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“NENNOLINA” (ANTONIETTA MEO) Caro Gesù Risorto, io ti amo molto». «Caro Gesù tanti saluti carezze e baci dalla Tua
cara Antonietta». aveva
sei anni quando scriveva le sue letterine piene di affetto e di tenerezza a
Gesù, a Maria, alla Santissima Trinità. |
Nata
a Roma il |
«Vi saranno santi
fra i bambini!» esclamò san Pio X quando aprì loro i tabernacoli eucaristici,
anticipando l'età per ricevere il sacramento della comunione. Ma forse non
immaginava che questo si sarebbe avverato così presto. "NENNOLINA"
«Caro Gesù eucaristia, sono tanto, proprio tanto contenta che tu
sei venuto nel mio cuore. Non partire più dal mio cuore, resta sempre, sempre
con me. Gesù, io ti amo tanto io mi
voglio abbandonare nelle tue braccia e fa di
me quello che tu vuoi. [...] O Gesù amoroso, dammi anime, dammene
tante!». Chi scrive e una bambina Una bambina di appena sei anni. La grafia e
gli errori sono quelli di chi ha da
poco imparato a usare la penna. Si chiama Antonietta Meo, per i suoi: Nennolina. Quando scrive questa letterina
indirizzata al suo «caro Gesù» ha da poco ricevuto la prima comunione e la
malattia che da tempo la divora le è già costata l'amputazione di una gamba.
Morirà a Roma tre mesi più tardi stroncata da un cancro alle ossa. È il Una fondazione intitolata ad Antonietta Meo è stata istituita
nella parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme. Proprio qui, nella Basilica
che custodisce le reliquie della Passione di Gesù, sono state traslate nel
luglio 1999 anche le sue spoglie mortali. Se il processo si svolgerà speditamente,
questa bambina romana sarà presto la più giovane santa, non martire, elevata
agli onori degli altari, la più giovane nella storia della cristianità. Le letterine
al «caro Gesù»
Antonietta nasce il «Iniziò per gioco» così sua madre testimonia al processo «quando
suggerii ad Antonietta di scrivere una letterina alla madre superiora delle
suore sue educatrici per domandarle il permesso di fare la prima comunione
nella loro cappella la notte di Natale. Così, poi, spesso la sera, dopo aver
detto la preghiera all'angelo custode, Antonietta prese l'abitudine di dettarmi delle
"poesie" (così le chiamava lei) prima per me, poi per il papa e
Margherita, poi a Gesù e alla Madonnina. Prendevo il primo pezzo di carta che
mi capitava sotto mano e non facevo che scrivere sotto dettatura, sorridendo,
indulgente a quello che mi dettava con tanta semplicità e sicurezza». La prima letterina è datata «Vedevo che la bambina sapeva esprimersi molto più di quello che
mi aspettavo. Ma credo inutile dire» precisa la madre «che in casa non si
dava la minima importanza a queste letterine che andavano messe via senza
riguardo e delle quali molte sono andate perse». Questa noncuranza della
madre è confermata dalla sorella di Antonietta. «Mia madre» ricorda «era una
donna riservata, prudente, concreta,una donna coi piedi per terra insomma,
non era certo una sentimentale o una credulona. A certi facili
entusiasmi tagliava corto: "Guardi, io ai santi non credo se non quando
la Chiesa li ha canonizzati". Tendeva sempre a minimizzare gli elogi che si facevano di
Antonietta e non le piaceva quando si parlava di lei idealizzandola. Ricordo
che, poco dopo la morte di mia
sorella, un sacerdote tenne alla radio una conferenza sul senso della
sofferenza e parlò anche di Antonietta. La mamma non ne fu affatto contenta,
anzi. Commentò che si trattava di travisamenti, di esagerazioni. Dissero che
Antonietta declamava il suo amore a Gesù con larghi gesti... "Ma cosa!
No, mai!" ribatté la mamma. Dissero che Gesù fu la prima parola
pronunciata da Antonietta. E lei:
"No. Mamma, ha detto mamma! Come tutti i bambini!"». «Conservami
sempre la tua grazia»
Appena Nennolina impara a usare la penna, frequentando la prima
elementare, vuole però mettere a sé la firma: «Antonietta e Gesù». «Mio caro
Gesù, oggi ho imparato a fare la "O", così presto ti scriverò da
me». Antonietta si rivolge a Gesù e a Maria con tenerezza confidenziale. Le
sue letterine terminano sempre con abbracci, carezze, baci rivolti ai suoi
destinatari celesti. Di questa tenera confidenza sono testimoni anche le
suore, quando non poche volte hanno visto la bambina, prima di uscire dalla
chiesa, avvicinarsi al tabernacolo ed esclamare: «Gesù, vieni a giocare con
me!». Lo scriverà anche nelle letterine desiderando di averlo sempre vicino:
«Caro Gesù, domani vieni a scuola con me». Nei mesi che la separano dalla notte di Natale le sue letterine
esprimono tutto il suo amore per Gesù e l'ardente desiderio di riceverlo nel
suo cuore. Sono un continuo scandire lo stesso pensiero fino a contare i
giorni, le ore, i minuti. La forma delle letterine è ripetitiva e i pensieri
procedono staccati, come avviene nel modo di esprimersi proprio dei bambini,
ma sotto la forma infantile il pensiero non è banale, mai puerile. Alla
vigilia della prima comunione, così detta alla madre: «Caro Gesù, domani,
quando sarai nel mio cuore, fai conto che la mia anima fosse una mela. E,
come nella mela ci stanno i semi,
dentro all'anima mia fai che ci sia un armadietto. E, come sotto la
buccia nera dei semi, ci sta dentro il seme bianco, così fa' che dentro
l'armadietto ci sia la tua grazia, che sarebbe come il seme bianco». A questo
punto la mamma l'interrompe: «"Ma, Antonietta, cosa dici! Cosa significa
questo dentro, che sta dentro? Cosa vuoi dire?". Tentai invano di
dissuaderla. Infine Antonietta mi spiegò: "Senti, mamma: fai conto che
l'anima mia sia una mela. Dentro alla mela ci sono quei cosini neri che sono
i semi. Poi dentro alla buccia dei semi c'è quella cosa bianca? Ebbene fai
come che quella sia la grazia"». «Trovai» continua la madre «che il
paragone, che io non conoscevo, era profondo, ma non volli darmi per vinta e
perciò ripresi: "Ma queste cose chi ce le ha dette? La maestra a scuola
ha preso la mela per farvi capire...". "No, mamma" rispose
candidamente "non me l'ha detto la maestra, l'ho pensato io". Poi
completò il suo pensiero: "Gesù, fa' che questa grazia la lascerai
sempre, sempre con me"». Quella notte di Natale, nonostante l'apparecchio ortopedico le
provocasse dolore, i presenti la videro alla fine della messa rimanere per
più di un'ora in ginocchio, ferma, le manine giunte. «Senza la
tua grazia nulla posso fare»
A Gesù Antonietta scriverà 105 letterine, altre ne indirizzerà a
Maria, a Dio Padre, allo Spirito Santo, una a santa Agnese e una a santa
Teresa del Bambin Gesù. A Gesù chiederà sempre l'aiuto della sua grazia:
«Oggi ho fatto un po' di capricci, ma tu, Gesù buono, prendi in braccio la
tua bambina...»; «ma tu aiutami, che senza il tuo aiuto non posso fare
niente»; «tu aiutami con la tua grazia, aiutami tu, che senza la tua grazia
nulla posso fare»; «ti prego, Gesù buono, conservami sempre la grazia
dell'anima». A Lui e alla Sua mamma non cesserà di chiedere grazie, per
quelli che le sono vicini, per quanti si raccomandano alle sue preghiere e
per i peccatori: «Ti prego per quell'uomo che ha fatto tanto male»; «ti prego
per quel peccatore che tu sai, che è tanto vecchio e che sta all'ospedale di
San Giovanni». «Ecco l'opera mirabile di Dio!» scrive a commento delle
letterine padre Pierotti, che per primo ne curò l'edizione: «La grazia di Dio
sceglie le anime come vuole [...]. Solo così si spiegano le frasi, i giochi,
gli atteggiamenti, la vita tutta di Nennolina». «Davvero il Signore ludit in orbe
terrarum» esclamò il futuro Paolo VI, allora segretario di Stato, nel
leggere la biografia e le letterine di Antonietta Meo, «e, operando nelle
anime per le vie più misteriose, conceda a molti di penetrare, attraverso la
lettura della vita di questa bambina non ancora settenne, il mistero di
quella sapienza, che si nasconde ai superbi e si rivela ai piccoli». A maggio Antonietta riceve la cresima.
Sono ormai gli ultimi giorni della sua vita. Così racconta la madre: «Dopo la
cresima Antonietta cominciò progressivamente a peggiorare. L'affanno e la
tosse non le lasciavano tregua. Non riusciva più neanche a tenersi seduta e
fu costretta a letto. Si vedeva che soffriva, ma a tutti, compresa me, diceva
sempre: "Sto bene!". Magari a stento, ma volle sempre recitare le sue
solite preghierine del mattino e della sera. Chiese poi che il sacerdote le
penasse la comunione tutti i giorni, e le ore che seguivano la comunione
erano sempre più calme. [...] Appena poteva mi chiedeva anche di scrivere le
sue letterine». L'ultima è datata 2 giugno. Sarà questa lettera a finire
nelle mani di Pio XI. Così ricorda la
madre: «Mi sedetti accanto al suo letto e scrissi quello che Antonietta a
fatica mi dettava: "Caro Gesù crocifisso, io ti voglio tanto bene e ti
amo tanto! Io voglio stare con tè sul Calvario. Caro Gesù, di' a Dio Padre
che amo tanto anche lui. Caro Gesù, dammi tu la forza necessaria per
sopportare questi dolori che ti offro per i peccatori"». «A questo
punto» dice la mamma «Antonietta fu presa da un violento attacco di tosse e
di vomito, ma appena cessato volle ugualmente continuare a dettare:
"Caro Gesù, di' allo Spirito Santo che m'illumini d'amore e mi riempia
dei suoi sette doni. Caro Gesù, di' alla Madonnina che l'amo tanto e voglio
starle vicina. Caro Gesù, ti voglio ripetere che ti amo tanto tanto. Mio buon
Gesù, ti raccomando il mio padre spirituale e fagli le grazie necessarie.
Caro Gesù, ti raccomando i miei genitori e Margherita. La tua bambina ti
manda tanti baci...". Mi sentii all'improvviso prendere da un moto di
ribellione nel vedere quanto soffriva e con uno scatto di rabbia accartocciai
quel foglio e lo gettai in un cassetto. Qualche giorno dopo» racconta «venne
a visitare Antonietta il professor Milani, archiatra pontificio, chiamato dal
dottor Vecchi per un consulto. Disse che la bambina era molto grave e che
doveva essere riportata in clinica per essere nuovamente operata. Il professore restò a parlare con la bambina e
si stupì per i dolori che Antonietta sopportava senza lamentarsi. Mio marito
gli parlò delle letterine che scriveva. Chiese di vedere l'ultima e io non
ebbi il coraggio di rifiutare. Ripresi
la letterina da dove l'avevo messa quel giorno e gliela mostrai. Dopo averla
letta, disse che voleva dire al Santo Padre di Antonietta e chiese il permesso
di portare con sé la lettera. Risposi esitante: "Ma... non so...
se...". "Ma, signora" disse "si tratta del Papa!". Il giorno seguente un'automobile del Vaticano si fermò davanti alla nostra abitazione. Un
delegato inviato personalmente dal santo padre Pio XI era venuto a portare
alla bambina la benedizione apostolica. Ci disse che Sua Santità era rimasto
molto commosso nel leggere la letterina. Ci lasciò anche un biglietto del
professor Milani in cui chiedeva ad Antonietta di ricordarlo al Signore e di
implorare per lui quei doni che lei aveva chiesto per sé». Il 12 giugno Antonietta si aggrava. Respira affannosamente. Le
viene estratto il liquido dai polmoni. Il 23 le vengono resecate tre costole
in anestesia locale, date le sue precarie condizioni generali. Racconta la
mamma: «Non posso dire lo strazio di quel
corpicino martoriato. Quel giorno trattenendo a forza le lacrime le
dissi: "Vedrai, piccola mia... appena
ti sarai rimessa andremo in vacanza, andremo al mare... ti piace tanto
il mare... potrai fare anche i bagni, sai?...". Mi guardò... con
tenerezza mi disse: "Mamma, stai allegra, sii contenta... Io uscirò da
qui tra dieci giorni meno qualche
cosa"». La madre non poteva
sapere che in quel momento Antonietta le aveva detto esattamente il giorno e
l'ora m cui sarebbe morta. Nei giorni che seguirono, con fortezza disarmante continua a
sorridere anche alle infermiere che vengono a medicarle la ferita, nonostante
che le metastasi avessero ormai invaso e devastato tutto il suo piccolo
corpo, nonostante che la massa tumorale le comprimesse il petto al punto da
averle provocato lo spostamento del
cuore. Tutti, al processo, testimonieranno lo sconcerto di fronte alla sua
straordinaria serenità. La madre arriverà persino a dubitare che la bambina
soffrisse: «Andai dal dottore, gli dissi: "Dottore, io non credo... mi
dica la verità, mi dica veramente... Antonietta soffre molto?". "Ma
signora, cosa chiede! Cosa dice! Stia zitta! I dolori sono
atroci". Ritornai al suo lettino... la voce non mi reggeva, per la prima
volta le dissi: "Antonietta, benedici la tua mamma... Antonietta,
benedici mamma". Facendo uno sforzo lei mi segnò sulla fronte una
crocetta con la mano». «...sorride
scivolando nel sonno»
II padre così testimonia al processo: «Un giorno, aggravatasi
maggiormente, decisi che alla mia piccina. fosse amministrata
l'estrema unzione. Domandai ad Antonietta: "Sai cos'è l'olio
santo?". "Il sacramento che si da ai moribondi" rispose. Non
volevo però turbarla; perciò soggiunsi: "Talvolta apporta anche la
salute del corpo...". Antonietta si rifiutò. "E troppo presto"
disse, e io non insistetti. Ma quando
più tardi il sacerdote le disse che l'olio santo aumenta la grazia, Antonietta che ascoltava
attentamente rispose: "Sì, lo voglio". Rispose con tranquillità a
tutte le preghiere, recitò l'atto di dolore, poi dette le sue manine aperte
perché il sacerdote le ungesse... Baciò con tenerezza il crocifisso della sua
prima comunione. Tutto si svolse in semplicità e pace». «Ho visto martiri in fiamme come torce prepararsi così le palme
sempre verdi» scriveva Charles Péguy nel Mistero dei santi innocenti.
«Ho visto stillare lacrime sotto gli uncini di ferro / Gocce di sangue
splendenti come diamanti. / Ho visto stillare la crime d'amore / Che
dureranno più a lungo delle stelle del
cielo. / E ho visto sguardi di preghiera, di tenerezza, / Estatici di carità.
/[...] Ho visto i santi più grandi, dice Dio. Ebbene, io vi dico / Non ho
visto mai nulla di più bello al mondo / Ora io vi dico dice Dio, / Non c'è
nulla di cosi bello in tutto il mondo / Di questo bimbo che s'addormenta nel
dire la preghiera / E che sorride scivolando nel sonno. / Nulla è più bello /
Di quest'esserino che si addormenta fiducioso...». La mattina del L'indomani la piccola bara bianca fu trasportata in mezzo ad una
folla commossa nella Basilica di Santa
Croce in Gerusalemme. In quella stessa Basilica delle reliquie della Passione
di Gesù, appena sei anni prima
Nennolina era stata battezzata. Era il Da TotusTuus |
NENNOLINA "Una vostra
amica, un modello a cui ispirarvi" Il Papa ai ragazzi
e ragazze dell’A.C.R.
La sua esistenza, così
semplice e al tempo stesso così importante, dimostra che la santità è per
tutte le età: per i bambini e per i giovani, per gli adulti e per gli
anziani. Ogni stagione della nostra esistenza può essere buona per decidersi
ad amare sul serio Gesù e per seguirlo fedelmente. In pochi anni, Nennolina
ha raggiunto la vetta della perfezione cristiana che tutti siamo chiamati a
scalare, ha percorso velocemente la "superstrada" che conduce a
Gesù. Anzi, come avete ricordato voi stessi, è Gesù la vera
"strada" che ci porta al Padre e alla sua e nostra casa definitiva
che è il Paradiso. Voi sapete che Antonia ora vive
in Dio, e dal Cielo vi sta vicino: sentitela presente con voi, nei vostri
gruppi. Imparate a conoscerla e a seguire i suoi esempi. Penso che anche lei
sarà contenta di questo: di essere ancora "coinvolta"
nell'Azione Cattolica! Questo che dico a voi vale
ugualmente per noi adulti. Auguro dunque a tutta l'Azione Cattolica Italiana
di camminare unita e spedita sulla strada di Cristo, per testimoniare,
nella Chiesa e nella società, che questa via è bella;
è vero che richiede impegno, ma conduce alla vera gioia. Affidiamo quest'augurio, che è
anche preghiera, alla materna intercessione di Maria, madre della speranza,
Stella della speranza". BENEDETTO XVI ( dell'Azione Cattolica di Roma) A sei anni scriveva
a Gesù Una "beniamina" che
oggi sarebbe una convinta "acierrina": Antonietta Meo, detta
familiarmente Nennolina, ad appena quattro anni viene iscritta alla sezione
"Piccolissime" di Azione Cattolica, fiera di indossare il distintivo
e di ammirare la sua tessera. Era il 1934: due anni dopo, a soli sei anni, è
ammessa a ricevere la Prima Comunione ed è annoverata tra le
"Beniamine" di Ac. La piccola si spegnerà pochi mesi dopo, il Il Anche i suoi scritti (le
cosiddette letterine, 105 delle quali indirizzate a Gesù)
arrivano al cuore con immediatezza e tenerezza, raggiungendo a tratti le
vette della mistica. Nella sua brevissima esistenza, infatti, segnata dal
dolore della malattia e dell'amputazione della gamba sinistra devastata dal
tumore, Nennolina ha sperimentato la prossimità di Dio offrendo le sue sofferenze
per il Papa, i missionari e i bambini poveri. Durante le medicazioni, dice:
«Oggi vado a fare la missionaria in Africa» con una consapevolezza disarmante
che le farà scrivere: «Gesù, io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e
fa' di me quello che tu vuoi». (Av. Le
sue 162 lettere sono pubblicate in due libri : Carissimo
Dio Padre, Editrice Vaticana Le
lettere di Nennolina, San Paolo editore. |