CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA
Educare insieme nella scuola cattolica
missione condivisa di persone consacrate e fedeli laici
Introduzione
3.
Tale prospettiva interpella tutte le istituzioni scolastiche, ma ancor più
direttamente la scuola cattolica, la quale presta costantemente attenzione alle
istanze formative della società, in quanto "il problema dell'istruzione è
sempre stato strettamente legato alla missione della Chiesa" (2). A questa
missione la scuola cattolica partecipa, come vero soggetto ecclesiale, con il
servizio educativo, vivificato dalla verità del Vangelo. Essa, infatti, fedele
alla sua vocazione, si presenta "come luogo di educazione integrale della
persona umana attraverso un chiaro progetto educativo che ha il suo fondamento
in Cristo" (3), orientato ad operare una sintesi tra fede, cultura e vita.
4.
Il progetto della scuola cattolica è convincente solo se realizzato da persone
profondamente motivate, perché testimoni di un incontro vivo con Cristo, nel
quale soltanto "trova vera luce il mistero dell'uomo" (4). Persone
che, dunque, si riconoscono nell'adesione personale e comunitaria al
Signore, assunto come fondamento e costante riferimento della relazione
inter-personale e della collaborazione reciproca tra educatore ed educando.
6.
7.
Questo documento si pone in continuità con testi precedenti della Congregazione
per l'Educazione Cattolica riguardanti l'educazione e la scuola (9) e tiene
chiaramente conto delle differenti situazioni in cui si trovano le istituzioni
scolastiche cattoliche nelle diverse regioni del mondo. Esso intende richiamare
l'attenzione su tre aspetti fondamentali che riguardano la collaborazione tra
fedeli laici e consacrati nella scuola cattolica: la comunione nella
missione educativa, il necessario cammino di formazione alla comunione per la
missione educativa condivisa e, infine, l'apertura verso gli altri come frutto
della comunione.
I. La comunione nella missione educativa
8.
Ogni essere umano è chiamato alla comunione in forza della sua natura creata a
immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1, 26-27). Pertanto, nella prospettiva
dell'antropologia biblica, l'uomo non è un individuo isolato, ma una persona:
un essere essenzialmente relazionale. La comunione alla quale l'uomo è
chiamato implica sempre una duplice dimensione, cioè verticale (comunione con
Dio) e orizzontale (comunione tra gli uomini). Risulta essenziale riconoscere
la comunione come dono di Dio, come frutto dell'iniziativa divina compiuta nel
mistero pasquale (10).
9.
Il progetto originario di Dio è stato compromesso dal peccato che ha ferito
ogni relazione: tra l'uomo e Dio, tra l'uomo e l'uomo. Tuttavia, Dio non
ha abbandonato l'uomo nella solitudine e, nella pienezza dei tempi, ha inviato
il Figlio suo, Gesù Cristo, come salvatore (11), affinché l'uomo potesse ritrovare,
nello Spirito, la piena comunione con il Padre. A sua volta la comunione con
10.
Quando i cristiani dicono comunione, si riferiscono al mistero eterno,
rivelato in Cristo, della comunione d'amore che è la vita stessa di
Dio-Trinità. Allo stesso tempo si dice anche che il cristiano è compartecipe di
questa comunione nel corpo di Cristo che è
11.
Ne consegue, dunque, che nella Chiesa, in quanto icona dell'amore incarnato
di Dio, "la comunione e la missione sono profondamente congiunte tra
loro, si compenetrano e s'implicano mutuamente, al punto che la comunione
rappresenta la sorgente ed insieme il frutto della missione: la comunione
è missionaria e la missione è per la comunione" (14).
Educare
in comunione e alla comunione
13.
La scuola cattolica, che si caratterizza principalmente come comunità educante,
si configura come scuola per la persona e delle persone. Essa,
infatti, mira a formare la persona nell'unità integrale del suo essere,
intervenendo con gli strumenti dell'insegnamento e dell'apprendimento là dove
si formano "i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di
interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita"
(16). Ma soprattutto coinvolgendola nella dinamica delle relazioni
interpersonali che costituiscono e vivificano la comunità scolastica.
14.
D'altra parte, questa comunità, in ragione della sua identità e della sua radice
ecclesiale, deve aspirare a costituirsi in comunità cristiana, ossia comunità
di fede, capace di creare rapporti di comunione, per se stessi educativi,
sempre più profondi. Ed è proprio la presenza e la vita di una comunità
educativa, nella quale tutti i membri sono partecipi di una comunione fraterna,
nutrita dalla relazione vivente con il Cristo e con
Le
persone consacrate e i fedeli laici insieme nella scuola
15.
"Uno dei frutti della dottrina della Chiesa come comunione, in questi anni
è stata la presa di coscienza che le sue varie componenti possono e devono
unire le loro forze, in atteggiamento di collaborazione e di scambio di doni,
per partecipare più efficacemente alla missione ecclesiale. Ciò contribuisce a
dare un'immagine più articolata e completa della Chiesa stessa, oltre che a
rendere più efficace la risposta alle grandi sfide del nostro tempo, grazie
all'apporto corale dei diversi doni" (17). In tale contesto ecclesiale la
missione della scuola cattolica, vissuta da una comunità costituita da persone
consacrate e da fedeli laici, assume un significato del tutto particolare e
manifesta una ricchezza che occorre saper riconoscere e valorizzare. Questa
missione esige, da tutti i membri della comunità educativa, la consapevolezza
che un'ineludibile responsabilità nel creare l'originale stile cristiano
spetta agli educatori, come persone e come comunità. Richiede da loro di essere
testimoni di Gesù Cristo e di manifestare che la vita cristiana è portatrice di
luce e di senso per tutti. Come la persona consacrata è chiamata a testimoniare
la sua specifica vocazione alla vita di comunione nell'amore (18), per
essere nella comunità scolastica segno, memoria e profezia dei valori del
Vangelo (19), così anche all'educatore laico è richiesto di realizzare
"la sua missione nella Chiesa vivendo nella fede la sua vocazione secolare
nella struttura comunitaria della scuola" (20).
16.
Ciò che rende davvero efficace questa testimonianza è la promozione, anche
all'interno della comunità educativa della scuola cattolica, di quella spiritualità
della comunione che è stata additata come la grande prospettiva che si
spalanca alla Chiesa del terzo millennio. E spiritualità della comunione
significa "capacità di sentire il fratello di fede nell'unità profonda del
Corpo mistico, dunque, come "uno che mi appartiene"" (21);
"capacità della comunità cristiana di fare spazio a tutti i doni dello
Spirito" (22) in una relazione di reciprocità tra le varie vocazioni
ecclesiali. Anche in quella particolare espressione della Chiesa che è la
scuola cattolica, la spiritualità della comunione deve diventare il respiro
della comunità educativa, il criterio per la piena valorizzazione ecclesiale
delle sue componenti ed il punto di riferimento essenziale per l'attuazione di
una missione autenticamente condivisa.
17.
Così, nelle scuole cattoliche nate dalle famiglie religiose, dalle diocesi,
dalle parrocchie o da fedeli, che oggi annoverano al loro interno la presenza
di movimenti ecclesiali, questa spiritualità di comunione dovrà tradursi in un
atteggiamento di spiccata fraternità evangelica tra le persone che
rispettivamente si riconoscono nei carismi degli Istituti di vita consacrata,
in quelli dei movimenti o delle nuove comunità, e negli altri fedeli che
operano nella scuola. In questo modo la comunità educativa fa spazio ai doni
dello Spirito e riconosce queste diversità come ricchezza. Una genuina maturità
ecclesiale, alimentata nell'incontro con Cristo nei sacramenti, consentirà di
valorizzare, "sia nelle forme più tradizionali, sia in quelle più nuove
dei movimenti ecclesiali [...] una vivacità che è dono di Dio" (23), per
l'intera comunità scolastica e per lo stesso percorso educativo.
18.
Le associazioni cattoliche di categoria costituiscono un'altra istanza
di "comunione", un aiuto strutturato alla missione educativa e sono
uno spazio di dialogo tra le famiglie, le istituzioni del territorio e la
scuola. Tali associazioni, con le loro articolazioni a livello locale,
nazionale e internazionale, sono una ricchezza che reca un contributo
particolarmente fecondo al mondo educativo sul piano delle motivazioni e della
professionalità. Molte associazioni raccolgono insegnanti e responsabili presenti
tanto nella scuola cattolica quanto in altre realtà scolastiche. Grazie al
pluralismo delle appartenenze, esse possono svolgere un'importante funzione di
dialogo e di cooperazione tra istituzioni diverse, ma accomunate dalle medesime
finalità educative. Queste realtà associative sono chiamate a tenere conto del
mutare delle situazioni, adeguando così la loro struttura ed il loro modo di
operare, per continuare ad essere una presenza efficace ed incisiva nel settore
educativo. Esse devono anche intensificare la collaborazione reciproca,
soprattutto per garantire il raggiungimento degli obiettivi comuni, nel pieno
rispetto del valore e della specificità di ciascuna associazione.
19.
È, inoltre, di fondamentale importanza che il servizio svolto dalle associazioni
tragga impulso dalla piena partecipazione all'attività pastorale della Chiesa.
Alle Conferenze Episcopali ed alle loro espressioni continentali è affidato un
ruolo promotore per valorizzare le specificità di ciascuna associazione,
favorendo ed incoraggiando un lavoro più coordinato nel settore scolastico.
II. Un cammino di formazione per educare insieme
20.
Educare le giovani generazioni in comunione ed alla comunione, nella scuola
cattolica, è impegno serio che non s'improvvisa. Esso deve essere
opportunamente preparato e sostenuto mediante un progetto di formazione,
iniziale e permanente, capace di cogliere le sfide educative del momento
presente e di fornire gli strumenti più efficaci per poterle affrontare, nella
linea della missione condivisa. Ciò implica negli educatori una disponibilità
all'apprendimento e allo sviluppo delle conoscenze, al rinnovamento e
all'aggiornamento delle metodologie, ma anche alla formazione spirituale,
religiosa ed alla condivisione. Nel contesto odierno questo è particolarmente
richiesto per rispondere alle istanze che vengono da un mondo in continuo e
veloce cambiamento, nel quale diviene sempre più difficile educare.
Formazione
professionale
21.
Uno dei requisiti fondamentali dell'educatore della scuola cattolica è il
possesso di una solida formazione professionale. La scadente qualità
dell'insegnamento, dovuta all'insufficiente preparazione professionale o
all'inadeguatezza dei metodi pedagogici, si ripercuote inevitabilmente a danno
dell'efficacia della formazione integrale dell'educando e della testimonianza
culturale che l'educatore deve offrire.
22.
La formazione professionale dell'educatore non solo implica un vasto ventaglio
di competenze culturali, psicologiche e pedagogiche, caratterizzate da autonomia,
capacità progettuale e valutativa, creatività, apertura all'innovazione,
attitudine all'aggiornamento, alla ricerca e alla sperimentazione, ma esige
anche la capacità di far sintesi tra competenze professionali e motivazioni
educative, con una particolare attenzione alla disposizione relazionale oggi
richiesta dall'esercizio sempre più collegiale della professionalità docente.
Del resto, nelle attese degli alunni e delle famiglie, l'educatore viene visto
e desiderato come un interlocutore accogliente e preparato, capace di motivare
i giovani a una formazione completa, di suscitare e orientare le loro energie
migliori verso una positiva costruzione di sé e della vita, di essere un
testimone serio e credibile della responsabilità e della speranza di cui la scuola
è debitrice verso la società.
23.
La continua e accelerata trasformazione, che tocca l'uomo e la società del
nostro tempo in tutti i campi, produce il rapido invecchiamento delle
conoscenze acquisite ed esige nuove attitudini e metodi. All'educatore è
richiesto un costante aggiornamento riguardo ai contenuti delle materie che
insegna e ai metodi pedagogici che utilizza. La vocazione di educatore esige
una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento. Pertanto, non
è sufficiente raggiungere solo inizialmente un buon livello di preparazione,
occorre, invece, mantenerlo ed elevarlo, in un cammino di formazione
permanente. Inoltre, la formazione permanente, per la varietà degli aspetti che
abbraccia, esige una costante ricerca personale e comunitaria delle sue forme
di realizzazione, nonché un percorso formativo condiviso ed alimentato anche
dallo scambio e dal confronto tra educatori consacrati e laici della scuola
cattolica.
24.
La sola cura dell'aggiornamento professionale in senso stretto, non è
sufficiente. La sintesi tra fede, cultura e vita che gli educatori della scuola
cattolica sono chiamati a realizzare, si attua, infatti, "attraverso
l'integrazione dei diversi contenuti del sapere umano, specificato nelle varie
discipline, alla luce del messaggio evangelico e attraverso lo sviluppo delle
virtù che caratterizzano il cristiano" (24). Ciò esige negli educatori
cattolici la maturazione di una particolare sensibilità nei confronti della
persona da educare per sapere cogliere, oltre alla domanda di crescita in
conoscenze e competenze, anche il bisogno di crescita in umanità. Questo
richiede agli educatori di dedicarsi "all'altro con le attenzioni
suggerite dal cuore, in modo che questi sperimenti la loro ricchezza di umanità"
(25).
25.
Per questo, agli educatori cattolici è necessaria "anche e, soprattutto,
la "formazione del cuore": occorre condurli a quell'incontro
con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo
all'altro", così da fare del loro impegno educativo "una conseguenza
derivante dalla loro fede che diventa operante nell'amore (cfr Gal 5,
6)" (26). Infatti, anche "la cura dell'istruzione è amore" (Sap
6, 17). Solo così, essi potranno portare il loro insegnamento ad essere una
scuola di fede, una trasmissione cioè del Vangelo, come richiesto dal progetto
educativo della scuola cattolica.
Formazione
teologica e spirituale
26.
La trasmissione del messaggio cristiano attraverso l'insegnamento implica la
padronanza di conoscenze delle verità della fede e dei principi della
vita spirituale che richiedono un continuo perfezionamento. Per questo è
necessario che gli educatori della scuola cattolica, consacrati e laici,
percorrano un adeguato itinerario formativo teologico (27). Ciò aiuta ad
articolare meglio l'intelligenza della fede con l'impegno professionale e
l'agire cristiano. Insieme alla formazione teologica è necessario che gli
educatori coltivino anche la loro formazione spirituale per far crescere il
rapporto con Gesù Cristo e configurarsi a lui che è il Maestro. In questo
senso, il cammino formativo, tanto dei laici quanto dei consacrati, deve
integrarsi nel percorso di costruzione della persona verso una sempre maggiore
conformità a Cristo (cfr Rm 8, 29) e della comunità educativa attorno a
Cristo Maestro. Del resto, la scuola cattolica è consapevole che la comunità
che essa costituisce deve continuamente alimentarsi e confrontarsi con le fonti
da cui deriva la ragione del suo esistere: la parola salvifica di Dio
nella Sacra Scrittura, nella Tradizione, soprattutto liturgica e sacramentale,
illuminate dal Magistero della Chiesa (28).
Il
contributo dei consacrati alla formazione condivisa
27.
Le persone consacrate con la professione dei consigli evangelici manifestano di
vivere per Dio e di Dio e divengono testimonianza concreta dell'amore
trinitario, perché gli uomini possano avvertire il fascino della bellezza
divina. Così il primo ed originale contributo alla missione condivisa è la
radicalità evangelica della vita delle persone consacrate. In ragione del loro
cammino vocazionale, possiedono una preparazione teologico-spirituale che,
incentrata sul mistero di Cristo vivente nella Chiesa, ha bisogno di progredire
incessantemente, in sintonia con
29.
È quasi superfluo osservare che, nella prospettiva della Chiesa-comunione,
questi programmi di formazione alla condivisione della missione e della vita
con i laici, nella luce del carisma proprio, vanno pensati ed attivati anche
dove le vocazioni alla vita consacrata sono numerose.
Il
contributo dei laici alla formazione condivisa
30.
Anche i laici, mentre sono invitati ad approfondire la loro vocazione come
educatori di scuola cattolica, in comunione con i consacrati, sono pure
chiamati a fornire al percorso formativo comune il contributo originale ed
insostituibile della loro piena soggettività ecclesiale. Ciò comporta,
anzitutto, che essi scoprano e vivano nella loro "vita laicale [...] una
vocazione specifica e "stupenda" all'interno della Chiesa" (31):
la vocazione a "cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e
ordinandole secondo Dio" (32). In quanto educatori, essi sono chiamati a
vivere "nella fede la [loro] vocazione secolare nella struttura
comunitaria della scuola, con la maggior qualificazione professionale possibile
e con un progetto apostolico ispirato alla fede per la formazione integrale
dell'uomo" (33).
31.
Giova sottolineare che il contributo peculiare che gli educatori laici possono
apportare al cammino formativo, scaturisce proprio dalla loro indole secolare,
che li rende particolarmente capaci di cogliere "i segni dei tempi"
(34). Essi, infatti, vivendo la loro fede nelle condizioni ordinarie della
famiglia e della società, possono aiutare l'intera comunità educativa a distinguere
con più precisione i valori evangelici e i controvalori che questi segni
racchiudono.
32.
Con la progressiva maturazione della loro vocazione ecclesiale, i laici sono
resi sempre più consapevoli di partecipare alla stessa missione educatrice
della Chiesa. Al contempo, sono spinti a svolgere un ruolo attivo anche
nell'animazione spirituale della comunità che costruiscono insieme ai
consacrati. "La comunione e la reciprocità nella Chiesa non sono mai a
senso unico" (35). Se, infatti, in altri tempi sono stati soprattutto i
sacerdoti e i religiosi a nutrire spiritualmente e dirigere i laici, oggi può
succedere che siano "gli stessi fedeli laici ad aiutare i sacerdoti e i
religiosi nel loro cammino spirituale e pastorale" (36).
33.
Nella prospettiva della formazione, i fedeli laici e le persone consacrate,
condividendo la vita di preghiera e, nelle forme opportune, anche di comunità,
nutriranno la loro riflessione, il senso della fraternità e della dedizione
generosa. In questo comune cammino formativo catechetico-teologico e
spirituale, possiamo vedere il volto di una Chiesa, che presenta quello di
Cristo, pregando, ascoltando, apprendendo, insegnando in comunione fraterna.
Formazione
allo spirito di comunione per educare
34.
Per la sua stessa natura, la scuola cattolica richiede la presenza e il
coinvolgimento di educatori non solo culturalmente e spiritualmente formati, ma
anche intenzionalmente orientati a far crescere il loro impegno educativo
comunitario in un autentico spirito di comunione ecclesiale.
35.
Gli educatori sono chiamati, anche attraverso il percorso formativo, a
costruire i loro rapporti, tanto sul piano professionale quanto su quello
personale e spirituale, secondo la logica della comunione. Ciò comporta, per
ciascuno, l'assunzione di atteggiamenti di disponibilità, di accoglienza e
profondo interscambio, di convivialità e vita fraterna all'interno della
comunità educativa stessa. La parabola dei talenti (Mt 25, 14-30) può
aiutare a capire come ciascuno è chiamato a far fruttificare i suoi doni
personali e ad accogliere le ricchezze altrui nella missione educativa
condivisa.
36.
Del resto, la missione condivisa è arricchita dalle differenze di cui sono
portatrici le persone consacrate e i laici, laddove convergono in unità
espressioni di carismi diversi. Questi carismi non sono altro che differenti
doni con i quali il medesimo Spirito arricchisce
37.
Articolata nella diversità delle persone e delle vocazioni, ma vivificata dal
medesimo spirito di comunione, la comunità educativa della scuola cattolica
mira a creare rapporti di comunione, per se stessi educativi, sempre più profondi.
E, proprio in questo, "esprime la varietà e la bellezza delle diverse
vocazioni e la fecondità sul piano educativo e pedagogico che ciò apporta alla
vita dell'istituzione scolastica" (39).
Testimonianza
e cultura della comunione
38.
Tale fecondità si esprime, anzitutto, nella stessa testimonianza offerta dalla
comunità educativa. Nella scuola, certamente, l'educazione si dispiega in modo
compiuto attraverso l'insegnamento, che è il veicolo attraverso cui si
comunicano idee e convincimenti; in questo senso, "la parola è la strada
maestra nell'educazione della mente" (40). Ciò non toglie, però, che
l'educazione si realizza anche in altre situazioni della vita scolastica. Così
gli insegnanti, come ogni persona che vive e lavora in un ambito scolastico, educano,
o possono anche diseducare, con il loro comportamento verbale e non verbale.
"Centrale nell'opera educativa, e specialmente nell'educazione alla fede,
che è il vertice della formazione della persona e il suo orizzonte più
adeguato, è in concreto la figura del testimone" (41). "Più che mai
ciò esige che la testimonianza, alimentata dalla preghiera, costituisca il
contesto onnicomprensivo di ogni scuola cattolica. Gli insegnanti, in quanto
testimoni, rispondono della speranza che nutre la loro vita (cfr
39.
Dando testimonianza di comunione, la comunità educativa cattolica è in grado di
formare alla comunione, la quale, come dono che viene dall'alto, anima
il progetto di formazione alla convivenza e all'accoglienza. Non solo coltiva
negli alunni i valori culturali che scaturiscono dalla visione cristiana della
realtà, ma anche coinvolge ciascuno di loro nella vita della comunità, dove i
valori sono mediati da rapporti interpersonali autentici tra i diversi membri
che la compongono e dall'adesione individuale e comunitaria ad essi. In questo
modo, la vita di comunione della comunità educativa assume il valore di
principio educativo, di paradigma che orienta la sua azione formativa, come
servizio per la realizzazione di una cultura della comunione. Perciò, la
comunità scolastica cattolica, attraverso gli strumenti dell'insegnamento e
dell'apprendimento, "non trasmette [...] la cultura come mezzo di potenza
e di dominio, ma come capacità di comunione e di ascolto degli uomini, degli
avvenimenti, delle cose" (44). Tale principio informa ogni attività
scolastica, la didattica ed anche tutte quelle attività extra-scolastiche quali
lo sport, il teatro e l'impegno nel sociale, che favoriscono l'apporto
creativo degli allievi e la socializzazione.
Comunità
educativa e pastorale vocazionale
40.
La missione condivisa vissuta da una comunità educativa di laici e consacrati,
con una viva coscienza vocazionale, rende la scuola cattolica un luogo
pedagogico favorevole per la pastorale vocazionale. Per la sua stessa
composizione, infatti, la comunità educativa della scuola cattolica mette in
rilievo la diversità e complementarità delle vocazioni nella Chiesa (45), di
cui anch'essa è espressione. In questo senso, la dinamica comunitaria
dell'esperienza formativa diventa l'orizzonte nel quale l'educando può
sperimentare che cosa significhi essere membro della più grande comunità che è
41.
Infatti, il quotidiano dialogo e confronto con educatori, laici e consacrati,
che offrono una gioiosa testimonianza della propria chiamata, orienterà con più
facilità il giovane in formazione a considerare la propria vita come una
vocazione, come un cammino da vivere insieme, cogliendo i segni attraverso i
quali Dio conduce alla pienezza dell'esistenza. Analogamente, gli farà
comprendere come sia necessario saper ascoltare, interiorizzare i valori,
imparare ad assumere degli impegni e a compiere delle scelte di vita.
III. La comunione per aprirsi agli altri
43.
La comunione vissuta dagli educatori della scuola cattolica contribuisce a far
sì che tutto l'ambiente educativo sia luogo di una comunione aperta alla realtà
esterna e non ripiegata su se stessa. Educare in comunione ed alla
comunione significa orientare gli studenti a crescere autenticamente come
persone, "capaci di aprirsi progressivamente alla realtà e di formarsi una
determinata concezione di vita" (49), che li aiuti ad allargare il loro
sguardo ed il loro cuore al mondo che li circonda, con capacità di lettura
critica, senso di corresponsabilità e volontà d'impegno costruttivo. Due ordini
di motivazioni, antropologiche e teologiche, fondano quest'apertura sul mondo.
Fondamenti
antropologici e teologici
45.
Questa esigenza assume ulteriore rilevanza ed urgenza, nella prospettiva della fede
cattolica, vissuta nella carità della comunione ecclesiale. Nella
Chiesa, infatti, luogo di comunione ad immagine dell'amore trinitario,
"pulsa la dinamica dell'amore suscitato dallo Spirito di Cristo"
(51). Lo Spirito agisce come "potenza interiore" che armonizza il
cuore dei credenti col cuore di Cristo e "trasforma il cuore della
Comunità ecclesiale, affinché sia nel mondo testimone dell'amore del
Padre" (52). Pertanto, "dalla comunione intra-ecclesiale, la carità
si apre per sua natura al servizio universale, proiettandoci nell'impegno di
un amore operoso e concreto verso ogni essere umano" (53). In questo
senso,
46.
Allo stesso modo, in quanto soggetto ecclesiale, la scuola cattolica si pone
come fermento cristiano del mondo: in essa, l'alunno impara a superare
l'individualismo e a scoprire, alla luce della fede, di essere chiamato a
vivere in maniera responsabile, una specifica vocazione all'amicizia con Cristo
e in solidarietà con gli altri uomini. In definitiva, la scuola è chiamata ad
essere testimonianza viva dell'amore di Dio tra gli uomini. Peraltro, essa può
divenire un mezzo attraverso il quale è possibile discernere, alla luce del
Vangelo, ciò che di positivo vi è nel mondo, ciò che occorre trasformare ed
anche le ingiustizie che occorre superare. Anche l'accoglienza vigilante dei
contributi del mondo nella vita della scuola nutre e favorisce una comunione
aperta, particolarmente in alcuni ambiti educativi, quali l'educazione
alla pace, al vivere insieme, alla giustizia ed alla fraternità.
Costruttori
di comunione aperta
47.
La condivisione della medesima missione educativa nella diversità delle
persone, delle vocazioni e degli stati di vita è senz'altro un punto di forza
della scuola cattolica nella sua partecipazione alla dinamica missionaria della
Chiesa, all'apertura della comunione ecclesiale verso il mondo. In
quest'ottica, un primo prezioso apporto viene dalla comunione tra laici e
consacrati nella scuola.
I
laici che, in ragione delle loro relazioni familiari e sociali, vivono immersi
nel mondo, possono favorire l'apertura della comunità educativa ad un rapporto
costruttivo con le istituzioni culturali, civili e politiche, con le diverse
aggregazioni sociali - da quelle più informali a quelle più organizzate -
presenti sul territorio. La scuola cattolica assicura la sua presenza sul
territorio anche attraverso la collaborazione attiva con le altre istituzioni
educative, innanzitutto con i centri cattolici di studi superiori, con i quali
condividono un legame ecclesiale speciale, con gli enti locali e le diverse
agenzie sociali. Essa, in tale ambito, fedele alla propria ispirazione,
contribuisce a costruire una rete di relazioni che aiuta gli alunni a maturare
il senso di appartenenza e la stessa società a crescere e svilupparsi in
maniera solidale.
Anche
le persone consacrate partecipano, come "vero segno di Cristo nel
mondo" (54), a quest'apertura all'esterno per condividere i beni di cui
sono portatrici. A loro spetta, in particolare, di mostrare che la
consacrazione religiosa può dire molto ad ogni cultura, in quanto aiuta a
svelare la verità dell'essere umano. Nella testimonianza della loro vita
evangelica deve poter emergere che "la santità è la proposta di più
alta umanizzazione dell'uomo e della storia: è progetto che ognuno su
questa terra può fare proprio" (55).
48.
Un altro pilastro della comunione aperta è costituito dalla relazione
tra la scuola cattolica e le famiglie che l'hanno scelta per l'educazione dei
loro figli. Tale relazione si configura come piena partecipazione dei genitori
alla vita della comunità educativa, non solo in ragione della loro primaria
responsabilità nell'educazione dei figli, ma anche in virtù della condivisione
dell'identità e del progetto che caratterizzano la scuola cattolica e che essi
devono conoscere e condividere, con interiore disponibilità. Proprio per
questo, la comunità educativa individua lo spazio decisivo di collaborazione
tra scuola e famiglia nel progetto educativo, da far conoscere ed
attuare con spirito di comunione, mediante il contributo di tutti, nella
distinzione delle responsabilità, dei ruoli e delle competenze. Ai genitori, in
particolar modo, spetta di arricchire la comunione attorno a questo progetto,
rendendo vivo ed esplicito il clima familiare che deve caratterizzare la
comunità educante. Per tale ragione, la scuola cattolica, accogliendo
volentieri la collaborazione dei genitori, considera come momento essenziale
della propria missione anche un servizio organico di formazione permanente
offerto alle famiglie, per sostenerle nel loro compito educativo e per
promuovere una sempre più stretta coerenza tra i valori proposti dalla scuola e
quelli proposti in famiglia.
49.
Le associazioni e i gruppi d'ispirazione cristiana, che riuniscono i genitori
delle scuole cattoliche, rappresentano un ulteriore ponte tra la comunità
educativa e la realtà circostante. Tali associazioni e gruppi possono
rinsaldare il legame di reciprocità tra scuola e società, mantenendo la
comunità educativa aperta alla più ampia comunità sociale e, al contempo,
svolgendo un'azione sensibilizzatrice della società e delle sue istituzioni nei
confronti della presenza e dell'azione svolta dalla scuola cattolica nel
territorio.
50.
Anche sul piano ecclesiale, la comunione vissuta all'interno della scuola
cattolica può e deve aprirsi ad uno scambio arricchente nella più ampia
comunione con la parrocchia, la diocesi, i movimenti ecclesiali e
51.
La dimensione ecclesiale della comunità educativa della scuola cattolica, se
autenticamente e profondamente vissuta, non può limitarsi al rapporto con la
comunità cristiana locale. Quasi per naturale estensione, essa tende ad aprirsi
sugli orizzonti della Chiesa universale. In questa prospettiva, la dimensione
internazionale di molte famiglie religiose offre ai consacrati l'arricchimento
della comunione con quanti condividono la medesima missione nelle più varie
parti del mondo. Al tempo stesso, offre la testimonianza della forza viva di un
carisma che unisce al di là delle differenze. La ricchezza di questa comunione
nella Chiesa universale può e deve essere partecipata, ad esempio attraverso
occasioni formative e d'incontro a livello regionale o mondiale, anche ai laici
(educatori e genitori) che, nel rispetto del loro stato di vita, condividono la
missione educativa dei relativi carismi.
52.
Così configurata, la scuola cattolica si presenta come una comunità educativa
in cui la comunione ecclesiale e missionaria matura in profondità e cresce in
estensione. In essa può essere vissuta una comunione che diviene efficace
testimonianza della presenza di Cristo, vivente nella comunità educativa
riunita nel suo nome (cfr Mt 18, 20) e che, proprio per questo, apre ad
una più profonda comprensione della realtà e ad un più convinto impegno di
rinnovamento del mondo. Infatti, "se pensiamo e viviamo in virtù della
comunione con Cristo, allora ci si aprono gli occhi" (56), e comprendiamo
che "solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo nel
mondo" (57).
53.
La comunione vissuta nella comunità educativa, animata e sostenuta da laici e
consacrati pienamente uniti nella medesima missione, fa della scuola
cattolica un ambiente comunitario permeato dello spirito del Vangelo. Ora,
quest'ambiente comunitario si configura come luogo privilegiato per la
formazione delle giovani generazioni alla costruzione di un mondo fondato sul
dialogo e la ricerca della comunione, più che sulla contrapposizione; sulla
convivialità delle differenze, più che sulla loro opposizione. In questo modo,
la scuola cattolica, ispirando il suo progetto educativo alla comunione
ecclesiale e alla civiltà dell'amore, può contribuire in misura
notevole ad illuminare le menti di molti, "cosicché sorgano uomini
veramente nuovi, artefici di un'umanità nuova" (58).
Conclusione
54.
"In un mondo in cui la sfida culturale è la prima, la più provocante e
gravida di effetti" (59), la scuola cattolica è consapevole dei compiti
gravosi che è chiamata ad affrontare e conserva la sua somma importanza anche
nelle circostanze presenti.
55.
Essa, quando è animata da persone laiche e consacrate che vivono in sincera
unità la medesima missione educativa, mostra il volto di una comunità che tende
verso una comunione sempre più profonda. Questa comunione sa farsi accogliente
nei confronti delle persone in crescita, facendo loro sentire, mediante la
sollecitudine materna della Chiesa, che Dio porta nel cuore la vita di ogni suo
figlio. Essa sa coinvolgere i giovani in un'esperienza formativa globale, per
orientare ed accompagnare, alla luce della Buona Novella, la ricerca di senso
che essi vivono, in forme inedite e spesso tortuose, ma con un'urgenza
inquietante. Una comunione, infine, che, fondandosi in Cristo, lo riconosce e
lo annuncia a tutti ed a ciascuno, come l'unico vero Maestro (cfr Mt 23,
8).
56.
Nel consegnare il presente documento a quanti vivono la missione educativa
nella Chiesa, affidiamo alla Vergine Maria, madre ed educatrice del Cristo e
degli uomini, tutte le scuole cattoliche affinché, come i servitori alle nozze
di Cana, seguano docilmente il Suo amorevole invito: "Fate quello
che egli vi dirà" (Gv 2, 5) e siano così, insieme con tutta
Il
Santo Padre, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha
approvato il presente documento e ne ha autorizzato la pubblicazione.
Roma,
8 settembre 2007, festa della Natività della Beata Vergine Maria.
ZENON
card. GROCHOLEWSKI Prefetto
Mons. ANGELO VINCENZO ZANI Sottosegretario
1) Benedetto XVI, Discorso
all'apertura del Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma su famiglia e
comunità cristiana (6 giugno 2005): AAS 97 (2005), 816.
2) Giovanni Paolo II,
Allocuzione all'UNESCO (2 giugno 1980), n. 18: AAS 72 (1980), 747.
3) Congregazione per
l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio (28
dicembre 1997), n. 4.
4) Concilio Ecumenico
Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium
et spes (7 dicembre 1965), n. 22: AAS 58 (1966), 1042.
5) Cfr Sacra Congregazione
per l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica (19 marzo 1977), n. 32.
6) Nel presente documento ci
si riferisce ai sacerdoti, religiose, religiosi e alle persone che con diverse
forme di consacrazione scelgono la via della sequela di Cristo per dedicarsi a
Lui con cuore indiviso (Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica
post-sinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), nn. 1-12: AAS
88 (1996), 377-385.
7) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Il laico cattolico testimone della fede nella scuola
(15 ottobre 1982), n 37.
8) Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Le persone consacrate e la loro missione nella scuola,
n. 6; Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale
Vita consecrata, n. 96: AAS 88 (1996), 471-472.
9) La scuola cattolica
(19 marzo 1977); Il laico cattolico testimone della fede nella scuola
(15 ottobre 1982); Orientamenti educativi sull'amore umano. Lineamenti di
educazione sessuale (1 novembre 1983); Dimensione religiosa
dell'educazione nella scuola cattolica (7 aprile 1988); La scuola
cattolica alle soglie del terzo millennio (28 dicembre 1997); Le persone
consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni ed orientamenti (28
ottobre 2002). I testi sono reperibili nel sito www.vatican.va.
10) Cfr Congregazione Per
11) Cfr Messale Romano,
Preghiera eucaristica IV.
12) Giovanni Paolo II,
Lettera apostolica Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), n. 43:
AAS 93 (2001), 297.
13) Benedetto XVI, Omelia
alla Veglia di preghiera a Marienfeld (20 agosto 2005): AAS 97
(2005), 886.
14) Giovanni Paolo II,
Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre
1988), n. 32: AAS 81 (1989), 451-452.
15) Cfr Concilio Ecumenico
Vaticano II, Dichiarazione sull'educazione cristiana Gravissimum educationis
(28 ottobre 1965), n. 3: AAS 58 (1966), 731; C.I.C., cann. 793 e
1136.
16) Paolo VI, Esortazione
apostolica post-sinodale Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), n.
19: AAS 68 (1976), 18.
17) Giovanni Paolo II,
Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, n. 54: AAS
88 (1996), 426-427. Per la collaborazione tra fedeli laici e persone
consacrate vedere anche i nn. 54-56: AAS 88 (1996), 426-429.
18) Cfr Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ripartire da
Cristo (14 giugno 2002), n. 28.
19) Cfr Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Le persone consacrate e la loro missione nella
scuola, n. 20.
20) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Il laico cattolico testimone della fede nella
scuola, n. 24.
21) Giovanni Paolo II,
Lettera apostolica Novo millennio ineunte, n. 43: AAS 93
(2001), 297.
22) Ibid., n.
46: 299.
23) Ibid., n.
46: 300.
24) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 37.
25) Benedetto XVI, Lettera
enciclica Deus caritas est (25 dicembre 2005), n.31: AAS 98
(2006), 244.
26) Ibid.
27) Cfr Sacra Congregazione
Per l'Educazione Cattolica, Il laico cattolico testimone della fede nella
scuola, n. 60.
28) Cfr Concilio Ecumenico
Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum
( 18 novembre 1965), n. 10: AAS 58 (1966), 822.
29) Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ripartire da
Cristo, n. 31.
30) Congregazione per gli Istituti
di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La vita fraterna in
comunità (2 febbraio 1994), n. 45.
31) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Il laico cattolico testimone di fede nella scuola,
n. 7.
32) Concilio Ecumenico
Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium (21
novembre 1964), n. 31: AAS 57 (1965), 37.
33) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Il laico cattolico testimone di fede nella scuola,
n. 24.
34) Concilio Ecumenico
Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium
et spes, n. 4: AAS 58 (1966), 1027.
35) Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ripartire da
Cristo, n. 31.
36) Giovanni Paolo II,
Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici, n. 61: AAS
81(1989), 514.
37) Cfr Congregazione per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, La vita
fraterna in comunità, n. 45.
38) Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Le persone consacrate e la loro missione nella
scuola, n. 21.
39) Ibid., n. 43.
40) Benedetto XVI, Discorso
ai rappresentanti di alcune comunità musulmane (20 agosto 2005): AAS 97
(2005), 918.
41) Benedetto XVI, Discorso
all'apertura del Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma su famiglia e
comunità cristiana (6 giugno 2005): AAS 97 (2005), 815.
42) Benedetto XVI, Discorso
ai Vescovi dell'Ontario, Canada, in visita ad limina Apostolorum (8
settembre 2006): L'Osservatore Romano (9 settembre 2006), 9.
43) Concilio Ecumenico
Vaticano II, Dichiarazione sull'educazione cristiana Gravissimum educationis,
n. 8: AAS 58 (1966), 734.
44) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 56.
45) Cfr Giovanni Paolo II,
Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici, n. 20: AAS
81 (1989), 425.
46) Benedetto XVI, Discorso
ai seminaristi (19 agosto 2005): AAS 97 (2005), 880.
47) Giovanni Paolo II,
Lettera enciclica Centesimus annus (1 maggio 1991), n. 39: AAS
83 (1991), 842.
48) Sacra Congregazione per
l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 12.
49) Ibid., n. 31.
50) Giovanni Paolo II,
Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), n.
38: AAS 80 (1988), 566.
51) Benedetto XVI, Lettera
enciclica Deus caritas est, n. 28b: AAS 98 (2006), 240.
52) Ibid., n.
19: 233.
53) Giovanni Paolo II,
Lettera apostolica Novo millennio ineunte, n. 49: AAS 93
(2001), 302.
54) Giovanni Paolo II,
Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, n. 25: AAS
88 (1996), 398.
55) Congregazione per
l'Educazione Cattolica, Le persone consacrate e la loro missione nella
scuola, n. 12.
56) Benedetto XVI, Omelia
durante la celebrazione eucaristica a Marienfeld (21 agosto 2005): AAS
97 (2005), 892.
57) Benedetto XVI, Omelia alla
Veglia di preghiera a Marienfeld (20 agosto 2005): AAS 97 (2005),
885.
58) Concilio Ecumenico
Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium
et spes, n. 30: AAS 58 (1966), 1050.
59) Giovanni Paolo II,
Discorso a genitori, studenti e docenti delle scuole cattoliche (23 novembre
1991), n. 6: AAS 84 (1992), 1136.
60) Giovanni Paolo II,
Lettera apostolica Novo millennio ineunte, n. 43: AAS 93
(2001), 296.