Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale Thomas E.Woods,Jr. – Ed.Cantagalli
Siena |
|
In questo momento storico, in cui nel preambolo alla costituzione europea ci si rifiuta di fare menzione delle radici cristiane, e in cui in ogni disciplina i cultori cercano di far dimenticare i legami con la tradizione cristiana, Woods ci ricorda che la civiltà occidentale deve alla Chiesa Cattolica molto più di quanto la società percepisca. La sua avvincente narrazione coinvolge ambiti diversi: dalla scienza alle opere di carità, dalla filosofia al pensiero politico ed economico, dal diritto canonico a quello internazionale, per raccontare quel che in fondo ogni europeo ha sotto gli occhi da sempre, anche se troppo spesso ci è stato insegnato a guardare altrove. Si tratta di una realtà difficile da accettare in un contesto come il nostro, ma aiuta a comprendere e a rivalutare quelle radici cristiane — tra cui il principio di dignità dell'essere umano e l'uguaglianza tra gli uomini, e quindi lo stesso concetto di democrazia su cui poggiano i sistemi politici occidentali — di cui, a causa del processo di secolarizzazione in corso, si è persa la memoria, ma la cui conoscenza non dovrebbe prescindere dal nostro essere europei. |
INVITO ALLA LETTURA di LUCETTA SCARAFFIA Il libro di Thomas E. Woods
costituisce un'anomalia nel panorama editoriale italiano per due motivi:
perché è una sintesi storica divulgativa — e gli storici italiani, si sa, non
praticano molto la divulgazione — e perché si tratta di un testo dal chiaro
intento apologetico. Non solo nel senso che l'autore intende mettere in luce
i numerosi contributi positivi che la Chiesa Cattolica ha dato alla
costruzione della cultura occidentale, ma anche perché si fonda su una
bibliografia ( tutta americana) di parte — apertamente favorevole al
Cattolicesimo — e che ignora polemiche e studi avversi. Questa caratteristica
non costituirebbe certo un pregio, se non ci muovessimo in un ambito in cui
la vulgata storica prevalente è fortemente anticristiana, e tende per questo
a ignorare programmaticamente la documentazione favorevole al Cristianesimo a
cui attinge invece senza remore il libro di Woods. A questi limiti bisogna
aggiungere il fatto che l'autore si è fermato al Settecento, e ha quindi
escluso tutto il dibattito sull'evoluzionismo, che è invece fondamentale per
capire i rapporti tra fede e scienza oggi, e per affrontare una questione che
sta al centro della filosofia contemporanea, cioè il rapporto fra
Cristianesimo e modernità. Storici del pensiero e filosofi —
a partire da Max Weber per arrivare ai contemporanei Marcel Gauchet, Rene
Girard e Gianni Vattimo — hanno addirittura sostenuto che proprio la
modernità, considerata la più grande nemica della Chiesa, è sostanzialmente,
così come è stata costruita ed è intesa dall'Occidente europeo, un'invenzione
del Cristianesimo. Si tratta di una realtà difficile da accettare in un
contesto culturale come il nostro, in cui abbiamo sempre immaginato che ci
fossero un'antitesi e un'opposizione tira l'essere cristiani e l'essere
moderni, e di una realtà che questo libro ci aiuta a capire partendo da
lontano, cioè dai primi secoli dell'era cristiana. Proprio per questo,
nonostante i limiti di cui si è detto, è utile averlo pubblicato ed è utile
leggerlo: per ricordare notizie che dovrebbero essere ovvie per un europeo,
ma che invece non lo sono più da tempo. La tesi che lo storico americano
intende dimostrare è infatti una realtà evidente ma occultata: «la civiltà
occidentale deve alla Chiesa Cattolica molto più di quanto la maggior parte
delle persone — cattolici inclusi - spesso percepiscano: la Chiesa, si può
dire, ha edificato la civiltà occidentale», scrive Woods nel primo capitolo,
per poi approfondire i vari ambiti culturali in cui la Chiesa ha svolto un
ruolo fondamentale, sia come organizzatrice culturale e pedagogica, sia
grazie all'opera di singoli scienziati cattolici o addirittura ecclesiastici.
Fondatrice del sistema universitario occidentale, la Chiesa Cattolica ha
sostenuto e fatto progredire il pensiero scientifico, l'arte, il diritto
internazionale e l'economia, oltre a essere intervenuta nell'assistenza
sociale e ad avere costituito le basi del sistema morale. E questo processo è
ricostruito da Woods con uno stile scorrevole e appassionato, che rende la
lettura del libro facile anche per chi non conosce bene la storia. In questo momento storico, in
cui nel preambolo alla costituzione europea ci si rifiuta di fare menzione
delle radici cristiane, e in cui in ogni disciplina i cultori cercano di far
dimenticare i legami con la tradizione cristiana — anche- l'arte sacra viene
sottoposta ad analisi storico estetiche che in genere ignorano completamente
le finalità religiose delle opere e quale reazione spirituali esse
suscitassero negli spettatori - questo
libro svolge una funzione preziosa, soprattutto per i non specialisti. Quella dell'uguale dignità di
ogni essere umano è infatti una concezione unica, appartenente sin dalle
origini al mondo cristiano e che ha segnato la fine ideologica e morale della
schiavitù e posto le basi dell'uguaglianza di tutti gli uomini - senza
distinzione di sesso, razza, censo e cultura - e dunque dello stesso concetto
di democrazia su cui si fondano i sistemi politici occidentali. Non dobbiamo infatti
sottovalutare la gravità del processo di violenta secolarizzazione in corso,
che tende a cancellare la memoria delle radici cristiane anche per quanto
riguarda valori basilari delle società occidentali, come la dignità di ogni
essere umano, uguale a tutti gli altri in quanto figlio di Dio e riscattato
dal sacrificio di Gesù. Quella dell’uguale dignità di
ogni essere umano è infatti una concezione unica, appartenente sin dalle
origine al mondo cristiano e che ha segnato la fine ideologica e morale della
schiavitù e posto le basi dell’uguaglianza di tutti gli uomini – senza distinzione
di sesso, razza, censo e cultura – e dunque dello stesso concetto di
democrazia su cui si fondano u sistemi politici occidentali. E questo occultamento delle basi
cristiane della nostra cultura è potuto accadere anche se importanti
intellettuali laici hanno ribadito il contrario, come ad esempio Karl Lowith (Da
Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, Torino
1949): «Il mondo storico in cui si è potuto formare il
"pregiudizio" che chiunque abbia un
volto umano possieda come tale la "dignità" e il
"destino" di essere umano, non è originariamente il mondo, oggi in
riflusso, della semplice umanità,
avente le sue origini nell’ “uomo universale" e anche “terribile” del
Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato
attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo».
E subito dopo Lowith specifica: «L'immagine che sola fa dell’homo del
mondo europeo un uomo è sostanzialmente determinata dall’idea che il
cristiano ha di sé, quale immagine di Dio. L’affermazione che "noi
tutti" siamo uomini
è determinata quindi dall’umanità
prodotta dal Cristianesimo, in unione con lo stoicismo». Anche in tempi più
recenti Richard Rorty (Objectivity, relativism and Truth.Philophical
papers, Cambridge 1991) - figura
chiave del neopragmatismo americani postmoderno – ha scritto che « se si
guarda a un bambino come a un essere umano, nonostante la mancanza di
elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza
della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione della
persona umana». Ma tutto questo è stato
volutamente dimenticato. Ben venga, allora, a ricordarcelo, l’entusiasmo
contagioso di Woods per le radici cristiane della nostra cultura. |