NON GIUDICARE |
|
Il nostro punto di
riferimento, come sempre, è il Vangelo, il nostro codice di vita cristiana.
Nel Discorso della Montagna Gesù sancisce a chiare lettere "Non
giudicate e non sarete giudicati", poi aggiunge che la misura che usiamo
nei confronti degli altri sarà usata dal Signore nei nostri confronti; infine
raccomanda di essere misericordiosi, se vogliamo avere anche noi
misericordia. Evidentemente le
parole di Gesù riportate dal Vangelo hanno un significato molto importante:
il giudicare equivale a non condannare. Quindi non è
l’esercizio di un giudizio, ma dover decidere se una cosa è buona o non è
buona. Indirettamente il Signore ci fa capire che per esprimere un parere
dobbiamo sempre riferirci a lui, perché è bene ciò che è bene secondo il suo
insegnamento, è male ciò che è contrario a ciò che ha predicato con la sua
vita terrena. E questo perché ogni
giudizio è dato al Figlio di Dio. Non solo, Gesù ha il diritto che gli viene
dal Padre, perciò nessuno può arrogarsi questo diritto. Ma non solo, esiste
anche un motivo di equità, di coerenza per non giudicare. Ed è sempre Gesù
che ci rammenta di evitare ogni forma di giudizio nel senso di condannare,
ricordando la famosa frase "Se vedi la pagliuzza
nell’occhio del tuo fratello non devi condannare e dire permettimi di
toglierti la pagliuzza, quando invece abbiamo una trave nell’occhio";
ipocriti che siamo! Leviamo prima di tutto la trave che oscura i nostri
occhi, solo allora saremo in grado di dire ai nostri fratelli di togliersi la
pagliuzza. Infine, secondo la
nostra natura di essere cristiani necessitiamo, nel caso estremo di un
parere, di misericordia. L’ho ricordato all’inizio di coltivare la
misericordia di nostro Signore, cioè non condanniamo la persona, condanniamo
piuttosto il male in quanto tale. Gesù ha detto "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di
Dio", quindi noi non siamo preposti al giudizio,
ma contro il male dobbiamo essere molto radicali, molto decisi, mai verso la
persona, verso di essa dobbiamo usare la misericordia divina che non vuol
dire coprire, ficcare la testa nella sabbia per non vedere il male che c’è ed
esiste, anche perché se questo male esiste noi lo vediamo, ma non possiamo
giudicare la persona dal momento che non conosciamo bene le circostanze, le
situazioni, lo stato d’animo, l’educazione ricevuta, il contesto nel quale
questa persona si trova, in cui è stata cresciuta. Ecco, noi dobbiamo avere
misericordia perché non vediamo nulla, ma Dio vede tutto. Perciò anche nel
parlare, nel riferire c’è qualcosa di questo condannare, di questo giudicare,
di favorire un certo pettegolezzo, esprimersi senza riflettere, senza
attenzione che in fin dei conti si tratta di un atto di carità, di giustizia,
di rispetto verso Gesù; perché lui è acqua viva, amore, verità, luce del
mondo e conosce nell’intimo ogni persona. San Paolo ha detto:"ora ha perciò poco valore che io sia giudicato da voi o da
un tribunale umano sulla mia fedeltà a Cristo, anzi non mi giudico da me
stesso perché non sono in grado di conoscere me stesso e quindi di sapere se
io sono fedele sì o no a Gesù Cristo"; come possiamo
osservare in questa espressione l’apostolo ci fa comprendere che nessuno ha
il diritto di giudicare, né tantomeno noi stessi. Dobbiamo rimettere
sul nostro operato il giudizio a Dio, al Signore. Tuttavia questo non vuol
dire che non dobbiamo esaminarci, l’esame di coscienza per un cristiano è
cosa doverosa e non soltanto quando ci apprestiamo al sacramento della
riconciliazione, lo dobbiamo fare ogni sera, prima di coricarci e saper
chiedere perdono al Signore nostro Gesù. Naturalmente dobbiamo
essere rigidi in questo esame perché per natura abbiamo la tendenza a
giustificare e a trovare ogni sorta di attenuante. Infatti San Paolo ha
detto:"Io non voglio giudicarmi, aspetto che mi giudichi il
Signore", poiché voleva evitare che la sua coscienza non gli
rimproverasse nulla. E’ a questo motivo
che si deve essere tanto misericordiosi e umili da risolvere le questioni tra
fratelli, dentro e fuori la comunità. Questo ci porta ad essere veramente in
comunione, membri di una grande famiglia, del popolo di Dio. Comunque sia non si
dovrebbe arrivare a questo, ma nel caso si può chiedere ad una parte e
all’altra..ecco che il concetto di misericordia viene richiamato..sì, io cedo anche se ho ragione, anche se
ho dei motivi sufficienti per far valere la mia ragione, ma cedo per
mantenere la pace col fratello. San Paolo afferma che
si deve arrivare ad avere questa capacità di perdonare (vedi la meditazione),
di lasciar perdere, di lasciar correre, di non badare a tutto anche se si
riceve qualche piccolo danno, è comunque molto meglio perdere qualcosa di
materiale piuttosto che perdere la pace e la tranquillità, la famigliarità,
la concordia, l’amicizia, il buon sangue. Amen,alleluia,amen |