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La Chiesa e il Papa di fronte alla
modernità
1. Giovanni Paolo II ha compiuto, di fronte
alla coscienza degli uomini di questo tempo, un bilancio drammatico e singolarmente
definitivo del grande e plurisecolare movimento della modernità La modernità è stato il
più rigoroso ed impietoso tentativo dell'uomo di comprendersi, di conoscere la realtà,
di manipolarla scientificamente e tecnologicamente, senza nessun riferimento al Mistero
trascendente di Dio e, quindi, alla tradizione cristiana. L'uomo si è concepito come
soggetto di un potere "assoluto" che faceva corpo con la sua stessa identità e
che tendeva ad esprimersi in tutta la sfera della conoscenza e dell'azione umana.Il
laicismo: vivere ed organizzare il mondo "come se Dio non esistesse".Dal
razionalismo secentesco, all'Illuminismo, che passa alla costruzione di una società senza
Dio, alle grandi ideologie totalitarie del diciannovesimo secolo, alla creazione degli
stati totalitari del ventesimo secolo: ecco il processo teorico, etico e sociale che
prende forma nell'insegnamento di Giovanni Paolo II Ma, come spesso ha ricordato il Papa,
citando il Card. De Lubac: "si può organizzare il mondo contro Dio, ma poi ci si
deve amaramente accorgere che lo si è organizzato contro l'uomo". Perché Dio è
necessario all'uomo, e la domanda religiosa, cioè la domanda di senso, costituisce il
livello ultimo ed inestirpabile della coscienza e del cuore umano. Così la modernità ha
significato un movimento verso "l'annullamento" dell'uomo, quella che tante voci
preoccupate della cultura universale hanno definito una vera e propria "catastrofe
antropologica".La modernità voleva celebrare il potere dell'uomo sulla realtà
naturale e sulla struttura della vita sociale e invece ha prodotto una serie articolata e
tragica di manipolazioni dell'uomo. Dal "potere dell'uomo" al "potere
sull'uomo"."In una società senza Dio l'uomo diviene particella di materia o
cittadino anonimo della città umana".Il secolo ventesimo, il secolo delle "idee
assassine" (cfr. R. Conquest), è il secolo della più devastante espropriazione
dell'uomo "nella sua umanità""E' possibile che l'uomo muoia, come
uomo" (cfr. Discorso di Giovanni Paolo II a Torino, 1980).Ma sul fondo più profondo
della vita personale come della vita sociale abbiamo assistito ad una singolare ed
imprevedibile ripresa del senso religioso Giovanni Paolo II ha scavalcato le ideologie e
le grandi formulazioni totalitarie per riprendere il nesso fra Cristo ed il cuore
dell'uomo, chiedendo all'uomo della fine del secondo millennio di "aprire le porte a
Cristo".Lungo tutta la modernità la Chiesa ha vissuto una grande resistenza
all'antropologia ed alla società scristianizzata: con i grandi documenti della Dottrina
Sociale ha puntigliosamente contrapposto al laicismo totalitario una concezione dell'uomo
e della vita sociale in cui al centro era posta la persona e la sua ineludibile ed
irrevocabile libertà.Ma la Chiesa ha certamente subito e patito una serie di gravissime
"riduzioni", sulla sua identità e sulla sua missione.Le correnti gnostiche e
moralistiche che hanno caratterizzato e caratterizzano il protestantesimo moderno e
contemporaneo hanno complottato perché la Chiesa tendesse a ridursi a portatrice generica
di un messaggio etico e quindi si riducesse ad "agenzia di valori morali", non
in alternativa alla società ed alla sua ideologia, ma iscritta nella ideologia della
società.Il secolarismo aggredisce la presenza cristiana al suo interno e tende a
sostituire la coscienza della assoluta singolarità dell'evento di Cristo con una proposta
religiosa sostanzialmente analoga alle altre proposte religiose e tende a sostituire
l'impeto missionario con una serie di azioni che "correggono" ma sostanzialmente
supportano il laicismo dominante.
2. . Il Papa della Redemptor Hominis ha
contemporaneamente evocato la radice religiosa della esperienza umana di ogni tempo,
quindi anche di questo tempo, e richiamato la Chiesa a vivere con una coscienza rinnovata
e con una dedizione definitiva la grande lezione conciliare: recupero della identità
cristiana ed ecclesiale e conseguentemente l'inesorabile ed irrinunciabile compito
missionario.Al centro della testimonianza e del messaggio di G.P.II c'è la radicale
certezza che Cristo è "il Redentore dell'uomo, il centro del cosmo e della
storia" (R.H.,1) e che "l'uomo rimane per se stesso un essere incomprensibile,
la sua vita è priva di senso se non incontra Gesù Cristo
"
(R.H.,10).L'annunzio di Cristo ("la nuova evangelizzazione") costituisce
l'impeto originale e continuativo di Giovanni Paolo II. Occorre continuamente
"ripartire da Cristo" (cfr. Novo Millennio Ineunte).
Così il cristianesimo, proclamato e vissuto nella Chiesa e dalla Chiesa diviene l'unica,
grande e definitiva proposta offerta all'uomo per percorrere integralmente la via della
umanità. "La Chiesa è la via dell'uomo" (cfr. R.H.).
3. Da
questo radicale riferimento cristologico formulato nella sua essenzialità ed
irrinunciabilità (cfr. Dominus Jesus) nasce il profondo richiamo alla identità
della Chiesa, alla sua struttura ultima sacramentale e al suo compito missionario, che ne
costituisce insieme la natura profonda ed il dinamismo storico. Nella missione la Chiesa
si "autorealizza".La Chiesa è il luogo della presenza di Cristo qui ed ora,
quindi il luogo dell'incontro con Lui nella concretezza della nostra storicità
quotidiana, è il luogo dove dalla memoria sacramentale di Lui scaturisce quella vita di
comunione, che è socialità nuova nella Chiesa e proposta di socialità nuova per il
mondo.
3. E'
necessario quindi che la Chiesa divenga esperienza della vita personale e comunitaria;
ambito della vita umana redenta; luogo e strumento di quella profonda assimilazione di
Cristo che conduce allo stupore della vita umana rinnovata. (cfr. R.H.,10).Esperienza
quindi profondamente educativa: in cui si matura una novità della intelligenza che nasce
dalla fede nel Signore ("una fede che non diventa cultura non è stata realmente
accolta, pienamente vissuta, umanamente ripensata"); una fede che diventi modo nuovo
di percepire l'umanità degli altri e che tende a rendere ovvia la condivisione di ogni
uomo, in tutti i suoi bisogni (carità); una fede che orienta la vita cristiana ad
assecondare e a vivere il grande dinamismo missionario, cioè la comunicazione di Cristo,
uomo nuovo, al cuore di ogni uomo.E' la "santità comune del popolo di Dio"
messa a tema dal Concilio E. Vaticano II e vigorosamente richiamata ed approfondita
dall'intero magistero di Giovanni Paolo II.La Chiesa vive e testimonia l'esperienza che il
mondo nuovo di Dio ha toccato la storia, si è inserito in essa, e nell'interno di essa,
produce una esperienza di umanità nuova che tende a camminare lungo i sentieri della vita
umana per avere il suo compimento definitivamente trascendente al di là della storia.
("il centuplo quaggiù e la vita eterna").
4.
Giovanni Paolo II ha parlato ai credenti, ha ricompaginato il popolo cristiano, lo ha
avviato e sostenuto nel grande impegno ecumenico e del dialogo interreligioso: ma, proprio
per questo ha parlato all'uomo di questo tempo ed ha investito l'intera società di una
proposta radicalmente nuova ed insieme singolarmente umana.Il Papa ha difeso e promosso
incondizionatamente la libertà dell'uomo, i suoi diritti (che sono in lui perché l'uomo
è a immagine e somiglianza di Dio) ed ha difeso questi diritti di fronte ai vari
attacchi: delle strutture socio-politiche nei loro rigurgiti di totalitarismo o di
razzismo; contro le logiche di un economicismo che devasta l'uomo, la sua vita fisica, la
sua dignità morale, la sua creatività etico-sociale ma l'ha difesa anche nei confronti
di quel delirante potere scientifico e tecnologico che tende a ridurre l'uomo e la
sacralità misteriosa della sua vita, semplicemente ad oggetto di studi e di
manipolazioni, in vista della nascita di una umanità fisicamente perfetta.
Il terzo millennio è il millennio di una nuova sfida, nuova ma
insieme antica, quella sul senso e sul destino dell'uomo, nella sua umanità.
In questa nuova battaglia "attorno al senso della vita
dell'uomo" (cfr.: Platone) la Chiesa ed i cristiani hanno ricevuto dal Papa
l'indicazione che essi vivono un compito che non è "lecito disertare"(cfr.:
lettera a Diogneto).
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