I
FONDAMENTI DEL CRISTIANESIMO
Capitolo 1
INDICE
In questo capitolo vedremo:
cosa ci dicono gli storici soprattutto non
cristiani del I e II sec. sulle origini del cristianesimo
Il cristianesimo pone alle sue origini un
uomo, Gesù di Nazareth, detto il Cristo1 (= portavoce di Dio)
vissuto in Palestina nel I sec. d.C.
1. Osservazioni preliminari
1. I documenti non cristiani verranno
riportati prevalentemente per esteso, in una nostra traduzione quasi letterale.
2. Dei documenti cristiani (contrassegnati
con *) daremo invece solo le informazioni essenziali, perché da qualcuno possono
essere contestati perché giudicati "di parte" (... ma ci può essere uno
storico che non sia di parte?).
3. Citeremo i documenti secondo l'ordine
cronologico della loro data di composizione (sicura o probabile).
2. Documenti del I sec. d.C.
45-80 * Vangelo secondo Matteo,
scritto in greco, probabilmente come rielaborazione di un documento più antico che non
possediamo, redatto in una lingua semita.
50-65 * Vangelo secondo Marco, in
greco.
50-67 * Epistolario Paolino, 13
lettere di Paolo in greco.
55-62 * Vangelo secondo Luca, in
greco (collocato dopo il 70).
50-58? * Lettera di Giacomo, scritta
in greco.
61-63 * Atti di apostoli, in greco
(molti lo collocano dopo il 70).
60-65? * Prima lettera di Pietro, in
greco.
64-67? * Lettera agli Ebrei, in greco.
70-80? * Didaché (cioè dottrina dei
dodici apostoli), in greco.
* Seconda lettera di Pietro, in
greco.
* Lettera di Giuda, in greco.
80-100 Scritti di Giovanni, in greco:
* Vangelo
* Tre lettere
* Apocalisse.
93-94 Le antichità giudaiche di Giuseppe Flavio
Giuseppe (37-110 d.C.) è uno storico ebreo,
diventato filoromano, al servizio di Vespasiano e di suo figlio Tito, divenuti poi
imperatori. Scrisse in greco varie opere storiche, tra cui le Antichità giudaiche, in 20
libri, che raccontano la storia ebraica da
Abramo ai suoi tempi. Nel libro XVIII, 63-64, si trova un passo,
detto Testimonium flavianum, citato anche da
Eusebio di Cesarea, nella Storia Ecclesiastica 1,11,7 e nella
Demonstr. evang. 3,5,105-106, e dal vescovo
cristiano Agapio (sec. X) nella sua Storia Universale scritta
in arabo.
Presentiamo di seguito il testo ora accettato
da tutti.
Cristo è una parola greca che traduce
la parola semita messia e significa unto (con olio). Poiché l'olio è per
gli ebrei
un simbolo stabile della benevolenza di Dio,
veniva usato per "consacrare" le persone che erano giudicate "portavoce
stabili di Dio", cioè i re e i sacerdoti
95 * Prima lettera ai cristiani di Corinto,
scritta in greco da Clemente, vescovo di Roma.
3. Documenti del II sec. d.C.
96-138 * Lettera di Barnaba, in greco.
105-7 * Epistolario di Ignazio di Antiochia,
in greco: comprende 7 lettere indirizzate da questo vescovo ai cristiani di varie Chiese
che avrebbe incontrato mentre veniva portato a Roma per subirvi il martirio verso il 110.
112? Annales di Tacito, scritti in
latino. Sono il racconto degli avvenimenti dell'Impero romano dalla morte di Augusto a
quella di Nerone, cioè dal 16 al 68 d.C. A proposito dell'incendio di Roma del 64 era
corsa voce che l'imperatore Nerone stesso avesse dato ordine di appiccare il fuoco. In
riferimento a tale fatto lo storico romano scrisse: "Per mettere fine alla diceria,
Nerone fece passare per colpevoli e sottopose a pene raffinatissime coloro che la
plebaglia, detestandoli per le loro vergognose azioni, denominava cristiani.
L'autore di questo nome, Cristo, era stato
messo a morte sotto l'impero di Tiberio, per ordine del procuratore Ponzio Pilato; e, pur
essendo stata momentaneamente repressa, questa esiziale superstizione ricominciava a
diffondersi, non solo per la Giudea, origine di quella sciagura, ma anche a Roma, dove da
ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di scellerato e di
vergognoso. Perciò, in primo luogo furono arrestati coloro che confessavano, quindi,
dietro loro indicazione, una grande moltitudine fu condannata, non tanto per l'accusa di
aver appiccato l'incendio, quanto per odio del genere umano" (Annales, XV, 44).
112 Lettera di Plinio il giovane all'imperatore
Traiano, scritta in
latino (Epist. X, 96).
Plinio è "legato per la provincia del
Ponto e della Bitinia con potere consolare". Riportiamo parti della
lettera:"Non ho mai preso parte ad
istruttorie a carico dei cristiani; perciò, non so che cosa si sia soliti fare: o
punire, od inquisire, ed entro quali limiti
(...).Per ora, nei confronti di coloro che venivano deferiti al mio giudizio come
cristiani, ho seguito questa procedura: ho chiesto innanzitutto loro se fossero cristiani;
se confessavano, li ho interrogati una seconda ed una terza volta, minacciandoli di morte;
se perseveravano, ordinai che fossero condotti al patibolo. D'altronde, non avevo alcun
dubbio che, qualunque cosa confessassero, certamente erano meritevoli di castigo la loro
pertinacia e la loro cocciuta ostinazione. Altri ve ne furono, colpiti dalla stessa
follia, al cui riguardo, poiché erano cittadini romani, ordinai che fossero condotti a
Roma. Ben presto, poiché, per il fatto stesso di trattare questi problemi, le accuse
aumentarono, come di solito accade, mi capitarono sottomano numerosi casi [...]. Altri,
denunciati da un delatore, dissero di essere cristiani e subito dopo negarono; dissero di
esserlo stato in passato, ma di aver cessato di esserlo, chi da tre anni, chi da un numero
d'anni ancor maggiore, alcuni addirittura da vent'anni. Anche tutti costoro venerarono la
tua immagine e quella degli dèi e maledissero Cristo. Dicevano, inoltre, che la loro
colpa o il loro errore consisteva nel fatto di esser soliti riunirsi all'alba in un giorno
fisso e di intonare a cori alterni un inno in onore di Cristo - come se fosse un dio - e
di impegnarsi con un giuramento non a commettere qualche delitto, ma a non commettere
furti, frodi, adultèri, a non venir meno alla parola data, a non negare un deposito,
qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò, era loro costume allontanarsi e ritrovarsi di
nuovo insieme per prendere un cibo, ad ogni modo comune ed innocente, ma avevano desistito
da questa usanza in seguito al mio editto, nel quale, in osservanza ai tuoi ordini, avevo
vietato la costituzione di eterìe (= associazioni) [...]. Mi è parso, infatti, che la
questione meritasse di esser sottoposta al tuo giudizio, soprattutto per il numero di
quelli che sono coinvolti in questo pericolo: molte persone di ogni età, di ogni ceto
sociale, addirittura di ambo i sessi, sono trascinate in questo pericolo e ancora lo
saranno. E non solo per la città, ma anche per i sobborghi e per le campagne si è esteso
il contagio di questa deleteria superstizione; tuttavia, mi pare che si possa ancora
bloccarla e ricondurla nella norma".
112 Risposta di Traiano a Plinio (Epist.X,
97).
"Mio caro Plinio, nell'istruttoria dei
processi contro coloro che ti venivano denunciati come cristiani, hai seguito la procedura
alla quale dovevi attenerti. Non si può infatti stabilire una norma generale che
abbia,per così dire, un carattere rigido.Non li si deve ricercare; nel caso in cui
vengano denunciati e riconosciuti colpevoli, debbono esser puniti, in modo, però, che
colui che avrà negato di esser cristiano, e lo avrà dimostrato coi fatti, cioè
rivolgendo suppliche ai nostri dèi, sebbene sospetto in passato, ottenga il perdono per
il suo ravvedimento".
120 Vite dei Cesari di Svetonio,
scritte in latino.
Nell'opera vi sono due accenni ai cristiani:
a) Nella Vita di Claudio (25, 4), dice
che l'imperatore:
"Espulse da Roma i giudei diventati per
istigazione di Cresto2, una continua causa di disordini".
L'espulsione avvenne nel 49 (cfr. anche Atti
18, 2).
b) Nella Vita di Nerone (16,
3), dice che l'imperatore:
"Sottopose a supplizi i cristiani, razza
di uomini di una superstizione nuova e malefica".
125 * Apologia di Quadrato all'imperatore
Adriano.
125 Lettera dell'Imperatore Adriano a
Minucio Fundano, proconsole d'Asia (citata da Eusebio,
Hist. Eccl. IV, 9).Siccome avvenivano spesso
dei linciaggi contro i cristiani e c'erano denunce anonime, l'imperatore scrive tra
l'altro:
150 * Il Pastore di Ermas: è una
raccolta di visioni scritta in greco.
155-65 Giustino, filosofo cristiano
nato a Nablus, in Samaria, ma non ebreo, scrisse in greco tre opere:- due Apologie in
difesa dei cristiani (155 e 165).- Dialogo con Trifone (160).
177 * Apologia di Atenagora all'imperatore
Marco Aurelio.
180 Il discorso veritiero del
filosofo Celso (conservato nel *Contra Celsum di Origene), sostiene
che:"Gesù era soltanto un uomo; le profezie (dell'Antico Testamento) si
possono adattare a migliaia di altre persone meglio che a Gesù". Si noti, a
conclusione, davanti all'abbondanza delle fonti cristiane, che le fonti non cristiane
riguardanti l'origine del cristianesimo sono assai poche, perché la
"Storia" si accorge di un fenomeno solo quando esso acquista notevole rilevanza.
E, normalmente, ciò avviene solo molto tempo dopo che il fenomeno è sorto.
4. Documenti con fonti dei sec. I e II
a) Libri apocrifi del Nuovo Testamento (soprattutto
vangeli)
La parola apocrifo letteralmente
significa nascosto-segreto e venne applicata a questi libri perché,contenendo
dottrine che non trovavano riscontro nei vangeli comunemente accettati, venivano
giustificati dicendo che trasmettevano insegnamenti segreti, comunicati in privato da
Gesù a questo o a quell'apostolo, a cui poi il vangelo veniva attribuito.Sono "costruzioni" della vita di
Gesù o di qualche apostolo. Spesso sono attribuite ad un apostolo per dare maggior credito al libro stesso, anche
se in qualche caso è facile dimostrare che sono dei falsi. Per questo sono anche detti "libri
pseudoepigrafi" (= falsamente attribuiti).Nascono dal desiderio di conoscere
qualche cosa di più sul Maestro-Fondatore o sugli altri fondatori del cristianesimo e
dipendono spesso in modo evidente dai libri del Nuovo Testamento: cercano di supplire con
la fantasia al carattere lacunoso dei libri ufficiali. Non è escluso che qualche
informazione sia storica. Spesse volte sono difficili da datare.
Elenchiamo i principali, di cui abbiamo
frammenti.
· Vangelo
secondo gli ebrei, redatto in aramaico e poi tradotto in greco.
· Vangelo
dei nazorei (lingua ?).
· Vangelo
degli ebioniti, in greco.
· Vangelo
degli egiziani,in greco.
· Vangelo
di Pietro, in greco.
· Protovangelo
di Giacomo, in greco.
· Vangelo
di Tommaso, in greco.
· Atti
di Pilato.
b) I Talmud (III-V sec.)
5. Conclusioni minime
Dai documenti non cristiani emerge:
1. È esistito Gesù di Nazareth, morto
giustiziato attorno al 30 d.C. in Palestina, sotto Ponzio Pilato durante l'impero di
Tiberio.
2. I suoi seguaci affermano di aver visto
Gesù nuovamente vivo e riconoscono in lui il Cristo (o Dio).
3. Gesù è indicato come il fondatore della
"setta" cristiana.
4. I cristiani si diffondono assai
rapidamente in tutto l'Impero ed anche a Roma.
5. Sono odiati e perseguitati.
6. Considerazione finale
Perché interessarci ancora oggi di
quest'uomo?
Perché si presenta come il messia (= il
portavoce di Dio) e dice di rispondere, a nome di Dio, al problema
del senso della vita. Data la posta in gioco,
merita vedere se costui è credibile o no.
Ecco la ragione dei capitoli che seguono.