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Il Papa ai partecipanti al
congresso internazionale organizzato dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo
II Divorzio e aborto
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Aborto e divorzio sono drammi
che lasciano ferite profonde e producono conseguenze devastanti sulla
famiglia e sulla società. Tuttavia, pur trattandosi, soprattutto nel caso
dell'aborto procurato, di "una grave ingiustizia e in sé
irrimediabile", tali ferite si possono lenire aprendosi con umiltà al
pentimento e fidando nel perdono "del Padre di ogni misericordia". Lo ha detto il Papa ai partecipanti al congresso
internazionale organizzato dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per
studi su matrimonio e famiglia, in collaborazione con i Knights of
Columbus, ricevuti sabato 5 aprile, nella sala Clementina. |
Signori
Cardinali, venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, cari
fratelli e sorelle! È con grande gioia che mi incontro con voi
in occasione del Congresso Internazionale "L'olio sulle ferite".
Una risposta alle piaghe dell'aborto e del divorzio,
promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio
e Famiglia, in collaborazione con i Knights
of Columbus. Mi compiaccio con voi per la tematica che è oggetto delle vostre riflessioni di questi
giorni, quanto mai attuale e complessa, e in particolare per il riferimento
alla parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37), che avete scelto come chiave per
accostarvi alle piaghe dell'aborto e del divorzio, le quali tanta sofferenza
comportano nella vita delle persone, delle famiglie e della società. Sì,
davvero gli uomini e le donne dei nostri giorni si trovano talvolta spogliati
e feriti, ai margini delle strade che percorriamo, spesso senza che nessuno
ascolti il loro grido di aiuto e si accosti alla loro pena, per alleviarla e
curarla. Nel dibattito, spesso puramente ideologico, si crea nei loro confronti
una specie di congiura del silenzio. Solo nell'atteggiamento dell'amore
misericordioso ci si può avvicinare per portare soccorso e permettere alle
vittime di rialzarsi e di riprendere il cammino dell'esistenza. In un contesto
culturale segnato da un crescente individualismo, dall'edonismo e, troppo
spesso, anche da mancanza di solidarietà e di adeguato sostegno sociale, la
libertà umana, di fronte alle difficoltà della vita, è portata nella sua
fragilità a decisioni in contrasto con l'indissolubilità del patto coniugale
o con il rispetto dovuto alla vita umana appena concepita ed ancora custodita
nel seno materno. Divorzio e aborto sono scelte di natura certo differente,
talvolta maturate in circostanze difficili e drammatiche, che comportano spesso
traumi e sono fonte di profonde sofferenze per chi le compie. Esse colpiscono
anche vittime innocenti: il bambino appena
concepito e non ancora nato, i figli coinvolti nella rottura dei legami
familiari. In tutti lasciano ferite che segnano la vita indelebilmente. Il
giudizio etico della Chiesa a riguardo del divorzio e dell'aborto procurato è
chiaro e a tutti noto: si tratta di colpe
gravi che, in misura diversa e fatta salva la valutazione delle
responsabilità soggettive, ledono la dignità della persona umana, implicano
una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offendono Dio stesso,
garante del patto coniugale ed autore della vita. E tuttavia la Chiesa,
sull'esempio del suo Divino Maestro, ha sempre di fronte le persone concrete,
soprattutto quelle più deboli e innocenti, che sono vittime delle ingiustizie
e dei peccati, ed anche quegli altri uomini e donne, che avendo compiuto tali
atti si sono macchiati di colpe e ne portano le ferite interiori, cercando la
pace e la possibilità di una ripresa. A queste persone la Chiesa ha il
dovere primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e
attenzione materna, per annunciare la vicinanza misericordiosa di Dio in Gesù
Cristo. È lui infatti, come insegnano i Padri, il
vero Buon Samaritano, che si è fatto nostro prossimo, che versa l'olio e il
vino sulle nostre piaghe e che ci conduce nella locanda, la Chiesa, in cui ci
fa curare, affidandoci ai suoi ministri e pagando di persona in anticipo per
la nostra guarigione. Sì, il vangelo dell'amore e della vita è anche sempre vangelo
della misericordia, che si rivolge all'uomo concreto e peccatore che noi
siamo, per risollevarlo da qualsiasi caduta, per ristabilirlo da qualsiasi
ferita. Il mio amato predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, di cui
abbiamo appena celebrato il terzo anniversario della morte, inaugurando il
nuovo santuario della Divina Misericordia a Cracovia ebbe a dire: "Non esiste per l'uomo altra fonte di
speranza, al di fuori della misericordia di Dio" ( In quella stessa occasione,
Giovanni Paolo II proseguiva: "Bisogna
trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia. Nella
misericordia di Dio il mondo troverà la pace". Si
innesta qui il grande compito dei discepoli del Signore Gesù, che si
trovano compagni di cammino con tanti fratelli, uomini e donne di buona
volontà. Il loro programma, il programma del buon
samaritano, è "un cuore che vede. Questo cuore vede
dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente" (Enc. Deus caritas est, 31). In questi giorni di riflessione e di dialogo vi siete
chinati sulle vittime colpite dalle ferite del divorzio e dell'aborto. Avete
innanzitutto constatato le sofferenze, talvolta
traumatiche, che colpiscono i cosiddetti "figli del divorzio",
segnando la loro vita fino a renderne molto più difficile il cammino. È infatti inevitabile che quando si spezza il patto
coniugale ne soffrano soprattutto i figli, che sono il segno vivente della
sua indissolubilità. L'attenzione solidale e pastorale dovrà
quindi mirare a far sì che i figli non siano vittime innocenti dei conflitti
tra i genitori che divorziano, che sia per quanto possibile assicurata la
continuità del legame con i loro genitori ed anche quel rapporto con le
proprie origini familiari e sociali che è indispensabile per una equilibrata
crescita psicologica e umana. Avete anche volto la vostra
attenzione al dramma dell'aborto procurato, che lascia segni profondi,
talvolta indelebili nella donna che lo compie e nelle persone che la
circondano, e che produce conseguenze devastanti sulla famiglia e sulla
società, anche per la mentalità materialistica di disprezzo della vita, che
favorisce. Quante egoistiche complicità stanno spesso alla radice di una
decisione sofferta che tante donne hanno dovute
affrontare da sole e di cui portano nell'animo una ferita non ancora
rimarginata! Benché quanto compiuto rimanga una grave ingiustizia e non sia
in sé rimediabile, faccio mia l'esortazione rivolta, nell'Enciclica Evangelium vitae, alle donne che hanno
fatto ricorso all'aborto: "Non lasciatevi
prendere dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate
comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua
verità. Se ancora non l'avete fatto, apritevi con
umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di
ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel
sacramento della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla
sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino" (n.
99). Esprimo profondo apprezzamento a
tutte quelle iniziative sociali e pastorali che sono rivolte alla
riconciliazione e alla cura delle persone ferite dal dramma dell'aborto e del
divorzio. Esse costituiscono, insieme con tante altre forme di impegno, elementi essenziali per la costruzione di
quella civiltà dell'amore, di cui mai come oggi l'umanità ha bisogno. Nell'implorare dal Signore Dio misericordioso che vi assimili sempre più
a Gesù, Buon Samaritano, perché il suo Spirito vi insegni a guardare con
occhi nuovi la realtà dei fratelli che soffrono, vi aiuti a pensare con
criteri nuovi e vi spinga ad agire con slancio generoso nella
prospettiva di un'autentica civiltà dell'amore e della vita, a tutti imparto
una speciale Benedizione Apostolica. *** L'indirizzo d'omaggio di
monsignor Melina
All'inizio dell'udienza, il
preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e
famiglia, monsignor Livio Melina, ha rivolto a Benedetto XVI il seguente
saluto: Santo Padre, sono lieto di presentarle i
partecipanti al Congresso internazionale "L'olio sulle ferite. Una risposta alle piaghe dell'aborto e del divorzio", che si
sta svolgendo in questi giorni a Roma, organizzato dal Pontificio Istituto
Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, in collaborazione con i
Knights of Columbus.
Il nostro Congresso sta
meditando la parabola del buon samaritano, ispirato da un passaggio della sua
enciclica Deus caritas est, dove si dice che
"il programma del cristiano, il programma del buon samaritano, il
programma di Gesù è "un cuore che vede". Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in maniera
conseguente" (n. 31). L'analisi delle diverse dimensioni di queste due
problematiche vuole spingere ad un'azione pastorale
mossa dalla carità, che tenga in considerazione le persone concrete, al di là
di ogni ideologia. Santità le siamo infinitamente
grati per il suo magistero e la paternità con cui ci accoglie oggi e le
chiediamo di illuminarci con la sua parola e di benedire il nostro impegno a
servizio della vita e dell'amore, e in particolare di coloro
che portano in sé le piaghe profonde provocate da aborto e divorzio. (L'Osservatore Romano - |