BIBBIA E ARCHEOLOGIA
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Piccola melagrana d’avorio.Porta alla base del frutto
un’iscrizione:” sacro ai sacerdoti della casa di (Yhw)h”; la casa di Yhwh è
probabilmente un riferimento al Tempio di Gerusalemme. La melagrana era un popolare simbolo di fertilità; era molto usata nella produzione artistica e figurava anche sui capitelli del Tempio salomonico di Gerusalemme. |
Negli ultimi
centocinquant'anni l'esplorazione archeologica di siti dove si sono insediate
le più antiche civiltà del Medio Oriente ha compiuto passi da gigante. Il
compito principale dell'archeologo non è semplicemente quello di scoprire
oggetti, e ancor meno andare a caccia di tesori; egli deve piuttosto
ricostruire, il più fedelmente possibile, il tessuto sociale e culturale di una civiltà ormai scomparsa e di cui, spesso, non sono rimaste altro che tracce nella letteratura. La Palestina è stata
per millenni un crogiolo di razze, e sul suo territorio si sono avvicendate
le più diverse popolazioni. Chi però ha condizionato in modo determinante
quel territorio è stato il popolo d'Israele, che vi ha fondato un regno, ha
costruito città e ha fatto crescere una cultura che ha prodotto uno dei libri
più importanti per l'umanità : la Bibbia. Viene perciò spontaneo pensare a un duplice compito dell'archeologo in Palestina: capire sempre meglio come sono vissute le popolazioni in quei luoghi, in particolare il popolo d'Israele, e comprendere meglio il testo biblico, che fa continuamente riferimento a costumi, personaggi e luoghi dei Medio Oriente. Lo scavo stratigrafico (che cioè ripercorre il depositarsi dei terreni nel corso delle varie ere), che ha seguito il semplice sterro, ha permesso di recuperare anche i resti più minuti che, messi gli uni accanto agli altri, hanno ricostruito l'immagine delle civiltà, come tessere di un grande e leggibile mosaico. |
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Gli scavi di Gerico, Gerusalemme, Meghiddo, Samaria, Bet-Sean, Cesarea e di tanti altri siti ci hanno messi in grado di comprendere il testo biblico in misura decisamente superiore a quella dei nostri antenati. |
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Piccola placca d’argento scoperta a Gerusalemme nel
1979-80; reca l’iscrizione del nome divino YHWH, con una formula di benedizione.
La pratica di portare su di sé questo tipo di pendaglio risale al VII secolo
a.C. E’ la più antica iscrizione biblica che si conosca. |
Anche se molte città sono ancora abitate, e quindi non è possibile condurre scavi sistematici, tuttavia in tutto il Medio Oriente ci sono numerosi "tell", sorta di collinette, alte anche decine di metri, che indicano l'ubicazione degli antichi insediamenti. Da quando, nel 1838,
l'archeologo americano E. Robinson ha percorso la Palestina raccogliendo gli
antichi nomi arabi, conosciamo oramai decisamente meglio l'ubicazione della
maggior parte delle città e dei villaggi ricordati nella Bibbia: di grande
aiuto è stato anche il fatto che molti nomi antichi sopravvivono (in forma
abbastanza riconoscibile nonostante le varianti) nella toponomastica attuale. Non sono mancate le scoperte dovute al caso, come per i manoscritti e per l'insediamento di Qumran. Alcune campagne archeologiche hanno portato alla luce non soltanto resti che hanno a che fare con quanto si trova scritto nella Bibbia, ma anche strutture di epoche posteriori, bizantine e crociate. Molti dei siti che la tradizione unisce ai fatti dei Vangeli, in epoca bizantina furono curati e protetti con costruzioni, a volte imponenti, ricche di sculture, colonne marmoree e decorazioni a mosaico, in gran parte distrutte durante le invasioni arabe. Alcuni di questi edifici sono stati poi ricostruiti al tempo della conquista della Terra Santa da parte dei crociati, e nuovamente distrutti quando gli arabi hanno ripreso il controllo del territorio. |
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Vasellame ritrovato durante gli scavi della Valle della
geenna a Gerusalemme. La maggior parte dei pezzi risale al VII-VI secolo a.C. |
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Certi però sono stati risparmiati, ed è per questo che alcune chiese della Palestina hanno le stesse caratteristiche architettoniche di tante costruzioni dell'Europa centrale. |
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Scavi archeologici a
Cafarnao. Dalla terra affiorano i ruderi della cosiddetta “ Casa di Pietro”
circondata da tratti di mura di epoca bizantina. |
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Nella loro opera di
scavo, gli archeologi moderni lasciano intatte non soltanto le vestigia più
antiche, ma anche quelle successive, in modo da dare la possibilità di una
lettura a strati dei manufatti, cosicché le vicissitudini cui sono stati
sottoposti alcuni monumenti risultino evidenti. |
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Ossario risalente all’epoca di Gesù; è stato trovato in
una tomba familiare scavata nella roccia, in una località non lontana da
Gerusalemme. |
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Mosaico di madama, secolo VI d.C.; scoperto alla fine del
XIX secolo, il mosaico pavimentale raffigura una mappa sulla quale sono
segnati gli itinerari legati ai luoghi dell’Antivo e del Nuovo Testamento. Le indicazioni sono state tratte dall’Onomasticon, un’opera del padre della Chiesa Eusebio, vescovo di Cesarea, vissuto nel IV secolo. |