SANTI MISTICI |
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SAN GIOVANNI DELLA
CROCE
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SANTA GEMMA GALGANI
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vergine e dottore della Chiesa |
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Teresa de Ahumada y
Cepada nacque a Avila, in Spagna, il 28 marzo 1515 da una nobile ed antica
famiglia. Fin dall’infanzia si distinse per grande amore alla lettura della Sacra
Scrittura e fu animata dal desiderio del martirio. |
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Santa Teresa è una delle più grandi mistiche della
Chiesa; scrisse libri di profonda dottrina e le sue opere sono annoverate tra
i capolavori della letteratura spagnola. Dalle "Opere" di santa Teresa d’Avila, vergine
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Sacerdote e dottore della Chiesa Fontiveros, Spagna, c. 1540/2 - Ubeda, 14 dicembre 1591 |
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E' fra
i grandi maestri e testimoni dell'esperienza mistica. Entrato nel carmelo
ebbe un'accurata formazione umanistica e teologica. Condivise con santa
Teresa d'Avila il progetto di riforma dell'Ordine Carmelitano che attuò e
visse con esemplare coerenza. Il Signore permise che subisse dolorose
incomprensioni da parte dei confratelli d'ordine e di Riforma . |
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In questo cammino di croce, abbracciato per puro amore, ebbe le più alte illuminazioni mistiche di cui è cantore e dottore nelle sue opere:' La salita del Carmelo', 'La notte oscura dell'anima', 'Il cantico spirituale' e 'La fiamma viva di'amore'. Fra le più alte voci della lirica spagnola, è il mistico 'del nulla e del tutto', guida sapiente di generazioni di anime alla contemplazione e all'unione con Dio. Quale anno di nascita più probabile viene indicato il
1540, a Fontiveros (Avila, Spagna). Rimase ben presto orfano di padre e
dovette trasferirsi con la mamma da un luogo all'altro, mentre portava avanti
come poteva i suoi studi e cercava di guadagnarsi la vita. A Medina, nel
1563, vestì l'abito dei Carmelitani e dopo l'anno di noviziato ottenne di
poter vivere secondo la Regola senza le mitigazioni. Sacerdote nel 1567 dopo
gli studi di filosofia e teologia fatti a Salamanca, lo stesso anno si
incontrò con S. Teresa di Gesù, la quale da poco aveva ottenuto dal Priore
Generale Rossi il permesso per la fondazione di due conventi di Carmelitani
contemplativi (poi detti Scalzi), perchè fossero di aiuto alle monache da lei
istituite. Dopo un altro anno - durante il quale si accordò con la Santa - il
28 novembre 1568 fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo,
cambiando il nome di Giovanni di S. Mattia in quello di Giovanni della Croce.
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SANTA GEMMA GALGANI1878-1903 |
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La
storia di questa Santa, così vicina a noi nel tempo (1878 - 1903) e nelle
abitudini della vita quotidiana, ha dell'incredibile, per i fenomeni mistici
di cui fu protagonista. In certi periodi della sua tormentata esistenza
sopportò vessazioni di ogni genere. Il demonio le appariva persino nelle
sembianze del confessore per suggerirle delle oscenità. Altre volte le
compariva come un angelo luminoso; smascherato, svaniva in una grande fiamma
rossa che lasciava a terra un mucchio di cenere. |
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Spesso
la picchiava, lasciandola poi esanime sul pavimento, dove la trovavano col
volto tumefatto e le ossa slogate. |
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Giovedì
8 giugno 1899, ottava del Corpus Domini e vigilia della festa del Sacro Cuore
di Gesù, S. Gemma riceve il dono delle stimmate, che da quel giorno
ricompaiono puntualmente ogni settimana. Le
stimmate nel racconto di Gemma: "Il
giorno 8 giugno 1899, dopo la Comunione, Gesù mi avvisò che quella sera
stessa mi avrebbe fatta una grazia grandissima. Il giorno stesso andai poi a
confessarmi e lo dissi a Monsignore, e rispose che stessi bene attenta a
riferirgli dopo ogni cosa. Eravamo
alla sera: tutto ad un tratto, più presto del solito mi sento un intenso
dolore dei miei peccati; ma lo provai così forte, che non l' ho più sentito;
quel dolore mi ridusse quasi direi lì lì per morire. Dopo di questo mi sento
raccogliere tutte le potenze dell'anima: l'intelletto non conosceva che i
miei peccati e l'offesa di Dio; la memoria tutti me li ricordava, e mi faceva
vedere tutti i tormenti che Gesù aveva patito per salvarmi; la volontà me li
faceva detestare e promettere di voler tutto soffrire per espiarli. Un
mucchio di pensieri si volsero tutti alla mente: erano pensieri di dolore, di
amore, di timore, di speranza e di conforto. Al raccoglimento interno
successe ben presto il rapimento dei sensi, ed io mi trovai dinanzi alla
Mamma mia Celeste che aveva alla sua destra l'Angelo mio Custode, che per
primo mi comandò di recitare l'atto di contrizione. Dopo che l'ebbi
terminato, la Mamma mi rivolse queste parole: "Figlia, in nome di Gesù
ti siano rimessi tutti i peccati". Poi soggiunse: "Gesù mio Figlio
ti ama tanto e vuol farti una grazia; saprai tu rendertene degna?" La
mia miseria non sapeva che cosa rispondere. Soggiunse ancora: "lo ti
sarò Madre, ti mostrerai tu mia vera figlia?" Aperse il manto e con esso
mi ricoprì. In quell'istante comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte,
ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco che
in un momento solo quelle fiamme vennero a toccare le mie mani e i miei piedi
e il cuore. Mi sentii morire, sarei caduta in terra, ma la Mamma mi sorresse,
ricoperta sempre col suo manto. Per parecchie ore mi convenne rimanere in
quella posizione. Dopo, la Mamma mia mi baciò nella fronte, e tutto disparve
e mi trovai in ginocchio in terra, ma mi sentivo ancora un dolore forte alle
mani, ai piedi e al cuore. Mi alzai per mettermi sul letto, e mi accorsi che
da quelle parti, dove mi sentiva, usciva del sangue. Mi coprii alla meglio
quelle parti, e, poi, aiutata dall'Angelo mio, potei montare sul letto. Quei
dolori, quelle pene, anziché affliggermi, mi recavano una pace perfetta. La
mattina a stento potei andare a fare la Comunione, e mi misi un paio di
guanti, tanto per nascondermi le mani. Non potevo reggermi in piedi; ad ogni
momento credevo di morire. Quei dolori mi durarono fino alle ore 3 del
pomeriggio di Venerdì, festa solenne del S. Cuore di Gesù. Questa cosa per
primo dovevo dirla al Confessore, ma invece più volte andai a confessarmi
senza mai dirgli nulla; esso più volte me lo domandava, ma io rispondevo di
no". (Autobiografia 261-262) "Trascorse
intanto parecchio tempo, e ogni giovedì sera, circa le 8 e prima, sentivo i
soliti dolori; ogni volta però che mi accadeva in questo modo, sentivo prima
di tutto un dolore così forte e intenso dei miei peccati, che quello mi
cagionava più dolore che i dolori delle mani e dei piedi, del capo e del
cuore: questo dolore dei peccati mi riduceva a uno stato di tristezza da
morire. Però anche con questa grazia di Dio non miglioravo punto, ogni giorno
commettevo peccati senza numero, disubbidienze, al Confessore non gli ero mai
nulla sincera e sempre nascondevo qualche cosa. L'Angelo mio custode più
volte mi avvisava, dicendomi che se ne sarebbe partito per non farsi più
vedere, se avessi continuato in quel modo: io non obbedii ed esso se ne andò,
ovvero si nascose per più tempo". (Autobiografia 263) |
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