MORANDO

 

MorandoMediugorye

 3.10.2005

Morando Bardazzi è salito alla Casa del Padre

il 6 Novembre 2009

 

Un “arrivederci nel Signore”

 al nostro caro Morando

 

Nel salutare Morando Bardazzi nella sua inaspettata e rapida dipartita da questo mondo mi sembra giusto fare memoria di come il Buon Dio per mezzo del suo servo fedele  S. Pio, grazie pure alle fatiche e le difficoltà della famiglia Bardazzi ( e di altri benefattori ) ha donato a questa Comunità parrocchiale una chiesa che ora è, proprio per la sua storia, anche un piccolo santuario. La sua morte segna la fine, ma anche il coronamento di questo sacrificio. Infatti pare che si sviluppi sempre più non solo la dimensione strutturale terrena dell’opera iniziata da questa famiglia, ma soprattutto l’interesse spirituale intorno a questa bella storia. Rinnovo a Giovanni e Ottavina, che già certamente albergano nelle dimore celesti, e ora al caro Morando, che certamente è associato a loro, il grazie mio e di tutti quelli che hanno capito e apprezzato la loro opera e insieme, nella speranza, vi diciamo un caro arrivederci nel Signore.

don Roberto

 

La Comunità tutta di Santa Maria delle Grazie ed il Gruppo di preghiera di  San Pio da Pietrelcina ricordano con affetto e commozione

l’uomo generoso e l’amico di tutti.

 

 

Parrocchia S. Maria delle Grazie -

OMELIA DI DON ROBERTO ALLA MESSA PER IL COMMIATO DI MORANDO

 

Ho scelto di parlare di Morando attraverso le beatitudini perché esse sono anche lo “specchio” del Cristo e in qualche modo disegnano pure la figura dei suoi discepoli. E’ è bello poi notare come esse racchiudono l’infinita varietà delle configurazioni proprie personali che ciascun fedele assume a causa sia per i caratteri individuali suoi propri, sia per la propria  personale “stratificazione” interiore della storia personale e del cammino concreto percorso nella propria esistenza per seguire il Cristo.

E’ bello perché in queste configurazioni vi troviamo quegli elementi che si compongono poi in una infinità varietà di tratti individuali specificando la propria identità personale unica e irripetibile come discepoli di Cristo. Questo lo vediamo bene proprio nella figura dei Santi fra loro accomunati e uniti nell’eroico amore per il Signore e per i fratelli eppure anche tanto diversi nei loro tratti temperamentali e ideali.

Se vogliamo dunque fare un ricordo non banale ma veramente edificante ( cioè che ci sia di vero vantaggio anche per la nostra vita personale ) dei nostri cari e, in questo caso, del nostro carissimo Morando, dovremmo leggere la loro vita in questo specchio. Non pretendo minimante di poter e saper fare questo, ma solo mi sento portato a dire qualche parola in questa direzione perché ci serva appunto per rendere particolarmente vivo il nostro rapporto con lui, morto a questo mondo, ma sicuramente vivente in Cristo Gesù.

Tra le beatitudini quelle che mi sembra prendano particolarmente rilievo nella sua personalità ne spiccano sicuramente due, di cui una compare in questo elenco: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” e un’altra che non compare in questo elenco, della quale parlerò più avanti. Soffermiamoci dunque su questa della mitezza. Di che terra Gesù sta parlando?

Non certo dei terreni e dei poteri di questo mondo che sono sempre contesi, e certe volte anche in forme più o meno astute,  da chi vuol dominare. Gesù ne parla come di una terra promessa ereditata, appunto come quella antica, dalla bontà di Dio.

Troppo difficile comprenderne il significato recondito. Però se ne può avere una percezione se riflettiamo su uno spazio che le persone come Morando riescono a scavare nei cuori proprio perché non ne vogliono essere né invasori né tanto meno dominatori percependo l’altro nella sua alterità sacra. La presenza di tante persone qui riunite che partecipano commosse ne è una chiara dimostrazione.

Questo è ciò che riflettendo con serenità davanti al Signore son certo di vedere in Morando al di là del suo carattere, che poteva sembrare un po’ ritirato e schivo. In realtà chi lo ha conosciuto meglio sa che questo atteggiamento era dovuto in massima parte propria alla sua spiccata sensibilità e delicatezza, elementi questi che gli facevano dare confidenza e vera amicizia là dove avvertiva la propria presenza profondamente accolta dall’altro.

In questo senso ci ritroviamo appunto un riflesso della delicatezza modo di amare del Cristo, che non entra con prepotenza nella nostra vita ma che cerca di convincerci del suo delicatissimo Amore per conquistarci alla vera e profonda fiducia in Lui. Per la causa del Regno certe volte è utile anche essere “violenti” nel senso positivo, cioè di osare per il Bene dell’altro e in questo senso vediamo come forse solo Morando poteva stare accanto a Giovanni proprio per la loro complementarietà.

Ma, come dicevo all’inizio, nel Regno c’è spazio e ricompensa per tutti ma soprattutto c’è una configurazione propria che rende bello in modo individuale ciascun beato.

Ancora un’altra beatitudine mi sembra risaltare nella vita di Morando e questa volta comune a suo padre. Dicevo che non è nell’elenco del Vangelo, ma è proclamata indirettamente dallo Spirito per mezzo dell’Apostolo Paolo: “Dio ama chi dona con gioia”: Non solo questa famiglia ha dato tantissimo, ma ha dato anche con gioia e la generosità di Morando, lo può testimoniare chiunque l’ha conosciuto, non era inferiore a quella di Giovanni e davvero il suo modo di dare era privo di calcolo e gioioso.

Dice Gesù: date e vi sarà dato una misura piena traboccante sarà versata in grembo”.

Il tesoro che hai accumulato in cielo vivendo laboriosamente, onestamente e generosamente in questo mondo ti accompagni per l’eternità carissimo Morando!