SOFONIAEb.SEPQNYA (“Dio nasconde” oppure” tesori di Dio”)

 

Il profeta Sofonia

(vetrata tedesca del XV secolo).

 

La predicazione di Sofonia che metteva in guardia contro un disastro generale potrebbe essere stata il catalizzatore della riforma spirituale avviata da re Giosia di Giuda nel 622 a.C. Ultimo dei 9 profeti detti minori, prima dell'esilio di Babilonia, Sofonia diceva che Dio avrebbe fatto «sparire tutto dalla terra» (Sof 1,2). Per quanti conoscevano la storia della creazione della terra da parte di Dio, le parole del profeta rivelavano un ordine di distruzione inverso a quello della creazione. Dio

aveva creato i pesci, i volatili, gli animali terricoli e l'umanità. Ora Sofonia diceva: «Distruggerò uomini e bestie; sterminerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare» (Sof 1,3).

Le parole di Sofonia vennero accolte quasi subito nel Canone ebraico, ed egli fu reputato tra coloro che avevano appoggiato il riformismo di Giosia. Purtroppo la rinascita non durò e, circa 35 anni dopo, i Babilonesi distrussero Gerusalemme, demolirono il tempio e abbatterono gran parte delle mura. La devastazione fu tale che molti Giudei videro in essa almeno il parziale compimento della profezia di Sofonia: «Stenderò la mano su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme» (Sof 1,4).

Sebbene possiamo ritenere che Sofonia profetizzasse in Gerusalemme, tutto ciò che sappiamo sul profeta stesso è quanto ci dice il primo verso del libro omonimo. Gli viene attribuita una genealogia eccezionale, che fa di lui l'unico profeta i cui antenati risalgono fino alla quarta generazione a partire dal trisnonno Ezechia. Di solito viene citato solo il nome del padre del profeta. Data l'associazione di Sofonia con il movimento di riforma, alcuni studiosi ipotizzano che l'albero genealogico venga presentato per collegarlo con il famoso re riformatore Ezechia di Giuda, che morì nel 687 a.C. Ma altri osservano che la genealogia non dice che l'avo di Sofonia era re, che Ezechia era un nome piuttosto comune e che mai è detto che il re avesse un figlio di nome Amaria, identificabile con il bisnonno del profeta.

Sofonia visse nel periodo in cui il potere dell'impero assiro stava per cedere il passo all'avanzata di altri stati mesopotamici. Sofonia, dunque, poteva essere contemporaneo del più giovane Geremia, che fu un testimone oculare della tragica fine di Gerusalemme. Non sorprende così che i loro scritti abbiano lo stesso stile e gli stessi argomenti. Entrambi ricorrono all'immaginario e al simbolismo caratteristici della letteratura apocalittica e parlano dell'imminente giudizio alla fine del mondo.

In un ultimo, disperato tentativo di convincere Giuda a pentirsi, il profeta Sofonia annunciava l'incombente distruzione di tutta l'umanità, a cominciare da Giuda e dalla sua capitale Gerusalemme. Poi affermava che l'ira di Dio si sarebbe abbattuta su tutta la terra. Nel suo discorso utilizzava gli stati confinanti come sinonimi simbolici dei 4 punti cardinali: la Filistea a occidente, Moah e Ammon a oriente, l'Egitto a sud e l'Assiria a nord. Sebbene molti avessero preso sul serio le parole di Sofonia, la riforma scomparve con il re Giosia, che fu ferito a morte in battaglia contro il faraone egiziano Necao, nel 609 a.C. Il figlio del re e suo successore, Ioacaz, riportò la nazione al culto degli idoli. Questo non fece che confermare le parole di Sofonia, che nell'ultimo capitolo del suo libro aveva detto di Gerusalemme; «Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio» (Sof 3,2). Ma come il suo predecessore Isaia, Sofonia concludeva la sua profezia con un messaggio di speranza; parlando per bocca di Sofonia, il Signore diceva: «In quel tempo vi guiderò [...] Vi darò fama e lode fra tutti i popoli della terra, quando, davanti ai vostri occhi, ristabilirò le vostre sorti» (Sof 3,20).

 

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