Breve storia della diocesi fiorentina

 

 

 

Ottantacinque vescovi, quattro santi e tre Papi.

 

Niccolo II,Clemente VII e leone XI i tre pontefici legati alla città.

Per Elia Dalla Costa è in corso il processo di beatificazione.

Mentre monsignor Maniaco è oggi il vescovo più giovane d’Italia

 

 

Ottantacinque vescovi, quattro santi e tre papi. Si potrebbe riassumere così, in termini numerici, la storia plurisecolare della diocesi di Firenze. Che, contrariamente a quanto si possa credere, non vanta tradizioni cardinalizie particolarmente antiche. Fu solo nel 1889 che il domenicano fiorentino Agostino Bausa, già Maestro del Sacro Palazzo, creato cardinale due anni prima, venne nominato arcivescovo di Firenze da papa Leone XIII. Morì dieci anni più tardi.

Da allora la consuetudine di considerare Firenze sede cardinalizia è sempre stata rispettata dai pontefici successivi e monsignor Ennio Antonelli è il sesto arcivescovo-cardinale a sedere sulla cattedra che fu di San Zanobi e Sant'Antonino, i due patroni della diocesi. Che insieme a Sant'Andrea (IX secolo) e San Podo (a cavallo dell'anno Mille) sono i quattro santi espressi dalla chiesa fiorentina nella sua storia lunga oltre diciassette secoli.

Una diocesi che ha dato anche tre papi. Il primo, il vescovo Gherardo di Borgogna, titolare della diocesi dal 1046 al 1058, anno dell'elezione al pontificato con il nome di Niccolo II.

Curiosamente Gherardo mantenne la titolarità della cattedra episcopale fiorentina anche da papa, fino alla morte avvenuta nel 1061.

Sicuramente più celebri i due pontefici provenienti da casa Medici.

Il primo in ordine cronologico fu Giulio de'Medici, vescovo di Firenze dal 1513 al 1523, anno della sua ascesa al soglio di Pietro con il nome di Clemente VII. Morì nel 1534.

Brevissimo fu il pontificato di Alessandro de'Medici, eletto papa nel 1605 con il nome di Leone XI, che regnò a Roma per soli 26 giorni, una settimana in meno di Giovanni Paolo I nell'estate del 1978.

Fu papa Martino V nel 1420 a promuovere Firenze dal rango di diocesi a quello di arcidiocesi. Pochi anni più tardi, nel 1445, prese possesso della cattedra episcopale uno dei vescovi più amati dal popolo fiorentino, il domenicano Sant'Antonino Pierozzi, che morì nel 1459.

Tornando all'epoca contemporanea con un salto di quattro secoli arriviamo al successore di Agostino Bausa, il primo arcivescovo che inaugurò la consuetudine di «Firenze sede cardinalizia»: nel 1899 lo scolopio Alfonso Maria Mistrangelo fu trasferito da Pontremoli nel capoluogo toscano, dove rimase fino all'anno della sua morte, avvenuta nel 1930.

Al suo posto Pio XI chiamò il vicentino Elia Dalla Costa, che fece ingresso in diocesi nel 1932. Nominato cardinale l'anno successivo, fu amatissimo dal popolo che vedeva in lui la fede, in La Pira la speranza e in don Giulio Facibeni la carità. A detta degli storici una delle personalità più alte della chiesa fiorentina, fece chiudere le finestre dell'arcivescovado durante la visita di Hitler a Firenze. Mori nel dicembre del 1961 ed è in corso il processo canonico per la sua beatificazione.

Sempre dal Triveneto arrivò il suo successore, l'udinese Ermenegildo Florit. Nominato coadiutore del cardinal Dalla Costa nel 1954, divenne arcivescovo nel 1962, alla morte di quest'ultimo. Creato cardinale nel 1965, monsignor Florit visse in pieno una delle stagioni più tristi del cattolicesimo fiorentino, dilaniato da sacerdoti contestatori imbevuti di spirito sessantottino. Emblematica fu la

vicenda dell'Isolotto e dell'occupazione della chiesa da parte della Comunità di don Mazzi, che insieme a don Rosadoni venne ridotto allo stato laicale.

Coadiuvato dal recentemente scomparso monsignor Giovanni Bianchi, il cardinal Florit si trovò a gestire anche la spinosa questione di don Milani, il priore di Barbiana che con il suo comportamento provocò il dolore di Florit e di Bianchi fino alle lacrime.

Ritiratesi nel 1977 Florit, arrivò da Roma il pratese Giovanni Benelli, uno dei prelati prediletti

di Paolo VI, che in cuor suo sperava di vederlo suo successore sul soglio di Pietro. Invece vennero eletti Albino Luciani e Karol Wojtyla e nel 1982 il cardinal Benelli, da tempo malato, morì.

Il resto è storia recente. A Benelli subentrò nel 1983 il suo vescovo ausiliare, monsignor Silvano Piovanelli, che due anni più tardi ottenne la berretta cardinalizia.

Il 25 marzo del 2001 infine la cerimonia di insediamento di monsignor Antonelli in diocesi, fino all'annuncio di Giovanni Paolo II di domenica 28 settembre 2003 , che lo ha nominato cardinale.

 

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