LA "CONTEMPLATIO ENTIS"
1.La contemplazione dell'Essere sussistente
Contemplazione è un termine eccessivo per parlare
della nostra conoscenza dell'Essere sussistente. Infatti dell'essere noi non possediamo
una intuizione né all'inizio dell'ascesa metafisica né alla fine. E tuttavia ciò che si
manifesta allo sguardo della nostra mente dopo la resolutio degli enti nell'Essere
sussistente è di una straordinaria luminosità, perché l'essere sussistente non è
soltanto n Fondamento degli enti, ma è anche colui nel quale sono raccolte, concentrate e
sublimate tutte le perfezioni che ad essi appartengono. E mentre gli enti le possiedono in
modo finito, graduale, partecipato, contingente, nell'Essere sussistente sono presenti in
modo illimitato, completo, assoluto, impartecipato, infinito, immutabile.
S. Tommaso dice che quell'essere che di volta in volta si scopre
al termine d'ogni via, è colui al quale noi diamo il nome di Dio. E fa anche vedere che
quello di Essere stesso (Esse ipsum) è il nome che meglio si addice a Dio e che gli
compete in modo esclusivo.
All'Essere sussistente competono attributi entitativi e
personali. Entitativi sono gli attributi che si conoscono attraverso le vie ontologiche.
Infatti ogni via ontologica ci permette di considerare un aspetto "particolare"
dell'Essere sussistente: semplicità, perfezione, assolutezza, infinità, immutabilità.
Personali sono, invece, gli altri attributi che dobbiamo assegnare all'Essere sussistente,
dal momento che sappiamo che Egli è perfettissimo la perfectio omnium Perfectionum:
anzitutto la perfezione di persona, ossia la sussistenza spirituale, e poi la vita, il
pensiero, la volontà, la bontà, l'amore, l'amicizia ecc. Passiamo brevemente in rassegna
tutti questi attributi.
2.Identità di essenza ed esistenza nell'Essere sussistente
La prima delle vie ontologiche, la via della composizione, ci ha
svelato la differenza ontologica che distingue l'Essere sussistente da tutti gli enti e
che definisce perfettamente la sua essenza. La differenza specifica dell'Essere
sussistente non consiste nel possedere l'intelligenza, lefficienza, la potenza, la
bontà, la verità ecc. Ciò che distingue l'Essere sussistente dagli enti è di non
avere l'essere per partecipazione, bensì per essenza; in lui essenza ed essere sono la
stessa cosa. Questa è una caratteristica esclusiva dell'Essere sussistente.
Ciò che è l'essere non è incluso perfettamente nel concetto di nessuna creatura; infatti in qualsiasi creatura l'essere è distinto dalla sua essenza; per questo motivo non si può dire di nessuna creatura che il suo esistere è qualcosa di necessario e di evidente in forza dei suoi stessi principi. Ma in Dio l'essere è incluso nel concetto della sua essenza, perché in Dio l'essere e l'essenza si identificano, come dicono Boezio e Dionigi .
Così esse ipsum subsistens diviene il concetto più adeguato, la
definizione più precisa di Dio; anzi è il nome proprio di Dio. E questo, spiega S.
Tommaso, per tre ragioni:
Anzitutto per il suo significato. Infatti, non esprime già
una qualche forma o modo particolare di essere, ma lo stesso essere ( ... ). In secondo
luogo, per la sua universalità. Tutti gli altri nomi sono meno vasti ed universali ( ...
). In terzo luogo è Colui che è il nome più proprio di Dio, sia per la derivazione del
termine, che è l'essere, sia per l'universalità del significato".
3. Gli attributi entitativi
Dalla verità fondamentale che nell'Essere sussistente l'essenza
coincide con la sua esistenza, e che essenza ed esistenza in lui si identificano, discende
una lunga serie di attributi entitativi, di cui prenderemo brevemente in esame solo i
principali.
INFINITA
Come sappiano la limitazione dell'essere è dovuta alla essenza;
l'essere è limitato quando l'essenza è distinta dall'essere, e si trova nella situazione
di potenzialità nei suoi confronti. Ma questa distinzione nell'Essere sussistente non
c'è; perciò è senza limiti, è infinito.
L'essere sussistente è infinito in senso positivo e non
negativo, proprio perché è la pienezza dell'essere, che non solo è ciò che c'è di
più perfetto ma anche il plesso di tutte le perfezioni. L'infinità dell'Essere
sussistente non ha nulla in comune con l'indefinito, con ciò che non ha ancora un volto,
una forma, una figura e può, pertanto, essere ogni cosa. L'essere sussistente non
è infinito nel senso potenziale (del caos di Platone o della materia prima di Aristotele,
che possono diventare qualsiasi cosa), bensì nel senso attuale di essere già tutto: ogni
atto, ogni perfezione; è la pienezza di tutto perché fuori dell'essere non c'è che il
nulla.
SEMPLICITA'
E semplice ciò che non è composto. Ora, abbiamo visto che
l'Essere Sussistente è estraneo a qualsiasi composizione, non solo di materia e forma, di
sostanza e accidente, ma anche della composizione di essenza ed esistenza. Pertanto è
semplicissimo.
UNITA' In senso ontologico unità significa indivisione in sé e
divisione da ogni altro, ma significa anche unicità, nel senso che di quell'ente non
esistono due esemplari. L'essere sussistente è anzitutto unico, perché è semplicissimo
e pertanto indiviso; ma è anche unico nel senso che è il solo, perché è infinito; ora
due infiniti in atto nell'essere sono impossibili.
IMMUTABILITÀ
Immutabile è ciò che non è mutevole, ciò che non è soggetto
a divenire. Ora, è soggetto a divenire ciò che è"imperfetto", ciò che è
ancora m potenza e non e totalmente in atto. Ma come sappiamo l'Essere sussistente è
l'atto di tutti gli atti, atto attualissimo, atto pieno, perfetto, completo, che non ha
bisogno di nulla: è quindi "indivenibile", cioè immutabile.
ETERNITÀ
Dall'immutabilità discende logicamente l'eternità. Tanto è
preminente la dote dell'eternítà, che da sempre i filosofi hanno riconosciuto questo
attributo alle realtà immateriali e immutabili. Eterno non è tanto ciò che dura sempre
quanto ciò che è simultaneamente tutto se stesso. Ora, questo è un attribuito che
compete certamente all'Essere sussistente, perché come abbiamo visto, Egli è atto pieno,
completo, che mai cresce né diminuisce.
Spiritualità
"Spirito" è un termine che ha valore sia entitativo
sia personale, anzi comunemente viene usato più nel secondo senso che nel primo. Come
termine entitativo designa la stessa proprietà indicata dal termine
"immateriale", ma mentre questo lo fa in modo negativo, "spirito" lo
fa in modo positivo. "Spirito" è un termine che la filosofia
greca ignorava e che fece il suo ingresso nel linguaggio
filosofico grazie agli scrittori cristiani, che l'avevano appreso dalle Scritture. Ora,
questo attributo compete certamente all'Essere sussistente: Egli appartiene all'ordine
dello spirito, anzi sta al più alto vertice di questo ordine, perché l'Essere
sussistente è totalmente esente dalla materia e da tutte la proprietà che la
accompagnano necessariamente.
L'assenza di materia dà allo spirito una grande agilità,
comunicabilità apertura, disponibilità; lo sottrae a qualsiasi limite, a ogni catena,
ostacolo o barriera. E tali sono esattamente le proprietà dell'Essere sussistente in
quanto spirito.
4.Gli attributi personali
Molti sono gli attributi personali che fanno da corona all'Essere
sussistente. Qui ci limitiamo ad illustrare i principali che sono: la vita, il pensiero,
la volontà, la libertà, l'amore, l'amicizia.
VITA
La vita è il potere che un ente ha di muovere se stesso e di
essere quindi il principio delle proprie azioni.
L'Essere sussistente, sempre in atto e principio primo d'ogni
movimento, non solo possiede la vita, ma è il Vivente; non partecipa ala danza della
vita, ma è vita per essenza. In lui tutto è vita, vita sempre in atto, vita intensamente
dinamica, piena, gioiosa, beata e perfetta.
PENSIERO
L'essere non viene dopo il pensiero come sostenevano i
neoplatonici ma gerarchicamente precede il pensiero, perché senza l'essere -il pensiero
stesso è nulla. Ma l'Essere sussistente è immateriale, è purissimo spirito: è
totalmente trasparente a se stesso ed è quindi puro pensiero; conosce se stesso e in se
stesso ogni altra cosa.
Mentre nell'uomo il conoscere è altra cosa dall'essere (ora
conosce e ora non conosce), nell'Essere sussistente essere e conoscere coincidono
perfettamente. In Lui esistere e conoscere sono sempre in atto. Conseguentemente non può
avere che se medesimo come oggetto intelligibile, adeguato e sempre presente. Perciò
l'Essere sussistente conosce se stesso. Conoscendosi perfettamente, Egli conosce anche
ciò a cui può estendersi la sua virtù, conosce quindi tutte le cose, essendone la
causa, e le conosce non con cognizione generica, ma distinta e propria, e in se stesso
vede anche le cose tutte insieme, mentre l'uomo conosce le cose una dopo d'altra, con
scienza discorsiva.
VOLONTÀ E LIBERTA
Volere è dirigersi verso un oggetto intenzionalmente e
spontaneamente, senza subire costrizione. Volere è desiderare un bene di cui si ha
conoscenza. La volontà è tanto più ferma e decisa quanto più grande e affascinante il
bene che le viene proposto dall'intelletto. E come l'intelletto aderisce necessariamente
ai principi primi, così la volontà aderisce necessariamente all'ultimo fine, che è la
beatitudine.
L'Essere sussistente, come abbiamo visto, è dotato di
intelletto, e l'oggetto del suo conoscere è la sua stessa essenza. Perciò Egli è dotato
anche di volontà, e l'oggetto della sua volontà è nuovamente la sua essenza. E come tra
essere e conoscere c'è perfetta identità,altrettanto accade tra conoscere e volere:
Come l'oggetto primario del conoscere, nell'Essere sussistente,
è il proprio essere, altrettanto oggetto primario e principale della sua volontà è
l'infinita ricchezza del suo essere.
Ma l'Essere sussistente (Dio) non vuole e non ama soltanto se
stesso; con un unico atto egli vuole e ama, oltre che se stesso, anche gli enti che
procedono da Lui, ma non allo stesso modo. Come infatti conosce gli enti solo come
imitazioni del suo essere, così. vuole e ama le cose solo come imitazioni della sua
bontà. Mentre però vuole se stesso necessariamente, vuole gli enti liberamente.
MORE E AMICIZIA
Anche i concetti d'amore e di amicizia sembrano poco adatti per
parlare dell'Essere sussistente. L'amicizia infatti sembra esigere parità, mentre l'amore
sembra presupporre un bisogno, essendo l'amore, come dice Platone, figlio di Ricchezza
(Poros) e di Povertà (Penia). "Dio può essere oggetto ma non soggetto d'amore,
giacché Amore, per il Greco, implica sempre mancanza di ciò a cui tende e l'Ottimo
(ossia l'Assoluto) non può mancare di nulla e, dunque, non può amare alcunché".
Ma nel cristianesimo e nella filosofia cristiana, l'amore e, in
parte, anche l'amicizia, cambiano connotati: l'amore è anzitutto dono di sé e l'amicizia
è considerata come la forma suprema dell'amore gratuito.
Così, secondo queste due nuove connotazioni, non c'è dubbio che
l'amore e l'amicizia designano due perfezioni che appartengono di diritto all'Essere
sussistente.
L'Essere sussistente, come vedremo più avanti, è colui che in
maniera totalmente gratuita fa dono dell'essere agli enti, e l'essere è il massimo di
tutti i doni; inoltre Egli nutre una profonda amicizia verso tutte le sue creature,
specialmente quelle dotate di intelligenza.
Conclusione
La contemplatio entis è una contemplazione gioiosa, soave,
gratificante che ci consente di cogliere alcuni aspetti di quell'oceano di perfezioni che
sono racchiuse nell'Essere sussistente. Egli è somma bontà, somma verità, somma
bellezza, somma potenza, somma sapienza, sommo amore. S. Agostino, grandissimo retore e
fine scrittore, traccia il seguente quadro delle perfezioni di Dio, l'Essere sussistente:
"Sommo, ottimo, potentissimo, onnipotentissimo,
misericordiosissimo e giustissimo, sempre nascosto e sempre presente; bellissimo e
fortissimo; stabile ed incomprensibile; immutabile, mentre ogni cosa muti; mai nuovo, mai
vecchio, mentre ogni cosa rinnovi e nella vecchiaia conduci a te i superbi ed essi lo
ignorano.
Sempre attivo e sempre quieto, raduni e non abbisogni, porti,
colmi e proteggi; crei, nutrisci e perfezioni; cerchi mentre nulla ti manca. Ami e non
divampi, sei geloso e sicuro; ti pensi senza rammarico; ti adiri e sei tranquillo; muti le
opere e non muti il consiglio; prendi ciò che trovi e mai avevi lasciato; mai povero e
godi degli acquisti; mai avaro, pur esigendo a usura; doniamo con generosità a te,
affinché tu possa restare in debito, ma chi ha qualche cosa che tu non sia? Paghi i
debiti nulla dovendo; condoni nulla perdendo".
Più che con lo sguardo dell'intelligenza e con le parole della
bocca, raggiungiamo l'Essere sussistente con lo slancio del cuore. L'Essere sussistente è
persona e coltiva con noi rapporti personalissimi, essendo ciascuno di noi frutto del suo
amore e della sua amicizia.
Così pur avendo dell'Essere sussistente una conoscenza
imperfettissima, quanto conosciamo già ci basta per amarlo degnamente al di sopra di ogni
cosa e persona, e per cantare senza posa ínni di lode alla sua bontà, alla sua amicizia
e al suo amore.