con San Pio Ricordo di Giovanni nel 50°
anniversario della Chiesa di Santa Maria delle Grazie e nel 13° anniversario della sua
morte. di Mario |
Mi rivedo ragazzino nella
piccola officina di mio zio Eugenio, il quale di mestiere faceva l'armatolo, cioè costruiva e
riparava fucili da caccia. Fra i tanti cacciatori che
allora facevano riferimento presso la sua bottega, spesso veniva anche
Giovanni Bardazzi detto "Giannino" il quale tutte
le volte si lamentava con mio zio perché gli vendeva
le cartucce da caccia che,
secondo lui, non funzionavano. Mio zio gli faceva presente che
non erano le cartucce che non funzionavano, ma
piuttosto la mira e allora lui si arrabbiava. Il metodo per riportarlo alla
calma era quello di rammentare il nome di Padre Pio,
allora incominciava a raccontare della sua conversione, dei pellegrinaggi a
San Giovanni Rotondo, dei suoi incontri con il Padre, della costruzione della
chiesetta e il successivo ampliamento e così le
ore scorrevano senza che uno se ne accorgesse. Anche io e la mia famiglia molto
spesso andavamo alla Santa Messa a quella che chiamavamo la chiesina di Padre
Pio in quanto la Parrocchia di San Niccolò, essendo ubicata a Calenzano alto,
era abbastanza scomoda. Intorno ai quindici anni arriva
il primo periodo brutto della mia vita. Sto molto male interiormente,
prediligo stare solo in camera a letto e al buio,
mia madre è disperata e ne parla con
Giovanni. Una
volta la settimana e per tante volte Giovanni viene a casa mia, mi
convince ad alzarmi e mi accompagna a prendere le benedizioni da don Mario Boretti a Pulica. La "malattia" se ne va
e viene il momento di andare a ringraziare Padre
Pio. A maggio del 1967 guidati da
Giovanni, con mia madre, una mia zia ed altre
persone siamo a San Giovanni Rotondo. Lì arriva la confessione e la cacciata dal confessionale
perché qualche volta saltavo la Santa Messa Domenicale. Arriviamo all'età
di venti anni, il fidanzamento con Loretta e il 2 Giugno
1973 arriva il
matrimonio presso " la chiesina di Padre Pio" con testimone dì
nozze "Giannino". Arrivano i figli, la vita va
avanti con il solito tran tran quotidiano, ogni
tanto andiamo alla S. Messa anche alla chiesina,ed
immancabilmente incontriamo Giovanni e le sue parole sono sempre: “
allora come va? Avuta la grazia gabbato lo Santo
eh!!” Lui ci invitava sempre ad andare
a casa sua il dopo cena, qualche volta andavamo,
altre volte no, un po' per malavoglia e un po' perche ci si riguardava. In questo modo arriviamo ad
Agosto del 1988, anche se in questo stacco di tempo ci sono stati vari
episodi di intercessione di San Pio nei nostri
confronti, ma che come al solito abbiamo capito sempre dopo. Dicevo il 1988: ad agosto
Loretta inizia a sentirsi male, passano dei giorni e non si vede nessun
miglioramento, il dottore decide di prescrivergli le analisi dei sangue ed arriva la mazzata: leucemia mieloide acuta. Al primo incontro con il
primario di ematologia dell'epoca, Prof. Rossi Ferrini,
mi dice subito che Loretta ha il 20% di probabilità
di superare la prima terapia e chiedendomi quanti figli avessimo, mi suggerisce
di rivolgermi a chi era impresso nella foto che egli aveva appesa al muro
dietro di lui. Vale a dire nostro Signore Gesù
Cristo. Il mondo ci casca addosso. E qui entra di nuovo in scena
Giannino e di conseguenza San Pio. Mia mamma va alla S. Messa alla chiesina,
incontra Giovanni che gli dice: come va "rotelline",
la chiamava così perché gli diceva che faceva
lavorare troppo la testa. La mamma piangendo lo mette a conoscenza della cosa
e qui dovrebbe intervenire la diretta interessata che sicuramente potrebbe
scrivere un romanzo. Ma visto che lei non lo fa,
accennerò qualcosa io. Giovanni come ha fatto per tante
altre persone, si prende a cuore la cosa. Insieme alla moglie Ottavina iniziano una assidua
preghiera di intercessione verso Dio mettendo in moto
una catena che va da San Giovanni Rotondo a conventi di clausura ed a mille
altre persone. Tutti i giorni Giovanni vuole sapere notizie, se a volte mi dimentico telefona lui
e sono rimproveri perché non lo tengo al corrente. Fra molte sofferenze Loretta
supera le prime due terapie e in attesa del trapianto del midollo, periodo
che va dal Dicembre del 1988 al Giugno del 1989, viene
dimessa. In questo periodo tutti i giorni alle tre del pomeriggio suona il
campanello di casa: è
Giovanni che arrivando con il suo fare spiccio dice: Forza si prega, si
recita il Santo Rosario! Arriviamo al Giugno del 1989, il nuovo
ricovero per il trapianto, due mesi chiusa nella stanza sterile, i valori che
non si ristabilivano, ma fra paure e speranze passa anche questo periodo e
piano piano tutto va per il meglio. E qui possiamo dire, senza nulla
togliere alla scienza, di aver veramente toccato con mano la potenza della
preghiera e l'intercessione di Padre Pio che si è
manifestata in modo tangibile con profumi, sogni ed
altro. Da qui in avanti le serate dopo
cena da Giovanni non si contano più, insieme a
tante altre persone, ascoltavamo all'infinito i tanti e tanti episodi vissuti
da lui accanto a Padre Pio e che finivano sempre con le parole dette dal
Padre: "ti farai vecchio vecchio, aggiungerai tanti anelli alla catena e la strada
continuerà". La strada continua con i pellegrinaggi ed insieme al caro amico e fratello Danilo Meazzini, mi spendo volentieri per questo servizio,
confortato dalla consapevolezza di far parte in qualche modo di quella catena
voluta da San Pio. Ii pensiero che obbedendo ai
desideri di un Santo posso essere utile alla causa del
Regno, mi aiuta a superare le inevitabili difficoltà e sacrifici che questo
impegno comporta. Del
resto sperimento pure così le parole del Signore: " c'è più gioia
nel dare che nel ricevere". |