Gli Angeli nella Catechesi di Papa Giovanni Paolo II |
Dio è
creatore degli esseri visibili e invisibili. Le nostre catechesi su Dio, creatore del mondo, non possono concludersi senza dedicare adeguata attenzione a un preciso contenuto della Rivelazione divina: la creazione degli esseri puramente spirituali, che la Sacra Scrittura chiama "angeli ". |
Tale creazione appare
chiaramente nei Simboli della fede: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose (cioè: enti o esseri)
visibili e invisibili". Sappiamo che l'uomo gode, all'interno della creazione, di una
posizione singolare: grazie al suo corpo appartiene al mondo visibile;
mentre, per l’anima spirituale, che vivifica il corpo, egli si trova quasi
al confine fra la creazione visibile e quella invisibile. A
quest'ultima appartengono altri esseri, puramente spirituali; non dunque
propri del mondo visibile, anche se in esso presenti e operanti. Cristo è il centro
dell'universo. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di
lui. Oggi,
come nei tempi passati, si discute su questi esseri spirituali. Bisogna
riconoscere che la confusione, a volte, è grande, con il conseguente rischio
di far passare come fede della Chiesa sugli angeli ciò che alla fede non
appartiene, o, viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della
verità rivelata. L'esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura
chiama di solito "angeli"' veniva già negata ai tempi di Cristo dai
sadducei. La negano anche i materialisti e i razionalisti di tutti i tempi.
Eppure, se ci si volesse sbarazzare degli angeli, si dovrebbe rivedere
radicalmente la Sacra Scrittura stessa, e con essa tutta la storia della
salvezza. Tutta la Tradizione è unanime su questa questione. Il credo della
Chiesa è, in fondo, un 'eco di quanto Paolo scrive ai Colossesi: ... tutte le
cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui". Ossia il
Cristo che, come Figlio, Verbo eterno e consustanziale al Padre, è
"generato prima di ogni creatura", è al centro dell'universo, come
ragione e cardine di tutta quanta la creazione. La
Provvidenza abbraccia anche il mondo dei puri spiriti. Tutto
ciò che appartiene alla creazione rientra, secondo la Rivelazione, nel
mistero della divina Provvidenza. Lo afferma il Vaticano I "Tutto ciò
che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua provvidenza, estendendosi
da un confine all'altro con forza e governando con bontà ogni cosa".
"Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi anche ciò che avrà luogo per
libera iniziativa delle creature". La provvidenza abbraccia, dunque,
anche il mondo dei puri spiriti, che ancor più pienamente degli uomini sono
esseri razionali e liberi. Nella Sacra Scrittura troviamo preziose
indicazioni che li riguardano. Vi è pure la rivelazione di un dramma
misterioso, eppure reale, che toccò queste creature angeliche, senza che
nulla sfuggisse all'eterna Sapienza, la quale con forza e al tempo stesso con
bontà tutto porta a compimento nel regno del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. La verità
degli angeli è inseparabile dalla rivelazione che è la gloria del Creatore. Il
riferimento al "primato" di Cristo ci aiuta a comprendere
che la verità circa l'esistenza e l'opera degli angeli (buoni e cattivi) non
costituisce il contenuto centrale della parola di Dio. Nella rivelazione Dio
parla prima di tutto "agli uomini... e si intrattiene con essi, per
invitarli ad ammetterli alla comunione con sé", come leggiamo nella
costituzione Dei verbum del concilio Vaticano II. Così "la profonda
verità... sia di Dio, sia della salvezza degli uomini", è il contenuto
centrale della rivelazione che "risplende" più pienamente nella
persona di Cristo. La verità sugli angeli è in certo senso
"collaterale", eppure inseparabile dalla rivelazione centrale, che
è l'esistenza, la maestà e la gloria del Creatore. Gli angeli non sono,
dunque, creature di primo piano nella realtà della Rivelazione, eppure vi appartengono
pienamente. Gli angeli
somigliano più dell'uomo a Dio e sono più vicini a lui. Riconosciamo
anzitutto che la provvidenza, come amorevole Sapienza di Dio, si è
manifestata proprio nel creare esseri puramente spirituali, per cui meglio si
esprimesse la somiglianza di Dio in loro che di tanto superano tutto ciò che
è creato nel mondo visibile insieme con l'uomo, anch'esso incancellabile
immagine di Dio. Dio, che è Spirito assolutamente perfetto, si rispecchia,
soprattutto, negli esseri spirituali che per natura, cioè a motivo della loro
spiritualità, gli sono molto più vicini delle creature materiali. La Sacra
Scrittura offre una testimonianza abbastanza esplicita di questa massima
vicinanza a Dio degli angeli, dei quali parla, con linguaggio figurato, come
del "trono" di Dio, delle sue "schiere", del suo
"cielo". Essa ha ispirato la poesia e l'arte dei secoli cristiani
che ci presentano gli angeli come la "corte di Dio". Dio crea gli
angeli liberi, capaci di operare una scelta. Nella perfezione della
loro natura spirituale gli angeli sono chiamati, fin dall'inizio, in virtù
della loro intelligenza, a conoscere la verità e ad amare il bene che
conoscono nella verità in modo molto più pieno e perfetto di quanto non sia
possibile all'uomo. Questo amore è l'atto di una volontà libera, per cui,
anche per gli angeli, la libertà significa possibilità di operare una scelta
a favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stessa Creando
gli esseri liberi, Dio volle che nel mondo si realizzasse
quell'amore vero che è possibile solamente sulla base della
libertà. Creando gli spiriti puri come esseri liberi, Dio, nella sua
provvidenza, non poteva non prevedere anche la possibilità del peccato degli
angeli. Dio ha sottoposto gli spiriti a una prova.
Come
dice chiaramente la Rivelazione, il mondo degli spiriti puri appare diviso in
buoni e cattivi. Ebbene, questa divisione non si è operata per creazione di
Dio, ma in base alla libertà propria della natura spirituale di ciascuno di essi.
Si è operata mediante la scelta che per gli esseri puramente spirituali
possiede un carattere incomparabilmente più radicale di quella dell'uomo ed
è irreversibile dato il grado di intuitività e di penetrazione del bene di
cui è dotata la loro intelligenza. A questo riguardo si deve dire anche che
gli spiriti puri sono stati sottoposti a una prova di carattere morale. Fu
una scelta decisiva riguardante prima di tutto Dio stesso, un Dio conosciuto
in modo più essenziale e diretto di quanto è possibile all'uomo, un Dio che a
questi esseri spirituali aveva fatto dono, prima che all'uomo, di partecipare
alla sua natura divina. Dio offre ai
puri spiriti la sua comunione d'amore e li chiama a una scelta definitiva. Nel
caso dei puri spiriti la scelta decisiva riguardava prima di tutto Dio
stesso, primo e supremo Bene, accettato o respinto in modo più essenziale e
diretto di quanto possa avvenire nel raggio d'azione della libera volontà
dell'uomo. Gli spiriti puri hanno una conoscenza di Dio incomparabilmente
più perfetta dell'uomo, perché, con la potenza del loro intelletto, non condizionato
né limitato dalla mediazione della conoscenza sensibile, vedono fino in
fondo la grandezza dell'Essere infinito, della prima Verità, del sommo Bene.
A questa sublime capacità di conoscenza degli spiriti puri, Dio offrì il
mistero della sua divinità, rendendoli così partecipi, mediante la grazia,
della sua infinita gloria. Proprio perché esseri di natura spirituale, vi era
nel loro intelletto la capacità, il desiderio di questa elevazione
soprannaturale a cui Dio li aveva chiamati all'eterna comunione dell'amore,
consorti alla natura divina. Dopo la
prova, il mondo degli spiriti si è diviso in buoni e cattivi. La
scelta operata sulla base della verità su Dio, conosciuta informa superiore
in base alla lucidità delle loro intelligenze, ha diviso anche il mondo dei
puri spiriti in buoni e cattivi. I buoni hanno scelto Dio come Bene supremo e
definitivo, conosciuto alla luce dell'intelletto illuminato dalla Rivelazione.
Avere scelto Dio significa che si sono rivolti a lui con tutta la forza
interiore della loro libertà, forza che è amore; Dio è divenuto il totale e
definitivo scopo della loro esistenza spirituale. Gli altri, invece, hanno
voltato le spalle a Dio contro la verità della conoscenza che indicava in lui
il bene totale e definitivo. Hanno scelto contro la rivelazione del mistero
di Dio, contro la sua grazia che li rendeva partecipi della Santissima
Trinità e dell'eterna amicizia con Dio, hanno opposto un rifiuto ispirato da
un falso senso di autosufficienza, di avversione e persino di odio che si è
tramutato in ribellione. La superbia
acceca gli spiriti che si pronunziano contro l'amore di Dio. Come
comprendere una tale opposizione e ribellione a Dio in esseri dotati di così
viva intelligenza? Quale può essere il motivo di tale radicale e
irreversibile scelta contro Dio? Di un odio tanto profondo, da poter apparire
unicamente frutto della follia? I padri della chiesa e i teologi non esitano
a parlare di "accecamento" prodotto dalla sopravvalutazione della
perfezione del proprio essere, spinta fino al punto di velare la supremazia
di Dio, che esigeva invece un atto di docile e obbediente sottomissione.
Parole come: "Non ti servirò", manifestano il radicale ed
irreversibile rifiuto di prendere parte all'edificazione del regno di Dio
nel mondo creato. "Satana", lo spirito ribelle, vuole il proprio
regno, non quello di Dio, e si erge a primo "avversario" del
Creatore, a oppositore della provvidenza. Dalla ribellione e dal peccato di
Satana, come anche da quello dell'uomo, dobbiamo concludere accogliendo la
saggia esperienza della Scrittura che afferma: "L'orgoglio è causa di
rovina". Funzione
degli angeli buoni nei riguardi degli uomini. Stando
sempre alla Sacra Scrittura, gli angeli, in quanto creature puramente
spirituali, si presentano alla riflessione della nostra mente come una
speciale realizzazione della "immagine di
Dio", Spirito perfettissimo. Gli angeli sono, da questo punto di vista,
le creature più vicine all'esemplare divino. il nome che la Sacra Scrittura
attribuisce loro, indica che ciò che più conta nella Rivelazione è la verità
sui compiti degli angeli nei riguardi degli uomini: angelo (angelus) vuole
infatti dire "messaggero". Gli angeli, creature spirituali, hanno
funzione di mediazione e di ministero nei rapporti che intercorrono tra Dio e
gli uomini. Gli angeli
celebrano la gloria di Dio e partecipano al suo governo sulla creazione. L'Antico
Testamento sottolinea soprattutto la speciale partecipazione degli angeli
alla celebrazione della gloria che il Creatore riceve come tributo di lode
da parte del mondo creato. Sono in modo speciale i Salmi che si fanno
interpreti di tale voce, quando proclamano: "Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, Voi tutti, suoi angeli...".
"Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi
comandi, pronti alla voce della sua parola". Gli angeli prendono parte
al governo di Dio sulla creazione, come "potenti esecutori dei suoi
comandi", secondo il piano stabilito dalla divina provvidenza. In
particolare agli angeli è affidata una speciale cura e sollecitudine per gli
uomini, per i quali presentano a Dio le loro domande e preghiere. Si può
affermare che i compiti degli angeli come ambasciatori del Dio vivo si
estendono non solo ai singoli uomini e a coloro che hanno speciali compiti,
ma anche ad intere nazioni. Gli angeli a servizio del Messia. Il
Nuovo
Testamento mette in rilievo i compiti degli angeli in rapporto alla missione
di Cristo come Messia, e prima di tutto al mistero dell'incarnazione del
Figlio di Dio, come costatiamo nel racconto dell'annunciazione della nascita
di Cristo stesso, nelle spiegazioni e disposizioni date a Maria e Giuseppe,
nelle indicazioni date ai pastori nella notte della nascita del Signore,
nella protezione del neonato davanti al pericolo della persecuzione di Erode.
Più avanti i Vangeli parlano della presenza degli angeli
durante il digiuno di 40 giorni di Gesù nel deserto e durante la preghiera
nel Getsèmani. Dopo la risurrezione di Cristo sarà ancora un angelo, apparso
sotto forma di un giovane, che dirà alle donne accorse al sepolcro e sorprese
dal fatto di trovarlo vuoto: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù
Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui...
andate!... dite ai suoi discepoli...". Due angeli sono visti anche da
Maria Maddalena, che è privilegiata d'una apparizione personale di Gesù. Gli
angeli "si presentano" agli Apostoli dopo la scomparsa di Cristo,
per dire loro: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?
Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto in cielo, tornerà un giorno allo
stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Sono gli angeli della
vita, della passione e della gloria di Cristo. Gli angeli accompagnano sempre Gesù nella sua missione
salvifica. Se
passiamo alla nuova venuta di Cristo, cioè alla "Parusia", troviamo
che tutti i sinottici annotano che il "Figlio dell'uomo... verrà nella
gloria del Padre suo con gli angeli santi". Si può dunque dire che gli
angeli, come puri spiriti, non solo partecipano nel modo che è loro proprio
alla santità di Dio stesso, ma nei momenti chiave circondano il Cristo e lo
accompagnano nell'adempimento della sua missione salvifica nei riguardi
degli uomini. Allo stesso modo anche tutta la Tradizione e il Magistero
ordinario della Chiesa ha attribuito nei secoli agli angeli questo
particolare carattere e questa funzione nel ministero messianico. La Chiesa
professa la fede negli angeli custodi e ne raccomanda la venerazione. Tra
i libri del Nuovo Testamento, sono specialmente gli Atti degli Apostoli che
ci fanno conoscere alcuni fatti che attestano la sollecitudine degli angeli
per l'uomo e per la sua salvezza. Così, quando l'angelo di Dio libera gli
apostoli dalla prigione e prima di tutto Pietro, che era minacciato di morte
dalla mano di Erode. O quando guida l'attività di Pietro nei riguardi del
centurione Cornelio, il primo pagano convertito. Analogamente quando guida
l'attività del diacono Filippo lungo la via da Gerusalemme a Gaza. Da questi
pochi fatti, si comprende come nella coscienza della Chiesa abbia potuto
formarsi la persuasione sul ministero affidato agli angeli in favore degli uomini.
Perciò la Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi, venerandoli nella
liturgia con una festa apposita e raccomandando il ricorso alla loro
protezione con una preghiera frequente, come nell'invocazione 'Angelo di
Dio". Gli angeli
sono esseri-persone dotati di intelligenza e libera volontà. In
quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e
di libera volontà, come l'uomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre
finito, per il limite che è inerente a tutte le creature. Gli angeli sono
quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anch'essi a "immagine e
somiglianza" di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli
adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri: Raffaele,
Gabriele, Michele), ma anche "collettivi" (come le qualifiche di:
serafini, cherubini, troni, potestà, dominazioni, principati), così come
opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio
analogico e rappresentativo del testo sacro, possiamo dedurre che questi
esseri-persone, quasi raggruppati in società, si suddividono in ordini e
gradi, rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro
affidati. Gli autori antichi e la stessa liturgia parlano anche dei cori
angelici (nove, secondo Dionigi l’'Areopagita). La verità
sugli angeli reca un grande servizio all'uomo. La
Chiesa, proponendo con franchezza la totalità della verità su Dio creatore
anche degli angeli, crede di recare un grande servizio all'uomo. L'uomo nutre
la convinzione che è il Cristo, Uomo-Dio, (e non gli angeli) a trovarsi al
centro della divina Rivelazione. Ebbene, l'incontro religioso con il mondo
degli esseri puramente spirituali diventa preziosa rivelazione del suo essere
non solo corpo, ma anche spirito, e della sua appartenenza a un progetto di
salvezza veramente grande ed efficace, entro una comunità di esseri personali
che per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provvidenziale di Dio. Notiamo
che la Sacra Scrittura e la Tradizione chiamano propriamente angeli quegli
spiriti puri che nella fondamentale prova di libertà hanno scelto Dio, la
sua gloria e il suo regno. Essi sono uniti a Dio mediante l'amore che
scaturisce dalla beatificante visione, faccia a faccia, della Santissima
Trinità. Lo dice Gesù stesso: "Gli angeli nel cielo vedono sempre la
faccia del Padre mio che è nei cieli". Quel "vedere sempre la
faccia del Padre" è la manifestazione più alta dell'adorazione di Dio. Si può dire che
essa costituisce quella "liturgia celeste", compiuta a nome di
tutto l'universo, alla quale incessantemente si associa la terrena liturgia
della Chiesa la quale, ogni giorno e ogni ora, nel mondo intero, nella santa
messa, si richiama "agli angeli e agli arcangeli " per cantare la
gloria di Dio. Gli angeli
sono chiamati da Dio ad avere la loro parte nella storia della salvezza degli
uomini. Sempre secondo la
Rivelazione, gli angeli, che partecipano alla vita della Trinità nella luce
della gloria, sono anche chiamati ad avere la loro parte nella storia della
salvezza degli uomini, nei momenti stabiliti dal disegno della divina
provvidenza. "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero,
inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della
salvezza?", domanda l'autore della Lettera agli Ebrei. E questo crede e
insegna la Chiesa, in base alla Sacra Scrittura, dalla quale apprendiamo che
compito degli angeli buoni è la protezione degli uomini e la sollecitudine
per la loro salvezza. Troviamo queste espressioni in diversi passi della
Sacra Scrittura, come ad esempio nel Salmo 90 (91): "Egli darà ordine ai
suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti
porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede". Gesù stesso,
parlando dei bambini e ammonendo di non dar loro scandalo, si richiama ai
"loro angeli". Egli attribuisce inoltre agli angeli
la funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di chi ha
riconosciuto o ha rinnegato il Cristo: "Chiunque mi riconoscerà davanti
agli angeli di Dio...; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà
rinnegato davanti agli angeli di Dio". Queste parole sono significative
perché se gli angeli prendono parte al giudizio di Dio, sono interessati alla
vita dell'uomo. Interesse e partecipazione che sembrano ricevere un
'accentuazione nel discorso escatologico, nel quale Gesù fa intervenire gli
angeli nella Parusia, ossia nella definitiva venuta di Cristo, alla fine
della storia. Gli angeli sono immortali e, quindi, non soggetti alle leggi
della corruttibilità. Dio creò fin dal
principio entrambe le realtà: quella spirituale e quella corporale, il mondo
terreno e quello angelico. Tutto ciò egli creò insieme in ordine alla creazione
dell'uomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo la narrazione
biblica nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e già
misurato dal tempo. Assieme all'esistenza, la fede della Chiesa riconosce
certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro essere puramente
spirituale indica prima di tutto la loro non materialità e la loro
immortalità. Gli angeli non hanno "corpo" (anche se in determinate
circostanze si manifestano sotto forme visibili in ragione della loro
missione a favore degli uomini), e quindi non sono soggetti alla legge della
corruttibilità che accomuna tutto il mondo materiale. Gesù stesso,
riferendosi alla condizione angelica, dirà che nella vita futura i risorti
"(non) possono più morire, perché sono uguali agli angeli". Tre arcangeli, Michele, Gabriele, e Raffaele: significato dei
nomi e loro missione. La
Chiesa onora con culto liturgico tre figure di angeli, che nella Sacra
Scrittura sono chiamati per nome. Il primo è Michele arcangelo. Il suo nome
esprime l'atteggiamento essenziale degli spiriti buoni. "Mica-El"
significa infatti: "Chi come Dio?". In questo nome si trova,
dunque, espressa la scelta salvifica grazie a/la quale gli angeli
"vedono la faccia del Padre" che è nei cieli. Il secondo è
Gabriele: figura legata soprattutto al mistero dell'incarnazione del Figlio
di Dio. il suo nome sign41ca: "la mia potenza è Dio", oppure
"potenza di Dio", quasi a dire che al culmine della creazione,
l'incarnazione è il segno supremo del Padre onnipotente. Infine, il terzo
arcangelo si chiama Raffaele. "Rafa-El" significa: "Dio guarisce".
Egli si è fatto conoscere dalla storia di Tobia nell'Antico Testamento; così
significava l'affidamento agli angeli dei piccoli figli di Dio, sempre
bisognosi di custodia, di cura e di protezione. La Chiesa con l'annunzio del
regno di Dio è sempre vittoriosa sul maligno, contro cui è continuamente in
lotta. Come
testimonia l'evangelista Luca, nel momento in cui i discepoli tornavano dal
Maestro pieni di gioia per i frutti raccolti ne/loro tirocinio missionario,
Gesù pronuncia una frase che fa pensare: "Io vedevo Satana cadere dal
cielo come la folgore". Con queste parole il Signore afferma che
l’'annuncio del regno di Dio è sempre una vittoria sul diavolo, ma, nello
stesso tempo, rivela anche che l’edificazione del Regno è continuamente esposta
alle insidie dello spirito del male. Interessarsene, come intendiamo fare con
la catechesi di oggi, vuoi dire prepararsi alla condizione di lotta che è
propria della vita della Chiesa in questo tempo ultimo della storia della
salvezza (così come afferma il Libro dell'Apocalisse). D 'altra parte, ciò
permette di chiarire la retta fede della Chiesa di fronte a chi la stravolge,
esagerando l'importanza del diavolo, o di chi ne nega o ne minimizza la
potenza malefica. La potenza di
Satana è limitata, tollerata da Dio, e sempre concorre al bene, poiché Dio
guida la storia. La
fede della Chiesa ci insegna che la potenza di Satana non è infinita. Egli è
solo una creatura, potente in quanto spirito puro, ma pur sempre una creatura,
con i limiti della creatura, subordinata al volere e al dominio di Dio. Se
Satana opera nel mondo per il suo odio contro Dio e il suo Regno, ciò è
permesso dalla divina provvidenza che con potenza e bontà dirige la storia
dell'uomo e del mondo. Se l'azione di Satana certamente causa molti danni, di
natura spirituale e, indirettamente di natura anche fisica, ai singoli e alla
società, egli non è tuttavia in grado di annullare la definitiva finalità cui
tendono l'uomo e tutta la creazione: il Bene. Egli non può ostacolare
l'edificazione del regno di Dio, nel quale si avrà, alla fine, la piena
attuazione della giustizia e dell'amore del Padre verso la creatura,
eternamente "predestinata" nel Figlio Verbo, Gesù Cristo. Possiamo
anzi dire con san Paolo che l'opera del maligno concorre al bene e che serve
a edificare la gloria degli "eletti". Il Cristo è venuto a sconfiggere
il diavolo e la Chiesa riceve da lui lo stesso potere. Tutta
la storia dell'umanità si può considerare in funzione della salvezza totale,
nella quale è iscritta la vittoria di Cristo sul "principe di questo
mondo". "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui SOLO
adorerai", dice perentoriamente Cristo a
Satana. In un momento drammatico del suo ministero, a chi lo accusava in modo
sfacciato di scacciare i demoni perché alleato di Beelzebul, capo dei demoni,
Gesù risponde con queste parole severe e confortanti insieme: "...E se
io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il
Regno di Dio". Le parole pronunciate da Cristo a proposito del tentatore
trovano il loro compimento storico nella croce e nella risurrezione del Redentore.
Come leggiamo nella lettera agli Ebrei, Cristo si è fatto partecipe
dell'umanità fino alla croce "per ridurre all'impotenza, mediante la
morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo... e liberare così
quelli che... erano tenuti in schiavitù". Questa è la grande certezza
della fede cristiana: "il principe di questo mondo è stato
giudicato"; "il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere
del diavolo", come ci attesta san Giovanni. Dunque, il Cristo crocifisso
e risorto si è rivelato come quel "più forte" che ha vinto
"l'uomo forte", il diavolo; e lo ha spodestato. Alla vittoria di
Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo, infatti, ha dato ai suoi
discepoli il potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere
vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera, che in casi specifici
può assumere la forma dell'esorcismo. Con l'aiuto degli angeli, lottiamo contro il maligno, per il
trionfo del bene, verso la vittoria finale: la parusia. In
questa fase storica della vittoria di Cristo si inscrive l'annuncio e
l'inizio della vittoria finale, la parusia, la seconda e definitiva venuta di
Cristo alla conclusione della storia, verso la quale è proiettata la vita
del cristiana Anche se è vero che la storia terrena continua a svolgersi
sotto l'influsso di "quello spirito che, come dice san Paolo, ora opera
negli uomini ribelli , i credenti sanno di essere chiamati a lottare per il
definitivo trionfo del Bene: "la nostra battaglia infatti non è contro
creature fatte di sangue e di carne, ma contro i principati e le potestà,
contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che
abitano nelle regioni celesti". Con l'aiuto
degli angeli e dei santi, si compirà la vittoria del bene anticipata nel
mistero pasquale di Cristo. La
lotta, man mano che se ne avvicina il termine, diventa in certo senso sempre
più violenta, come mette in rilievo specialmente l'Apocalisse, l'ultimo libro
del Nuovo Testamento. Ma proprio questo libro accentua la certezza che ci è
data da tutta la Rivelazione divina: che cioè la lotta si concluderà con la
definitiva vittoria del bene. In quella vittoria, precontenuta nel mistero
pasquale di Cristo, si adempirà definitivamente il primo annuncio del libro
della Genesi, che con termine significativo è detto protoevangelo, quando
Dio ammonisce il serpente: "Io porrò inimicizia tra te e /a donna"
In quella fase definitiva, Dio, completando il mistero della sua paterna
provvidenza, "libererà dal potere delle tenebre" coloro che ha
eternamente 'predestinati in Cristo" e li "trasferirà nel regno
del suo Figlio diletto". Allora il Figlio sottometterà al Padre anche
l'intero universo, affinché "Dio sia tutto in tutti". Dio ha creato gli angeli
per la sua gloria e come aiuto agli uomini. In
maniera progressiva e organica abbiamo potuto ammirare stupefatti il grande
mistero dell'intelligenza e dell'amore di Dio, nella sua azione creatrice,
verso il cosmo, verso l'uomo, verso il mondo degli spiriti puri. Di tale
azione abbiamo considerato la matrice trinitaria, la sapiente finalizzazione
alla vita dell'uomo, vera "immagine di Dio", a sua volta chiamato a
ritrovare pienamente la sua dignità nella contemplazione della gloria di Dio.
Abbiamo ricevuto luce su uno dei massimi problemi che inquietano l'uomo e
pervadono la sua ricerca di verità: il problema della sofferenza e del male.
Alla radice non sta una decisione errata o cattiva di Dio, ma la sua scelta,
e in certo modo il suo rischio, di crearci liberi per averci amici. Dalla
libertà è nato anche il male. Ma Dio non si arrende, e con la sua saggezza
trascendente, predestinandoci ad essere suoi figli in Cristo, tutto dirige
con fortezza e soavità, perché il bene non sia vinto dal male. |