa carità coniugale possiamo ricavarne taluni profili.

Sarà un amore sponsale e totalitario: l'uno per l'altro.

Sarà un amore santificatore. Dante a proposito di Beatrice dice: "Lei guardava Dio e io la guardava con i suoi occhi e il cielo era più azzurro". Aiutarsi a guardare Dio nel volto dell'altro per amarlo con l'intensità con la quale lo ama Dio o la ama Dio. "Lei guardava Dio e io Lo guardavo con gli occhi di Beatrice e il cielo era più azzurro": ha una finezza particolare questo passaggio.

Un amore unificante: qui ci metterei una battuta di Shakespeare "Ciascuno è io dentro nell'altro". Nel momento in cui dico io, avverto di dire noi due perché l'altro è così uno con me da dire io con lui.

Un amore fecondo: vedete come la carità coniugale, questo dono infuso, pone concretamente nel vissuto di tutti i giorni la coppia nelle possibilità di vivere questo dono di Dio.

Avete colto come questa trilogia, questo dono infuso che abilita l'organismo psicologico della coppia a vivere questo immenso ideale, è un organismo che va a rivisitare la fede, la speranza e la carità nell'ottica del dono ricevuto, è una fede che va vissuta a due con un contenuto specifico, è una speranza che parte dall'essere due con un contenuto specifico, è una carità che non può prescindere dall'essere vissuta a due con un contenuto specifico, che è ciò che è tipico della vita di coppia.

Quando vado a leggermi qualsiasi tipo di discorso o di meditazione spirituale relativo alla fede, alla speranza e alla carità devo riportarmi a questo mio organismo di coppia che è un organismo duale, uniduale è meglio dire, usando l'espressione che il Papa ha adottate nella Lettera alle donne, quando parla di antropologia uniduale. Uniduale, cioè che esprime nell'unità la dualità.

Noi vogliamo preparare le coppie; man mano che andiamo avanti bisognerà essere sempre più attenti ai percorsi individuali delle persone. Noi adesso personalizziamo tutto, anche i fazzoletti. Noi come Chiesa abbiamo ancora le categorie: i bambini, gli adolescenti, i giovani, gli anziani, i sagrestani, i sacerdoti... cioè noi facciamo la pastorale a categorie, mentre la categoria unica della pastorale è il popolo di Dio dove ciascuno è missionario, diventa fratello e sorella che accompagna. Noi pensiamo ancora la pastorale dall'ottica sacerdotale e anche voi laici carissimi! Perché questo vi disobbliga sostanzialmente dai vostri impegni, perché fin che per preparare i fidanzati c'è il prete o due o tre coppie che si interessano dovremo sempre fare la preparazione dei fidanzati a gruppi, mentre c'è un indispensabile cammino personalizzato per prendere la coppia dov'è, perché la Chiesa si è un attimo lavata le mani quando ha detto: voi per sposarvi in chiesa farete otto incontri!

Io Chiesa mi sono messa a posto la coscienza, sono tranquilla! Vi ho preparato! Adesso, fatti vostri! Non è così! Perché con quegli otto incontri quello che era a casa sua con otto passi è uscito di casa, ma non è venuto in chiesa; quello che era sulla piazza è venuto sulla porta della chiesa, ma non è venuto in chiesa; quello che era già in chiesa con otto passi è venuto sull'altare...

È farsi un fratello e sorella che accompagniamo, andare a prendere chi è in una condizione e accompagnarlo. Quando noi cominceremo a pensare la pastorale della famiglia non cambierà solo la pastorale dei fidanzati, degli sposati: cambierà tutta la pastorale!

La pastorale attuale si muove ancora, anche se siamo nella minoranza, nell'ottica di una maggioranza, si offre ancora nell'ottica del dare tutto a tutti. Non siamo ancora messi nelle condizioni e non abbiamo ancora intrapreso la strada di tutto del cristianesimo a qualcuno! Finché non cominceremo a contare nelle parrocchie quanti fanno direzione spirituale vuol dire che abbiamo una massa di handicappati, cioè di gente che non sa muoversi con le proprie gambe cristianamente! O no? Cioè su quante persone adulte cristiane può contare una parrocchia? Però continuamente concretamente io continuo a mettere in atto una pastorale che tiene tutti piccoli. Non dico che bisogna voltare pagina, cambiare pastorale! Dico che nella misura in cui in questo contesto storico pastorale io sono chiamato a dare tutto a tutti, qualcosa a tutti perché il battesimo lo chiedono quasi tutti, perché il matrimonio... Certo! io non posso dire: adesso basta! Non ve lo do più! Io cerco di dare qualcosa a tutti questi, ma devo capire che la strategia del futuro della Chiesa non passa nel continuare a dare qualche cosa a tutti, è nel rendere qualcuno adulto: qualcuno! Quindi cammina su questi due binari: l'apertura a tutti, ma che qualcuno diventi adulto e capace di dare da mangiare agli altri.

Il discorso della coppia: continuiamo a fare corsi per fidanzati, ma se fra tutte queste coppie non comincio a coltivarne qualcuna, ma che diventi santa! In un incontro con i vescovi del Lazio dicevo: non si tratta solo di fare rivoluzione pastorale, però di tutti i fidanzati di un anno siete riusciti a isolare una o due coppie, a proporre un ritiro, la lettura di qualche libro di meditazione per la coppia, ad aiutarli a fare direzione spirituale? Questi saranno missionari nell'arco di tre o quattro anni, me se non facciamo questo, non avremo il futuro della pastorale, soprattutto nell'ottica della famiglia!

Datevi da fare per tutti, perciò prendete per mano una coppia e questa accompagnatela all'età matura, a mangiare panini da sola, non a succhiare continuamente il latte spirituale della domenica mattina perché non è sufficiente un'omelia domenicale per mantenere una coppia! Non è sufficiente! Dovete saper mangiare parola di Dio!

In questo contesto culturale il sacramento del matrimonio propone una cultura alternativa sul concetto di persona, di coppia, di famiglia e di figli. Una cultura alternativa, un andare contro corrente a tutto campo non si sostiene con le normali energie umane! Se invece vogliamo star lì a mezza strada, sì, abbiamo la cultura alternativa, ma in fondo ci sta bene galoppare con la cultura dominante, va bene, andiamo avanti così! Ma non segneremo la storia e i numeri, relativi alla coppia e alla famiglie, dei divorzi e via di seguito stanno dando ragione a questo tipo di cultura! Se voi diventate santi e aiutate qualcuno a diventare santo! Quanti di voi come coppia se lo sono proposti di diventare santi? Se non ve lo siete proposti cosa stiamo qui a fare?

 

 

Sposi e famiglie: una spiritualità laicale per la missione

 

Lumen Gentium n°31: "I laici sono i fedeli che, dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura resi partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono nella Chiesa e nel mondo la missione propria di tutto il popolo cristiano".

Questo è il discorso fondamentale per capire il discorso dell'identità del laicato e dell'identità della missione. Tutto il percorso del battezzato va letto alla base di quel discorso nuziale che abbiamo fatto, che il percorso del battezzato viene segnato dal sacramento del matrimonio e quindi viene segnato dalla modalità di coppia e dal contenuto specifico che è la vita di coppia stessa (ultimo capoverso della Familiaris Consortio n°13). Se questo è il dato per tutti i battezzati (Lumen Gentium n°31) noi sappiamo - continuo a battere questo chiodo perché deve diventare un criterio vostro per valutare le cose - che la grazia del sacramento del matrimonio conferisce una specificità di modalità e di contenuto al cammino spirituale del discepolo sposato. Vanno perciò approfonditi e meditati due capoversi della Familiaris Consortio n°50 perché da essi sgorga l'unitarietà, l'indissolubilità che esiste tra spiritualità e vita concreta e viceversa. La laicità coniugale e familiare è permeata di Spirito divino e la spiritualità di Cristo prende carne dentro la realtà della coppia e della famiglia.

Familiaris Consortio n°50: "Se la famiglia cristiana è comunità i cui vincoli sono rinnovati mediante la fede e i sacramenti, la sua partecipazione alla missione della Chiesa deve avvenire secondo una modalità comunitaria..." - quindi la partecipazione alla missione avviene secondo una modalità comunitaria, insieme - "...dunque i coniugi in quanto coppia - che non vuol dire materialmente in due, non bisogna andare dappertutto in due - i genitori e i figli in quanto famiglia devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo".

Su questo la nostra pastorale è fuori strada, non dico al 100%, ma nemmeno al 51%, oserei dire al 95%, perché osservate come gli sposati vengono invitati a collaborare alla vita pastorale: lui, lei, sposato o non sposato non conta assolutamente.

Che cosa viene chiesto di specifico agli sposati? Quello che può fare la suora, quello che può fare chiunque altro! "In quanto coppia i coniugi, in quanto famiglia i genitori e i figli devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo, devono essere nella fede un cuor solo e un'anima sola mediante il comune spirito apostolico che li anima e la collaborazione che li impegna nelle opere e nel servizio alla comunità ecclesiale. La famiglia cristiana poi edifica il regno di Dio nella storia mediante quelle stesse realtà quotidiane che riguardano e contraddistinguono la sua condizione di vita, - cioè si fa apostolato dentro le attività quotidiane, non vado fuori a fare un gentilissimo catechismo e sono un istrice nei confronti della moglie o del marito, non vado fuori a fare il sorriso parrocchiale e dentro ho un broncio da sfinge! È semplicemente assurdo! - è allora nell'amore coniugale e familiare, vissuto nella straordinaria ricchezza di valori e di esigenze di totalità, unicità, fedeltà, fecondità che si esprimono e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Cristo e della Chiesa".

Avete già colto il passaggio: il battezzato laico, che è configurato a Cristo sacerdote, con il sacramento del matrimonio è chiamato a vivere questa realtà sacerdotale, profetica e regale nella dimensione della coppia e della famiglia e non prescindendo da essa, deve essere caratterizzato da questa.

Poi specifica i due punti fondamentali: "l'amore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa".

Qui sarebbe bello su questo aspetto, l'amore e la vita, tentare di analizzare cosa vuol dire servizio all'amore e servizio alla vita. Tentiamo brevemente di passare in rassegna le tre dimensioni sacerdotale, profetica e regale e vedere come sono vissute all'interno della vita di coppia.

[A questo punto viene fatta una domanda e don Renzo risponde (la domanda non si sente nel nastro)]. Quando io parlo di coinvolgimento della coppia non parlo di coinvolgimento materiale dei due. Noi rischiamo di chiedere alle coppie un servizio che non mette in risalto il dono specifico che loro hanno. Faccio un esempio molto banale: catechismo. La coppia che viene, la mamma o lui che viene a fare il catechismo, in virtù di cosa viene invitato a fare catechismo? Questa persona che viene a fare catechismo è cosciente di far catechismo non per grazia del parroco, ma per la grazia del sacramento del matrimonio? Tentare di maturare in loro la coscienza del ministero. In questo senso rischiamo di mancare!

C'è un passaggio della Familiaris Consortio dove dice che fa parte del comunicare la vita educare alla fede. Queste persone vengono educate a mettere in risalto il loro mistero specifico?

Altro esempio: quello che dicevo della combinazione dei due ministeri. Il ministero della comunione, l'essere capaci di esportare la comunione dal loro vissuto di coppia e portarlo nella comunità: quanto e come il singolo sposato, la coppia, a seconda dei vari livelli di partecipazione, sono invitati, aiutati, messi nelle condizioni di esercitare questo loro ministero?

Altro aspetto: preparazione, accompagnamento dei fidanzati, degli sposati. Quanto e come questo loro apostolato è specifico. Già Paolo VI chiamava questo "apostolato del simile verso il proprio simile". Quanto aiutiamo le coppie e le famiglie a rendersi conto che questo apostolato appartiene a loro. In questo senso noi preti dovremmo tentare di mettere maggiormente in risalto quella che è la loro missione, il loro compito specifico.

La dimensione sacerdotale.

Il significato del sacerdozio nell'antico testamento, il significato del sacerdozio in Cristo e quanto e come il cristiano partecipa al sacerdozio di Cristo.

Cosa vuol dire che il cristiano è inserito in Cristo Sacerdote e quindi partecipa di questo sacerdozio?

Lo sposato non è solo un cristiano che vive il sacerdozio, ma lo vive da sposato. Il sacerdozio battesimale è vissuto dalla coppia con una modalità particolare e qui cerco di esporvela. Il sacerdozio cos'è? È la partecipazione all'autodonazione di Cristo che ha il suo culmine nella Pasqua, l'autodonazione di sé.

Nella coppia questa autodonazione di sé è contrassegnata innanzitutto nel momento iniziale della vita di coppia con il sacramento del matrimonio là dove i due scambiandosi il consenso in fondo iniziano con questa donazione totale reciproca. Questa è la loro autodonazione, è la loro Pasqua, che lì comincia e che è chiamata poi a tradursi in tutta la vita. In quel momento della celebrazione pongono questo gesto sacerdotale mediante il quale i due battezzati esprimono il sacramento e non solo rivivono l'autodonazione di Gesù, ma in quel momento diventano nel loro autooffrirsi di tutta la vita sacramento e segno permanente del donarsi di Gesù alla sua Chiesa. È nel Signore che possono offrirsi, è nel Signore che rivivono l'autodonarsi del Signore. Il dono del Signore alla sua Chiesa lo vivono in questo momento iniziale, ma lo vivono anche in tutta la loro vita. Gli sposi prolungano l'attualizzazione del sacramento celebrato trasformando la loro esistenza in una liturgia-vita tramite il continuo e sempre più profondo dono di sé. Il "Sì" degli sposi, ogni "sì" degli sposi l'uno all'altro, è l'eco del sì di Cristo sulla croce che determinò la nuova alleanza, cioè dirsi di sì è continuare questa alleanza, continuare questa autodonazione.

Gli sposi per il dono dello Spirito ricevuto hanno la possibilità di essere memoria e attualizzazione vivente dell'amore oblativo di Cristo crocefisso. Non solo, ma gli sposi prendono parte all'Eucaristia, quindi anche in modo tutto caratteristico. Questa dimensione liturgica va collegata con tutto il discorso della preghiera, preghiera di lode, di ringraziamento e di intercessione, va collegata con il discorso lavoro, vissuta come offerta, come autodonazione. Il lavoro è per la famiglia, è con la famiglia, è profondamente motivato il lavoro: non si va a lavorare per guadagnare il pane, perché dietro quel pane c'è una moglie, un marito, ci sono dei figli. Quindi ha tutto un suo significato che va recuperato.

Per dire come la coppia entra in questa dimensione sacerdotale, credo che possa essere vista nell'ottica che viene presentata nella Familiaris Consortio n°56 dove c'è un passaggio formidabile: "il matrimonio è in se stesso un aiuto liturgico di glorificazione di Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa", vuol dire che proprio perché la coppia come tale è inserita nella realtà di Gesù Cristo e nella Chiesa che sempre si offre al Padre in questa liturgia perenne, la coppia, che è configurata tutto il giorno, tutti i giorni a questo rapporto di Cristo con la Chiesa, celebra, vive la sua come una celebrazione di lode e di ringraziamento. Quindi nella coppia è tutto liturgia: "il matrimonio è in se stesso un atto liturgico di glorificazione"; mangiare insieme, andar via insieme, lavorare, far l'amore... è tutto una liturgia di glorificazione e di lode di Dio. Anche perché costantemente loro celebrano l'unità del Verbo di Dio con la carne umana e di Cristo capo con la sua Chiesa, celebrano nella propria carne questo mistero.

Pensate come questa ottica va a valorizzare ogni dettaglio umano. Non c'è più nulla che non abbia significato!

La dimensione profetica.

Andrebbe guardato cosa vuol dire dimensione profetica nell'Antico Testamento, cosa vuol dire profetica in Cristo che è "Il" profeta che ha la parola, cosa vuol dire il fatto che il cristiano è reso partecipe di questo dono profetico del Signore e quanto e come questo dono profetico è dato a due sposati nel sacramento del matrimonio.

Anche in questa seconda dimensione, come nella precedente, il celebrare il sacramento del matrimonio modifica il modo concreto e preciso con il quale gli sposi partecipano al dono profetico di Cristo. Non è più ciascuno dei due che è chiamato ad essere profeta, a parlare a nome di Dio con le parole e con le opere come succede di ogni cristiano, ma a due, insieme sono chiamati a parlare di Dio, a nome di Dio con le parole e con le opere e sono chiamati a parlare di Dio a due innanzitutto con il loro vissuto di coppia. È in due, in quanto coppia, che sono chiamati a parlare e a vivere.

Le conseguenze sono che loro sono chiamati innanzitutto a vivere questa parola profetica, che è la parola "amore", dentro il loro vissuto di coppia e sono chiamati a dire questa parola con il loro vissuto. Il dire comporta innanzitutto l'educare - vedi discorso figli - e l'essere testimoni nella Chiesa e nel mondo di questa parola.

Questo passaggio già lo mettevo in risalto ieri quando, su sollecitazione vostra, mettevo a confronto i due ministeri, il ministero coniugale e il ministero sacerdotale: il ministero sacerdotale è lì a dire questo Dio-Amore, a dire il suo annuncio, nella Parola. La coppia che è chiamata a dire con la sua carne, con il suo vissuto questo Dio-Amore.

Qui ci sarebbe da aprire il capitolo dell'evangelizzazione: come l'evangelizzazione può essere realizzata dalla vita di coppia. Mi rendo conto che loro portano questa parola fatta carne, la portano in tutti gli angoli del vissuto sociale. Non c'è spazio dove non possa entrare il matrimonio come sacramento portatore di questa profezia che Dio è Amore.

Mentre il sacerdote non può entrare dappertutto, questo sacramento dell'amore può entrare in tutti gli ambienti. In questo caso sarebbe da prendere in considerazione tutto il discorso dell'educazione: qui andrebbe collocato il ministero della comunione, il servizio alla comunione, come questo dono di comunione che gli sposi hanno, dato dallo Spirito e che traducono nella loro vita, può e deve diventare un dono di comunione della società, capaci di trasferire questo dono di comunione agli altri e che va a collocare precisamente tutta la vita. È qui che allora si crea un distacco proprio perché non è impostata bene la spiritualità, secondo me, della vita di coppia. L'esempio tipico che porto e che secondo me è eloquente è quando magari la donna è bravissima, in effusione piena con suo marito, che vive una bellissima unità, una bellissima comprensione, reciprocità, una bellissima comunione, proprio ad hoc, come vuole lo Spirito Santo. Questa persona va a fare l'impiegata all'ufficio postale, va a fare l'insegnante e lì è acida a non finire, battute... È proprio una deformazione! Se lì vivi il dono della comunione, tu devi esportare il dono della comunione nell'ufficio postale; tu devi insegnare, tu, sposata, sei chiamata ad insegnare segnata, timbrata da questo dono di grazia e di comunione che hai ricevuto. In qualsiasi posto vai, tu uomo, tu donna che vivi questo forte dono di comunione, non con la parola, perché non spetta l'annuncio della parola se non in momenti particolari in cui si deve intervenire con la parola, ma con la vita sei chiamato a contagiare!

Allora io mi accorgo che anche la fatica del costruire una comunione di coppia diventa dono per la comunità. Andiamo a vedere cosa vuol dire una comunità parrocchiale in cui ci siano degli sposati che sappiano accogliere, che sappiano costruire un clima di comunione all'interno delle riunioni.

Chi è che dà l'impronta alle riunioni in una parrocchia? Se c'è un prete bravo, Deo gratias; se non c'è un prete bravo è un disastro. Perché? La parrocchia non è a immagine e somiglianza del prete, ma è a immagine e somiglianza di Cristo, e Cristo Sposo della Chiesa è conduttore di grazia e di comunione attraverso gli sposi.

Il discorso della riconciliazione, l'accoglienza delle nuove coppie, il volto della comunità, gli ambienti della comunità.

La dimensione regale.

Anche qui  andrebbe sviluppato  cosa vuol dire la regalità nell'Antico Testamento, il significato cristologico della regalità e cosa vuol dire la partecipazione di ogni cristiano alla regalità di Cristo.

Andiamo alla partecipazione del dono della regalità dato ai due sposi, dato ai due che si uniscono nel matrimonio.

Familiaris Consortio n°63: "La famiglia cristiana viene così animata e guidata con la legge nuova dello Spirito ed in intima comunione con la Chiesa; popolo regale è chiamato a vivere il suo servizio di amore a Dio e ai fratelli".

La regalità di Cristo è stato l'essersi fatto servo per amore. Quindi partecipare alla regalità di Cristo vuol dire per la coppia farsi servo l'uno dell'altro per amore. Chi vive il farsi servo nell'amore l'uno per l'altro diventa capace di servire i fratelli nell'amore e quindi trasformare le cose del mondo dentro la legge dell'amore che è la sostanza della vita di coppia. Chi vive l'esperienza dell'essere servo dell'amore come si colloca, ad esempio, all'interno di un caseggiato?

La spiritualità coniugale è estremamente coerente: coerente all'interno di sé come coppia e con i figli, coerente con il discorso Chiesa e mondo, senza fratture, senza slabbrature, senza stiramenti.

 

 

Eucaristia e matrimonio

 

È un tema poco approfondito. Vediamo di fare un collegamento tra cosa è l'Eucaristia e cosa è il matrimonio.

Eucaristia: rappresenta l'alleanza di amore di Cristo con la Chiesa, è il punto di arrivo di una alleanza pensata, preparata da lungo tempo e poi arrivata con l'Eucaristia al suo culmine, al suo vertice. Non solo ripresenta questa alleanza, questo dono d'amore "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo", ma lo riattualizza. Lì il signore costruisce con quell'Eucaristia, nuovamente attualizza quell'alleanza. Vuoi capire fino a che punto ti ama? Vuoi capire dove arriva la volontà di costruire l'unione con te?

Qui dovremmo guardare come Dio ha costruito questa alleanza da Abramo in poi, fino a volere questa alleanza indissolubile in Gesù Cristo; in Gesù Cristo l'alleanza tra Dio e gli uomini si restaura e si fa piena e definitiva. Questo rapporto Dio-umanità in Gesù Cristo non si può più rompere. Egli stesso, come Figlio di Dio fatto uomo, è la nuova ed eterna alleanza, è lo Sposo che ama e si dona come Salvatore dell'umanità unendola a sé con il suo Corpo.

Familiaris Consortio n°13: "Questa rivelazione d'amore raggiunge la sua pienezza definitiva (di più non si può) nel dono d'amore che il Verbo di Dio fa all'umanità assumendo la natura umana e nel sacrificio che Gesù Cristo fa di se stesso sulla croce per la sua Chiesa sposa".

Nell'Eucaristia si celebra l'alleanza d'amore nuziale nella quale Cristo si fa presente con la sua Persona come donazione totale alla Chiesa, in favore della Chiesa. In quel dire nuovamente "questo è il mio corpo, questo è il mio sangue" è attualizzare in pieno qui, per questa gente qui, questa alleanza d'amore. Il sacrificio di Cristo sulla croce è il corpo dato, è l'atto d'amore totalmente compiuto, è la sponsalità realizzata, è il mistero delle nozze di Cristo con la Chiesa. Dare tutto di me, tutto il mio corpo, tutto il mio Spirito. L'Eucaristia rappresenta vivo, qui, ora questo amore di Cristo che lo spinge a consegnarsi, a riconsegnarsi per amore fino alla morte, nel segno del Pane e del Vino, nuovamente alla sua Chiesa.

Nell'Eucaristia si riesprime questa alleanza celebrata, vissuta sulla croce della Pasqua e riattualizzata.

Andiamo a vedere cosa dicono i documenti, la teologia del matrimonio.

Con Cristo il matrimonio cessa di essere solo l'immagine per meglio rivelare l'alleanza di Dio con il suo popolo; cioè in tutto l'Antico Testamento la coppia, il matrimonio, era simbolo dell'alleanza. Vi ricordate quante volte il Signore ha spiegato nelle parole, attraverso i profeti, che cos'era il suo amore per il popolo attraverso l'immagine dello sposalizio. Ma con Gesù Cristo il matrimonio non è più solo simbolo, immagine dell'amore di Dio per il suo popolo, ma diventa con Dio segno, riproduzione, partecipazione a questa alleanza di Cristo con la Chiesa. La coppia partecipa, è "risucchiata", è assunta dentro questo rapporto di alleanza e di amore che c'è fra Cristo e la sua Chiesa, è presa dentro questa alleanza di amore ed è chiamata a riesprimerla nella propria carne.

Alcuni documenti: "Il matrimonio dei battezzati diviene simbolo reale di questa alleanza" oppure "il patto coniugale è reso partecipe del vincolo sponsale di Cristo con l'umanità".

Nell'incontro sacramentale il Cristo dona agli sposi un nuovo modo di essere per il quale sono configurati a Lui, Sposo della Chiesa.

Giovanni Paolo II a un incontro con l'équipe "Notre Dame" diceva: "La realtà del matrimonio cristiano è come inabitata e trasfigurata dalla nuova alleanza. L'alleanza non solo ispira la vita di coppia, ma si compie in essa", nel senso che l'alleanza dispiega le sue energie nella vita degli sposi e modella dall'interno il loro amore; essi si amano non solamente come Cristo ha amato, ma si amano misteriosamente dell'amore stesso di Cristo.

Possiamo a questo punto vedere l'Eucaristia così come è descritta in un passaggio della Familiaris Consortio n°57: L'Eucaristia è la radice e la fonte dalla quale scaturisce l'alleanza coniugale. È la stessa nuova ed eterna alleanza presente e operante nel sacrificio eucaristico - il patto coniugale della coppia cristiana deve dirsi germogliato dall'Eucaristia - "è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio eucaristico infatti ripresenta l'alleanza d'amore di Cristo con la Chiesa in quanto sigillata con il sangue della sua croce. È in questo sacrificio della nuova ed eterna alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale". Vuol dire che l'Eucaristia è radice dalla quale scaturisce l'alleanza coniugale. Il sacramento del matrimonio non è solo una unione naturale di maschio e femmina; questa realtà per il sacramento del matrimonio è chiamata a riprodurre l'alleanza del Verbo di Dio con l'umanità, di Cristo con la Chiesa.

Questa realtà qui dove si è vissuta? Nella Pasqua.

Allora questa realtà uomo-donna, rinnovata nella Redenzione, da dove scaturisce il fatto di essere riproduzione di questo legame di Cristo con la Chiesa? Scaturisce dall'alleanza pasquale, scaturisce dall'Eucaristia che ripresenta questa alleanza.

"È interiormente plasmata": se nell'Eucaristia si ripresenta questa alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa, la coppia che è chiamata a riesprimere questo rapporto Cristo-Chiesa come viene continuamente rimodellata, ravvivata, sostenuta, aiutata a crescere? Nell'Eucaristia la coppia ritrova se stessa. È molto di più che non per lo sposo, per la sposa andare allo specchio insieme e guardarsi quanto sono belli, quanto si vogliono bene. Non vanno allo specchio, vanno a rifarsi interiormente nell'Eucaristia; tutte le volte che la coppia va all'Eucaristia si rifà interiormente, si rimodella, si riplasma. Si va all'Eucaristia dove c'è il rapporto Cristo-Chiesa. Questa Pasqua che siete andati a celebrare si continua nella vita. Tenete nelle vostre case un fiore fresco per dire che lì c'è la presenza di Cristo Sposo.

 

 

Famiglia piccola Chiesa

 

Tenete presente questo aspetto della spiritualità. Cosa sono i due, i tre, i quattro all'interno di un appartamento? Che volto hanno? Come sono chiamati loro, piccola Chiesa, a dare un volto a tutta la Chiesa?

Vi sono passaggi bellissimi nei vari documenti; prendo soltanto questo Comunione e comunità nella Chiesa domestica n°5-6: "Inserita nella Chiesa dallo Spirito mediante il sacramento del matrimonio, la famiglia cristiana riceve, come tale, una sua struttura e fisionomia interiore che la costituisce cellula viva e vitale della Chiesa stessa. Il legame della coppia e della famiglia con la Chiesa, pur comportando ed elevando anche gli aspetti sociali e psicologici caratteristici di ogni comunione umana, presenta propriamente un aspetto di grazia; è un vincolo nuovo che c'è tra marito, moglie e figli, un vincolo nuovo, soprannaturale. La famiglia cristiana non è legata semplicemente alla Chiesa come la famiglia umana è aggregata alla società, ma ne è unita con un legame originale, donato dalla Spirito Santo, che nel sacramento fa della coppia e della famiglia un riflesso vivo, una vera immagine, una storica incarnazione della Chiesa".

Questa espressione di Chiesa domestica è usata tantissimo, per esempio, da Giovanni Paolo II; anche Paolo VI l'ha usata tantissimo.