IRENEO DI LIONE

 

 

VITA DI IRENEO
Secondo secolo.
Maria Madre-Vergine nella storia della salvezza

 

ADEMPIMENTO DELLE SCRITTURE
Come in Maria si adempiono le Scritture?

PROFEZIA DELLA VERGINE
Che dicono le profezie riguardo la verginità di Maria?

NATO DA VERGINE
Quale significato ha la nascita di Gesù da una Vergine?

VERGINE OBBEDIENTE
Che significato ha l’ubbidienza di Maria?

ADAMO CRISTO
Quale legame tra Adamo e Cristo?

MADRE DEL SALVATORE
In che senso Maria è madre del Salvatore?

 

VITA DI IRENEO

 

Ireneo di Lione ha un’importanza capitale nella teologia e nella mariologia del secondo secolo. Nacque in Asia Minore nei primi decenni del secondo secolo; da giovane fu discepolo a Smirne di Policarpo, discepolo a sua volta di Giovanni Apostolo. Profondo conoscitore delle divine Scritture, assetato di verità, percorse l’Oriente e l’Occidente per conoscere le tradizioni apostoliche vigenti nelle primitive comunità cristiane. Intorno al 177 lo troviamo in Gallia, a Lione, dove fu presbitero e vescovo.

Ireneo ci presenta una teologia della storia, imperniata attorno alla storia della salvezza o economia di Dio a favore dell’uomo, stabilita fin dall’eterno, ma attuata nel tempo dal Figlio suo, per riportare l’uomo nella sua interezza alle origini e il tutto all’unità. Nell’attuazione di questa economia, nella quale occupa un posto particolare la Vergine-Madre, entrano in scena due fattori, quali criteri divini del piano di salvezza: la ricapitolazione e la ricircolazione. Il Verbo infatti, con la sua Incarnazione, ricapitola tutto l’uomo e tutti gli uomini. Se infatti Adamo fu creato da terra-vergine per virtù e potenza di Dio, anche il nuovo Adamo avrà origine umana da terra-vergine, per potenza e virtù di Dio: questa terra-vergine è Maria, di cui il Verbo diventa primogenito.

Per Ireneo la professione della maternità vera e verginale di Maria è articolo di fede e condizione indispensabile per partecipare alla salvezza.

 

ADEMPIMENTO DELLE SCRITTURE

 

"In quello stesso tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio e disse alla Vergine: Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia presso Dio" (Lc 1, 26-32); e a riguardo del Signore, dice: "Egli sarà grande, sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1, 32-33). Chi è dunque colui che regna sulla casa di Giacobbe senza interruzione, in eterno, se non Cristo Gesú, Signore nostro, il Figlio del Dio Altissimo, che per mezzo della Legge e dei Profeti promise di rendere visibile ad ogni carne il suo Salvatore, perché diventasse Figlio dell'uomo, affinché l'uomo a sua volta divenisse figlio di Dio?

Per questo Maria, esultando di gioia, profetizzando proclamava in nome della Chiesa: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito ha esultato di gioia in Dio, mio Salvatore. Perché egli ha accolto Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia - come aveva parlato ai nostri padri - verso Abramo e verso la sua discendenza, per sempre" (Lc 1, 46-47.54-55).

Matteo, conoscendo un solo e medesimo Cristo Gesú, raccontando la sua generazione umana dalla Vergine - come Dio aveva promesso a Davide che dal frutto del suo ventre avrebbe suscitato un Re eterno (cf. Sal 131, 11), dopo aver fatto molto prima la medesima promessa ad Abramo -, dice: "Libro della generazione di Gesú Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo" (cf. Mt 1, 1). Poi, per liberare la nostra mente da ogni sospetto circa Giuseppe, dice: "Ora la generazione di Cristo avvenne cosí. Essendo la madre sua fidanzata a Giuseppe, prima che venissero ad abitare insieme, si scoprì che ella era incinta per opera dello Spirito Santo " (cf. Mt 1, 18) . Poi, dato che Giuseppe pensava di ripudiare Maria perché era incinta (cf. Mt 1, 19), gli si presentò un angelo e gli disse: "Non aver paura di prendere Maria come tua sposa, perché ciò che ha nel grembo viene dallo Spirito Santo. Partorirà un figlio e tu lo chiamerai col nome di Gesú, perché salverà il popolo dai suoi peccati. Questo avvenne affinché si adempisse ciò che è stato detto dal Signore mediante il profeta: Ecco la Vergine concepirà nel suo seno e partorirà un figlio e lo chiameranno Emmanuele, cioè Dio-con-noi" (cf. Mt 1, 20-23; Is 7,14), chiaramente indicando che si era compiuta la promessa che era stata fatta ai padri, e che dalla Vergine è nato il Figlio di Dio, e che questo stesso è il Salvatore Cristo, che hanno annunciato i profeti.

Questa medesima dottrina espose Paolo (...). Nella lettera ai Galati egli dice: "Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge, per redimere quelli che erano sotto la legge, affinché ricevessimo l'adozione filiale" (Gal 4, 4-5). Cosí in modo evidente indicava che vi è un solo Dio, il quale per mezzo dei profeti ha annunciato la promessa che riguarda il Figlio; e che vi è un solo Gesú Cristo, il Signore nostro, che proviene dal seme di Davide secondo la generazione che gli deriva da Maria: costituito Figlio di Dio con potenza - lui, il Cristo Gesú - secondo lo Spirito di santità a partire dalla risurrezione dei morti (cf. Rm 1, 4), perché egli sia il primogenito dei morti (Col 1, 18), cosí come è il primogenito in tutta la creazione (Col 1, 15): lui, il Figlio di Dio diventato figlio dell'uomo, affinché per suo mezzo ricevessimo l'adozione filiale, di modo che l'uomo portasse, accogliesse ed abbracciasse il Figlio di Dio.

Parimenti, recando il lieto annunzio a Maria, l'angelo dice: "Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre" (Lc 1, 32): in tal modo confessa che lo stesso Figlio dell'Altissimo è anche figlio di Davide.

 

E quel Simeone, che "aveva ricevuto dallo Spirito Santo la rivelazione che non avrebbe visto la morte prima di aver visto il Cristo" (Lc 2, 26), ricevendo nelle sue mani questo Gesú primogenito della Vergine, "benedisse Dio e disse: Ora lascia andare in pace il tuo servo, Signore, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua Salvezza, che tu hai preparato davanti a tutti i popoli, luce di rivelazione alle genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2, 28-32). Confessava cosí che il bambino che portava nelle mani, Gesú nato da Maria, era Egli stesso il Cristo, il Figlio di Dio, luce degli uomini e gloria di Israele, pace e refrigerio di coloro che si erano addormentati.

Era dunque il Cristo in persona che Simeone portava in braccio benedicendo l'Altissimo; che i pastori videro, glorificando Dio; che Giovanni - quand'era ancora nel grembo della madre sua ed Egli nel seno di Maria - riconosceva come Signore e salutava esultando; che i Magi videro ed adorarono.

Infatti nostro Signore Gesú Cristo è la Verità, e in lui non vi è menzogna. Come anche David, profetizzando la sua nascita dalla Vergine e la sua risurrezione dai morti, disse: "La Verità spuntò dalla terra" (Sal 84, 12).

Non vi è dunque che un solo e medesimo Dio, predicato dai profeti, annunciato dal Vangelo, e il Figlio suo che viene dal frutto del ventre di Davide - cioè dalla Vergine discendente da Davide -, l'Emmanuele. Di lui Balaam profetizzò anche la stella, con queste parole: "Una stella spunterà da Giacobbe, un capo sorgerà in Israele" (Nm 24,17). Ora Matteo racconta che alcuni Magi venuti dall'Oriente dissero: "Abbiamo visto la stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo" (Mt 2, 2). Condotti dalla stella alla casa di Giacobbe, dall'Emmanuele, con i doni che gli offrirono mostrarono chi era colui che riceveva l'adorazione...

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PROFEZIA DELLA VERGINE

 

I Vangeli attestano che "prima che Giuseppe andasse ad abitare" con Maria - dunque, mentre ella era in stato di verginità - "si trovò incinta per opera dello Spirito Santo" (Mt 1, 18); e che l'angelo Gabriele le disse: "Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra; perciò il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio" (Lc 1, 35); e che l'angelo in sogno disse a Giuseppe: "Questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato predetto dal profeta Isaia: Ecco, la Vergine concepirà nel grembo" (Mt 1, 20.22).

Ora, gli anziani hanno tradotto le parole di Isaia in questo modo: "Il Signore parlò ancora ad Acaz: Chiedi per te un segno dal Signore tuo Dio nel profondo quaggiú o lassú nell'alto. E Acaz rispose: Non lo chiederò, non tenterò il Signore. E Isaia disse: Ascoltate, casa di Davide! Vi pare cosa da poco mettere alla prova gli uomini, come il Signore li mette alla prova? Per questo, il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà nel suo grembo e partorirà un figlio e gli imporrete il nome di Emmanuele. Mangerà burro e miele; prima di conoscere o scegliere il male opterà per il bene: perché prima che il bambino conosca il bene o il male, rifiuterà il male per scegliere il bene" (Is 7,10-16). Lo Spirito Santo in tal modo ha indicato esattamente, con queste parole, la sua generazione dalla Vergine, e la sua natura: che egli è Dio (lo indica infatti e lo mostra il nome di Emmanuele), e che è uomo, in quanto afferma che mangerà burro e miele, in quanto lo chiama bambino e dice: "prima che conosca il bene e il male": tutte queste cose infatti si riferiscono ad un uomo ancora bambino. Ma "rifiutare il male per scegliere il bene" è proprio di Dio: e ciò fu detto perché dall'espressione "mangerà burro e miele" non pensassimo che egli è puramente e soltanto uomo, o al contrario, dal nome di Emmanuele, non lo ritenessimo Dio senza carne.

Le parole: "Ascoltate, dunque, casa di Davide" (Is 7,13) indicano che il re eterno, che Dio aveva promesso a Davide di suscitare dal "frutto del suo seno" (Sal 131, 11), è quello stesso che è nato dalla Vergine, proveniente da Davide. Perciò gli aveva promesso un re che sarebbe nato "dal frutto del suo seno" - cosa che era propria di una vergine incinta - e non "dal frutto dei suoi lombi" - cosa che è propria di un uomo che genera e di una donna che concepisce per opera di un uomo. Dunque la Scrittura esclude, nella promessa, l'opera generativa dell'uomo, o piuttosto neppure la ricorda perché colui che doveva nascere non veniva "dalla volontà dell'uomo" (Gv 1,13). Invece pone ed afferma il frutto del seno per proclamare che la generazione di colui che doveva venire sarebbe avvenuta dalla Vergine. Come appunto Elisabetta, ripiena di Spirito Santo, attestò dicendo a Maria: "Benedetta sei tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno" (Lc 1, 41-42). Cosí lo Spirito Santo indicava, a quelli che vogliono ascoltarlo, che nel parto della Vergine, cioè di Maria, si è compiuta la promessa, fatta da Dio a Davide, di suscitare un re dal frutto del suo seno.

 

A Giuseppe, che aveva conosciuto che Maria era incinta e voleva rimandarla segretamente, l'angelo disse in sogno: "Non temere di prendere con te Maria, la tua sposa, perché ciò che ha nel seno viene dallo Spirito Santo; partorirà un figlio e gli porrai nome Gesú, perché egli salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1, 20-21). E aggiunse per convincerlo: "Tutto questo è accaduto affinché si compia ciò che è stato detto dal Signore mediante il profeta che dice: Ecco la Vergine concepirà nel suo seno e partorirà un figlio, e gli daranno il nome di Emmanuele" (Mt 1, 22-23; cf. Is 7, 14). Con queste parole del profeta cercava di persuaderlo e giustificava Maria, mostrando che proprio lei era la Vergine, di cui Isaia aveva preannunciato che avrebbe dato alla luce l'Emmanuele. Perciò Giuseppe si lasciò persuadere senza esitazione, prese con sé Maria e, per tutto il tempo in cui si prese cura di Cristo, svolse il suo compito con gioia, accettando di fare un viaggio fino in Egitto, di ritornare da lí e trasferirsi a Nazaret; per cui quelli che non conoscevano le Scritture, la promessa di Dio e l'economia di Cristo lo chiamavano il padre del fanciullo.

L'espressione poi di Isaia: "Quaggiú nel profondo o lassú in alto" (Is 7, 11) voleva indicare che "colui che è disceso, è lo stesso che poi sarebbe asceso" (Ef 4,10). Col dire inoltre: "Il Signore stesso darà un segno" (Is 7,14), mostrò la straordinarietà della sua generazione: cosa che non si sarebbe mai avverata, se il Signore Dio, il Dio di tutte le cose, non avesse dato lui stesso il segno alla casa di David. Infatti, che grande cosa sarebbe, quale "segno", il fatto che una giovane partorisca, dopo aver concepito per opera d'uomo? Questo succede a tutte le donne che partoriscono. Ma poiché stava per compiersi, con l'aiuto di Dio, una salvezza inattesa a favore degli uomini, si compiva anche un parto inatteso di una Vergine: era Dio che dava questo segno, senza che vi partecipasse l'uomo.

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NATO DA VERGINE

 

Come per la disobbedienza di un solo uomo, colui che all'inizio fu plasmato da terra non lavorata, i molti furono costituiti peccatori, cosí per l'obbedienza di un solo uomo, colui che all'inizio fu generato dalla Vergine, molti dovevano essere giustificati e ricevere la salvezza. Cosí dunque il Verbo di Dio divenne uomo, come dice anche Mosè: "Dio, le sue opere sono vere" (cf. Dt 32, 4). Ora se fosse apparso come carne senza essere divenuto carne, la sua opera non sarebbe stata vera. Ma Egli era ciò che appariva: Dio che ricapitola in sé la sua antica creatura, che è l'uomo, per uccidere il peccato, distruggere la morte e vivificare l'uomo. E per questo le sue opere sono vere.

Vani sono, infatti, quanti dicono che si è manifestato in apparenza, perché queste cose non sono accadute in apparenza ma in realtà. Ora se fosse apparso come uomo senza essere uomo, né sarebbe rimasto ciò che era, cioè Spirito di Dio, poiché lo Spirito è invisibile, né vi sarebbe stata alcuna verità in lui, perché non sarebbe stato ciò che appariva...

Dire che si è manifestato in apparenza equivale a dire che non ha preso niente da Maria, perché non avrebbe avuto veramente il sangue e la carne, con la quale ci ha riscattati, se non avesse ricapitolato in sé l'antica creatura, cioè Adamo.

Ora se qualcuno non accetta la sua nascita da una Vergine, come accetterà la sua risurrezione da morte? Poiché non c'è niente di miracoloso, di strano, di inatteso, se uno che non è nato risusciti da morte; ma non possiamo neppure parlare di "risurrezione" per colui che è venuto all'esistenza senza passare attraverso la nascita: in realtà chi non può nascere, è immortale e chi non è stato soggetto alla nascita, non sarà neppure soggetto alla morte. Allora come può avere la fine dell'uomo colui che non ne ha avuto l'inizio?

Cosí, se non è nato, non è neppure morto; e se non è morto, non è risuscitato dai morti; e se non è risuscitato dai morti, non ha trionfato della morte, né distrutto il suo regno; e se la morte non è vinta, come saliremo verso la vita noi che fin dall'inizio siamo caduti sotto l'impero della morte? Chi nega la redenzione dell'uomo e non crede che Dio lo risusciterà dai morti, disprezza anche la nascita di nostro Signore, alla quale il Verbo di Dio si assoggettò per noi, per diventare uomo al fine di manifestare la risurrezione della carne e ottenere il primato su tutto nei cieli: come "primogenito del pensiero del Padre", il Verbo perfetto dirige personalmente ogni cosa e legifera sulla terra; come "primogenito della Vergine",uomo giusto e santo, servo di Dio, buono, accetto a Dio, perfetto in tutto, libera dagli inferi tutti coloro che lo seguono; come "primogenito dei morti", è capo e sorgente della vita di Dio.

 

Che questo Cristo, che era presso il Padre, essendo Verbo del Padre, abbia dovuto incarnarsi, diventare uomo, sottomettersi alla generazione e alla nascita da una Vergine e vivere con gli uomini, intervenendo anche il Padre dell'universo per realizzare la sua Incarnazione, lo esprime Isaia: "Pertanto il Signore stesso ti darà un segno: ecco, una vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerete Emmanuele. Mangerà burro e miele e prima di conoscere o distinguere il male, sceglie il bene, perché, prima ancora che questo bambino conosca il bene o il male, rigetterà il male per scegliere il bene" (Is 7, 14-16). Egli annuncia che sarebbe nato da una vergine e insieme che sarebbe stato vero uomo per il fatto che mangia e lo chiama "bambino" e gli impone un nome. Tutto questo riguarda il neonato. In lingua ebraica ha un doppio nome: Messia-Cristo (= Unto) e Gesú-Salvatore. Questi due nomi indicano le opere che avrebbe compiute. Infatti ha ricevuto il nome di "Cristo" (= Unto), perché il Padre per suo mezzo e in vista della sua venuta come uomo ha unto e ordinato ogni cosa, perché fu unto dallo Spirito di Dio suo Padre, come dice parlando di se stesso Isaia: "Lo Spirito del Signore è su di me, perciò mi ha unto per portare il lieto annunzio ai poveri" (Is 61, 1); e quello di "Salvatore", perché è divenuto causa di salvezza per coloro che, fin da allora, furono da lui liberati da ogni infermità e morte; per coloro che avrebbero creduto dopo di loro è anche donatore di salvezza eterna.

Ecco perché è "Salvatore". "Emmanuele" è tradotto "Dio-con-noi" o, come espressione augurale formulata dal profeta, "Dio sia con noi". Cosí è interpretazione e rivelazione della buona novella. Dice pertanto: "Ecco una vergine concepirà e partorirà un figlio" (Is 7,14) e questi, essendo Dio, è destinato ad essere con noi; stupito di fronte a tale evento, annuncia ciò che accadrà, cioè che "Dio sarà con noi". A proposito della sua nascita lo stesso profeta dice altrove: "prima che colei che era nel travaglio del parto, partorisse, e prima che venissero i dolori, ha partorito e dato alla luce un maschio" (Is 66, 7), proclamando cosí il carattere inatteso e paradossale della nascita della Vergine. Lo stesso profeta ripete: "un figlio è nato per noi, ci è stato dato un bambino e gli fu dato il nome di Consigliere ammirabile, Dio potente" (Is 9, 5).

Coloro che lo preannunziarono Emmanuele (nato) da una Vergine, manifestavano l'unione del Verbo di Dio con la sua fattura: che cioè il Verbo si sarebbe fatto carne e il Figlio di Dio figlio dell'uomo (Puro che, in modo puro, avrebbe aperto quel puro grembo che rigenera gli uomini in Dio: grembo ch'egli stesso rese puro) e fattosi quel che noi siamo, è Dio forte, ed ha una generazione inenarrabile.

 

VERGINE OBBEDIENTE

 

Come a causa di una vergine disobbediente, l'uomo fu trafitto, cadde e morí, cosí a causa ancora di una vergine obbediente alla Parola di Dio, fu risuscitato e riprese la vita. Il Signore infatti è venuto a cercare la pecorella perduta, cioè l'uomo che si era perduto. Perciò non si formò un corpo diverso, ma per mezzo di colei che discendeva da Adamo conservò la somiglianza di quel corpo. Adamo infatti fu ricapitolato in Cristo, affinché ciò che è mortale fosse inghiottito nell'immortalità, ed Eva in Maria, affinché una vergine divenuta avvocata di una vergine, dissolvesse e annientasse con la sua obbedienza di vergine la disobbedienza di una vergine.

Parallelamente si trova anche la Vergine Maria obbediente quando dice: "Ecco la tua serva, Signore, avvenga di me secondo la tua parola" (cf. Lc I, 38). Eva invece disobbedì, e fu disobbediente mentre era ancora vergine. Come, Eva, che pur avendo come marito Adamo era ancora vergine - infatti "erano ambedue nudi" nel paradiso "e non ne provavano vergogna" (Gn 2, 25), perché, essendo stati creati poco prima, non avevano alcuna idea della generazione dei figli: infatti prima dovevano crescere e poi moltiplicarsi -; come Eva dunque, disobbedendo, divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, così Maria, che pur avendo lo sposo che le era stato assegnato era ancora vergine, obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano. Perciò la Legge chiama colei che era fidanzata ad un uomo, benché sia ancora vergine, moglie di colui che l'aveva presa come fidanzata, indicando il movimento a ritroso che va da Maria ad Eva. Infatti ciò che è stato legato non può essere slegato se non si ripercorrono in senso inverso le pieghe del nodo, cosí che le prime pieghe siano sciolte grazie alle seconde e inversamente le seconde liberino le prime, per cui capita che il primo legame è sciolto dal secondo e il secondo nodo serve da slegatura per il primo.

Cosí dunque il nodo della disobbedienza di Eva trovò soluzione grazie all'obbedienza di Maria. Ciò che Eva aveva legato per la sua incredulità, Maria l'ha sciolto per la sua fede.

 

Dunque il Signore è venuto visibilmente nella sua proprietà; è stato portato dalla sua propria creazione che è portata da lui; grazie alla sua obbedienza sul legno ha fatto la ricapitolazione della disobbedienza che era stata compiuta per mezzo del legno, e la seduzione, di cui miseramente era stata vittima Eva, vergine soggetta al marito, è stata dissipata dalla verità che fu annunciata magnificamente dall'angelo a Maria, vergine già in potere del marito. Infatti, come quella fu sedotta dalla parola dell'angelo in modo da fuggire Dio trasgredendo la sua parola, cosí questa ricevette il lieto annunzio per mezzo della parola dell'angelo, in modo da portare Dio obbedendo alla sua parola; e come quella si lasciò sedurre in modo da disobbedire a Dio, cosí questa si lasciò persuadere in modo da obbedire a Dio, affinché la Vergine Maria divenisse avvocata della vergine Eva; e come il genere umano fu legato alla morte per mezzo di una vergine, cosí ne fu liberato per mezzo di una vergine, perché la disobbedienza di una vergine fu controbilanciata dall'obbedienza di una vergine. Dunque il peccato del primo uomo fu riparato dalla retta condotta del Primogenito e la prudenza del serpente fu vinta dalla semplicità della colomba e sono stati spezzati i legami che ci tenevano uniti alla morte...

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ADAMO CRISTO

 

Gesù Cristo ha ricapitolato in sé stesso l'antica creazione, in modo tale che, "come per la disobbedienza di un solo uomo entrò nel mondo il peccato, e col peccato dilagò la morte, cosí per l'obbedienza di un solo uomo" (cf. Rm 5, 12-19) è subentrata nel mondo la giustizia e ha prodotto frutti di vita per gli uomini che un tempo erano morti.

 

E come Adamo, il primo-creato, ebbe la sua sostanza da una terra incolta e ancor vergine - "Dio infatti non aveva ancora fatto piovere, e non c'era l'uomo che lavorasse la terra" (Gn 2, 5) - e fu plasmato dalla Mano di Dio, cioè dal Verbo di Dio - "tutte le cose infatti sono state create per mezzo di lui" (Gv I, 3) e "il Signore prese il fango dalla terra e plasmò l'uomo" (Gn 2, 7) -, cosi, ricapitolando in se stesso Adamo, lui che è il Verbo, giustamente assunse da Maria, che era ancora vergine, la generazione che ricapitola quella di Adamo. Se dunque il primo Adamo avesse avuto per padre un uomo e fosse stato generato da seme di uomo, avrebbero ragione di dire che anche il secondo Adamo è stato generato da Giuseppe. Ma se quell'Adamo fu preso dalla terra e plasmato dal Verbo di Dio, era necessario che lo stesso Verbo, per ricapitolare in se stesso Adamo, mantenesse la somiglianza di una identica generazione.

Perché allora Dio non prese ancora del fango, ma volle che questa creazione avesse luogo da Maria? Perché non fosse "altra" la creatura plasmata e "altra" quella da salvare, ma fosse proprio la medesima che veniva ricapitolata, mantenendo la somiglianza.

Sbagliano, dunque, quanti dicono che egli non ha preso nulla dalla Vergine per rifiutare l'eredità della carne e respingere anche la somiglianza. Infatti, se quello ha avuto la plasmazione e la sussistenza dalla terra grazie alla mano e all'arte di Dio, mentre questo non le ha ricevute da Maria, grazie all'arte di Dio, questo non conserva piú la somiglianza dell'uomo creato a sua immagine e somiglianza e l'Artefice apparirà incoerente, non avendo un oggetto sul quale mostrare la sua sapienza. Ciò equivale a dire che Egli si è manifestato in apparenza come uomo senza essere uomo e si è fatto uomo senza prendere niente dell'uomo. Infatti, se non ha preso da un essere umano la sostanza della carne, non si è fatto né uomo né Figlio dell'uomo. Ora se non si è fatto ciò che eravamo noi, non aveva grande importanza che patisse e soffrisse. Ognuno ammetterà che noi siamo un corpo preso dalla terra e un'anima che riceve da Dio lo Spirito. Tutto questo dunque è divenuto il Verbo di Dio ricapitolando in sé la sua propria creatura, e per questo confessa di essere Figlio dell'uomo e proclama beati "i miti perché erediteranno la terra" (Mt 5, 5). E l'apostolo Paolo nella Lettera ai Galati dice apertamente che "Dio mandò il Figlio suo nato da una donna" (Gal 4, 4). E ancora, nella Lettera ai Romani, dice: "...a riguardo del Figlio suo nato dal seme di David secondo la carne, costituito Figlio di Dio nella potenza secondo lo Spirito di santificazione in seguito alla risurrezione dai morti, Gesú Cristo nostro Signore" (Rm 1, 3-4).

 

Altrimenti sarebbe inutile anche la sua discesa in Maria. Infatti, perché sarebbe disceso in lei, se non avesse dovuto prendere nulla da lei? E ancora: se non avesse preso nulla da Maria, non si sarebbe accostato agli alimenti presi dalla terra; e dopo aver digiunato quaranta giorni come Mosè ed Elia, non avrebbe avuto fame, se il suo corpo non avesse richiesto il proprio nutrimento; né il suo discepolo Giovanni, scrivendo di lui, avrebbe detto: "Gesú, stanco per il viaggio stava seduto" (Gv 4, 4); né Davide avrebbe proclamato in precedenza, in riferimento a lui: "Hanno fatto un'aggiunta al dolore delle mie ferite" (Sal 67, 27); né avrebbe pianto su Lazzaro; né avrebbe sudato gocce di sangue, né avrebbe detto: "L'anima mia è triste" (Mt 26, 38); né, quando fu colpito il suo fianco, ne sarebbero usciti sangue ed acqua. Ora tutti questi sono segni della carne presa dalla terra, carne che Egli ricapitolò in se stesso, salvando la propria creatura.

 

MADRE DEL SALVATORE

 

I cristiani credono in un solo Dio, creatore del cielo e della terra e di tutto ciò che è in essi; e in Cristo Gesú, il Figlio di Dio, che a motivo del suo immenso amore verso la sua creatura, accettò di essere generato da una Vergine, unendo egli stesso, per mezzo di sé, l'uomo a Dio; e patí sotto Ponzio Pilato, è risuscitato e fu accolto nella gloria: e verrà nella gloria come salvatore di coloro che si salvano e manderà nel fuoco eterno coloro che deformano la verità e disprezzano il Padre suo e la sua venuta.

Ma poiché, a differenza di tutti gli altri, aveva in sé la gloriosa generazione che gli deriva dal Padre Altissimo, e poiché ha ricevuto anche la gloriosa nascita che gli deriva dalla Vergine, le divine Scritture attestano di lui l'una e l'altra cosa: che è uomo senza bellezza e soggetto al dolore, seduto su un figlio dell'asina, abbeverato di aceto e di fiele, disprezzato dal popolo e sceso fino alla morte; e d'altra parte, che è Signore santo, Consigliere ammirabile, bello di aspetto e Dio forte, che viene sopra le nubi, come giudice di tutto. E le Scritture profetavano di lui tutte queste cose.

Infatti, come era uomo per essere provato, cosí era anche Verbo per essere glorificato: il Verbo stava in riposo affinché potesse essere provato, disonorato, crocifisso ed ucciso, mentre l'uomo era assorbito quando vinceva, sopportava, risorgeva ed era assunto. Dunque questo Figlio di Dio, nostro Signore, che è Verbo del Padre e Figlio dell'uomo, divenne Figlio dell'uomo perché da Maria, che aveva avuto la generazione dagli uomini ed era ella stessa "uomo", ebbe la nascita umana.

Perciò il Signore stesso ci dette un segno, in profondità ed in altezza, segno che l'uomo non domandò, poiché non si sarebbe mai aspettato che una vergine potesse divenire madre e partorire un figlio, continuando ad essere vergine, e che il frutto di questo parto fosse "Dio-con-noi" (cf. Is 7, 14), e che egli discendesse nelle profondità della terra a cercare la pecora che era perduta, cioè la sua propria creatura, e salisse in alto ad offrire e presentare al Padre l'uomo che era stato ritrovato, avendo prodotto in se stesso la primizia della risurrezione dell'uomo, affinché come risuscitò dai morti il capo, cosí anche il resto del corpo, cioè ogni uomo che sarà trovato nella vita, compiuto il tempo della condanna dovuta alla disobbedienza, risorga.

Dunque il Signore stesso ci dette il segno della nostra salvezza, l'Emmanuele nato dalla Vergine, perché era il Signore stesso colui che salvava coloro che non potevano salvarsi da sé.

Perché in lui non c'è niente di disordinato e di intempestivo, come nel Padre non c'è niente di incoerente. Infatti, il Padre ha preconosciuto tutte le cose, ma le porta a compimento il Figlio, come è conveniente, al momento opportuno. Per questo, quando Maria desiderò affrettare il segno meraviglioso del Vino e volle partecipare prima del tempo stabilito al Calice del miracolo, il Signore, respingendo la sua fretta inopportuna, disse: "Che c'è tra me e te, o donna? La mia ora non è ancora giunta" (cf. Gv 2, 4): egli aspettava l'ora, che era stata conosciuta in precedenza dal Padre.

 

Dunque, ricapitolando tutte le cose in se stesso, ha ricapitolato anche la guerra contro il nostro nemico: ha provocato e vinto colui che all'inizio in Adamo ci aveva condotti schiavi e gli schiacciò il capo, come nella Genesi tu leggi che Dio disse al serpente: "Porrò inimicizia tra te e la donna, e tra il tuo seme e il seme di lei: esso insidierà il tuo capo, e tu lo insidierai al tallone" (Gn 3, 15). Fin da allora, infatti, si preannunciava che colui che doveva nascere da una donna vergine secondo la somiglianza di Adamo avrebbe insidiato il capo del serpente: il "seme" cioè, di cui parla l'Apostolo nella Lettera ai Galati: "La legge delle opere fu stabilita fino alla venuta del "seme" per il quale era stata fatta la promessa" (Gal 3, 19); e ancor piú chiaramente lo manifesta nella stessa lettera, dicendo: "Quando poi venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Gal 4, 4). Poiché non sarebbe stato vinto con giustizia il nemico, se chi lo vinse non fosse diventato uomo da una donna. Infatti, per mezzo della donna (il serpente) ebbe il dominio anche dell'uomo, diventando l'avversario dell'uomo fin dall'inizio. Per questo appunto anche il Signore si confessa "figlio dell'uomo", mostrando di ricapitolare in se stesso quel primo uomo, dal quale fu fatta la donna: affinché, come per mezzo dell'uomo vinto il genere umano discese nella morte, cosí ancora per mezzo dell'uomo vincitore risaliamo alla vita; e come la morte trionfò su di noi per mezzo di un uomo, cosí anche noi trionfiamo a nostra volta sulla morte per mezzo di un uomo.

Ora, il Signore non avrebbe ricapitolato in se stesso quell'antica originaria inimicizia contro il serpente, portando a compimento la promessa del Creatore ed eseguendo il suo precetto, se fosse venuto da parte di un altro padre. Ma poiché uno solo e medesimo è colui che al principio ci plasmò e alla fine mandò il Figlio suo, il Signore eseguì il suo precetto "nascendo da donna" (Gal 4, 4) e annientando il nostro avversario e portando a perfezione l'uomo "secondo l'immagine e la somiglianza di Dio" (cf. Gn 1, 26).

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