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A Betlemme per farsi registrare
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Giunse per Lei il tempo del parto
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In quella stessa contrada
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Maria poi conservava tutte queste cose
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Un uomo chiamato Simeone
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Egli lo prese tra le sue braccia
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A te stessa una spada attraverserà l'anima
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Dov'è il neonato re dei Giudei?
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Oro, incenso e mirra
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Alzati e fuggi in Egitto!
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Erode
A Dio, ogni passo d'uomo va bene, purché l'uomo cammini e non segni il
passo. La libertà degli uomini anche se contro la volontà esplicita della
Legge di Dio e del suo divino amore, non può impedire alla libertà di Dio
d'incorporarla nei suoi voleri, senza togliere nulla alle decisioni
dell'autorità umana o alla libertà di coscienza, "perché
nulla è impossibile a Dio" (cfr.Lc.1,37).
Sulla strada di Damasco Paolo attua liberamente il piano di
persecuzione contro i cristiani, ma sulla stessa strada, qualcuno sa fermarlo
per presentargli una proposta diversa, quella di passare da persecutore a
perseguitato e da osservante ebreo ad apostolo del Signore.
Prima di Paolo, lo Spirito Santo conduce Maria e Giuseppe sulla strada
di Betlemme per obbedire all'imperatore di Roma; ma, su quella strada, nei
pressi della città, accade qualcosa che muterà il corso della storia e delle
coscienze. Nei tempi della città terrena ci sono i tempi della città di Dio;
nel regno umano è presente il regno dei cieli. "Il
mio regno non è di questo mondo" (Gv.18,36).
La terra è patria dell'uomo e "tenda del
Figlio di Dio". "Il Verbo si è fatto carne e s'attendò fra
noi" (Gv.1,14). Sul registro non è stato scritto il nome di Gesù,
per cui l'impero ignora la presenza. Ma Cristo per mano di Maria e di
Giuseppe, come oggi, per mezzo mio, tuo e di tutti i cristiani autentici, è
presente ovunque.
Anche oggi non risulta registrato all'anagrafe, nè il suo nome è
memorizzato nei computers dei vari comuni, ma Egli, il Dio presente e
nascosto, è vivo, è il vivente e il veniente tra gli uomini, il suo nome "è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di
Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; ed ogni
lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore" (Fil.2,9-11).
Il mistero uomo e il mistero Dio, fatto uomo, convivono nell'anima di
Maria e di Giuseppe. Sono ora nell'anima di ogni cristiano, d'ogni
ricercatore della verità ultima, del senso del vivere personale e della
storia umana in cui ogni persona attua il percorso esistenziale.
Dio, mistero d'amore, si rivela prima al cuore e poi alla mente. Egli
bussa al cuore di Maria per svelarle la verità a cui Ella è invitata a dare
liberamente il consenso. Altrettanto il sogno rivelatore in cui Giuseppe ottiene
la spiegazione dei fatti oscuri che lo riguardano, parla, prima di tutto, al
cuore della fede, sensibile, disponibile e obbediente alla volontà di Dio.
In entrambi i casi c'é un abbandono "totale" ai voleri
dell'Altissimo per cui essi non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. In
loro è chiara l'opera di Dio; il suo amore per loro e per tutti gli uomini, è
il nutrimento quotidiano di amore.
Maria, infatti, nel canto dell'amore di Dio, afferma che "tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi
cose ha fatto in me Colui che è potente e santo è il suo nome"
(cfr.Lc.1,48-49). La Vergine esiste, si muove, vive in Dio amore,
fatto uomo in lei, affinché l'uomo diventi Dio (S.Ireneo).
Per Dio, inoltre, entrato nel tempo dell'uomo, giunge il momento del
parto. Maria e Giuseppe, non avendo trovato alloggio negli alberghi si
rifugiano in una specie di grotta adibita per gli animali in occasione di
intemperie. Qui Gesù bambino apre gli occhi ed emette il suo primo respiro,
il suo primo vagito e pianto e grida di disagio.
Le emozioni di Maria e Giuseppe sono incomunicabili. Ma Gesù nasce in
me, in te, in tutti gli uomini quando diciamo "sì" al suo amore
divino. L'incarnazione continua nella mia, nella tua, e in tutte le
testimonianze fedeli ai voleri di Dio. "Parla o
Signore, perché il tuo servo ti ascolta".
Il chiasso della vicina borgata, dovuto al censimento prescritto
dall'editto dell'imperatore, sfuma nella solitudine silenziosa dei dintorni
della Betlemme inondata di cammelli e dromedari. Il fatto accaduto nella
grotta non è straordinario. Voci di neonati solcano l'aria e, portati dal
vento, giungono all'orecchio dei pastori. Come distinguono la voce del Figlio
di Dio fatto uomo dalla voce di qualsiasi figlio d'uomo? Gesù si è fatto
simile in tutto al figlio dell'uomo tranne nel peccato (cfr.Eb.4,15).
Maria e Giuseppe sono assorti nel mistero dell'uomo e nel mistero di
Dio nascosto nel bambino Gesù. Qualcosa d'insolito prende vita al di fuori
della grotta: un angelo del Signore appare ai pastori. La luce rischiara a
giorno le tenebre della notte. Un annuncio si stampa nel loro cuore e nella
loro mente. Un impulso straordinario proveniente dall'alto, insieme con la
luce e gli angeli presenti, imprimono in loro il desiderio di incontrare il
Messia. Molti di loro non sanno. Pochi ricordano. Qualcuno gioisce. "Oggi nella città di Davide è nato a voi un Salvatore
che è il Messia, il Signore. E' questo il segno per voi: troverete un bambino
in fasce, giacente in una mangiatoia" (Lc.2,11).
Maria, piena di grazia, sposa dello Spirito Santo, riporta in volto la
luce della maternità. Maria è Madre di Cristo, uomo e Dio! M'inginocchio con
i pastori. Chiedo loro di farmi entrare nello stile umile, obbediente, pronto
ai segni e alla chiamata di Dio, superando ogni dubbio, sospetto,
incredulità, durezza di mete e di cuore, affinché io possa sentirmi puro come
la lindezza dell'immagine di Dio in me, per sostenere lo sguardo celestiale
del Figlio di Dio nascosto e presente nel bambino della grotta, circondato
dal silenzio adorante di Maria e di Giuseppe e dei pastori; allietato dalla
luce divina e dal coro degli angeli: "Pace in
terra agli uomini amati da Dio" (cfr.Lc.2,14).
Gesù mi guarda. Io lo guardo. Poi gli occhi si abbassano. Mi
accontento della sua presenza e del suo silenzio, dell'essere qui nella sua
famiglia.
La Madre di Gesù è in possesso di un cuore soprannaturale, tanto
immenso e tanto sublime da permettere a Dio di prendere dimora in lei, e, per
mezzo suo, scendere in ogni cuore umano, nel genere umano, nella storia delle
genti e di tutti i mondi possibili.
Non è strano nè fuori luogo che Luca si soffermi ad inquadrare nella
narrazione della nascita, l'attenzione interiore di Maria Vergine. Tutto ciò
che Dio compie in Lei, secondo la sua volontà, allarga in Maria la
consapevolezza di appartenere radicalmente all'azione dello Spirito e di
essere soggetto libero e responsabile nel collaborare all'attuazione del
mistero di salvezza "nascosto da secoli" nella speranza del popolo
ebreo.
L'idea di avere reso possibile la venuta di Dio nella storia determina
in Maria la gioia dell'anima che si esprime perfettamente nel canto del
Magnificat in pochi vocaboli ma esplosivi: "Tutte
le generazioni mi chiameranno Beata, perché grandi cose ha fatto in me Colui
che è potente" (Lc.1,49).
Ella constata il trapianto che è avvenuto in lei dal giorno
dell'annuncio: piena di Spirito Santo. Non è più una concorrente alla
maternità del Messia, come qualsiasi donna ebrea, ma ora Ella è in Dio,
come l'albero della vita nel giardino dell'Eden.
E' la "nuova Eva", madre del "nuovo Adamo",
l'inizio della redenzione e della salvezza del popolo e del genere umano,
benché come ognuno di noi, Maria, in quanto creatura, avverta l'oscurità del
mistero di Dio e ne viva la chiarezza, in quanto Madre di Cristo e piena di
grazia. E' la stessa oscurità e la stessa chiarezza di grazia che sperimenta
la fede quotidiana del cristiano impegnato ad affrontare, per amore e per
speranza, le prove, le benedizioni della Provvidenza che guida ogni vivente
al proprio fine.
"Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per
sempre" (Sal.51).
Ogni avvenimento arricchisce Maria, piena di grazia. Lo svolgersi dei
primi momenti della vita terrena di Cristo e della divina maternità, spalanca
la via della conoscenza di ciò che era avvolto nell'oscuro a Maria, quanto
mai attenta ad accogliere tutto per amore, per fede, per obbedienza
all'Altissimo, prima ancora di piegarsi agli avvenimenti in nome della
ragione, della tradizione e della cultura del proprio tempo.
Maria si concepisce come Dio l'ha concepita, ossia "Piena di grazia, il Signore è con te" (lc.1,28).
Prima e soprattutto di Dio, in un certo senso, prestata agli uomini, ma la
sua collocazione di creatura concepita senza peccato originale fa di lei una
creatura del cielo e non della terra.
Le cause seconde sono quelle che Dio usa come strumenti per comunicare
la sua volontà nelle circostanze o nelle situazioni esistenziali. Ora, la
legge che prescrive che i maschi siano consacrati a Dio, diventa un'occasione
attraverso cui Dio rivela la sua volontà a Maria.
La persona scelta è il profeta Simeone, "uomo
giusto e pio che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era
su di lui" (Lc.2,25).
Dio stabilisce i suoi rapporti con ciascuno di noi con lo stile del
"Padre nostro". Direttamente o indirettamente, Egli ci fa conoscere
la sua volontà attraverso le facoltà dello Spirito, l'intelligenza, la
volontà, la memoria, il Battesimo e gli altri sacramenti, il Vangelo, la
Chiesa, il magistero del Papa e dei Vescovi uniti nell'unica verità del
Credo, simbolo apostolico.
Essere cristiano vuol dire seguire Gesù ed avere in noi gli stessi
sentimenti che erano in Lui (cfr.Fil.2,5), vuol dire essere Chiesa. Poiché
non costruisci la Chiesa, se Cristo non è nel cuore. Ma questo esige una
scelta chiara per Cristo, sull'esempio di Maria. "Riconoscerete
che il Signore è Dio; Egli ci ha fatti e noi siamo suoi" (Sal.99,3).
Maria scorge negli occhi del profeta Simeone lo sguardo soprannaturale.
In lui, Qualcuno è presente. Qualcuno deve condurla all'approfondimento
interiore di se stessa, affinché possa attingere quella forza soprannaturale
in cui è stata concepita per far fronte alle prove del percorso di Madre di
Gesù.
I rapporti naturali ed interpersonali tra madre e figlio partono
dall'amore e dal reciproco legame d'interdipendenza ormai sviluppato: l'io di
Maria e il tu di Gesù.
L'alterità realizza pienamente l'amore di Dio con la creatura umana: "Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e
terra" (Sal.120,2), oppure: "Il
Signore è il mio pastore, non manco di nulla" (Sal.22,1).
Il profeta Simeone si sofferma a rivelare, in nome di Dio, i rapporti
di Gesù con gli altri, le genti pagane (cfr.Lc.2,32). L'alterità dell'amore
verso gli altri consiste nel collocare chi lo professa nella condizione di
servo degli altri fino al sacrificio di sè. Un sacrificio di espiazione e di
rigenerazione che pone il genere umano nella dimensione di figli adottivi di
Dio in Gesù, morto e risorto. "Ecco, questi è
posto a rovina e a resurrezione di molti in Israele e come segno di
contraddizione" (Lc.2,34).
Chi respinge Cristo, da Cristo sarà giudicato. "Chi non è con me, è contro di me" (Lc.11,23). Chi,
invece, accoglie Cristo per amore, per libera scelta, a sua volta diventa "luce per illuminare le genti pagane" (Lc.2,32),perché
Cristo è "la luce del mondo" (Gv.9,5). Ora,
la luce non si può non vedere. Ecco il peccato: peccare contro la luce, nella
luce, nella verità, ossia pur sapendo e vedendo ciò che Gesù ha fatto per me,
io mi rifiuto di credergli e di lasciarmi rigenerare dal suo sangue, dal
sangue del martire più grande della storia, il Figlio di Dio.
L'alterigia della cultura liberista-radical-borghese, insegna oggi, da
tutti i pulpiti dell'informazione, che l'uomo è per l'uomo l'essere supremo.
Il futuro dipende dalle mani dell'uomo. "Io sono
la mia resurrezione o la mia rovina". "Tutti gli uomini, insieme
sulla bilancia, sono meno di un soffio" (Sal.61,10).
La meraviglia, lo stupore, la sorpresa, l'ineffabile, il divino
compongono l'atmosfera del cuore di Maria e di Giuseppe dopo le parole del
profeta Simeone. "Il padre e la Madre erano
meravigliati delle cose che si dicevano di Lui" (Lc.2,33).
Gli occhi del profeta sono depositari del messaggio di Dio a quella
singolare famiglia davanti all'Altissimo ma non certo agli uomini. Di nuovo
compaiono nella vicenda dell'Incarnazione l'esistenza di due fili o vie,
oppure due cammini sui quali essa si realizza: il filo
socio-religioso-culturale, in tutto simile a qualsiasi altro nucleo
famigliare, e il cammino nascosto interiore che Cristo, Maria e Giuseppe
percorrono nell'adempimento della volontà di Dio.
L'Incarnazione, a questo punto, coinvolge tutti, benché siano evidenti
i ruoli e i compiti assegnati a ciascuno. La strada della presenza di Dio
nascosta nell'umano, in quella misteriosa forma, chiede sacrifici solidali
per attuare la dimensione dell'amore di Dio nel cuore umano. Maria è
generatrice anche di questo cammino, sotto l'azione dello Spirito Santo,
essendone la sposa e la "piena di grazia".
L'idea del Figlio sacrificato in croce per la Redenzione si delinea
nelle parole del profeta Simeone quando recita: "A
te stessa una spada trapasserà l'anima" (Lc.2,35). Maria è una
testimone vivente del modello cristiano del vivere. Di lei, tutto è destinato
a tutti. Allo stesso modo delle madri, Ella dona tutta se stessa per i figli,
sia per la nascita in questo mondo, sia per la nascita alla vita di Dio in
prospettiva della comunione eterna.
Maria libera gli uomini dal vuoto di Dio, impedendo di divenire
umanità priva della figliolanza divina. Maria è protagonista, insieme con
Gesù, nel sacrificare se stessa per noi: "Esinanivit
semetipsum pro nobis!" (Fil.2,8). Restare fedeli a Gesù, anche
nell'ora della tempesta dell'anima o della storia, dell'uomo vecchio contro
l'uomo nuovo, vuol dire vivere fino in fondo l'impegno con Cristo. Vuol dire
amarlo fino alla fine.
Nella vita di ogni uomo gli avvenimenti che accadono hanno il compito di
rivelare, gradualmente, il ruolo di ogni essere umano nel contesto
socio-culturale della propria epoca e nel contesto del disegno divino
attraverso la chiamata, il ruolo, ciò che Dio sceglie fin dall'eternità per
ogni uomo, affinché egli diventi ciò che è, ossia se stesso.
La vita è una continua ricerca della verità ultima di se stessi,
l'unica in grado di dare senso al proprio mistero esistenziale. Ogni uomo e
donna ricercano la verità ultima di se stesso, quella verità che la Vergine
Maria possiede in pienezza, "piena di
grazia". "Tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi
cose ha fatto in me colui che è potente e santo è il suo nome"
(Lc.1,40).
Così dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe si accorgono di non
avere una famiglia qualsiasi, ma una famiglia al centro di interesse di
altri, degli angeli, dei pastori, della Profezia: "E
tu Betlemme, terra di Giuda, da te nascerà un capo, il quale sarà pastore del
popolo mio Israele" (Mt.2,6).
All'arrivo dei re magi, la famiglia di Nazareth intravede di essere al
centro dell'attenzione di tutti i popoli, proprio come aveva cantato Maria: "Tutte le nazioni mi chiameranno beata"; ma
scopre che gli uomini manifestano o coltivano nel profondo di sé una sete
travolgente per Gesù, Figlio di Dio.
Gesù appartiene
ora agli uomini, perché vivere è appartenere all'esistente, al Vivente, al
Veniente. Dai luoghi più impensabili del globo è nata nel cuore umano una
tensione esistenziale irrinunciabile: quella di ritrovare Cristo, Verità di
vita, per offrirgli tutto se stesso, perché nessuno dei grandi della terra "possiede parole di vita eterna".
Il desiderio di essere pieni di Dio alla maniera di Gesù è la ragione
unica del vivere.
"Abbiamo veduto la sua stella in oriente e siamo venuti
per adorarlo" (Mt.2,2). Il
coraggio di abbandonare il proprio regno, il proprio io, per mettersi al
seguito di segni misteriosi e capirne il messaggio, andando fino in fondo
nella ricerca di un Re bambino, molto più importante di loro, perché il re
del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili, ha generato
in loro un problema esistenziale fondamentale dalla cui soluzione sarebbe
dipesa la felicità o meno della loro vita.
La stella dell'oriente si trasforma in voce interiore che chiama e
attira le loro menti, i loro cuori, le loro forze, la loro anima e tutto se
stessi.
Simile al contadino del Vangelo che, trovato un tesoro nascosto nel
campo, va e vende tutto per comperarlo, così i Magi intraprendono il cammino
dell'esodo da se stessi, dalla loro concezione di vita, dal loro posto
fortunato nel mondo, facendosi re pellegrini in cerca di qualcuno che è nato
nel loro cuore e vi giace come un mistero d'amore e di gloria. Davanti a
Maria e a Giuseppe bisogna presentarsi con la povertà di spirito per poterli
incontrare, soprattutto davanti a Maria, "piena di grazia".
La ricerca affina lo spirito, lo purifica, lo trasforma in abitacolo
dello Spirito Santo, lo riveste di umiltà, di pazienza, di penitenza, di
sacrificio, di rinuncia, di preghiera, di libertà interiore da tutto ciò che
ricalca i lineamenti della filosofia, della idolatria terrena in cui non sono
più evidenti i segni della presenza, per cui la stella che abbiamo visto in
oriente scompare.
E' il traguardo che conta. Essi scoprono Dio fatto uomo e lo
riconoscono con l'oro, lo adorano con l'incenso, lo ungono perché morirà per
la salvezza di tutti.
Ora, la loro vita ha il volto di Qualcuno che ha donato loro la Verità
e il senso del vivere per qualcuno. La dimora di Gesù è sempre il cielo, che
vive con nostalgia nel cuore di ciascun uomo.
Qualcuno ordisce una trama per uccidere il neonato re dei Giudei.
L'idea infernale sboccia nella mente malata di potere del grande Erode, il
quale, accortosi di essere stato giocato dai Re Magi, medita un'assurda
vendetta. San Matteo scrive: "I Magi, avvertiti
in sogno di non passare da Erode, per un'altra strada ritornarono al loro
paese" (Mt.2,12).
Qualcuno previene le mosse degli uomini male intenzionati, quando essi
tentano di manovrare certi fili della storia per eliminare Dio e i suoi
disegni d'amore. Un angelo del Signore appare in sogno a Giuseppe per dirgli:
"Alzati! Prendi con te il bambino e sua Madre e
fugi in Egitto, e resta là fino a che io ti avverta, perché Erode sta per
cercare il bambino per ucciderlo" (Mt.2,13).
La sfida del male guida i cuori perversi contro Dio. Essi diventano
luogo in cui camminano i nemici dell'Altissimo, della verità ultima, di Gesù,
della Chiesa, della legge morale, del Vangelo e del regno di Dio in terra.
Bisogna difendersi. E' chiaro! Come appare chiaro dall'intervento di Dio nei
confronti di Maria, piena di grazia e di Gesù, Figlio di Dio.
E' necessario lasciare spazio a Dio dentro la nostra mente, cuore,
volontà, coscienza, libertà, dentro l'anima e il corpo, affinché la sua
protezione ci riempia di sé, ci fortifichi e radichi in Lui, nel suo Amore. "Rimanete nel mio amore" (Gv.15,5). Maria
e Giuseppe non discutono, ma obbediscono prontamente. Poiché soltanto nel
camminare con la volontà di Dio si permette alla sua grazia di trasformarci
in Lui, di riempirci di Lui per essere suoi testimoni in questo mondo. La
prontezza dello spirito, attento ai richiami e alle mozioni di Dio, dispone
l'anima al distacco da se stessi e dalle cose, dalla propria storia, per
corrispondere alla realizzazione del pianoi di Dio nella vicenda umana. "Siate forti, riprendete coraggio, o voi tutti che
sperate nel Signore" (Sal.30,25).
La famiglia di Nazareth è al sicuro in Egitto, quando Erode mandò a
trucidare tutti i bambini in betlemme e in tutto il territorio dai due anni
in giù (cfr.Mt.2,16).
Perché Dio non ha salvato anche gli altri bambini insieme al bambino
Gesù? Perché acconsentire al barbaro cuore di Erode di versare sangue
innocente? Perché in nome della Vergine Maria, Piena di grazia, il Signore
non ha fermato la mano carica di odio e di cieco disprezzo per la vita di
creature innocenti? Perché Dio permette ai bambini di morire di fame nel
mondo o di perire a causa dell'ingiustizia, dell'ingordigia, degli affari
loschi dei potenti per fare guadagni, per allargare il proprio potere e dominio
su esseri umani che hanno il diritto alla dignità di uomini liberi? Perché
permettere la morte di civili e militari in guerre fratricide? Perché? Forse
c'é un perché di troppo! Ed è bene cancellarlo. E' il perché buttato in
faccia alla bontà, alla perfezione e all'amore di Dio.
L'uomo non ascolta Dio. Non obbedisce al suo amore, non accoglie lo
spirito della sua legge, non accetta l'esilio dalle cose, dalla nazione,
dalla famiglia, dalla parentela, da se stesso per disporsi in tutto al farsi
figlio di Dio. C'é qualcosa dentro di me che mi impedisce di riconoscere la
mia totale dipendenza da Dio. Ricevo tutto. Ogni giorno Qualcuno crea il mio
essere, lo conserva: se ne cura mantenendolo in vita. So di non potere fare
nulla se Dio non dovesse provvedere incessantemente al cammino degli esseri
nel cosmo che in Lui sono, esistono e si muovono (cfr.At.17,28).
Dio non appartiene a nessuno,
tutti appartengono a Dio. Maria e Giuseppe ci insegnano come
appartenergli, come ascoltarlo, seguirlo, amarlo, servirlo, testimoniarlo.
Chi fa diversamente non deve accusare Dio, ma se stesso. Gesù, il Dio con
noi, è ancora qui a predicarcelo.
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