Storia della Chiesa

Perché è essenziale conoscere la storia delle Chiesa

 

 

 

Autore : don Pinuccio Mazzucchelli

Fonte : CulturaCattolica.it

 

 

Il Papa ha chiesto perdono

Domenica 12 Marzo 2000 Giovanni Paolo II celebra solennemente in Vaticano la giornata del Perdono. L'avvenimento è atteso, accompagnato e commentato da tanti. Articoli, servizi, tavole rotonde… Mi domando: che cosa resterà dopo un polverone così forte, la gente cosa ricorderà, qual'è il messaggio che è stato fatto passare, che gira nei luoghi di lavoro, tra colleghi a scuola, tra i ragazzi?

Per molti resta che il Papa ha chiesto perdono per gli sbagli della chiesa: inquisizione, crociate, roghi delle streghe, genocidio degli Indios, intolleranza verso chiunque non abbia le stesse idee…

Il Papa ha invece chiesto perdono per i peccati dei cristiani, come facciamo tutte le domeniche iniziando la Messa, davanti a tutti…"Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli…"

Ma per molti il Papa ha semplicemente riconosciuto che anche la chiesa sbaglia!

Il gesto del Papa ci spinge a comprendere l'importanza della conoscenza della storia della chiesa per essere cristiani qui ed ora.

I "dialoganti" esultano

Qualcuno dice: "il Papa ha finalmente chiesto perdono…"; altri sono un po' disorientati: "Ma il Papa ha chiesto perdono…allora la chiesa ha fatto veramente tutto ciò di cui è accusata da sempre?!" Un certo disorientamento serpeggia tra coloro che come cristiani sono segnati a vista nei posti di lavoro o a scuola, e le battute si sprecano: "allora come stai dopo che il tuo Papa stesso ci ha dato ragione" sembrano dire in tanti modi coloro che non ti sopportano perché sei cristiano fedele al Papa e alla chiesa, mentre loro - che cristiani sono - hanno sempre tenuto una certa distanza dal Magistero, pronti sempre a discutere e distinguere e - alla fine - a mostrarsi liberi pensatori. Se un giorno dovesse scoppiare una persecuzione contro la chiesa e arrestassero i cristiani puramente perché appartenenti alla chiesa, quelli si salverebbero, perché teorizzano la distinzione tra l'essere cristiano e l'appartenere alla Chiesa del Papa. Questo è il punto: la chiesa dovrebbe essere un grande luogo di incontro, un forum si direbbe oggi (dimenticandoci che in fondo questa parola che si traduce come "luogo di incontro", è il crocevia, la piazza, il mercato dove trovare di tutto o dove nessuno ti impone nulla) di uomini preoccupati di trovare un minimo comune di valori che permettano ai popoli di non massacrarsi. Un'offerta di valori capaci di tenere insieme tutti e quindi sempre ridiscutibili e in evoluzione: questo dovrebbe fare la chiesa. Il Magistero non avrebbe più alcuno scopo se non quello, etico, di richiamo autorevole a un comportamento libero, illuminato, rispettoso, dialogante… certo lontanissimo da qualsiasi proclamazione di qualsivoglia verità. Anzi: in nome del dialogo con tutti e dell'accoglienza di chiunque la chiesa dovrebbe essere la prima pronta a rinunciare a qualunque punto fermo che, come tale, è intollerabile per qualcuno e dunque principio di "intolleranza".

A questa chiesa i cristiani liberi pensatori non avrebbero paura di appartenere. Perché l'appartenenza non costituirebbe nulla di diverso dal seguire se stessi.

 


Gli "intolleranti" tremano

I cristiani che innanzitutto appartengono, facendo la fatica di capire e vivere ciò che la Chiesa proclama, sono i peggiori nemici di questa concezione di chiesa: sono integralisti, intolleranti, non capaci di dialogo. Sono, come dicevano i primi imperatori Romani, i nemici del genere umano.

Il Papa ha sempre rappresentato questa linea, ma ora chiede perdono? A chi appellarsi per mantenere ferma la propria appartenenza ad una Chiesa che è, e sempre sarà, "segno di contraddizione". Non a caso gli esercizi spirituali che il Card. Woytjla predicò a Papa Paolo VI portavano proprio questo titolo: "segno di contraddizione".

Ma se questo Papa chiede perdono denunciando tutti gli errori di cui la chiesa è stata accusata dalla riforma protestante in qua e da cui si è strenuamente difesa, cosa fare, come ribattere a questi cristiani "liberi pensatori"? I quali, subito, iniziano a lanciare l'idea (per poi ritrarre la mano) di un terzo Concilio Ecumenico per ridiscutere i temi su cui il Papa si è "fissato" (divorziati, omosessuali, donne preti…), oppure si concentra l'attenzione sulle malattie del Papa, lo si invita a dimettersi come segno di vero servizio alla chiesa…

Una chiesa "forum": ma Gesù non aveva cacciato i mercanti dal tempio?

Gli "altri" non ci credono

Poi ci sono quelli che sono comunque sempre e contro ai cristiani: a loro il gesto del Papa è poco piaciuto o non piaciuto affatto. Doveva chiedere molto più chiaramente perdono di tutti i mali dell'umanità perché sono semplicemente frutto della chiesa e dei suoi capi. "La religione, - avrebbe dovuto dire - è realmente l'oppio dei popoli, scusateci, ce ne andiamo". In realtà il Papa è stato troppo generico (parere espresso anche da esponenti del mondo Ebraico, di cui Marx è figlio) e quindi ultimamente falso. Dice perdono ma dietro è pronto ad attaccare. Meglio non fidarsi. Una cosa è chiara: che i cristiani devono chiedere perdono, gli altri, tutti gli altri, assolutamente no.

 


 


Da dove partire per capire

In realtà per capire è necessario non perdere di vista che:

1. Il gesto del Papa ha a che fare con la logica di tutto il suo Magistero, dunque mostra la natura della chiesa che è missionaria. Non è un gesto di sottomissione alla cultura dominante né vuole sposare un'ipotesi storiografica, piuttosto che un'altra..

2. L'incomprensione del gesto è dovuta all'incomprensione del fenomeno chiesa. La riduzione nella concezione di ciò che la chiesa è, porta il peso di una massiccia campagna di omologazione. D'altra parte anche chi vive l'esperienza della chiesa spesso pensa alla chiesa come tutti gli altri. La fede vissuta senza capacità di giudizio culturale, genera tra i cristiani un fideismo senza appartenenza. Quanti ragazzi che vivono negli oratori, nella Parrocchie, negli scout dell'AGESCI, nei movimenti vari … a scuola sono assolutamente identici nei giudizi e spesso anche comportamenti visibili, a tutti gli altri loro compagni.


La verifica storica è necessaria alla fede

Dunque senza arrivare alla verifica storica è difficile avere intelligenza della fede. Cioè la conoscenza della storia, dell'incarnazione degli eventi in cui si è dipanata l'avventura della Chiesa è fondamentale per comprendere Dio.

L'idea forza è che la storia della Chiesa è la storia della trasmissione di una tradizione. Tradizione come missione. Se la storia della Chiesa è percepita come la storia del popolo della tradizione, allora si coglie il significato di tutto. Dalla dottrina, ai dogmi, alla morale, all'attività della Chiesa universale e culturale, della spiritualità, della famiglia, di tutto, fino ai rapporti con gli Stati.

Se invece non è presentata in questa idea forte e sintetica, la vita e la storia della Chiesa si ritrae in una serie di particolari che tendono a diventare strumentalizzabili e ad alimentare e compromettere una qualsiasi possibilità di riconoscimento.

La Chiesa è missionaria. Quindi una volta che si sia appurato questo, si ha la possibilità di capire che c'è un dato per la trasmissione e la missione e c'è un dato storico.

La storia, non è solo la storia degli uomini nel bene e nel male. C'è una coerenza ideale nella storia della Chiesa. Dentro questa coerenza c'è anche l'aspetto della coerenza individuale.

Invece l'aspetto morale è stato cavalcato nella presunzione che si possa conoscere la verità dei fatti a partire da esso. E la tesi sarebbe: "Siccome siete stati incoerenti, allora la Chiesa è errata nel suo fondamento".
Questo pregiudizio i ragazzi ce l'hanno perché gli è stato messo dentro per estirpare l'idea della tradizione e della fede.

Lo storico non deve parlare della fede della Chiesa. Lo storico non deve dire chi è santo e chi è peccatore. Deve dire le cose accadute. Lo storico deve dire le cose avvenute. Qual è il valore che è stato salvaguardato.

Quando si è fatto questo, direi a livello proprio di recupero di una appartenenza storica, una volta che uno abbia recuperato questa elementare certezza, che tutta la storia precedente non è una storia di negatività e nequizia, allora si può capire e parlare della purificazione della memoria, della modernità…

 

Cosa c'è dietro alla mistificazione della storia

e ora nella sua eliminazione dai programmi della scuola

C' è un progetto: che non ci sia più alcuna obiezione al totalitarismo soft che ci circonda, anzi perché non ci si accorga neppure dell'omologazione imperante. Viene in mente il romanzo di Huxley, il mondo nuovo, dal finale terribile o il bellissimo testo di Benson, il Padrone del mondo, o il Racconto dell'Anticristo di Soloviev. Testi da rileggere, ma soprattutto richiami forti ad una resistenza di fronte allo "schema" dominante (come già diceva San Paolo nella lettera ai Romani, cap. 12).

 

L'Evento di Gesù Cristo è il punto di resistenza

Il giudizio che guida la vita di noi credenti deve sorgere non dallo schema imposto ma dall'evento che ci sorprende e che si comunica come fatto, nella storia. Questo è il punto rinnovare la coscienza facendo sorgere il giudizio dall'esperienza di novità provocata da Cristo, fatto reale, incontrabile, qui e ora.

 

Conclusione

1. È indispensabile la storia della chiesa, perché è indispensabile per cogliere la natura stessa della chiesa, cioè la natura stessa dell'Evento cristiano, l'Incarnazione;

2. È indispensabile partire dai nodi cruciali o comunque non eludere le questioni da cui nasce il pregiudizio, pur non facendo di questi punti il tutto;

3. È indispensabile soprattutto ripartire sempre da una concezione vera della natura della chiesa: anzi tutto il lavoro di studio della storia della chiesa deve tendere ad esemplificare, documentare, chiarire la natura della chiesa;

I documenti proposti in questo settore del sito sono strumenti utili per iniziare questo lavoro.



 

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