ISAIA Capitoli 40-66 Il libro della consolazione Anno Pastorale |
I
27 capitoli comprendono tre parti diverse per ampiezza, linguaggio, riferimento
storico e contenuto teologico. La parte più significativa e ampia (Is 40-55) è comunemente detta "Libro della
consolazione", dalle parole dei primi versetti «consolate, consolate il mio popolo... gridate che è finita la sua
schiavitù» (40,1-2): essa è attribuita a un anonimo chiamato Secondo
Isaia. All'interno di questi capitoli si trovano quattro brani in poesia,
staccati tra loro, convergenti verso un personaggio detto "servo" e
i brani Canti del servo,
sull'estensione dei quali esiste varietà di opinioni. È
preferibile questa delimitazione: Is 42,1-7; 49,
l-9a; 50,4-9a; 52,13-53,12. Gli ultimi capitoli (Is
56-66) sono riferiti a un Terzo Isaia. Sotto questo nome non sta tuttavia una
persona all'origine dei capitoli, anche se sconosciuta, come avviene per il
Secondo Isaia: il termine è puramente convenzionale. Le
varietà storica, letteraria e teologica, infatti, dei capitoli non
permettono di ritrovare un'unica persona all'origine dei testi, anche se
alcuni collegamenti tra loro lasciano trasparire qualche intervento finale di
redazione.
Itinerari delle Deportazioni IL SECONDO
ISAIA Non
abbiamo notizie su di lui, né è possibile dedurle dal suo scritto, salvo
un'affermazione sulla coscienza di essere un inviato: « Il Signore Dio ha mandato me insieme con il suo spirito» (Is 48,16). Conosciamo invece la situazione in cui vive,
quella dell'esilio babilonese, di cui con parole toccanti dichiara la fine
imminente, invitando alla speranza. Egli, infatti, vive a Babilonia,
capitale di un vasto regno, situata sul fiume Eufrate, dove la parte più
nobile e influente della Giudea fu deportata da Nabucodonosor
nel 586, dopo la distruzione di Gerusalemme. Altre
due deportazioni, quella del |
IL TERZO ISAIA
( capp. 56-66) Questi
capitoli sono caratterizzati dalla varietà. Alternano
infatti brani dai toni duri contro l'idolatria (Is
57,3-13) e il falso digiuno (Is 58,3-5) a immagini
splendide sulla nuova Gerusalemme (Is 60.62) e la nuova
creazione (Is 65,17-25; 66,22); testi vicini al
ritorno da Babilonia (Is 57) e altri databili a
metà del V sec, al tempo di Esdra e Neemia (Is 60,10; cf. 58,12; 61,4);
testi che contengono aperture universalistiche verso stranieri ed eunuchi (Is 56,3-7; 66,18b-21) insieme alla prospettiva di
ricevere servizi dagli stranieri (Is 61,5-6); passi
di profonda dottrina messianica (Is 61,1-3) e
preoccupazioni minuziose relative al sabato (Is 56,6-7; 58,13-14). L'attribuzione pertanto di questa
ultima parte del libro di Isaia a un anonimo autore chiamato Terzo Isaia è
puramente convenzionale. I capitoli in realtà sono dovuti
a più autori e non presentano un apprezzabile collegamento tra loro: traspare
appena una redazione definitiva. Tra le molte opinioni sulla composizione
finale, la più probabile è quella presentata da C. Westermamn,
Isaia {capp. 40-66), Paideia, Brescia, 1978, p.
369. Egli pone al centro l'annuncio della salvezza (capp. 60-62) incorniciato
tra due lamentazioni (capp. 59 e 63-64) e da una serie di testi più recenti e
formatisi in quattro strati: quest'insieme di testi vari ha dato luogo ai
due complessi estremi (capp. 56-58 e 65-66). «L'importanza
del Tritoisaia - afferma C. Westermann
- non sta tanto in ciò che ha annunciato, quanto piuttosto nel fatto che dopo
la fine dell'esilio, in un tempo di profonda delusione e di estrema povertà
di comuni ideali e intendimenti, egli ha rinnovato la promessa della
salvezza» (p. 369). I
testi pertanto vedono l'origine nell'arco di un secolo, a partire dal ritorno
in patria in seguito all'editto di Ciro (539) fino a metà del quinto secolo,
con Esdra e Neemia. Sono i tempi difficili del dopo
esilio, caratterizzati da delusione e grande povertà. Emergono pertanto
esortazioni a interessarsi dei poveri materialmente e ad apprezzare quella
povertà "spirituale" che si appoggia a Dio come Padre (Is 63,8.16; 64,7), ad evitare scontri e violenze (Is 58,2-4), contrasti tra gli esuli rimpatriati e i
rimasti in Giudea, a superare la superficialità nelle espressioni religiose
(Is 59). Il tempio è ricostruito (515), ma la
discussione su di esso e sui sacrifici si trasforma
in tensione (Is 66,1-4). Immagini e insegnamenti profondi concentrati in Is 60-62, con linguaggio e contenuto simile al Secondo
Isaia, propositi di conversione alla luce dell'agire misericordioso di Dio
nella storia (Is 63,7-64,11), scoperta del vero
digiuno nell'attenzione al prossimo per renderlo libero, sfamarlo e vestirlo
(Is 58,6-7) sono tra le pagine più belle di questa parte del libro di Isaia. |