PARTE PRIMA - LA PROFESSIONE DELLA FEDE
SEZIONE SECONDA - LA PROFESSIONE DELLA
FEDE CRISTIANA
CAPITOLO SECONDO - CREDO IN GESU' CRISTO,
IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO
Articolo 3
"GESU' CRISTO FU CONCEPITO PER OPERA
DELLO SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE"
Paragrafo
1
IL
FIGLIO DI DIO SI E' FATTO UOMO
I.
Perché il Verbo si è fatto carne
456
Con il Credo di Nicea-Costantinopoli confessiamo che il Verbo: " Per noi
uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; per opera dello Spirito
Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo".
457
Il Verbo si è fatto carne per salvarci riconciliandoci con Dio: è Dio "che
ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri
peccati" ( 1Gv 4,10 ). "Il Padre ha mandato il suo Figlio come
Salvatore del mondo" ( 1Gv 4,14 ). "Egli è apparso per togliere i peccati"
( 1Gv 3,5 ):
La
nostra natura, malata, richiedeva d'essere guarita; decaduta, d'essere
risollevata; morta, di essere risuscitata. Avevamo perduto il possesso del
bene; era necessario che ci fosse restituito. Immersi nelle tenebre, occorreva
che ci fosse portata la luce; perduti, attendevamo un salvatore; prigionieri,
un soccorritore; schiavi, un liberatore. Tutte queste ragioni erano prive
d'importanza? Non erano tali da commuovere Dio sì da farlo discendere fino alla
nostra natura umana per visitarla, poiché l'umanità si trovava in una
condizione tanto miserabile ed infelice? [San Gregorio di Nissa, Oratio
catechetica, 15: PG 45, 48B]
458
Il Verbo si è fatto carne perché noi così conoscessimo l'amore di Dio: "In
questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito
Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui" ( 1Gv 4,9 ).
"Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" ( Gv 3,16
).
459
Il Verbo si è fatto carne per essere nostro modello di santità: "Prendete
il mio giogo su di voi e imparate da me. . . " ( Mt 11,29 ). "Io sono
la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di
me" ( Gv 14,6 ). E il Padre, sul monte della Trasfigurazione, comanda:
"Ascoltatelo" ( Mc 9,7 ) [Cf Dt 6,4-5 ]. In realtà, egli è il modello
delle Beatitudini e la norma della Legge nuova: "Amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amati" ( Gv 15,12 ). Questo amore implica l'effettiva offerta
di se stessi alla sua sequela [Cf Mc 8,34 ].
460
Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo "partecipi della natura
divina" ( 2Pt 1,4 ): "Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si
è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell'uomo: perché l'uomo, entrando in
comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio
di Dio" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 19, 1]. "Infatti
il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio" [Sant'Atanasio di Alessandria,
De Incarnatione, 54, 3: PG 25, 192B]. "Unigenitus Dei Filius, suae
divinitatis volens nos esse participes, naturam nostram assumpsit, ut homines
deos faceret factus homo - L'Unigenito Figlio di Dio, volendo che noi fossimo
partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo,
facesse gli uomini dei" [San Tommaso d'Aquino, Opusculum 57 in festo
Corporis Christi, 1].
II.
L'Incarnazione
461
Riprendendo l'espressione di san Giovanni (Il Verbo si fece carne": Gv
1,14 ), la Chiesa chiama "Incarnazione" il fatto che il Figlio di Dio
abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza. La
Chiesa canta il Mistero dell'Incarnazione in un inno riportato da san Paolo:
Abbiate
in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo
di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma
spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli
uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla
morte e alla morte di croce ( Fil 2,5-8 ) [Cf Liturgia delle Ore, Cantico dei
Vespri del sabato].
462
Dello stesso Mistero parla la lettera agli Ebrei:
Per
questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né
offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né
sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo. . . per fare la tua
volontà ( Eb 10,5-7 ) [ Eb 10,5-7 cita il Sal 40,7-9 (LXX)].
463
La fede nella reale Incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della
fede cristiana: "Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni
spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio" (
1Gv 4,2 ). E' la gioiosa convinzione della Chiesa fin dal suo inizio, allorché canta
"il grande Mistero della pietà": "Egli si manifestò nella
carne" ( 1Tm 3,16 ).
III.
Vero Dio e vero uomo
464
L'evento unico e del tutto singolare dell'Incarnazione del Figlio di Dio non
significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia il
risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto
veramente uomo rimanendo veramente Dio. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. La
Chiesa nel corso dei primi secoli ha dovuto difendere e chiarire questa verità
di fede contro eresie che la falsificavano.
465
Le prime eresie più che la divinità di Cristo hanno negato la sua vera umanità
(docetismo gnostico). Fin dall'epoca apostolica la fede cristiana ha insistito
sulla vera Incarnazione del Figlio di Dio "venuto nella carne" [Cf
1Gv 4,2-3; 2Gv 1,7 ]. Ma nel terzo secolo, la Chiesa ha dovuto affermare contro
Paolo di Samosata, in un Concilio riunito ad Antiochia, che Gesù Cristo è
Figlio di Dio per natura e non per adozione. Il primo Concilio Ecumenico di
Nicea nel 325 professò nel suo Credo che il Figlio di Dio è "generato, non
creato, della stessa sostanza ["homousios"] del Padre", e
condannò Ario, il quale sosteneva che "il Figlio di Dio veniva dal
nulla" [Concilio di Nicea I: Denz. -Schönm., 130] e che sarebbe "di
un'altra sostanza o di un'altra essenza rispetto al Padre" [Concilio di
Nicea I: Denz. -Schönm., 130].
466
L'eresia nestoriana vedeva in Cristo una persona umana congiunta alla Persona
divina del Figlio di Dio. In contrapposizione ad essa san Cirillo di
Alessandria e il terzo Concilio Ecumenico riunito a Efeso nel 431 hanno
confessato che "il Verbo, unendo a se stesso ipostaticamente una carne
animata da un'anima razionale, si fece uomo" [Concilio di Efeso: ibid. ,
250]. L'umanità di Cristo non ha altro soggetto che la Persona divina del
Figlio di Dio, che l'ha assunta e fatta sua al momento del suo concepimento.
Per questo il Concilio di Efeso ha proclamato nel 431 che Maria in tutta verità
è divenuta Madre di Dio per il concepimento umano del Figlio di Dio nel suo
seno; "Madre di Dio. . . non certo perché la natura del Verbo o la sua
divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il
santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente,
si dice che il Verbo è nato secondo la carne" [Concilio di Efeso: ibid.,
250].
467
I monofisiti affermavano che la natura umana come tale aveva cessato di
esistere in Cristo, essendo stata assunta dalla Persona divina del Figlio di
Dio. Opponendosi a questa eresia, il quarto Concilio Ecumenico, a Calcedonia,
nel 451, ha confessato:
Seguendo
i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo
Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto
nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e di
corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per
l'umanità, "simile in tutto a noi, fuorché nel peccato" ( Eb 4,15 ),
generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi,
per noi e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo
l'umanità.
Un
solo e medesimo Cristo, Signore, Figlio unigenito, che noi dobbiamo riconoscere
in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza
separazione. La differenza delle nature non è affatto negata dalla loro unione,
ma piuttosto le proprietà di ciascuna sono salvaguardate e riunite in una sola
persona e una sola ipostasi [Concilio di Calcedonia: Denz. -Schönm., 301-302].
468
Dopo il Concilio di Calcedonia, alcuni fecero della natura umana di Cristo una
sorta di soggetto personale. Contro costoro, il quinto Concilio Ecumenico, a
Costantinopoli, nel 553, ha confessato riguardo a Cristo: vi è "una sola
ipostasi [o Persona].. ., cioè il Signore nostro Gesù Cristo, Uno della Trinità
" [Concilio di Costantinopoli II: Denz. -Schönm., 424]. Tutto, quindi,
nell'umanità di Cristo deve essere attribuito alla sua Persona divina come al
suo soggetto proprio, [Cf già Concilio di Efeso: Denz. -Schönm., 255] non
soltanto i miracoli ma anche le sofferenze [Cf Concilio di Costantinopoli II:
Denz. -Schönm., 424] e così pure la morte: "Il Signore nostro Gesù Cristo,
crocifisso nella sua carne, è vero Dio, Signore della gloria e Uno della Santa
Trinità" [Cf Concilio di Costantinopoli II: Denz.- Schönm., 424].
469
La Chiesa così confessa che Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo. Egli
è veramente il Figlio di Dio che si è fatto uomo, nostro fratello, senza con
ciò cessare d'essere Dio, nostro Signore:
"Id
quod fuit remansit et quod non fuit assumpsit - Rimase quel che era e quel che
non era assunse", canta la Liturgia romana [Liturgia delle Ore, I, Ufficio
delle letture di Natale, cf San Leone Magno, Sermones, 21, 2-3: PL 54, 192A]. E
la Liturgia di san Giovanni Crisostomo proclama e canta: "O Figlio
Unigenito e Verbo di Dio, tu, che sei immortale, per la nostra salvezza ti sei
degnato d'incarnarti nel seno della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria;
tu, che senza mutamento sei diventato uomo e sei stato crocifisso, o Cristo
Dio, tu, che con la tua morte hai sconfitto la morte, tu che sei Uno della
santa Trinità, glorificato con il Padre e lo Spirito Santo, salvaci!"
[Liturgia bizantina, Tropario "O Monoghenis"].
IV.
Come il Figlio di Dio è uomo
470
Poiché nella misteriosa unione dell'Incarnazione "la natura umana è stata
assunta, senza per questo venir annientata", [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 22] la Chiesa nel corso dei secoli è stata condotta a confessare la
piena realtà dell'anima umana, con le sue operazioni di intelligenza e di
volontà, e del corpo umano di Cristo. Ma parallelamente ha dovuto di volta in
volta ricordare che la natura umana di Cristo appartiene in proprio alla
Persona divina del Figlio di Dio che l'ha assunta. Tutto ciò che egli è e ciò
che egli fa in essa deriva da "Uno della Trinità". Il Figlio di Dio,
quindi, comunica alla sua umanità il suo modo personale d'esistere nella
Trinità. Pertanto, nella sua anima come nel suo corpo, Cristo esprime
umanamente i comportamenti divini della Trinità: [Cf Gv 14,9-10 ]
Il
Figlio di Dio. . . ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uo mo,
ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria
Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché
nel peccato [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22].
L'anima
e la conoscenza umana di Cristo
471
Apollinare di Laodicea sosteneva che in Cristo il Verbo aveva preso il posto
dell'anima o dello spirito. Contro questo errore la Chiesa ha confessato che il
Figlio eterno ha assunto anche un'anima razionale umana [ Cf Damaso I, Lettera
ai vescovi orientali: Denz.- Schönm., 149].
472
L'anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una vera conoscenza
umana. In quanto tale, essa non poteva di per sé essere illimitata: era
esercitata nelle condizioni storiche della sua esistenza nello spazio e nel
tempo. Per questo il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha potuto voler
"crescere in sapienza, età e grazia" ( Lc 2,52 ) e anche doversi
informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che
attraverso l'esperienza [Cf Mc 6,38; Mc 8,27; Gv 11,34; ecc]. Questo era del
tutto consono alla realtà del suo volontario umiliarsi nella "condizione
di servo" ( Fil 2,7 ).
473
Al tempo stesso, però, questa conoscenza veramente umana del Figlio di Dio
esprimeva la vita divina della sua Persona [Cf San Gregorio Magno, Lettera
Sicut aqua: Denz. -Schönm., 475]. "La natura umana del Fi glio di Dio, non
da sé ma per la sua unione con il Verbo, conosceva e manifestava nella Persona
di Cristo tutto ciò che conviene a Dio" [San Massimo il Confessore,
Quaestiones et dubia, 66: PG 90, 840A]. E', innanzi tutto, il caso della
conoscenza intima e immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre suo
[Cf Mc 14,36; Mt 11,27; Gv 1,18; 473 Gv 8,55; ecc]. Il Figlio di Dio anche
nella sua conoscenza umana mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei
pensieri segreti del cuore degli uomini [Cf Mc 2,8; Gv 2,25; Gv 6,61; ecc].
474
La conoscenza umana di Cristo, per la sua unione alla Sapienza divina nella
Persona del Verbo incarnato, fruiva in pienezza della scienza dei disegni
eterni che egli era venuto a rivelare [Cf Mc 8,31; Mc 9,31; Mc 10,33-34; Mc
14,18-20; 474 Mc 8,26-30 ]. Ciò che in questo campo dice di ignorare, [Cf Mc
13,32 ] dichiara altrove di non avere la missione di rivelarlo [Cf At 1,7 ].
La
volontà umana di Cristo
475
Parallelamente, la Chiesa nel sesto Concilio Ecumenico [Concilio di
Costantinopoli III (681)] ha dichiarato che Cristo ha due volontà e due
operazioni naturali, divine e umane, non opposte, ma cooperanti, in modo che il
Verbo fatto carne ha umanamente voluto, in obbedienza al Padre, tutto ciò che
ha divinamente deciso con il Padre e con lo Spirito Santo per la nostra salvezza
[Cf Concilio di Costantinopoli III (681): Denz. -Schönm., 556-559]. La volontà
umana di Cristo "segue, senza opposizione o riluttanza, o meglio, è
sottoposta alla sua volontà divina e onnipotente" [Cf Concilio di
Costantinopoli III (681): Denz. -Schönm., 556-559].
Il
vero Corpo di Cristo
476
Poiché il Verbo si è fatto carne assumendo una vera umanità, il Corpo di Cristo
era delimitato [Cf Concilio Lateranense (649): Denz. -Schönm., 504]. Perciò
l'aspetto umano di Cristo può essere "rappresentato" ( Gal 3,1 ). Nel
settimo Concilio Ecumenico la Chiesa ha riconosciuto legittimo che venga
raffigurato mediante "venerande e sante immagini" [Concilio di Nicea
II (787): Denz.-Schönm., 600-603].
477
Al tempo stesso la Chiesa ha sempre riconosciuto che nel Corpo di Gesù il
"Verbo invisibile apparve visibilmente nella nostra carne" [Messale
Romano, Prefazio di Natale II]. In realtà, le caratteristiche individuali del
Corpo di Cristo esprimono la Persona divina del Figlio di Dio. Questi ha fatto
a tal punto suoi i lineamenti del suo Corpo umano che, dipinti in una santa
immagine, possono essere venerati, perché il credente che venera
"l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto" [Concilio
di Nicea II (787): Denz. -Schönm., 601].
Il
Cuore del Verbo incarnato
478
Gesù ci ha conosciuti e amati, tutti e ciascuno, durante la sua vita, la sua
agonia e la sua passione, e per ognuno di noi si è offerto: "Il Figlio di
Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me" ( Gal 2,20 ). Ci ha amati
tutti con un cuore umano. Per questo motivo, il sacro Cuore di Gesù, trafitto a
causa dei nostri peccati e per la nostra salvezza, [Cf Gv 19,34 ]
"praecipuus consideratur index et symbolus. . . illius amoris, quo divinus
Redemptor aeternum Patrem hominesque universos continenter adamat - è
considerato il segno e simbolo principale. . . di quell'infinito amore, col
quale il Redentore divino incessantemente ama l'eterno Padre e tutti gli
uomini" [Pio XII, Lett. enc. Haurietis aquas: Denz.-Schönm., 3924; cf Id.,
Lett. enc. Mystici Corporis:ibid., 3812].
In
sintesi
479
Nel tempo stabilito da Dio, il Figlio unigenito del Padre, la Parola eterna,
cioè il Verbo e l'Immagine sostanziale del Padre, si è incarnato: senza perdere
la natura divina, ha assunto la natura umana.
480
Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, nella unità della sua Persona divina; per
questo motivo è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini.
481
Gesù Cristo ha due nature, la divina e l'umana, non confuse, ma unite
nell'unica Persona del Figlio di Dio.
482
Cristo, essendo vero Dio e vero uomo, ha una intelligenza e una volontà umane,
perfettamente armonizzate e sottomesse alla sua intelligenza e alla sua volontà
divine, che egli ha in comune con il Padre e lo Spirito Santo.
483
L'Incarnazione è quindi il Mistero dell'ammirabile unione della natura divina e
della natura umana nell'unica Persona del Verbo.
Paragrafo
2
"...
CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO,
NATO
DALLA VERGINE MARIA"
I.
Concepito per opera dello Spirito Santo...
484
L'Annunciazione a Maria inaugura la "pienezza del tempo" ( Gal 4,4 ),
cioè il compimento delle promesse e delle preparazioni. Maria è chiamata a
concepire colui nel quale abiterà "corporalmente tutta la pienezza della
divinità" ( Col 2,9 ). La risposta divina al suo "Come è possibile?
Non conosco uomo" ( Lc 1,34 ) è data mediante la potenza dello Spirito:
"Lo Spirito Santo scenderà su di te" ( Lc 1,35 ).
485
La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta e ordinata a quella del
Figlio [Cf Gv 16,14-15 ]. Lo Spirito Santo, che è "Signore e dà la
vita", è mandato a santificare il grembo della Vergine Maria e a
fecondarla divinamente, facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del
Padre in un'umanità tratta dalla sua.
486
Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della
Vergine Maria, è "Cristo", cioè unto dallo Spirito Santo, [Cf Mt
1,20; 486 Lc 1,35 ] sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua
manifestazione avviene progressivamente: ai pastori, [Cf Lc 2,8-20 ] ai magi, [
Cf Mt 2,1-12 ] a Giovanni Battista, [Cf Gv 1,31-34 ] ai discepoli [Cf Gv 2,11
]. L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque "come Dio [lo] consacrò
in Spirito Santo e potenza" ( At 10,38 ).
II.
... nato dalla Vergine Maria
487
Ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede
riguardo a Cristo, ma quanto insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua
fede in Cristo.
La
predestinazione di Maria
488
"Dio ha mandato suo Figlio" ( Gal 4,4 ), ma per preparargli un corpo,
[Cf Eb 10,5 ] ha voluto la libera collaborazione di una creatura. Per questo,
Dio, da tutta l'eternità, ha scelto, perché fosse la Madre del Figlio suo, una
figlia d'Israele, una giovane ebrea di Nazaret in Galilea, "una vergine
promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine
si chiamava Maria" ( Lc 1,26-27 ):
Volle
il Padre delle misericordie che l'accettazione di colei che era predestinata a
essere la Madre precedesse l'Incarnazione, perché così, come la donna aveva
contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 56; cf 61].
489
Nel corso dell'Antica Alleanza, la missione di Maria è stata preparata da
quella di sante donne. All'inizio c'è Eva: malgrado la sua disobbedienza, ella
riceve la promessa di una discendenza che sarà vittoriosa sul Maligno, [Cf Gen
3,15 ] e quella d'essere la madre di tutti i viventi [Cf Gen 3,20 ]. In forza
di questa promessa, Sara concepisce un figlio nonostante la sua vecchiaia [Cf
Gen 18,10-14; 489 Gen 21,1-2 ]. Contro ogni umana attesa, Dio sceglie ciò che
era ritenuto impotente e debole [Cf 1Cor 1,27 ] per mostrare la sua fedeltà
alla promessa: Anna, la madre di Samuele, [Cf 1Sam 1 ] Debora, Rut, Giuditta e
Ester, e molte altre donne. Maria "primeggia tra gli umili e i poveri del
Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. . . Con
lei, la eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della Promessa, si
compiono i tempi e si instaura la nuova economia" [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 55].
L'Immacolata
Concezione
490
Per esser la Madre del Salvatore, Maria "da Dio è stata arricchita di doni
degni di una così grande carica" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 55].
L'angelo Gabriele, al momento dell'Annunciazione, la saluta come "piena di
grazia" ( Lc 1,28 ). In realtà, per poter dare il libero assenso della sua
fede all'annunzio della sua vocazione, era necessario che fosse tutta sorretta
dalla grazia di Dio.
491
Nel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che Maria, colmata di grazia
da Dio, [Cf Lc 1,28 ] era stata redenta fin dal suo concepimento. E' quanto
afferma il dogma dell'Immacolata Concezione, proclamato da papa Pio IX nel
1854:
La
beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia
ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù
Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia
del peccato originale [Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus: Denz. -Schönm., 2803].
492
Questi "splendori di una santità del tutto singolare" di cui Maria è
"adornata fin dal primo istante della sua concezione" [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 56] le vengono interamente da Cristo: ella è
"redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 56]. Più di ogni altra persona creata, il
Padre l'ha "benedetta con ogni benedizione spirituale, nei cieli, in
Cristo" ( Ef 1,3 ). In lui l'ha scelta "prima della creazione del
mondo, per essere" santa e immacolata "al suo cospetto nella
carità" ( Ef 1,4 ).
493
I Padri della Tradizione orientale chiamano la Madre di Dio "la Tutta
Santa" (Panaghia"), la onorano come "immune da ogni macchia di
peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa una nuova creatura"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 56]. Maria, per la grazia di Dio, è
rimasta pura da ogni peccato personale durante tutta la sua esistenza.
"Avvenga
di me quello che hai detto... "
494
All'annunzio che avrebbe dato alla luce "il Figlio dell'Altissimo" senza
conoscere uomo, per la potenza dello Spirito Santo, [Cf Lc 1,28-37 ] Maria ha
risposto con "l'obbedienza della fede" ( Rm 1,5 ), certa che
"nulla è impossibile a Dio": "Io sono la serva del Signore;
avvenga di me quello che hai detto" ( Lc 1,37-38 ). Così, dando il proprio
assenso alla Parola di Dio, "Maria è diventata Madre di Gesù e,
abbracciando con tutto l'animo e senza essere ritardata da nessun peccato la
volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente. . . alla persona e
all'opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del Mistero della Redenzione,
sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente": [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 56]
Come
dice sant'Ireneo, "obbedendo divenne causa della salvezza per sé e per tutto
il genere umano". Con lui, non pochi antichi Padri affermano: "Il
nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l'obbedienza di
Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la Vergine
Maria l'ha sciolto con la sua fede", e, fatto il paragone con Eva, chiama
no Maria "la Madre dei viventi" e affermano spesso: "la morte
per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 56].
La
maternità divina di Maria
495
Maria, chiamata nei Vangeli "la Madre di Gesù" ( Gv 2,1; Gv 19,25 ),
[Cf Mt 13,55 ] prima della nascita del Figlio suo è acclamata, sotto la mozione
dello Spirito, "la Madre del mio Signore" ( Lc 1,43 ). Infatti, colui
che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è
diventato veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre,
la seconda Persona della Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è
veramente Madre di Dio [Theotokos"] [Cf Concilio di Efeso: Denz. -Schönm.,
251].
La
verginità di Maria
496
Fin dalle prime formulazioni della fede, [Cf Denz.- Schönm., 10-64] la Chiesa
ha confessato che Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria per la
sola potenza dello Spirito Santo, ed ha affermato anche l'aspetto corporeo di
tale avvenimento: Gesù è stato concepito "senza seme, per opera dello
Spirito Santo" [Concilio Lateranense (649): Denz. -Schönm., 503]. Nel
concepimento verginale i Padri ravvisano il segno che si tratta veramente del
Figlio di Dio, il quale è venuto in una umanità come la nostra:
Così,
sant'Ignazio di Antiochia (inizio II secolo): "Voi siete fermamente
persuasi riguardo a nostro Signore che è veramente della stirpe di Davide
secondo la carne, [Cf Rm 1,3 ] Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di
Dio, [Cf Gv 1,13 ] veramente nato da una Vergine, . . . veramente è stato
inchiodato [alla croce] per noi, nella sua carne, sotto Ponzio Pilato. . .
Veramente ha sofferto, così come veramente è risorto" [Sant'Ignazio di
Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 1-2].
497
I racconti evangelici [Cf Mt 1,18-25; 497 Lc 1,26-38 ] considerano la
concezione verginale un'opera divina che supera ogni comprensione e ogni
possibilità umana: [Cf Lc 1,34 ] "Quel che è generato in lei viene dallo
Spirito Santo", dice l'angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa ( Mt
1,20 ). La Chiesa vede in ciò il compimento della promessa divina fatta per
bocca del profeta Isaia: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un
figlio" [ Is 7,14, secondo la traduzione greca di Mt 1,23 ].
498
Il silenzio del Vangelo secondo san Marco e delle Lettere del Nuovo Testamento
sul concepimento verginale di Maria è stato talvolta causa di perplessità. Ci
si è potuto anche chiedere se non si trattasse di leggende o di elaborazioni
teologiche senza pretese di storicità. A ciò si deve rispondere: La fede nel
concepimento verginale di Gesù ha incontrato vivace opposizione, sarcasmi o
incomprensione da parte dei non-credenti, giudei e pagani: [Cf San Giustino,
Dialogus cum Tryphone Judaeo, 99, 7; Origene, Contra Celsum, 1, 32. 69; e. a]
essa non trovava motivo nella mitologia pagana né in qualche adattamento alle
idee del tempo. Il senso di questo avvenimento è accessibile soltanto alla
fede, la quale lo vede in quel "nesso che lega tra loro i vari
misteri", [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3016] nell'insieme dei
Misteri di Cristo, dalla sua Incarnazione alla sua Pasqua. Sant'Ignazio di
Antiochia già testimonia tale legame: "Il principe di questo mondo ha
ignorato la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore:
tre Misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio" [Sant'Ignazio di
Antiochia, Epistula ad Ephesios, 19, 1; cf 1Cor 2,8 ].
Maria
"sempre Vergine"
499
L'approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a
confessare la verginità reale e perpetua di Maria [Cf Concilio di
Costantinopoli II: Denz.-Schönm., 427] anche nel parto del Figlio di Dio fatto
uomo [Cf San Leone Magno, Lettera Lectis dilectionis tuae: Denz.-Schönm., 291;
294; Pelagio I, Lettera Humani generis: ibid., 442; Concilio Lateranense (649):
ibid., 503; Concilio di Toledo XVI: ibid., 571; Pio IV, Cost. Cum quorumdam
hominum: ibid., 1880]. Infatti la nascita di Cristo "non ha diminuito la
sua verginale integrità, ma l'ha consacrata" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 57]. La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la
"Aeiparthenos", "sempre Vergine" [Cf ibid., 52].
500
A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di
Gesù [Cf Mc 3,31-35; 500 Mc 6,3; 1Cor 9,5; Gal 1,19 ]. La Chiesa ha sempre
ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti
Giacomo e Giuseppe, "fratelli di Gesù" ( Mt 13,55 ) sono i figli di
una Maria discepola di Cristo, [Cf Mt 27,56 ] la quale è designata in modo significativo
come "l'altra Maria" ( Mt 28,1 ). Si tratta di parenti prossimi di
Gesù, secondo un'espressione non inusitata nell'Antico Testamento [Cf Gen 13,8;
Gen 14,16; Gen 29,15; ecc...].
501
Gesù è l'unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria [Cf Gv
19,26-27; Ap 12,17 ] si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare:
"Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto "il primogenito
di una moltitudine di fratelli" ( Rm 8,29 ), cioè dei fedeli, e alla cui
nascita e formazione ella coopera con amore di madre" [Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 63].
La
maternità verginale di Maria nel disegno di Dio
502
Lo sguardo della fede può scoprire, in connessione con l'insieme della
Rivelazione, le ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto
salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una Vergine. Queste ragioni
riguardano tanto la Persona e la missione redentrice di Cristo, quanto
l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di tutti gli
uomini.
503
La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'Incarnazione.
Gesù come Padre non ha che Dio [Cf Lc 2,48-49 ]. "La natura umana che egli
ha assunto non l'ha mai separato dal Padre. . . Per natura Figlio del Padre
secondo la divinità, per natura Figlio della Madre secondo l'umanità, ma
propriamente Figlio di Dio nelle sue due nature" [Concilio del Friuli
(796): Denz. -Schönm., 619].
504
Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria
perché egli è il nuovo Adamo [Cf 1Cor 15,45 ] che inaugura la nuova creazione:
"Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal
cielo" ( 1Cor 15,47 ). L'umanità di Cristo, fin dal suo concepimento, è
ricolma dello Spirito Santo perché Dio gli "dà lo Spirito senza
misura" ( Gv 3,34 ). "Dalla pienezza" di lui, capo dell'umanità
redenta, [Cf Col 1,18 ] "noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su
grazia" ( Gv 1,16 ).
505
Gesù, il nuovo Adamo, inaugura con il suo concepimento verginale la nuova
nascita dei figli di adozione nello Spirito Santo per la fede. "Come è
possibile?" ( Lc 1,34 ) [Cf Gv 3,9 ]. La partecipazione alla vita divina
non proviene "da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma
da Dio" ( Gv 1,13 ). L'accoglienza di questa vita è verginale perché è
interamente donata all'uomo dallo Spirito. Il senso sponsale della vocazione
umana in rapporto a Dio [Cf 2Cor 11,2 ] si compie perfettamente nella maternità
verginale di Maria.
506
Maria è vergine perché la sua verginità è il segno della sua fede "che non
era alterata da nessun dubbio" e del suo totale abbandono alla volontà di
Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 63 e 1Cor 7,34-35 ]. Per la sua
fede ella diviene la Madre del Salvatore: "Beatior est Maria percipiendo
fidem Christi quam concipiendo carnem Christi-Maria è più felice di ricevere la
fede di Cristo che di concepire la carne di Cristo" [Sant'Agostino, De
sancta virginitate, 3: PL 40, 398].
507
Maria è ad un tempo vergine e madre perché è la figura e la realizzazione più
perfetta della Chiesa: [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 63] "La
Chiesa. . . per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure
madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e
immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa
pure è la vergine che custodisce integra e pura la fede data allo Sposo"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 64].
In
sintesi
508
Nella discendenza di Eva, Dio ha scelto la Vergine Maria perché fosse la Madre
del suo Figlio. "Piena di grazia", ella è "il frutto più eccelso
della Redenzione" : [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 103] fin
dal primo istante del suo concepimento, è interamente preservata da ogni
macchia del peccato originale ed è rimasta immune da ogni peccato personale
durante tutta la sua vita.
509
Maria è veramente "Madre di Dio", perché è la Madre del Figlio eterno
di Dio fatto uomo, Dio lui stesso.
510
Maria è rimasta "Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel
parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua" : [Sant'Agostino,
Sermones, 186, 1: PL 38, 999] con tutto il suo essere, ella è "la serva
del Signore" ( Lc 1,38 ).
511
Maria Vergine "cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e
obbedienza" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 56]. Ha detto il suo
"fiat" "loco totius humanae naturae - in nome di tutta
l'umanità" : [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 30, 1] per la
sua obbedienza, è diventata la nuova Eva, madre dei viventi.
Paragrafo
3
I
MISTERI DELLA VITA DI CRISTO
512
Il Simbolo della fede, a proposito della vita di Cristo, non parla che dei
Misteri dell'Incarnazione (concezione e nascita) e della Pasqua (passione,
crocifissione, morte, sepoltura, discesa agli inferi, risurrezione, ascensione).
Non dice nulla, in modo esplicito, dei Misteri della vita nascosta e della vita
pubblica di Gesù, ma gli articoli della fede concernenti l'Incarnazione e la
Pasqua di Gesù, illuminano tutta la vita terrena di Cristo. "Tutto quello
che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui... fu assunto in
cielo" ( At 1,1-2 ) deve essere visto alla luce dei Misteri del Natale e
della Pasqua.
513
La catechesi, secondo le circostanze, svilupperà tutta la ricchezza dei Misteri
di Gesù. Qui basta indicare alcuni elementi comuni a tutti i Misteri della vita
di Cristo (I), per accennare poi ai principali Misteri della vita nascosta (II)
e pubblica (III) di Gesù.
I.
Tutta la vita di Cristo è Mistero
514
Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano la curiosità umana a
riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della sua vita a Nazaret, e anche di
una notevole parte della sua vita pubblica non si fa parola [Cf Gv 20,30 ]. Ciò
che è contenuto nei Vangeli, è stato scritto "perché crediate che Gesù è il
Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo
Nome" ( Gv 20,31 ).
515
I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a credere [Cf Mc
1,1; Gv 21,24 ] e che vogliono condividere con altri la loro fede. Avendo
conosciuto, nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare scorgere in
tutta la sua vita terrena le tracce del suo Mistero. Dalle fasce della sua
nascita, [Cf Lc 2,7 ] fino all'aceto della sua passione [Cf Mt 27,48 ] e al
sudario della Risurrezione, [Cf Gv 20,7 ] tutto nella vita di Gesù è segno del
suo Mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato
rivelato che "in lui abita corporalmente tutta la pienezza della
divinità" ( Col 2,9 ). In tal modo la sua umanità appare come "il sacramento",
cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca:
ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al Mistero invisibile
della sua filiazione divina e della sua missione redentrice.
I
tratti comuni dei Misteri di Gesù
516
Tutta la vita di Cristo è Rivelazione del Padre: le sue parole e le sue azioni,
i suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù
può dire: "Chi vede me, vede il Padre" ( Gv 14,9 ), e il Padre:
"Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" ( Lc 9,35 ). Poiché
il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre, [Cf Eb
10,5-7 ] i più piccoli tratti dei suoi Misteri ci manifestano "l'amore di
Dio per noi" ( 1Gv 4,9 ).
517
Tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione. La Redenzione è frutto innanzi
tutto del sangue della croce, [Cf Ef 1,7; Col 1,13-14; 1Pt 1,18-19 ] ma questo
Mistero opera nell'intera vita di Cristo: già nella sua Incarnazione, per la
quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà; [Cf 2Cor 8,9 ]
nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, [Cf Lc 2,51 ] ripara la
nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; [Cf
Gv 15,3 ] nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali
"ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie" (
Mt 8,17 ); [Cf Is 53,4 ] nella sua Risurrezione, con la quale ci giustifica [Cf
Rm 4,25 ].
518
Tutta la vita di Cristo è Mistero di Ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto,
detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione
l'uomo decaduto:
Allorché
si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia
degli uomini e in breve ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo
in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè d'essere ad immagine e
somiglianza di Dio [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 1]. Per
questo appunto Cristo è passato attraverso tutte le età della vita, restituendo
con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio [Sant'Ireneo di Lione, Adversus
haereses, 3, 18, 1].
La
nostra comunione ai Misteri di Gesù
519
Tutta la ricchezza di Cristo "è destinata ad ogni uomo e costituisce il
bene di ciascuno" [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 11].
Cristo non ha vissuto la sua vita per sé, ma per noi , dalla sua Incarnazione
"per noi uomini e per la nostra salvezza" fino alla sua morte
"per i nostri peccati" ( 1Cor 15,3 ) e alla sua Risurrezione
"per la nostra giustificazione" ( Rm 4,25 ). E anche adesso, è
"nostro avvocato presso il Padre" ( 1Gv 2,1 ), "essendo sempre
vivo per intercedere" a nostro favore ( Eb 7,25 ). Con tutto ciò che ha
vissuto e sofferto per noi una volta per tutte, egli resta sempre "al
cospetto di Dio in nostro favore" ( Eb 9,24 ).
520
Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello : [Cf Rm 15,5;
Fil 2,5 ] è "l'uomo perfetto" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
38] che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo
abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, [Cf Gv 13,15 ] con la sua
preghiera, attira alla preghiera, [Cf Lc 11,1 ] con la sua povertà, chiama ad
accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni [Cf Mt 5,11-12 ].
521
Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e
che egli lo viva in noi. "Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito
in certo modo a ogni uomo" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22].
Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra
del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro
modello:
Noi
dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i
Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in
noi e in tutta la sua Chiesa. . . Il Figlio di Dio desidera una certa
partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua
Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti
che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo egli
vuole completarli in noi [San Giovanni Eudes, Tractatus de regno Iesu, cf
Liturgia delle Ore, IV, Ufficio delle letture del venerdì della trentatreesima
settimana].
II.
I Misteri dell'infanzia e della vita
e
della vita nascosta di Gesù
Le
preparazioni
522
La venuta del Figlio di Dio sulla terra è un avvenimento di tale portata che
Dio lo ha voluto preparare nel corso dei secoli. Riti e sacrifici, figure e
simboli della "Prima Alleanza" ( Eb 9,15 ), li fa convergere tutti
verso Cristo; lo annunzia per bocca dei profeti che si succedono in Israele;
risveglia inoltre nel cuore dei pagani l'oscura attesa di tale venuta.
523
San Giovanni Battista è l'immediato precursore del Signore, [Cf At 13,24 ]
mandato a preparargli la via [Cf Mt 3,3 ]. "Profeta dell'Altissimo" (
Lc 1,76 ), di tutti i profeti è il più grande [Cf Lc 7,26 ] e l'ultimo; [Cf Mt
11,13 ] egli inaugura il Vangelo; [Cf At 1,22; Lc 16,16 ] saluta la venuta di
Cristo fin dal seno di sua madre [Cf Lc 1,41 ] e trova la sua gioia nell'essere
"l'amico dello sposo" ( Gv 3,29 ), che designa come "l'Agnello
di Dio... che toglie il peccato del mondo" ( Gv 1,29 ). Precedendo Gesù
"con lo spirito e la forza di Elia" ( Lc 1,17 ), gli rende
testimonianza con la sua predicazione, il suo battesimo di conversione ed
infine con il suo martirio [Cf Mc 6,17-29 ].
524
La Chiesa, celebrando ogni anno la Liturgia dell'Avvento, attualizza questa
attesa del Messia: mettendosi in comunione con la lunga preparazione della
prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l'ardente desiderio della sua
seconda venuta [Cf Ap 22,17 ]. Con la celebrazione della nascita e del martirio
del Precursore, la Chiesa si unisce al suo desiderio: "egli deve crescere
e io invece diminuire" ( Gv 3,30 ).
Il
Mistero del Natale
525
Gesù è nato nell'umiltà di una stalla, in una famiglia povera; [Cf Lc 2,6-7 ]
semplici pastori sono i primi testimoni dell'avvenimento. In questa povertà si
manifesta la gloria del cielo [Cf Lc 2,8-20 ]. La Chiesa non cessa di cantare
la gloria di questa notte:
La
Vergine oggi dà alla luce l'Eterno
e
la terra offre una grotta all'Inaccessibile.
Gli
angeli e i pastori a lui inneggiano
e
i magi, guidati dalla stella,
vengono
ad adorarlo.
Tu
sei nato per noi
Piccolo
Bambino, Dio eterno!
[Kontakion
di Romano il Melode]
526
"Diventare come i bambini" in rapporto a Dio è la condizione per
entrare nel Regno; [Cf Mt 18,3-4 ] per questo ci si deve abbassare, [Cf Mt
23,12 ] si deve diventare piccoli; anzi, bisogna "rinascere dall'alto"
( Gv 3,7 ), essere generati da Dio [Cf Gv 1,13 ] per "diventare figli di
Dio" ( Gv 1,12 ). Il Mistero del Natale si compie in noi allorché Cristo
"si forma" in noi [Cf Gal 4,19 ]. Natale è il Mistero di questo
"meraviglioso scambio":
O
admirabile commercium! Creator generis humani, animatum corpus sumens, de
virgine nasci dignatus est; et procedens homo sine semine, largitus est nobis
suam deitatem - O meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un'anima e un
corpo, è nato da una vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua
divinità [Liturgia delle Ore, I, Antifona dei Vespri nell'Ottava di Natale].
I
Misteri dell'infanzia di Gesù
527
La Circoncisione di Gesù, otto giorni dopo la nascita, [Cf Lc 2,21 ] è segno
del suo inserimento nella discendenza di Abramo, nel popolo dell'Alleanza,
della sua sottomissione alla Legge, [Cf Gal 4,4 ] della sua abilitazione al
culto d'Israele al quale parteciperà durante tutta la vita. Questo segno è
prefigurazione della "circoncisione di Cristo" che è il Battesimo [Cf
Col 2,11-13 ].
528
L' Epifania è la manifestazione di Gesù come Messia d'Israele, Figlio di Dio e
Salvatore del mondo. Insieme con il battesimo di Gesù nel Giordano e con le
nozze di Cana, [Cf Liturgia delle Ore, I, Antifona del Magnificat dei secondi
Vespri dell'Epifania] essa celebra l'adorazione di Gesù da parte dei
"magi" venuti dall'Oriente [Cf Mt 2,1 ]. In questi "magi",
che rappresentano le religioni pagane circostanti, il Vangelo vede le primizie
delle nazioni che nell'Incarnazione accolgono la Buona Novella della salvezza.
La venuta dei magi a Gerusalemme per adorare il re dei giudei [Cf Mt 2,2 ]
mostra che essi, alla luce messianica della stella di Davide, [Cf Nm 24,17; 528
Ap 22,16 ] cercano in Israele colui che sarà il re delle nazioni [Cf Nm
24,17-19 ]. La loro venuta sta a significare che i pagani non possono
riconoscere Gesù e adorarlo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo se non
volgendosi ai giudei [Cf Gv 4,22 ] e ricevendo da loro la promessa messianica
quale è contenuta nell'Antico Testamento [Cf Mt 2,4-6 ]. L'Epifania manifesta
che "la grande massa delle genti" entra "nella famiglia dei
Patriarchi" [San Leone Magno, Sermones, 23: PL 54, 224B, cf Liturgia delle
Ore, I, Ufficio delle letture dell'Epifania] e ottiene la "dignità
israelitica" [Messale Romano, Veglia pasquale: orazione dopo la terza
lettura].
529
La Presentazione di Gesù al Tempio [Cf Lc 2,22-39 ] lo mostra come il
Primogenito che appartiene al Signore [Cf Es 13,12-13 ]. In Simeone e Anna è tutta
l'attesa di Israele che viene all' Incontro con il suo Salvatore (la tradizione
bizantina chiama così questo avvenimento). Gesù è riconosciuto come il Messia
tanto a lungo atteso, "luce delle genti" e "gloria di
Israele", ma anche come "segno di contraddizione". La spada di
dolore predetta a Maria annunzia l'altra offerta, perfetta e unica, quella
della croce, la quale darà la salvezza "preparata da Dio davanti a tutti i
popoli".
530
La fuga in Egitto e la strage degli innocenti [Cf Mt 2,13-18 ] manifestano
l'opposizione delle tenebre alla luce: "Venne fra la sua gente, ma i suoi
non l'hanno accolto" ( Gv 1,11 ). L'intera vita di Cristo sarà sotto il
segno della persecuzione. I suoi condividono con lui questa sorte [Cf Gv 15,20
]. Il suo ritorno dall'Egitto [Cf Mt 2,15 ] ricorda l'Esodo [Cf Os 11,1 ] e
presenta Gesù come il liberatore definitivo.
I
Misteri della vita nascosta di Gesù
531
Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della
stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza quotidiana senza apparente
grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla
Legge di Dio, [Cf Gal 4,4 ] vita nella comunità. Riguardo a tutto questo
periodo ci è rivelato che Gesù era "sottomesso" ai suoi genitori e
che "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini"
( Lc 2,51-52 ).
532
Nella sottomissione di Gesù a sua madre e al suo padre legale si realizza
l'osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l'immagine
nel tempo della obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana
sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la
sottomissione del Giovedì Santo: "Non. . . la mia volontà. . . " ( Lc
22,42 ). L'obbedienza di Cristo nel quotidiano della vita nascosta inaugurava
già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva
distrutto [Cf Rm 5,19 ].
533
La vita nascosta di Nazaret permette ad ogni uomo di essere in comunione con
Gesù nelle vie più ordinarie della vita quotidiana:
Nazaret
è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola
del Vangelo. . . In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse
in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile e indispensabile del lo
spirito. . . Essa ci insegna il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi
cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e
semplice, il suo carattere sacro e inviolabile. . . Infine impariamo una
lezione di lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del "Figlio del
falegname"! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge,
severa certo, ma redentrice della fatica umana. . . Infine vogliamo salutare
gli operai di tutto il mon do e mostrar loro il grande modello, il loro divino
fratello [Paolo VI, discorso del 5 gennaio 1964 a Nazaret, cf Liturgia delle
Ore, I, Ufficio delle Letture della festa della Santa Famiglia].
534
Il ritrovamento di Gesù nel Tempio [Cf Lc 2,41-52 ] è il solo avvenimento che
rompe il silenzio dei Vangeli sugli anni nascosti di Gesù. Gesù vi lascia
intravvedere il mistero della sua totale consacrazione a una missione che
deriva dalla sua filiazione divina: "Non sapevate che io devo occuparmi
delle cose del Padre mio?" ( Lc 2,49 ). Maria e Giuseppe "non compresero"
queste parole, ma le accolsero nella fede, e Maria "serbava tutte queste
cose nel suo cuore" ( Lc 2,51 ) nel corso degli anni in cui Gesù rimase
nascosto nel silenzio di una vita ordinaria.
III.
I Misteri della vita pubblica di Gesù
Il
battesimo di Gesù
535
L'inizio [Cf Lc 3,23 ] della vita pubblica di Gesù è il suo battesimo da parte
di Giovanni nel Giordano [Cf At 1,22 ]. Giovanni predicava "un battesimo
di conversione per il perdono dei peccati" ( Lc 3,3 ). Una folla di
peccatori, pubblicani e soldati, [Cf Lc 3,10-14 ] farisei e sadducei [Cf Mt 3,7
] e prostitute[Cf Mt 21,32 ] vengono a farsi battezzare da lui. Ed ecco
comparire Gesù. Il Battista esita, Gesù insiste: riceve il battesimo. Allora lo
Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su Gesù e "una voce dal
cielo" dice: "Questi è il Figlio mio prediletto" [Cf Mt 3,13-17
]. E' la manifestazione (Epifania") di Gesù come Messia di Israele e
Figlio di Dio.
536
Il battesimo di Gesù è, da parte di lui, l'accettazione e l'inaugurazione della
sua missione di Servo sofferente. Egli si lascia annoverare tra i peccatori;
[Cf Is 53,12 ] è già "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del
mondo" ( Gv 1,29 ); già anticipa il "battesimo" della sua morte
cruenta [Cf Mc 10,38; 536 Lc 12,50 ]. Già viene ad adempiere "ogni
giustizia" ( Mt 3,15 ), cioè si sottomette totalmente alla volontà del
Padre suo: accetta per amore il battesimo di morte per la remissione dei nostri
peccati [Cf Mt 26,39 ]. A tale accettazione risponde la voce del Padre che nel
Figlio suo si compiace [Cf Lc 3,22; Is 42,1 ]. Lo Spirito, che Gesù possiede in
pienezza fin dal suo concepimento, si posa e rimane su di lui [Cf Gv 1,32-33;
cf Is 11,2 ]. Egli ne sarà la sorgente per tutta l'umanità. Al suo battesimo,
"si aprirono i cieli" ( Mt 3,16 ) che il peccato di Adamo aveva
chiuso; e le acque sono santificate dalla discesa di Gesù e dello Spirito,
preludio della nuova creazione.
537
Con il Battesimo, il cristiano è sacramentalmente assimilato a Gesù, il quale
con il suo battesimo anticipa la sua morte e la sua Risurrezione; il cristiano
deve entrare in questo mistero di umile abbassamento e pentimento, discendere
nell'acqua con Gesù, per risalire con lui, rinascere dall'acqua e dallo Spirito
per diventare, nel Figlio, figlio amato dal Padre e "camminare in una vita
nuova" ( Rm 6,4 ):
Scendiamo
nella tomba insieme con Cristo per mezzo del Battesimo, in modo da poter anche
risorgere insieme con lui; scendiamo con lui per poter anche risalire con lui;
risaliamo con lui, per poter anche essere glorificati con lui [San Gregorio
Nazianzeno, Orationes, 40, 9: PG 36, 369B].
Tutto
ciò che è avvenuto in Cristo ci fa comprendere che, dopo l'immersione
nell'acqua, lo Spirito Santo vola su di noi dall'alto del cielo e che, adottati
dalla Voce del Padre, diventiamo figli di Dio [Sant'Ilario di Poitiers, In
evangelium Matthaei, 2: PL 9, 927].
La
tentazione di Gesù
538
I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente
dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: "Sospinto" dallo
Spirito nel deserto, Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando; sta con le
fiere e gli angeli lo servono [Cf Mc 1,12-13 ]. Terminato questo periodo,
Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione
filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di
Adamo nel Paradiso e quelle d'Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da
lui "per ritornare al tempo fissato" ( Lc 4,13 ).
539
Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento.
Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla
tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a
coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, [Cf
Sal 95,10 ] Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla
divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha "legato l'uomo
forte" per riprendergli il suo bottino [Cf Mc 3,27 ]. La vittoria di Gesù
sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema
obbedienza del suo amore filiale per il Padre.
540
La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in
opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini [Cf Mt 16,21-23 ]
desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi:
"Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre
infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi,
escluso il peccato" ( Eb 4,15 ). La Chiesa ogni anno si unisce al Mistero
di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima .
"Il
Regno di Dio è vicino"
541
"Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il
Vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi
e credete al Vangelo"" ( Mc 1,15 ). "Cristo, per adempiere la
volontà del Padre, ha inaugurato in terra il Regno dei cieli" [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 3]. Ora, la volontà del Padre è di "elevare gli
uomini alla partecipazione della vita divina" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 3]. Lo fa radunando gli uomini attorno al Figlio suo, Gesù Cristo.
Questa assemblea è la Chiesa, la quale in terra costituisce "il germe e
l'inizio" del Regno di Dio [Cf ibid., 5].
542
Cristo è al centro di questa riunione degli uomini nella "famiglia di
Dio". Li convoca attorno a sé con la sua Parola, con i suoi
"segni" che manifestano il Regno di Dio, con l'invio dei suoi
discepoli. Egli realizzerà la venuta del suo Regno soprattutto con il grande
Mistero della sua Pasqua: la sua morte in croce e la sua Risurrezione.
"Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ).
"Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo" [Cf
ibid., 5].
L'annunzio
del Regno di Dio
543
Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato dapprima ai
figli di Israele, [Cf Mt 10,5-7 ] questo Regno messianico è destinato ad
accogliere gli uomini di tutte le nazioni [Cf Mt 8,11; Mt 28,19 ]. Per
accedervi, è necessario accogliere la Parola di Gesù:
La
Parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato in un campo:
quelli che l'ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo
hanno accolto il Regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e
cresce fino al tempo del raccolto [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5].
544
Il Regno appartiene ai poveri e ai piccoli, cioè a coloro che l'hanno accolto
con un cuore umile. Gesù è mandato per "annunziare ai poveri un lieto
messaggio" ( Lc 4,18 ) [Cf Lc 7,22 ]. Li proclama beati, perché "di
essi è il Regno dei cieli" ( Mt 5,3 ); ai "piccoli" il Padre si
è degnato di rivelare ciò che rimane nascosto ai sapienti e agli intelligenti
[Cf Mt 11,25 ]. Gesù condivide la vita dei poveri, dalla mangiatoia alla croce;
conosce la fame, [Cf Mc 2,23-26; Mt 21,18 ] la sete[Cf Gv 4,6-7; Gv 19,28 ] e
l'indigenza [Cf Lc 9,58 ]. Anzi, arriva a identificarsi con ogni tipo di poveri
e fa dell'amore operante verso di loro la condizione per entrare nel suo Regno
[Cf Mt 25,31-46 ].
545
Gesù invita i peccatori alla mensa del Regno: "Non sono venuto per
chiamare i giusti, ma i peccatori"( Mc 2,17 ) [Cf 1Tm 1,15 ]. Li invita
alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole
e nelle azioni mostra loro l'infinita misericordia del Padre suo per loro [Cf
Lc 15,11-32 ] e l'immensa "gioia" che si fa "in cielo per un
peccatore convertito" ( Lc 15,7 ). La prova suprema di tale amore sarà il
sacrificio della propria vita "in remissione dei peccati" ( Mt 26,28
).
546
Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del
suo insegnamento [Cf Mc 4,33-34 ]. Con esse egli invita al banchetto del Regno,
[Cf Mt 22,1-14 ] ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno,
è necessario "vendere" tutto; [Cf Mt 13,44-45 ] le parole non
bastano, occorrono i fatti [Cf Mt 21,28-32 ]. Le parabole sono come specchi per
l'uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? [Cf
Mt 13,3-9 ] Che uso fa dei talenti ricevuti? [Cf Mt 25,14-30 ] Al cuore delle
parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo.
Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per "cono
scere i Misteri del Regno dei cieli" ( Mt 13,11 ). Per coloro che
rimangono "fuori", [Cf Mc 4,11 ] tutto resta enigmatico [Cf Mt
13,10-15 ].
I
segni del Regno di Dio
547
Gesù accompagna le sue parole con numerosi "miracoli, prodigi e
segni" ( At 2,22 ), i quali manifestano che in lui il Regno è presente.
Attestano che Gesù è il Messia annunziato [Cf Lc 7,18-23 ].
548
I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato [Cf Gv 5,36;
Gv 10,25 ]. Essi sollecitano a credere in lui [Cf Gv 10,38 ]. A coloro che gli
si rivolgono con fede, egli concede ciò che domandano [Cf Mc 5,25-34; Mc 10,52;
ecc]. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere
del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio [Cf Gv 10,31-38 ]. Ma
possono anche essere motivo di scandalo [Cf Mt 11,6 ]. Non mirano a soddisfare
la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli
tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; [Cf Gv 11,47-48 ] lo si accusa
perfino di agire per mezzo dei demoni [Cf Mc 3,22 ].
549
Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, [Cf Gv 6,5-15 ]
dell'ingiustizia, [Cf Lc 19,8 ] della malattia e della morte, [Cf Mt 11,5 ]
Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare
tutti i mali di quaggiù, [Cf Lc 12,13; Lc 12,14; Gv 18,36 ] ma per liberare gli
uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, [Cf Gv 8,34-36 ]
che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro
asservimenti umani.
550
La venuta del Regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana: [Cf Mt 12,26 ]
"Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra
voi il Regno di Dio" ( Mt 12,28 ). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni
uomini dal tormento dei demoni [ Cf Lc 8,26-39 ]. Anticipano la grande vittoria
di Gesù sul "principe di questo mondo" ( Gv 12,31 ). Il Regno di Dio
sarà definitiva mente stabilito per mezzo della croce di Cristo: "Regnavit
a ligno Deus Dio regnò dalla croce" [Inno "Vexilla Regis"].
"Le
chiavi del Regno"
551
Fin dagli inizi della vita pubblica, Gesù sceglie dodici uomini perché stiano
con lui e prendano parte alla sua missione; [Cf Mc 3,13-19 ] li fa partecipi
della sua autorità e li manda "ad annunziare il Regno di Dio e a guarire
gli infermi" ( Lc 9,2 ). Restano per sempre associati al Regno di Cristo,
che, per mezzo di essi, guida la Chiesa:
Io
preparo per voi un Regno, come il Padre l'ha preparato per me; perché possiate
mangiare e bere alla mia mensa nel mio Regno, e siederete in trono a giudicare
le dodici tribù d'Israele ( Lc 22,29-30 ).
552
Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto [Cf Mc 3,16; Mc 9,2;
Lc 24,34; 552 1Cor 15,5 ]. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad
una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: "Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente". Nostro Signore allora gli aveva detto:
"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte
degli inferi non prevarranno contro di essa" ( Mt 16,18 ). Cristo,
"Pietra viva" ( 1Pt 2,4 ), assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro
la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui
confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di
custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli [Cf Lc
22,32 ].
553
Gesù ha conferito a Pietro un potere specifico: "A te darò le chiavi del
Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e
tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" ( Mt 16,19
). Il "potere delle chiavi" designa l'autorità per governare la casa
di Dio, che è la Chiesa. Gesù, "il Buon Pastore" ( Gv 10,11 ) ha
confermato questo incarico dopo la Risurrezione: "Pasci le mie
pecorelle" ( Gv 21,15-17 ). Il potere di "legare e sciogliere"
indica l'autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia
di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito
tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli [Cf Mt 18,18 ]
e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi
del Regno.
Un
anticipo del Regno: la Trasfigurazione
554
Dal giorno in cui Pietro ha confessato che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio
vivente, il Maestro "cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che
doveva andare a Gerusalemme, e soffrire molto. . . e venire ucciso e
risuscitare il terzo giorno" ( Mt 16,21 ). Pietro protesta a questo
annunzio, [Cf Mt 16,22-23 ] gli altri addirittura non lo comprendono [ Cf Mt
17,23; Lc 9,45 ]. In tale contesto si colloca l'episodio misterioso della
Trasfigurazione di Gesù [Cf Mt 17,1-8 par. ; 2Pt 1,16-18 ] su un alto monte,
davanti a tre testimoni da lui scelti: Pietro, Giacomo e Giovanni. Il volto e
la veste di Gesù diventano sfolgoranti di luce, appaiono Mosè ed Elia che
parlano "della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a
Gerusalemme" ( Lc 9,31 ). Una nube li avvolge e una voce dal cielo dice:
"Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" ( Lc 9,35 ).
555
Per un istante, Gesù mostra la sua gloria divina, confermando così la confessione
di Pietro. Rivela anche che, per "entrare nella sua gloria" ( Lc
24,26 ), deve passare attraverso la croce a Gerusalemme. Mosè ed Elia avevano
visto la gloria di Dio sul Monte; la Legge e i profeti avevano annunziato le
sofferenze del Messia [Cf Lc 24,27 ]. La passione di Gesù è proprio la volontà
del Padre: il Figlio agisce come Servo di Dio [Cf Is 42,1 ]. La nube indica la
presenza dello Spirito Santo: "Tota Trinitas apparuit: Pater in voce;
Filius in homine, Spiritus in nube clara - Apparve tutta la Trinità: il Padre
nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella nube luminosa": [San
Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 45, 4, ad 2]
Tu
ti sei trasfigurato sul monte, e, nella misura in cui ne erano capaci, i tuoi
discepoli hanno contemplato la tua gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti
avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria
ed annunziassero al mondo che tu sei veramente l'irradiazione del Padre
[Liturgia bizantina, Kontakion della festa della Trasfigurazione].
556
Alla soglia della vita pubblica: il battesimo; alla soglia della Pasqua: la
Trasfigurazione. Col battesimo di Gesù "declaratum fuit mysterium primae
regenerationis - fu manifestato il mistero della prima rigenerazione: il nostro
Battesimo"; la Trasfigurazione "est sacramentum secundae
regenerationis - è il sacramento della seconda rigenerazione: la nostra
risurrezione" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 45, 4, ad 2].
Fin d'ora noi partecipiamo alla Risurrezione del Signore mediante lo Spirito
Santo che agisce nel sacramento del Corpo di Cristo. La Trasfigurazione ci
offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo "il quale trasfigurerà
il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" ( Fil 3,21
). Ma ci ricorda anche che "è necessario attraversare molte tribolazioni
per entrare nel Regno di Dio" ( At 14,22 ):
Pietro
non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa
felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso
ti dice: Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, a essere
disprezzato, a essere crocifisso sulla terra. E' discesa la Vita per essere
uccisa; è disceso il Pane per sentire la fame; è discesa la Via, perché
sentisse la stanchezza del cammino; è discesa la sorgente per aver sete; e tu
rifiuti di soffrire? [Sant'Agostino, Sermones, 78, 6: PL 38, 492-493]
La
salita di Gesù a Gerusalemme
557
"Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo,
[Gesù] si diresse decisamente verso Gerusalemme" ( Lc 9,51 ) [Cf Gv 13,1
]. Con questa decisione, indicava che saliva a Gerusalemme pronto a morire. A
tre riprese aveva annunziato la sua passione e la sua Risurrezione [Cf Mc
8,31-33; Mc 9,31-32; Mc 10,32-34 ]. Dirigendosi verso Gerusalemme dice:
"Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme" ( Lc
13,33 ).
558
Gesù ricorda il martirio dei profeti che erano stati messi a morte a
Gerusalemme [Cf Mt 23,37 a]. Tuttavia, non desiste dall'invitare Gerusalemme a
raccogliersi attorno a lui: "Gerusalemme. . . quante volte ho voluto
raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e
voi non avete voluto!" ( Mt 23,37 b). Quando arriva in vista di
Gerusalemme, Gesù piange sulla città ed ancora una volta manifesta il desiderio
del suo cuore: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via
della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi" ( Lc 19,41-42 ).
L'ingresso
messianico di Gesù a Gerusalemme
559
Come Gerusalemme accoglierà il suo Messia? Dopo essersi sempre sottratto ai
tentativi del popolo di farlo re, [Cf Gv 6,15 ] Gesù sceglie il tempo e prepara
nei dettagli il suo ingresso messianico nella città di "Davide, suo
padre" ( Lc 1,32 ) [Cf Mt 21,1-11 ]. E' acclamato come il figlio di
Davide, colui che porta la salvezza (Hosanna" significa: "Oh, sì,
salvaci!", "donaci la salvezza!"). Ora, "Re della
gloria" ( Sal 24,7-10 ) entra nella sua città cavalcando un asino: [Cf Zc
9,9 ] egli non conquista la Figlia di Sion, figura della sua Chiesa, né con
l'astuzia né con la violenza, ma con l'umiltà che rende testimonianza alla
Verità [Cf Gv 18,37 ]. Per questo i soggetti del suo Regno, in quel giorno,
sono i fanciulli [Cf Mt 21,15-16; Sal 8,3 ] e i "poveri di Dio", i
quali lo acclamano come gli angeli lo avevano annunziato ai pastori [Cf Lc
19,38; 559 Lc 2,14 ]. La loro acclamazione, "Benedetto colui che viene nel
Nome del Signore" ( Sal 118,26 ), è ripresa dalla Chiesa nel
"Sanctus" della Liturgia eucaristica come introduzione al memoriale
della Pasqua del Signore.
560
L'ingresso di Gesù a Gerusalemme manifesta l'avvento del Regno che il Re-Messia
si accinge a realizzare con la Pasqua della sua morte e Risurrezione. Con la
celebrazione dell'entrata di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme, la Liturgia
della Chiesa dà inizio alla Settimana Santa.
In
sintesi
561
"Tutta la vita di Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i
suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l'uomo, la sua
predilezione per i piccoli e per i poveri, l'accettazione del sacrificio totale
sulla croce per la Redenzione del mondo, la sua Risurrezione sono l'attuazione
della sua Parola e il compimento della Rivelazione" [Giovanni Paolo II,
Esort. ap. Catechesi tradendae, 9].
562
I discepoli di Cristo devono conformarsi a lui, finché egli sia formato in loro
[Cf Gal 4,19 ]. "Per ciò siamo assunti ai Misteri della sua vita, resi
conformi a lui, morti e risuscitati con lui, finché con lui regneremo"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].
563
Pastori o magi, non si può incontrare Dio quaggiù che inginocchiandosi davanti
alla mangiatoia di Betlemme e adorandolo nascosto nella debolezza di un
bambino.
564
Con la sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, come pure con il suo umile
lavoro durante i lunghi anni di Nazaret, Gesù ci dà l'esempio della santità
nella vita quotidiana della famiglia e del lavoro.
565
Dall'inizio della sua vita pubblica al momento del suo battesimo, Gesù è il
"Servo" totalmente consacrato all'opera redentrice che avrà il
compimento nel "battesimo" della sua passione.
566
La tentazione nel deserto mostra Gesù, Messia umile che trionfa su Satana in
forza della sua piena adesione al disegno di salvezza voluto dal Padre.
567
Il Regno dei cieli è stato inaugurato in terra da Cristo. "Si manifesta
chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere, nella persona di
Cristo" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5]. La Chiesa è il germe e
l'inizio di questo Regno. Le sue chiavi sono affidate a Pietro.
568
La Trasfigurazione di Gesù ha come fine di consolidare la fede degli Apostoli
in vista della passione: la salita sull'"alto monte" prepara la
salita al Calvario. Cristo, Capo della Chiesa, manifesta ciò che il suo Corpo
contiene e irradia nei sacramenti: "la speranza della gloria" ( Col
1,27 ) [Cf San Leone Magno, Sermones, 51, 3: PL 54, 310C].
569
Gesù è salito a Gerusalemme volontariamente, pur sapendo che vi sarebbe morto
di morte violenta a causa della grande ostilità dei peccatori [Cf Eb 12,3 ].
570
L'ingresso di Gesù a Gerusalemme è la manifestazione dell'avvento del Regno che
il Re-Messia, accolto nella sua città dai fanciulli e dagli umili di cuore, si
accinge a realizzare con la Pasqua della sua morte e Risurrezione.