EUSEBIO DI CESAREA |
VITA DI EUSEBIO DI CESAREA GENERAZIONE DI GESÙ LA FEDE DI FRONTE AI SEGNI VERGINE
PROFETESSA FIGLIO DI DAVIDE |
VITA DI EUSEBIO DI CESAREA Non sappiamo con
certezza se Cesarea sia stata la città che dato i natali ad Eusebio di
Panfilo, vescovo di Cesarea in Palestina. Certamente però in questa città
egli condusse i suoi studi, ed in questa città svolse la sua attività
intellettuale, letteraria ed ecclesiastica. Nel 313, anno che pose
fine alle persecuzioni, fu innalzato al soglio episcopale di Cesarea. Morí poco dopo
Costantino, nel 339/340. Gli si deve riconoscere
il merito di essere stato, dopo Origene, il piú grande tra tutti gli
scrittori patristici per erudizione e ampiezza di interessi, anche se il suo
stile non è sempre gradevole e brillante. Eusebio è un prezioso testimone del fatto che nella Palestina della prima metà del IV secolo, era noto il termine Theotokos. Nei suoi scritti chiama la Vergine anche "Madre del Signore" e crede nella nascita verginale del Cristo. Vede in Maria la profetessa preannunciata Is 8, 3. Per lui, inoltre, la Vergine è la Panaghia o Tuttasanta. |
GENERAZIONE DI GESÙ Tu potrai comprendere
la discesa del Dio Verbo, se considererai l'abbassamento e la compiacenza con
la quale egli si adattò alla pochezza umana. La generazione del nostro
Salvatore secondo la carne avvenne in maniera del tutto simile alla pioggia,
che impercettibilmente e senza rumore scende sull'erba: "Scenderà come
pioggia sull'erba, come acqua che irrora la terra" (Sal 71,5). Avvenne cosi
affinché nessuno venisse a conoscenza o udisse del mistero del concepimento e
del parto della santa Vergine, neppure tra coloro che abitavano nelle
vicinanze. Inoltre l'angelo
Gabriele, che annunziò la sua nascita alla Vergine, dà testimonianza a questo
discorso con le parole: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce
e lo chiamerai Gesú. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore
Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà sempre sulla casa di
Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1, 31-33). Per questo dunque
Egli è nato, ma il suo regno non era di questo mondo. Tali appunto sono le
promesse fatte alla Vergine sul Figlio che sarebbe nato da lei. Infatti
l'angelo rispondendole promise queste cose: il Signore Dio gli darà il trono
di Davide suo padre. "A te il
principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori: dal seno
dell'aurora come rugiada ti ho generato" (Sal 109, 3). Con tali espressioni
egli sembra significare il modo della sua generazione carnale. La sua
generazione carnale è costituita non dal seme di un uomo, ma dallo Spirito
Santo. Infatti, come rugiada che defluisce dall'alto del cielo, cosi
nell'utero gravido di sua madre fu fatta la costituzione della carne di
Cristo. Senza dubbio i profeti
annunziarono l'origine dalla quale sarebbe disceso, nonché la sua nascita da
una Vergine in modo nuovo e straordinario. "Nel sole pose la
sua tenda" (Sal 18, 6). Il sole indica la divinità nella quale pose la
sua sede come se fosse una tenda; oppure indica il corpo che assunse dalla
Vergine, il quale era come una tenda del divino potere permanente in lui. In verità Egli, sul
punto di accostarsi al corpo terreno e dimorare per un certo tempo sulla
terra, poiché la necessità lo richiedeva, ideò per sé un nuovo modo di
nascere: un concepimento senza nozze, il puerperio di una casta verginità,
una fanciulla madre di Dio, il principio di una natura eterna, il senso di
una sostanza intellegibile, la materia di uno splendore incorporeo. Tutte le cose che
allora seguirono furono nell'ordine di queste. Una splendidissima colomba,
volando dall'arca di Noè, discese sul seno della vergine. Altrettanto dello
stesso ordine furono le altre cose che seguirono: un imene illibato e piú
puro di ogni castità, perfino piú eccellente della stessa continenza. |
LA FEDE DI FRONTE AI SEGNI Fu predetto anche il
luogo dove Egli sarebbe nato. Tuttavia il profeta Isaia pone il miracolo
della nascita ora in modo oscuro e figurato, ora in modo aperto e manifesto.
In modo oscuro, quando dice: "Oh, Signore, chi avrebbe creduto al nostro
annunzio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto
come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida" (l 53,
1-2). Pertanto il virgulto
"che si nutre del latte materno" sta chiaramente a significare la
nascita del Cristo. La terra "inaccessibile ed arida", invece,
indica la Vergine che lo generò; quella cioè che nessuno uomo avvicinò e
dalla quale, sebbene arida, derivò quella esaltata radice e quel virgulto
nutrito con il latte materno. Mentre queste cose le
ha indicate in modo assai adombrato, invece lo stesso profeta interpreta piú
apertamente il suo pensiero quando dice: "Ecco: la vergine concepirà e
partorirà un figlio, che chiamerà Dio-con-noi" (Is 7, 14). Cosa manca, dunque,
dopo queste cose? Infatti, una volta che i profeti hanno preannunziato sia la
tribú, sia la stirpe, sia il modo della nascita e il miracolo della Vergine,
sia il tipo di vita, ne consegue chiaramente che essi non possono passare
sotto silenzio neppure la sua morte. "E il Verbo si
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14). Cosí il
profeta, ispirato dal divino Spirito, sul punto di annunziare la nascita di
Dio dalla Vergine, contempla precedentemente quasi come una visione della sua
gloria e descrive una tale mistica visione di Dio: "Vidi il Signore
degli eserciti seduto su di un trono altissimo" (Is 6, 1). Dunque il profeta
avendo visto il posto del nostro Salvatore sul trono della Divina Maestà e
del Regno del Padre, ispirato dallo Spirito Santo, sul punto di descrivere il
suo ingresso tra gli uomini e la nascita dalla Vergine, testimonia
primariamente quella conoscenza e quella glorificazione che sarebbe giunta su
tutta la terra, inducendo gli stessi serafini a dire "Santo". Tutta
la terra è partecipe dello stesso potere e della stessa virtù per mezzo della
discesa agli uomini dal cielo di colui che viene osannato e del quale
l'oracolo di gran lunga da lontano profetizza la sua nascita dalla Vergine; e
per mezzo del quale Egli piú estesamente annuncia la celebrazione della sua
gloria su tutta la terra. Egli dimostra che i
demoni e le potenze invisibili non possono essere vinti se non per mezzo
dell'unico accesso del Dio Verbo agli uomini cosí come viene cantato:
indubbiamente si tratta del Verbo di Dio che avrebbe assunto il corpo umano
da una Vergine non sposata. Tutto questo dunque lo
indicava Iddio, molto amante degli uomini, e il Verbo di Dio per la cura e la
salvezza di tutti gli uomini attraverso le parole dei profeti, che sin
dall'inizio dei tempi antichi erano stati i testimoni della sua ammirabile
nascita dalla Vergine. Il profeta, poi, in modo del tutto necessario antepone
a questa nascita del Cristo dalla Vergine ciò a cui in effetti deve
rivolgersi l'attenzione, gridando a quelli che ascoltano queste cose:
"Se non crederete, non comprenderete..." (Is 7, 9). "E disse:
Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini,
perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore
stesso darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che
chiamerà Emmanuele" (Is 7, 9-14), che significa Dio-con-noi" (Mt 1,
23). E ancora, colui che
sarà generato da una simile donna con il nome di Emmanuele, ha una potenza
maggiore di quella degli altri uomini. È necessario ancora che sia trattata
definitivamente quella parte della profezia della quale qui si è parlato: la
vergine ha generato il "Dio-con-noi". E questo consta chiaramente a coloro che con
diligenza hanno saputo scrutare le istorie. Dopo il suo avvento e
dopo l'annunzio evangelico dato a tutti gli uomini del figlio nato dalla
vergine, subito la terra fu abbandonata dalla faccia dei due re. Che le cose
cosí scritte stessero ad indicare il modo della nascita di nostro Signore
Gesú Cristo, è lo stesso evangelista a testimoniarlo in questo modo, quando
scrive: "Ecco come avvenne la nascita di Gesú Cristo: sua madre Maria,
essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si
trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era
giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però
stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del
Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con
te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito
Santo. Essa partorirà un figlio, e lo chiamerai Gesú: egli infatti salverà il
suo popolo dai suoi peccati. Tutto ciò avvenne perché si adempisse ciò che
era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ecco, la Vergine concepirà
e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele, che significa
Dio-con-noi" (Mt 1, 18-23). Cosí, indubbiamente,
secondo noi, quelle cose che riguardano la divina Predizione, sono comprovate
dagli stessi eventi. D'altra parte giammai in modo diverso la profezia sembra
aver predetto la verità. |
VERGINE PROFETESSA "Pertanto il
Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un
figlio, che chiamerai Emmanuele" (Is 7, 14). Qual è il segno di salvezza
che vi darà anche se non lo volete? Sarà un miracolo straordinario tra gli
uomini, un segno mai udito da ogni generazione. Una vergine concepirà senza
alcuna unione carnale con un uomo, e genererà Dio, Salvatore del genere
umano. Ma giunti a questo punto è conveniente considerare quanto
accuratamente la profezia ordina alla casa di Davide: chiamare Emmanuele
colui che nascerà dalla Vergine. Anche se la Vergine lo concepirà e partorirà
moltissimo tempo dopo, quando cioè giungerà il termine per l'attuazione della
profezia, quando egli sarà proclamato Salvatore di tutto il genere umano,
assumerà un altro nome, quello significativo di salvezza. Ma già da questo
momento, o casa di Davide, che hai ricevuto da Dio un buon segno, invocalo
chiamandolo Emmanuele. Infatti, a te che credi e sei obbediente alle cose
dette, tale nome ti procurerà la salvezza. Se fosse stato detto "lo
chiameranno Emmanuele", sarebbe sembrato voler rimandare in tempo a
venire l'intera profezia; in tal modo, infatti, il discorso sarebbe stato ambiguo
dal momento che colui che nacque dalla Vergine, il nostro Salvatore, non fu
chiamato Emmanuele, ma Gesú secondo l'oracolo che l'angelo disse a Giuseppe:
"Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è
generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo
chiamerai Gesú: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt
1, 20-21). Se allora il Signore e
Salvatore nostro, nato dalla Vergine secondo la profezia, prese il nome di
Gesú e non di Emmanuele, come potrebbe essere vero l'oracolo che dice "e
lo chiameranno Emmanuele?". Chiamalo Emmanuele e ascrivilo quale autore
della vittoria riportata sui nemici chi un giorno nascerà dalla Vergine, ma
che già è Dio, che già è con noi, già ora si è mostrato molto benevolo ai fini
della tua salvezza. È lo stesso Spirito
Santo a riconoscere di essersi unito alla profetessa. La qual cosa si compì
pienamente nella nascita del nostro Salvatore Gesú Cristo, quando
"l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nazaret, ad una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide,
chiamato Giuseppe", e le disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il
Signore è con te, benedetta tu fra le donne". E ancora: "Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un
figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesú". Ed avendo Maria detto:
"Come è possibile? Non conosco uomo", l'angelo rispose: "Lo
Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza
dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato figlio
dell'Altissimo" (Lc 1, 26-34). Questo oracolo la
scrittura del Vangelo lo conferma come un sigillo impresso, quando dice che
Gabriele, presentatosi alla Vergine, proclamò del nostro Salvatore:
"Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà
il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il
suo regno non avrà fine" (Lc 1, 32-33). Che il Salvatore e
Signore nostro Gesú, il Figlio di Dio, abbia ricevuto il trono eterno
promesso a Davide e a nessun altro uomo, l'hanno sufficientemente comprovato
le testimonianze prodotte precedentemente; o come quella dello stesso
Zaccaria e Gabriele, dai quali si ha la conferma che Egli, per quanto concerne
la sua natura umana, nacque dal seme di Davide. Del resto, con quale criterio
i santi evangelisti descrivano la genealogia di Giuseppe, quantunque il
nostro Salvatore non sia nato da lui ma dallo Spirito Santo e dalla santa
Vergine; in che modo si mostri come la stessa madre del Signore provenga
dalla stirpe e dal seme di Davide, lo abbiamo spiegato prima di ogni altra
cosa tra le questioni e le soluzioni riguardanti la genealogia del nostro
Salvatore. A quelle pertanto rimandiamo coloro che desiderano apprendere. |
FIGLIO DI DAVIDE Perché gli evangelisti
scrivono la genealogia di Giuseppe e non di Maria? Come fanno a produrre la
genealogia di Cristo come figlio di Davide? Chiaramente lo fanno attraverso
Giuseppe discendente dalla stirpe di Davide. Ma Cristo non proviene da
Giuseppe, bensí dallo Spirito Santo e da Maria, come dice la Scrittura.
Bisognava allora fare la genealogia di Maria se volevano stendere quella di
Cristo, ma non fare quella di Giuseppe con il quale Cristo, secondo la carne,
non ha alcun rapporto non essendo stato generato da lui. Ora, se Gesú non
proviene da Giuseppe, ma dalla sola Maria, non proviene neppure da Davide,
dal momento che nessuna storia dimostra che Maria proceda da Davide.
Arbitrariamente dunque gli evangelisti celebrano la nascita di Cristo dalla
stirpe di Davide. Infatti egli non è né figlio di Giuseppe, né Maria trae la
sua genealogia da Davide. Questa era la prima questione che cosí si
risolve... Un santo uomo, di nome
Ignazio, che dopo gli Apostoli fu il secondo vescovo della Chiesa di
Antiochia, dice, se non erro, che la verginità di Maria e la nascita del
Salvatore da lei fu tenuta nascosta allo stesso principe del mondo. Cosí
infatti dice: "La verginità di Maria, il suo parto come la stessa morte
di Cristo furono tenute nascoste al principe di questo mondo: tre misteri
straordinari ma che comunque passarono sotto divino silenzio" (Lettera
agli Efesini, 19, 1). Già con un simile
ragionamento è facile comprendere che non sarebbe stato possibile che tutti i
mortali, i quali vedevano il Cristo di Dio dimorare tra gli uomini con una
comune forma umana, lo credessero nato da una fanciulla ignara di nozze e che
fosse senza padre. Né d'altra parte giovava che tutti sapessero che Maria avesse
generato Gesú non concepito per opera di Giuseppe. La Vergine, infatti,
sarebbe stata soggetta alla pena secondo le Leggi di Mosè, se cioè avesse
violato la verginità prima del tempo delle nozze. Per la qual cosa il testo
della Scrittura giustamente e con esattezza sottolinea: "Prima che
andassero a vivere insieme si trovò incinta" (Mt 1, 18), insegnando
apertamente che lei non concepì prima delle nozze né prima di accostarsi ad
un uomo ma, dopo essere andata sposa a Giuseppe, prima di aver cominciato a
vivere con lui, ed essere chiamata da tutti sua moglie quando abitavano
insieme e sembravano ormai condurre vita maritale; in altre parole insomma
prima che andassero a vivere insieme, fu trovata incinta ad opera dello
Spirito Santo. Tutto poi fu preparato con tanta cura affinché la notizia non
si spargesse. Infatti, se a Maria fosse capitato di concepire quando era
ancora presso i suoi genitori, poiché naturalmente si sarebbe divulgato il
fatto che essa non aveva concepito con il concorso del marito, immediatamente
avrebbe subito la pena secondo la Legge; o se non questo, di certo non si
sarebbe liberata dalla turpe macchia di stupro. D'altra parte, non poteva
essere testimone di se stessa, come non sarebbe stata la persona piú indicata
a far fede di ciò che le era accaduto. Nessuno infatti si sarebbe lasciato
convincere dell'apparizione dell'angelo o avrebbe creduto a lei che narrava
ciò che le era stato detto da Gabriele. Essa quindi fu trovata incinta ed in
modo, per cosí dire, maritale non nella casa dei suoi genitori ma in quella
di Giuseppe: "Prima infatti che essi abitassero insieme, dice la
Scrittura, si trovò incinta". L'angelo, apparso in
sogno a Giuseppe, opportunamente gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide,
non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in
lei viene dallo Spirito Santo" (Mt 1, 20). Osserva allora come fin dal
principio lo chiami figlio di Davide, cioè come lo faccia risalire al
progenitore in forza di colui che tutti attendevano procedere dalla stirpe di
Davide! Inoltre, perché non lo chiamò figlio di Giacobbe? Costui, infatti,
era suo padre secondo la carne, stando alla testimonianza dell'evangelista:
"Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe" (Mt 1,15-16). Ora invero, tralasciata
la menzione del padre, cita il progenitore quasi significando che il promesso
a Davide era colui che Maria aveva generato in modo prodigioso, non mediante
l'intervento di Giuseppe ma per opera dello Spirito Santo. Poi l'angelo ingiunge
a Giuseppe di deporre il timore dal quale era stato invaso. Il suo, infatti,
non era un timore leggero: egli rifletteva sul fatto che Maria non avesse
concepito per opera di un uomo. Inoltre l'angelo lo informa non su ciò che
ignorava, ma sulla causa del preconosciuto. Per questo gli dice "Quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". |