Le origini della Chiesa fiorentina

Le fonti letterarie e i documenti archeologia non permettono di stabilire con assoluta precisione la data di fondazione di Florentia; è però certo che la colonia fu dedotta in età precristiana, probabilmente nell'anno 59. E pertanto, la religione dei suoi primi abitanti fu quella pagana, con le divinità, i templi, i culti, i sacerdoti della tradizione romana, come dimostrano i molti reperti restituiti dagli scavi. Questa situazione religiosa durò per tutto il primo e il secondo secolo dell'era volgare, e nessuna traccia di penetrazione dei cristianesimo in Firenze è riscontrabile durante questi due secoli.

Giovanni Villani, il maggior cronista fiorentino, riecheggiando tradizioni che circolavano già da alcuni secoli, scrive che la Buona Novella fu portata a Firenze da S. Frontino, che fu il primo vescovo della città, mandato in Etruria al tempo di Nerone dallo stesso apostolo Pietro insieme a S. Paolino, che sarebbe stato il primo vescovo di Lucca. Ecco le parole del Villani: "Ben troviamo noi per più antiche croniche, che al tempo di Nerone imperatore nella nostra città di Firenze e nella contrada ( = regione) prima fu recata da Roma la verace fede di Cristo per Frontino e Paolino, discepoli di S. Pietro, ma ciò fu tacitamente e in pochi fedeli, per paura de' vicari e proposti degli imperadori ch'erano idolatri e perseguivano i cristiani dovunque gli trovavano, e così dimoraro infino al tempo di Costantino imperadore e di santo Silvestro papa" (G. Villani, Cronica, 1,58).

Si tratta di una notizia leggendaria, che non ha riscontri né in testimonianze letterarie né in documenti archeologia contemporanei o prossimi a questa presunta evangelizzazione di Firenze già in età apostolica. Va però detto che questo di vantare origine apostolica è un santo orgoglio che si ritrova in altre città italiane, oltre che in Firenze; santo orgoglio che allo storico non fa meraviglia e che si spiega con la situazione religiosa e culturale del tempo (dal IX secolo in poi) in cui queste notizie leggendarie si svilupparono.

Il primo a mettere in dubbio la tradizione riferita dal Villani, fu nel Cinquecento Vincenzo Borghini, il dotto monaco della Badia Fiorentina, grande studioso della storia religiosa di Firenze, il quale scrive che non si possono "mettere nell'istoria cose accattate e senza riscontro" (V. Borghini, Discorsi a cura di D. M. Manni, Firenze. 1809, IV, p. 170).

In seguito ad ulteriori studi e ricerche, le tesi di una evangelizzazione più tarda rispetto a quanto scrive il Villani, probabilmente agli inizi del III secolo.

La fede cristiana penetrò dapprima in Toscana attraverso la Via Cassia che da Roma conduceva a Firenze. La prima città toscana a ricevere il cristianesimo fu Chiusi nella seconda metà del II secolo, a cui seguì di poco Firenze, che della regione era il centro principale. Che Chiusi, oggi un centro di poca importanza, sia stata la prima città toscana a ricevere il Vangelo, si spiega facilmente. Anzitutto per la posizione geografica, in quanto si trovava quasi al centro di quell'importante arteria di comunicazione che era la Via Cassia. E poi, perché Chiusi a quel tempo ancora città di notevole importanza, essendo stata nei secoli precedenti uno dei maggiori centri etruschi. Dopo Chiusi, la fede cristiana, sempre per il tramite della Cassia, approdò anche nella nostra città.

Tre cose le scoperte archeologiche. di cui diremo sotto, hanno messo in luce a proposito della prima comunità cristiana di Firenze. Anzitutto questi primi cristiani non furono dei convertiti in seguito ad un' azione missionaria svolta da uomini di Chiesa, ma dei già credenti veri svolgere i loro commerci in una città che era ormai divenuta il centro della Tuscia. È poi documentato che i nostri primi cristiani, correndo tempi difficili per i seguaci della nuova fede, non andarono a stabilirsi all'interno delle mura cittadine, ma si fermarono prudente in località periferica, sulla riva sinistra dell'Arno, nell'area della chiesa di Santa Felicita, cioè vicino a dove la Via Cassia Nova giungeva alla testata meridionale del ponte romano. Il terzo dato è che coloro che portarono il primo seme del Vangelo nella nostra città erano degli orientali che parlavano greco, provenienti dal bacino orientale del Mediterraneo, con prevalenza dell'elemento siriaco.

Quanto abbiamo detto, è testimoniato dai reperti venuti alla luce nell'unica area di Firenze che ha restituito importanti resti archeologici cristiani: l'area dell'attuale chiesa di Santa Felicita e delle sue adiacenze. Gli scavi condotti a più riprese al di sotto dell'attuale chiesa, nella piazza antistante e nell'attigua piazza de' Rossi, hanno documentato esistenza di una vasta basilica paleocristiana, di carattere cimiteriale, a tre navate, lunga 38 metri e larga 26, databile fra IV e V secolo, la sepoltura più antica è dell'anno 405 (G. Maetzke, Notizie e resti archeologici della basilica cimiteriale paleocristiana, in La chiesa di Felicita in Firenze, Firenze, 1986, pp. 17 sgg.).

Le prime scoperte nell'area di S. Felicita risalgono al 1580; altre ne seguirono in epoche successive (1588, 1733, 1740, 1767), fino all' importante scavo effettuato a cura della Soprintendenza alle Antichità d'Etruria nel 1948, quando nella zona, a causa delle distruzioni belliche e per l'inizio dell'opera di ricostruzione, si offrì la possibilità accurate ricerche archeologiche. Dopo queste ricerche, la conoscenza l'edificio paleocristiano è dagli archeologi considerata come definitiva. Il pavimento della basilica, posto a 2,50 metri sotto il livello dell'attuale chiesa, era formato dalla copertura delle tombe, su cui poggiavano lapidi sepolcrali con le iscrizioni. Complessivamente le epigrafi fu rinvenute sono 75, di cui 31 venute alla luce nello scavo del 1948: 20 sono scritte in greco (e sono le più antiche), il resto è in latino; quanto al tempo, le epigrafi vanno dal 405 al 547 (per il testo delle epigrafi, vedi: M. Lopes Pegna, Firenze dalle origini... cit ., pp - 358 sgg.). Speciale interesse hanno alcune iscrizioni greche che riportano nomi di persona e toponomi siriaci e che costituiscono una chiara testimonianza della presenza di orientali fra i membri della prima comunità cristiana fiorentina. Senza indulgere alla fantasia, anzi in piena aderenza con quanto tramandatoci per altre città dagli scrittori ecclesiastici dei primi secoli, si può affermare che anche a Firenze, in quest'area a sud dell'Arno, ci sia stata dapprima una domus ecclesiae, cioè una chiesa domestica per i servizi di culto e specialmente per la celebrazione dell'Eucaristia, e poi, cessato il pericolo delle persecuzioni, sia stata costruita una vera e propria chiesa, sempre nel luogo dove da gran tempo si erano stabiliti questi cristiani orientali di lingua greca.

Il nome chiaramente orientale attesta che alla comunità di coloro che portarono la fede cristiana in Firenze, apparteneva anche Miniato, che secondo il Martirologio Romano, testimoniò la fede col martirio il 25 ottobre del 250, durante la persecuzione di Decio. Dopo la morte, i fratelli di fede seppellirono S. Miniato sul colle di là d'Arno, che allora aveva il nome di Mons Florentinus; sulla tomba del martire fu poi eretta una piccola chiesa, in data che non si può precisare, ma sicuramente prima dell'VIII secolo.

La prima menzione di S. Miniato e del culto a lui attribuito è del 782 (più di cinque secoli dopo il martirio), ed è contenuta in un diploma coi quale il re Carlo Magno, in memoria della defunta moglie Ildegarde, dona alcuni possedimenti alla "chiesa di S. Miniato, martire di Cristo, posta in Firenze, dove riposa il suo venerabile corpo". E quanto alle notizie sul nostro martire, ci sono pervenute, come per altri martiri, solo attraverso le "Passioni", narrazioni molto tarde (di S. Miniato ne abbiamo sei, che vanno dal IX al XIV secolo) e con racconti assolutamente fantastici sul processo, sui supplizi e sulla morte. Per queste ragioni, qualche studioso di storia ecclesiastica antica (come F. Lanzoni in Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, Faenza, 1927, I, pp. 573-581) e qualche recente agiografo hanno sollevato dubbi sulla storicità di S. Miniato. Ma tutti gli storici di Firenze, di ieri e di oggi, sono concordi nell'ammettere l'esistenza di un Miniato, di origine orientale, martirizzato a Firenze durante la persecuzione di Decio. E in verità, spogliato di tutte le aggiunte leggendarie, il fatto che S. Miniato testimoniò la fede con il sacrificio della vita, più che nei documenti scarsi e tardi è fermamente scritto nella vetusta tradizione devozione millenaria e non dà luogo a dubbi veramente fondati (su S. Miniato, vedi: P. Lugano, San Miniato a Firenze - Storia e Firenze, 1902; P. Santoni, I martiri di Firenze sotto la persecuzione di Decio e il loro culto, Firenze, 1963, pp. 69-99; M. Lopes Pegna, Le più antiche chiese fiorentine, Firenze, 1972, pp. 20-25; C. Leonardi Miniato: il martire e il suo culto sul Monte di Firenze, in La Basilica di San Miniato al Monte a Firenze a cura di F. Guerrieri, L. Berti, C. Leonardi, Firenze, 1988, pp. 279-284).

La tradizione relativa a S. Miniato è importante per stabilire una cosa a cui si è già accennato, che cioè la fede è arrivata nella nostra ci inizi del III secolo. Avvenuto nel 250 durante la persecuzione di Decio il martirio di S. Miniato ci parla di una presenza cristiana a Firenze, a metà del III secolo, non insignificante quanto al numero e ormai radicata, se provocò l'intervento dei funzionari pagani e la condanna a morte di un rappresentante qualificato della nuova fede; una presenza, è giustificato dire, che risaliva ad alcuni decenni prima.

A conforto di questa datazione c'è anche il documento archeologico costituito dai tre sarcofagi paleocristiani conservati nella nostra città antico si conserva nella chiesa di S. Trinita e dagli archeologi è attibuito alla prima metà del III secolo; un altro si trova nel giardino di Boboli e viene assegnato a circa la metà del III secolo; il terzo si trova in San Lorenzo ed è considerato degli inizi del IV secolo (per i tre sarcofagi, vedi: G. Bovini, Monumenti figurati paleociistiani conservati a Firenze, Città del Vaticano, 1950, pp. 1-7). Al tre insigni documenti paleocristiani non possiamo far dire più di quello che essi realmente significano circa la determinazione del tempo in cui la fede cristiana penetrò nostra città. Non sapendo quando e come i sarcofagi sono giuri a Firenze, non possiamo attribuire un grande peso alla loro testimonianza presa da sola, essendo chiaro che simili monumenti sono suscettibili spostamenti e quindi non possono costituire un dato sicuro sullo stato religioso della città all'epoca a cui i monumenti stessi appartengo. Ma se non una prova, un indizio almeno essi lo contengono, un indizio che si lega coerentemente alla tradizione relativa a S. Miniato.

Dopo quello che abbiamo cercato di illustrare, sulla comunità cristiana di Firenze durante il III secolo non c'è altro da registrare. È però lecito pensare che nel corso di un secolo la comunità sia cresciuta, pur rimanendo sempre una piccola minoranza, limitata all'ambito della città. L'aumentato numero dei cristiani, ma soprattutto le mutate condizioni politiche spiegano perché Firenze, all'inizio del IV secolo, ha il suo primo vescovo o almeno il primo di cui si abbia notizia certa. Di nome Felice, egli viene ricordato come vescovo di Firenze nell'anno 313. La notizia sul protovescovo Felice è contenuta nel De schismate Donatistarum del vescovo africano Optato di Milevi. Nell'ottobre del 313 papa Milziade convocò a Roma un Sinodo di diciannove vescovi, per discutere dello scisma donatista, che stava lacerando la chiesa africana; fra i firmatari delle decisioni del Sinodo c'è "Felix a Florentia Tuscorum" (Optatus Milevitanus, De schismate Donatistarum, I, 23, in G. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova collectio, Firenze, 1759, II, 436). Si notino le date. Il Sinodo romano ebbe luogo otto mesi dopo l'editto di Milano, promulgato nel febbraio del 313, col quale Costantino dava alla Chiesa piena libertà di esercizio della sua missione, a cominciare dall'organizzazione interna. Probabilmente, in questo lasso di tempo, Firenze ebbe il suo primo vescovo.

Dopo questa notizia isolata riguardante il protovescovo Felice, c'è un periodo di silenzio, che va sino alla fine del secolo, nelle testimonianze documentarie relative alla Chiesa fiorentina: ci manca il nome di almeno qualche vescovo, che nel corso del IV secolo dovette esserci, anche se non in successione continuata, e ci mancano notizie sul progresso dell'opera di evangelizzazione.

Alla fine del IV secolo ci sono due fatti che segnano l'inizio di una stagione nuova: nel 394 viene consacrata, da Ambrogio vescovo di Milano, la prima chiesa di Firenze ufficialmente documentata: San Lorenzo, che per un certo tempo sarà anche cattedrale; pochi anni dopo, viene eletto vescovo Zanobi, che rimarrà nella tradizione come l'infaticabile evangelizzatore della diocesi fiorentina. Di ambedue i fatti abbiamo notizia da un documento di incontestabile autenticità, la Vita Ambrosii, scritta verso il 422 da Paolino, diacono della chiesa milanese, che di S. Ambrogio era stato segretario e diligente stenografo nell'ultimo periodo della vita. Del vescovo Zanobi diciamo subito, mentre per tutte le notizie su San Lorenzo si rimanda alla nota di questo stesso volume che illustra questa insigne chiesa, quasi certamente la prima costruita in Firenze, e quindi primo segno visibile della presenza cristiana nell'antica colonia romana.

Al tempo della consacrazione di San Lorenzo, la Chiesa fiorentina era sicuramente vacante, come si deduce da Paolino, il quale non fa parola di alcun vescovo nel descrivere la venuta e il soggiorno di Ambrogio a Firenze, e dal discorso, pervenutoci, tenuto dallo stesso Ambrogio durante la consacrazione della chiesa, nel quale non fa alcuna menzione del presule fiorentino: non si può ammettere che il vescovo di Milano, esercitando un atto dei più solenni della giurisdizione episcopale in altra Chiesa, abbia tralasciato di rammentare il vescovo, se questi ci fosse stato.

Secondo la tradizione, Ambrogio, alla sua partenza da Firenze dopo un soggiorno di circa cinque mesi, avrebbe suggerito alla comunità fiorentina di eleggere nuovo vescovo della città Zanobi, già ascritto al clero, che si distingueva per scienza e virtù; poco tempo dopo egli sarebbe stato acclamato vescovo dai concittadini. Sempre la tradizione parla di un episcopato lungo, trentennale, all'incirca dal 398 al 429.

Dicendo tradizione, si indicano le narrazioni trasmesse per lungo tempo oralmente e poi confluite nelle diverse vite di S. Zanobi: la prima e più importante, scritta nell'XI secolo dal vescovo Lorenzo di Amalfi, poi quella del falso Simpliciano del XIII secolo e le successive (per una raccolta delle vite, vedi La vita di S. Zanobi scriitta da' più antichi quattro diversti autori, Firenze, 1863). Come in tutte le narrazioni medievali, molti elementi di queste vite sono leggendari e per le notizie bisogna fare opera di discernimento. La parte sicuramente attendibile della tradizione ci presenta Zanobi come uomo di preghiera, operatore di miracoli, largo soccorritore dei poveri, ma soprattutto lo accredita come l'evangelizzatore di Firenze, in un tempo in cui la città era ancora in maggioranza pagana e interamente pagano era il territorio fiorentino; al di fuori della città, le memorie della sua opera di evangelizzazione vanno dalla Valdipesa e dalla Valdelsa fino alle zone impervie del Mugello e del Firenzuolino.

Sicuramente S. Zanobi non sconfisse il paganesimo, che sopravvisse ancora per molto tempo, specialmente nelle campagne. Il senso del suo episcopato sta in altro: nell'avere egli, con instancabile azione evangelizzatrice, impiantato la Chiesa nel vasto territorio che poi divenne la diocesi fiorentina. Con lui, dunque, termina la fase antica della storia della nostra Chiesa.

Dopo la morte, il corpo di S. Zanobi fu sepolto in San Lorenzo. Da lì le sue spoglie furono trasferite in Santa Reparata, mentre era vescovo S. Andrea (869-876). La leggenda riferita da Lorenzo di Amalfi narra che nel trasporto del corpo di S. Zanobi da San Lorenzo a Santa Reparata, il feretro avrebbe urtato nel tronco di un albero secco, il quale immediatamente, benché si fosse nel cuore dell'inverno, germogliò fronde e fiori; ma questo preteso miracolo non è che uno dei tanti abbellimenti di cui sono ricche le leggende medievali.

Dopo la costruzione di Santa Maria del Fiore le reliquie di S. Zanobi furono poste in un'urna di bronzo, con scene della vita del Santo in bassorilievo, opera di Lorenzo Ghiberti, sotto l'altare della tribuna centrale, detta perciò di S. Zanobi.

Purtroppo, per mancanza di testimonianze, non possiamo dir nulla sugli sviluppi dell'azione evangelizzatrice di S. Zanobi. A parte un vescovo Maurizio che la tradizione fededegna dice vittima di Totila, re dei Goti, nell'anno 550, e un vescovo anonimo destinatario di una lettera del papa Pelagio I nell'anno 556, dopo S. Zanobi, per due secoli e mezzo, non abbiamo nomi di vescovi, un po' per lacuna documentaria, un po' per temporanea vacanza della sede. Da questo silenzio documentale, la Chiesa fiorentina antica esce nel 680 col nome del vescovo Reparato, in età ormai altomedievale.

Estratto da:
Ufficio Diocesano di Documentazione e di Ricerca, "La Chiesa Fiorentina", Libreria Editrice Fiorentina 1993 (a Cura di Giulio Villani e Vittorio Cirri)

 

 

 

Vescovi e arcivescovi di Firenze

Trattando, nelle pagine precedenti, delle origini della Chiesa fiorentina, abbiamo visto che di una presenza cristiana nella nostra città si può parlare solo a partire dai primi decenni del terzo secolo e che di un vescovo si ha notizia certa solo nel 313, l'anno dell'editto costantiniano, quando troviamo attestato un vescovo di nome Felice. Dopo il protovescovo, nell'arco di cinque secoli abbiamo notizia solo di sette vescovi: un po' per lacuna documentaria, un po' per temporanea vacanza della sede. La serie ininterrotta dei presuli fiorentini incomincia nell'anno 833 col vescovo Agiprando. Nel lungo catalogo troviamo quattro nostri vescovi iscritti come santi nel Martirologio Romano e tre che sono stati eletti papa. Nel 1420 il papa Martino V elevò la sede fiorentina al grado arcivescovile.

 Ecco l’elenco dei vescovi e arcivescovi:

FELICE - È primo vescovo di Firenze conosciuto. Nell'ottobre del 313 partecipò al Sinodo romano convocato da papa Milziade contro i Donatisti.

S. ZANOBI - È ricordato come vescovo di Firenze nella Vita Ambrosii di Paolino, diacono di Milano, ed è iscritto nel Martirologio Romano. Fu vescovo, all'incirca, dal 398 al 429. Insieme a S. Antonino è patrono della diocesi fiorentina.

 All'episcopato di S. Zanobi segue un lungo periodo per il quale non abbiamo nomi di vescovi, ciò è da attribuire in parte a lacuna documentaria, in parte a temporanea vacanza della sede.

 S. MAURIZIO - La tradizione fededegna lo dice vittima di Totila, re dei Goti, nell'anno 550.

VESCOVO ANONIMO, a cui è diretta una lettera di papa Pelagio I nell'anno 556.

 Dopo questo vescovo anonimo, c'è un altro periodo di oltre un secolo per il quale non abbiamo nomi di vescovi; anche in questo caso deve trattarsi in parte di lacuna documentata, in parte di temporanea vacanza della sede.

 REPARATO - Nel 680 partecipò al Concilio del Laterano di papa Agatone contro il Monotelismo.

SPECIOSO - È ricordato in un documento del 715 e in un altro del 723.

TOMMASO - Partecipò al Concilio Romano di papa Zaccaria del 743.

 Dopo il vescovo Tommaso, c'è un terzo periodo di circa novanta anni senza nomi di vescovi, quasi certamente per lacuna documentata; poi la serie non è più interrota.

 AGIPRANDO - Fu presente nell'833 al Concilio indetto a Roma da papa Gregorio IV.

RADINGO - È ricordato in un documento dell'852.

S. ANDREA - È ricordato in documenti dell'869, 873, 876 e 893. È iscritto nel Martirologio Romano.

GRASULFO - Si hanno memorie di lui dall'896 al 930.

RAIMBALDO - Si hanno memorie di lui dal 964 al 987.

S. PODO - Nativo della Lombardia. Fu eletto nel 987 e mori nel 1002. È iscritto nel Martirologio Romano.

GUIDO - Eletto forse nel 1002, è ricordato solo in un documento del 1004.

ILDEBRANDO - Eletto nel 1008, è ricordato per diverse vicende storiche e in diversi documenti fino al 1020.

LAMBERTO - Ricordato per la prima volta in un documento del 1025; nel 1032 rinunziò al vescovado.

ATTO - Eletto nel 1034; è ricordato in un documento del 1037.

GHERARDO - Della Borgogna. Fu vescovo dal 1046 al 1058. Eletto papa, prese il nome di Niccolò II; conservò il governo della diocesi fiorentina fino alla morte, avvenuta nel 1061.

PIETRO MEZZABARBA - Di Pavia. Fu eletto nel 1062. Riconosciuto simoniaco, fu deposto da papa Alessandro Il.

RANIERI - Eletto nel 1071, morì nel 1113.

GOTTIFREDO DEGLI ALBETI - Eletto nel 1114, morì nel 1142.

ATTO - È ricordato come vescovo di Firenze in un documento del 1148; un documento del 1154 lo dichiara defunto.

AMBROGIO - Dell'ordine vallombrosano. t ricordato come vescovo nel 1156. Morì nel 1158.

GIULIO - Eletto nel 1158, partecipe di diverse vicende del suo tempo, morì nel 1181.

BERNARDO - Già priore di S. Lorenzo e proposto del Duomo, fu vescovo dal 1182 al 1188.

PIETRO - t ricordato dal 1188 al 1205.

GIOVANNI - Di Velletri. Già priore di S. Frediano in Lucca (o Pisa), fu eletto nel 1205 e morì il 14 luglio 1230.

ARDINGO FORABOSCHI - Fu eletto nel 1230. Molto ricordato nelle vicende religiose e civili dei suo tempo, morì nel 1249.

FILIPPO FONTANA - Di Ferrara. Dal vescovado della sua città natale, nel 1250 fu trasferito a Firenze, ove rimase solo pochi mesi, perché passò alla sede di Ravenna.

GIOVANNI DE' MANGIADORI - Di S. Miniato al Tedesco. Eletto nel 1251, è ricordato per molti atti di governo. Dopo la sua morte, avvenuta il 1 dicembre 1274, per i dissensi fra i canonici sull'elezione del nuovo vescovo, la sede fiorentina rimase vacante per dodici anni.

IACOPO DA CASTELBUONO - Di Perugia, dell'ordine domenicano. Fece ingresso l'8 luglio 1286 e morì dopo soli quaranta giorni di governo.

ANDREA DE' MOZZI - Fiorentino. Fu eletto nel 1287. Trasferito al vescovado di Vicenza nel settembre 1295, morì pochi mesi dopo.

FRANCESCO MONALDESCHI - Di Bagnoregio. Dal vescovado di Orvieto fu trasferito a Firenze, nel settembre 1295; morì il 1 dicembre 1301. L'8 settembre 1296 presenziò alla posa della prima pietra di S. Maria del Fiore.

LOTTIERI DELLA TOSA - Fiorentino. Dal vescovado di Faenza nel 1301 fu trasferito a Firenze. Morì nel 1309.

ANTONIO D'ORSO - Fiorentino. Dal vescovado di Fiesole fu trasferito a Firenze nel 1309. Morì 1321.

FRANCESCO SILVESTRI - Di Cingoli nelle Marche. Dal vescovado di Rimini fu trasferito a Firenze nel 1323. Morì nel 1341.

ANGELO ACCIAIOLI - Fiorentino, dell'ordine domenicano. Fu prima vescovo dell'Aquila. Trasferito alla sede di Firenze nel 1342, vi rimase fino al 1355; fu quindi nominato vescovo di Montecassino.

FRANCESCO ATTI - Di Todi. Eletto vescovo di Firenze nel 1355, nel 1356 lasciò la sede perché nominato cardinale e penitenziere maggiore.

FILIPPO DELL'ANTELLA - Fiorentino. Da canonico della Cattedrale e priore di S. Piero Scheraggio, divenne vescovo di Ferrara, da dove nel 1356 fu trasferito a Firenze. Morì nel 1361.

PIETRO CORSINI - Fiorentino. Dal vescovado di Volterra nel 1361 fu trasferito a Firenze. Nominato cardinale, nel 1369 lasciò la sede per andare alla corte pontificia.

ANGELO RICASOLI - Fiorentino. Dal vescovado di Aversa nel 1370 fu trasferito alla sede di Firenze, che resse fino al 1382. Passò poi a Faenza e successivamente ad Arezzo, dove morì.

ANGELO ACCIAIOLI - Fiorentino. Già vescovo di Rapolla, il 3 giugno 1383 fu eletto alla sede fiorentina. Rinunziò nel 1385.

BARTOLOMEO ULIARI - Di Padova. Già Ministro Generale dei Minori francescani e poi vescovo di Ancona, nel 1385 fu eletto alla sede fiorentina, che resse fino al 1389, quando da papa Bonifacio IX fu nominato cardinale e destinato ad incarichi diplomatici.

ONOFRIO VISDOMINI - Fiorentino, dell'ordine agostiniano. Dal vescovado di Volterra il 1 marzo 1389 fu eletto alla sede fiorentina, che resse fino al 1400. Fu quindi trasferito a Comacchio, ove morì.

ALAMANNO ADIMARI - Fiorentino. Fu vescovo per un solo anno, dal 1400 al 1401, e poi fu trasferito al vescovado di Taranto.

IACOPO PALADINI - Di Teramo. Dal vescovado di Taranto nel 1401 fu trasferito alla sede di Firenze, che resse fino al 1410; poi passò a Spoleto.

FRANCESCO ZABARELLA - Di Padova. Fu vescovo per un solo anno, fra il 1410 e il 1411. Fatto cardinale, rinunziò alla sede fiorentina.

AMERIGO CORSINI - Fiorentino. Eletto nel 1411, morì nel 1434. Fu il primo presule fiorentino ad avere il titolo di arcivescovo. Nel 1420 papa Martino V elevò la sede fiorentina al grado arcivescovile, dandole come suffraganee le diocesi di Pistoia e di Fiesole; a queste due si aggiunsero S. Sepolcro nel 1510, Colle Val d'Elsa nel 1592 e S. Miniato al Tedesco nel 1622.

GIOVANNI VITELLESCHI - Di Cometo in Maremma. Già patriarca di Alessandria, il 15 ottobre 1435 fu eletto alla sede di Firenze. Creato cardinale, nel 1437 rinunziò al vescovado fiorentino e assunse incarichi nella Curia romana.

LUDOVICO SCARAMPI - Di Padova. Dal vescovado di Trani nel 1437 fu trasferito a Firenze. Creato cardinale, nel 1439 passò ad Albano.

BARTOLOMEO ZABARELLA - Di Padova. Dall'arcivescovado di Spoleto nel 1440 fu trasferito a Firenze. Morì nel 1445.

S. ANTONINO PIEROZZI - Fiorentino, dell'ordine domenicano. Prese possesso della diocesi il 13 marzo 1445 e morì il 2 maggio 1459. Fu canonizzato nel 1523. È patrono della diocesi insieme a S. Zanobi.

ORLANDO BONARLI - Fiorentino. Prese possesso della diocesi il 15 luglio 1459 e morì il 10 febbraio 1461.

GIOVANNI NERONI - Fiorentino. Già vescovo di Volterra, fu trasferito a Firenze nel 1461. Morì nel 1473.

PIETRO RIARIO - Di Savona. Dal vescovado di Treviso nel 1473 fu trasferito a Firenze. Morì a Roma il 3 gennaio 1474.

RINALDO ORSINI - Di Roma. Fatto vescovo di Firenze nel 1474, rimase nell'ufficio fino al 1508, quando rinunziò.

COSIMO PAZZI - Fiorentino. Dal vescovado di Arezzo nel 1508 fu trasferito a Firenze. Morì l'8 aprile 1513.

GIULIO DE' MEDICI - Fiorentino. Nominato dal cugino Leone X arcivescovo di Firenze, fece ingresso il 14 agosto 1513. Il 19 novembre 1523 fu eletto papa e prese il nome di Clemente VII. Mori H 26 settembre 1534.

NICCOLÒ RIDOLFI - Fiorentino. Eletto all'arcivescovado di Firenze nel 1524, nel 1532 rinunziò con riserva.

ANDREA BUONDELMONTI - Fiorentino. Da canonico del Duomo, fu nominato arcivescovo il 15 novembre 1532. Morì il 27 novembre 1542.

NICCOLO RIDOLFI - Nel 1543 ebbe per la seconda volta la sede fiorentina, cui rinunziò definitivamente nel 1548.

ANTONIO ALTOVITI - Fiorentino. Preconizzato arcivescovo da Paolo III nel 1548, per l'opposizione di Cosimo I potè fare ingresso solo nel 1567. Morì nel 1573.

ALESSANDRO DE' MEDICI - Fiorentino. Nel 1573 fu nominato vescovo di Pistoia e l'anno seguente fu trasferito a Firenze. Il 1 aprile 1605 fu eletto papa e prese il nome di Leone XI; regnò solo ventisei giorni.

ALESSANDRO MARZI MEDICI - Fiorentino. Da canonico della Cattedrale, nel 1595 fu eletto vescovo di Fiesole. Trasferito a Firenze nel 1605, mori il 13 agosto 1630.

COSIMO BARDI - Fiorentino. Dal vescovado di Carpentras nel 1630 fu trasferito a Firenze. Mori dopo pochi mesi di governo il 18 aprile 1631.

PIETRO NICCOLINI - Fiorentino. Già vicario generale dell'arcivescovado Bardi, ne divenne alla morte il successore. Morì il 1 dicembre 165l.

FRANCESCO NERLI senior - Fiorentino. Dalla sede di Pistoia nel 1652 fu trasferito a Firenze e nel 1669 fu creato cardinale. Morì il 6 novembre 1670.

FRANCESCO NERLI iunior - Fiorentino. Dell'arcivescovado di Adrianopoli nel 1671 fu trasferito a Firenze come successore dello zio. Nel 1673 fu creato cardinale. Nel 1682 rinunziò alla sede e si ritirò a Roma, ove mori nel 1705.

IACOPO ANTONIO MORIGIA - Di Milano, barnabita. Dal vescovado di S. Miniato al Tedesco nel 1683 fu trasferito a Firenze. Creato cardinale nel 1698, nel 1700 rinunziò alla sede.

LEONE STROZZI - Fiorentino, dell'ordine vallombrosano. Dal vescovado di Pistoia fu trasferito a Firenze e prese possesso il 7 luglio 1700. Morì il 4 ottobre 1703.

TOMMASO DELLA GHERARDESCA - Fiorentino. Dal vescovado di Fiesole fu trasferito a Firenze e prese possesso il 12 novembre 1703. Morì il 21 settembre 1721.

GIUSEPPE MARIA MARTELLI - Fiorentino. Da priore mitrato di S. Lorenzo fu eletto arcivescovo e prese possesso della diocesi il 20 maggio 1722. Rinunziò alla sede il 23 maggio 1741.

FRANCESCO GAETANO INCONTRI - Di Volterra. Dal vescovado di Pescia nel 1741 fu trasferito a Firenze. Morì il 25 marzo 1781.

ANTONIO MARTINI - Di Prato. Fu eletto il 7 luglio 1781, morì il 31 dicembre 1809.

Dopo la morte di mons. Martini, Napoleone Bonaparte nominò arbitrariamente arcivescovo di Firenze mons. Antonio Eustachio Osmond, vescovo di Nancy, il quale venne a Firenze e cercò di esercitare le funzioni di Ordinario, ma il papa Pio VII non riconobbe la nomina e la sede rimase canonicamente vacante per sei anni.

PIER FRANCESCO MORALI - Di S. Miniato al Tedesco. Fu nominato il 15 marzo 1815 e mori il 29 settembre 1826.

FERDINANDO MINUCCI - Di Volterra, ma ascritto al clero fiorentino. Fu eletto il 28 gennaio 1828, morì il 2 luglio 1856.

GIOVACCHINO LIMBERTI - Di Prato. Fu consacrato vescovo da Pio IX in S. Maria del Fiore il 23 agosto 1857. Morì il 27 ottobre 1874.

EUGENIO CECCONI - Fiorentino. Canonico della Cattedrale, fu preconizzato arcivescovo nel dicembre 1874 e consacrato il 23 gennaio 1875. Mori il 15 giugno 1888.

AGOSTINO BAUSA - Fiorentino, dell'ordine domenicano. Già Maestro del Sacro Palazzo, fu creato cardinale diacono il 23 maggio 1887. Nominato arcivescovo di Firenze e consacrato di sua mano da Leone XIII, fece ingresso il 25 marzo 1889. Morì il 15 aprile 1899.

ALFONSO MARIA MISTRANGELO - Di Savona, scolopio. Dal vescovado di Pontremoli il 9 giugno 1899 fu trasferito a Firenze. Il 6 dicembre 1915 fu creato cardinale. Morì il 7 novembre 1930.

ELIA DALLA COSTA - Di Vicenza. Dal vescovado di Padova il 17 novembre 1931 fu trasferito a Firenze e fece ingresso il 21 febbraio 1932. Nel 1933 fu creato cardinale. Mori il 22 dicembre 1961. È in corso il processo canonico per la sua beatificazione.

ERMENEGILDO FLORIT - Di Udine. Fu eletto arcivescovo titolare di Gerapoli di Siria e deputato coadiutore dell'arcivescovo Dalla Costa il 12 luglio 1954. Il 19 marzo 1962 fu nominato arcivescovo di Firenze. Nel 1965 fu creato cardinale. Rinunziò alla sede nel 1977. Morì a Firenze l'8 dicembre 1985.

GIOVANNI BENELLI - Di Prato. Eletto arcivescovo titolare di Tusuro l'11 giugno 1966, nel 1967 fu nominato Sostituto della Segreteria di Stato. Il 1 giugno 1977 fu elevato alla sede arcivescovile fiorentina e il 27 dello stesso mese fu creato cardinale. Morì il 26 ottobre 1982.

SILVANO PIOVANELLI - Fiorentino. Eletto alla chiesa titolare di Tubune di Mauritania e deputato ausiliare dell'arcivescovo Benelli il 28 maggio 1982, è stato consacrato il 24 giugno dello stesso anno. È stato arcivescovo di Firenze dal 18 marzo 1983 fino al marzo 20001; nel 1985 è stato nominato cardinale.

ENNIO ANTONELLI - Di Todi. Eletto a Gubbio il 25 maggio 1982, consacrato il 29 agosto 1982, trasferito a Perugia - Città della Pieve il 6 ottobre 1988, rinunzia il 26 maggio 1995. Nominato Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana il 25 maggio 1995, promosso alla Sede Metropolitana Fiorentina il 21 marzo 2001.

 

Estratto da:
Ufficio Diocesano di Documentazione e di Ricerca, "La Chiesa Fiorentina", Libreria Editrice Fiorentina 1993 (a Cura di Giulio Villani e Vittorio Cirri)