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Ceneri: il segno della conversione
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L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare
nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato
secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin
sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata;
da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una
celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita
del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e
rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione". La
celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della
penitenza, costituiva infatti il rito che dava
inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai
loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto
dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma
liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno. La teologia biblica rivela un duplice significato
dell'uso delle ceneri. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione
dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al
mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gn 18,27). Giobbe riconoscendo il limite
profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma:
"Mi ha gettato nel fango: son diventato
polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può
essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla
cenere (Sap 2,3; Sir
10,9; Sir 17,27). Ma la cenere è anche il segno
esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere
un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo
biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della
predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero
a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più
piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si
tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza
affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i
fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e
cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al
Signore" (Gdt 4,11). La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle
ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di
imposizione:"Ricordati che sei polvere, e in
polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che
l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è
strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula
(Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con
questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista
propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non
risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova
formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato
della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai;
dunque convertiti e credi al Vangelo". Il rito dell'imposizione delle ceneri, pur celebrato
dopo l'omelia, sostituisce l'atto penitenziale della messa; inoltre può
essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo:
canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle
ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne
del tempo di quaresima, congedo. Le ceneri possono essere imposte in tutte le
celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma sarà opportuno indicare una
celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor
più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si
sta iniziando. |