CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 17 ottobre 2005.- Pubblichiamo
di seguito il testo del dialogo tra Benedetto XVI ed
i bambini presenti in Piazza San Pietro nel pomeriggio di sabato 15 ottobre e
le parole che il Papa ha loro rivolto al termine dell’Incontro:
Andrea: «Caro Papa, quale ricordo hai del
giorno della tua prima Comunione?»
Innanzitutto vorrei dire grazie per questa festa della fede che mi offrite,
per la vostra presenza e la vostra gioia. Ringrazio e saluto per l'abbraccio
che ho avuto da alcuni di voi, un abbraccio che simbolicamente vale per voi
tutti, naturalmente. Quanto alla domanda, mi ricordo bene del giorno della mia
Prima Comunione. Era una bella domenica di marzo del 1936, quindi 69 anni fa.
Era un giorno di sole, la chiesa molto bella, la musica, erano tante le belle
cose delle quali mi ricordo. Eravamo una trentina di
ragazzi e di ragazze del nostro piccolo paese, di non più di 500 abitanti. Ma
nel centro dei miei ricordi gioiosi e belli sta questo pensiero - la stessa
cosa è già stata detta dal vostro portavoce - che ho capito che Gesù è entrato
nel mio cuore, ha fatto visita proprio a me. E con Gesù Dio stesso è con me. E
che questo è un dono di amore che realmente vale più
di tutto il resto che può essere dato dalla vita; e così sono stato realmente
pieno di una grande gioia perché Gesù era venuto da me. E ho capito che adesso
cominciava una nuova tappa della mia vita, avevo 9 anni, e che adesso era
importante rimanere fedele a questo incontro, a questa Comunione. Ho promesso al Signore, per quanto potevo: "Io vorrei essere
sempre con te" e l'ho pregato: "Ma sii soprattutto tu con me".
E così sono andato avanti nella mia vita. Grazie a
Dio, il Signore mi ha sempre preso per la mano, mi ha guidato anche in
situazioni difficili. E così questa gioia della Prima
Comunione era un inizio di un cammino fatto insieme. Spero che, anche per tutti
voi, la Prima Comunione che avete ricevuto in quest'Anno dell'Eucaristia sia l’inizio di un'amicizia per
tutta la vita con Gesù. Inizio di un cammino insieme, perché
andando con Gesù andiamo bene e la vita diventa buona.
Livia: «Santo Padre, prima del giorno della
mia Prima Comunione mi sono confessata. Mi sono poi confessata altre volte. Ma volevo chiederti: devo confessarmi tutte le volte che
faccio la Comunione? Anche quando ho fatto gli stessi
peccati? Perché mi accorgo che sono sempre quelli».
Direi due cose: la prima, naturalmente, è che non devi confessarti sempre
prima della Comunione, se non hai fatto peccati così gravi che sarebbe
necessario confessarsi. Quindi, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione eucaristica. Questo è il primo punto.
Necessario è soltanto nel caso che hai commesso un peccato realmente grave, che
hai offeso profondamente Gesù, così che l’amicizia è
distrutta e devi ricominciare di nuovo. Solo in questo caso, quando si è in
peccato "mortale", cioè grave, è necessario
confessarsi prima della Comunione. Questo è il primo punto. Il secondo: anche
se, come ho detto, non è necessario confessarsi prima di ogni
Comunione, è molto utile confessarsi con una certa regolarità. È vero, di
solito, i nostri peccati sono sempre gli stessi, ma facciamo pulizia delle
nostre abitazioni, delle nostre camere, almeno ogni settimana, anche se la
sporcizia è sempre la stessa. Per vivere nel pulito, per ricominciare;
altrimenti, forse la sporcizia non si vede, ma si accumula. Una cosa simile
vale anche per l'anima, per me stesso, se non mi confesso mai, l'anima rimane
trascurata e, alla fine, sono sempre contento di me e non capisco più che devo
anche lavorare per essere migliore, che devo andare
avanti. E questa pulizia dell'anima, che Gesù ci dà
nel Sacramento della Confessione, ci aiuta ad avere una coscienza più svelta,
più aperta e così anche di maturare spiritualmente e come persona umana. Quindi due cose: confessarsi è necessario soltanto in caso
di un peccato grave, ma è molto utile confessarsi regolarmente per coltivare la
pulizia, la bellezza dell'anima e maturare man mano nella vita.
Andrea: «La mia catechista, preparandomi al
giorno della mia Prima Comunione, mi ha detto che Gesù è presente
nell'Eucaristia. Ma come? Io non lo vedo!»
Sì, non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo e che esistono e
sono essenziali. Per esempio, non vediamo la nostra ragione, tuttavia abbiamo
la ragione. Non vediamo la nostra intelligenza e l'abbiamo. Non vediamo, in una
parola, la nostra anima e tuttavia esiste e ne vediamo gli effetti, perché
possiamo parlare, pensare, decidere ecc... Così pure
non vediamo, per esempio, la corrente elettrica, e tuttavia vediamo che esiste,
vediamo questo microfono come funziona; vediamo le luci. In una parola, proprio
le cose più profonde, che sostengono realmente la vita e il mondo, non le vediamo,
ma possiamo vedere, sentire gli effetti.
L'elettricità, la corrente non le vediamo, ma la luce
la vediamo. E così via. E così anche il Signore
risorto non lo vediamo con i nostri occhi, ma vediamo
che dove è Gesù, gli uomini cambiano, diventano migliori. Si crea una maggiore
capacità di pace, di riconciliazione, ecc... Quindi,
non vediamo il Signore stesso, ma vediamo gli effetti: così possiamo capire che
Gesù è presente. Come ho detto, proprio le cose
invisibili sono le più profonde e importanti. Andiamo dunque incontro a questo
Signore invisibile, ma forte, che ci aiuta a vivere bene.
Giulia: «Santità, tutti ci dicono che è importante andare a Messa alla domenica. Noi ci andremmo volentieri ma spesso i nostri
genitori non ci accompagnano perché alla domenica
dormono, il papà e la mamma di un mio amico lavorano in un negozio e noi spesso
andiamo fuori città per trovare i nonni. Puoi dire a loro una parola perché
capiscano che è importante andare a Messa insieme, ogni domenica?»
Riterrei di sì, naturalmente, con grande amore, con grande
rispetto per i genitori che, certamente, hanno tante cose da fare. Ma tuttavia, con il rispetto e l’amore di una figlia, si può
dire: cara mamma, caro papà, sarebbe così importante per noi tutti, anche per
te incontrarci con Gesù. Questo ci arricchisce, porta
un elemento importante alla nostra vita. Insieme troviamo
un po' di tempo, possiamo trovare una possibilità. Forse anche dove abita la
nonna si troverà la possibilità. In una parola direi, con
grande amore e rispetto per i genitori, direi loro: "Capite che
questo non è solo importante per me, non lo dicono solo i catechisti, è
importante per tutti noi; e sarà una luce della domenica per tutta la nostra
famiglia".
Alessandro: «A cosa serve andare alla Santa Messa e ricevere
la Comunione per la vita di tutti i giorni?»
Serve per trovare il centro della vita. Noi la viviamo in mezzo a tante cose. E le persone che non vanno in chiesa non sanno che a loro
manca proprio Gesù. Sentono però che manca qualcosa nella loro vita. Se Dio
resta assente nella mia vita, se Gesù è assente dalla mia vita, mi manca una
guida, mi manca una amicizia essenziale, mi manca
anche una gioia che è importante per la vita. La forza anche
di crescere come uomo, di superare i miei vizi e di maturare umanamente.
Quindi, non vediamo subito l'effetto dell'essere con Gesù quando andiamo alla
Comunione; lo si vede col tempo. Come anche, nel corso
delle settimane, degli anni, si sente sempre più l'assenza di Dio, l'assenza di
Gesù. È una lacuna fondamentale e distruttiva . Potrei
adesso facilmente parlare dei Paesi dove l'ateismo ha governato per anni; come
ne sono risultate distrutte le anime, ed anche la
terra; e così possiamo vedere che è importante, anzi, direi, fondamentale,
nutrirsi di Gesù nella comunione. E’ Lui che ci dà la luce, ci offre la guida
per la nostra vita, una guida della quale abbiamo bisogno.
Anna: «Caro Papa, ci puoi spiegare cosa voleva
dire Gesù quando ha detto alla gente che lo seguiva: "Io sono il pane
della vita"»?
Allora dobbiamo forse innanzitutto chiarire che cos'è il pane. Noi abbiamo
oggi una cucina raffinata e ricca di diversissimi cibi, ma nelle situazioni più
semplici il pane è il fondamento della nutrizione e se Gesù si chiama il pane
della vita, il pane è, diciamo, la sigla, un'abbreviazione per tutto il
nutrimento. E come abbiamo bisogno di nutrirci
corporalmente per vivere, così anche lo spirito, l'anima in noi, la volontà, ha
bisogno di nutrirsi. Noi, come persone umane, non abbiamo solo un corpo, ma
anche un'anima; siamo persone pensanti con una volontà, un’intelligenza, e
dobbiamo nutrire anche lo spirito, l'anima, perché possa maturare, perché possa
realmente arrivare alla sua pienezza. E, quindi, se
Gesù dice io sono il pane della vita, vuol dire che Gesù stesso è questo
nutrimento della nostra anima, dell'uomo interiore del quale abbiamo bisogno,
perché anche l'anima deve nutrirsi. E non bastano le
cose tecniche, pur tanto importanti. Abbiamo bisogno proprio di questa amicizia di Dio, che ci aiuta a prendere le decisioni
giuste. Abbiamo bisogno di maturare umanamente. Con altre parole, Gesù ci nutre
così che diventiamo realmente persone mature e la nostra vita diventa buona.
Adriano: «Santo Padre, ci hanno detto che oggi faremo l'Adorazione
Eucaristica? Che cosa è? Come si fa? Ce lo puoi spiegare? Grazie»
Allora, che cos'è l'adorazione, come si fa, lo vedremo subito, perché tutto
è ben preparato: faremo delle preghiere, dei canti, la genuflessione e siamo
così davanti a Gesù. Ma, naturalmente, la tua domanda
esige una risposta più profonda: non solo come fare, ma che cosa è
l'adorazione. Io direi: adorazione è riconoscere che Gesù è mio Signore, che
Gesù mi mostra la via da prendere, mi fa capire che vivo bene soltanto se
conosco la strada indicata da Lui, solo se seguo la via che Lui mi mostra. Quindi, adorare è dire: «Gesù, io sono tuo e ti seguo nella
mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia,
questa comunione con te». Potrei anche dire che l'adorazione nella sua essenza
è un abbraccio con Gesù, nel quale gli dico: «Io sono tuo e ti prego sii anche
tu sempre con me».
[Parole del Papa al termine dell’incontro:]
Carissimi ragazzi e ragazze, fratelli e sorelle, alla fine di questo bellissimo
incontro trovo solo una parola: grazie.
Grazie per questa festa della fede.
Grazie per questo incontro tra di noi e con Gesù.
E grazie, naturalmente, a tutti che hanno reso possibile
questa festa: ai catechisti, ai sacerdoti, alle suore; a tutti voi.
Ripeto, alla fine, le parole d’inizio di ogni liturgia
e vi dico: "La pace sia con voi"; cioè il Signore sia con voi, la
gioia sia con voi e così la vita sia buona.
Buona domenica, buona notte e arrivederci tutti insieme con il Signore.
Grazie tante!