A PROPOSITO DI MESSA... |
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I ritardatari
Una delle mancanze che si
condanna di più è la non puntualità agli appuntamenti. Applichiamo la regola anche
al nostro rapporto con il Signore. Quando entriamo in chiesa in ritardo per
la Messa, commettiamo una serie di scorrettezze verso la comunità già
presente e verso il celebrante. Disturbiamo aprendo e chiudendo la porta,
cercandoci un posto tra i banchi, avendo un atteggiamento non ancora raccolto
e perciò poco in sintonia con quello degli altri, inseriti nella celebrazione
del mistero già avviato. Ma più di tutto la mancanza riguarda Dio e noi
stessi: Dio, perché ha diritto di trovarci puntuali a questo appuntamento, e
noi stessi, perché perdiamo le prime parti della Messa, che formano un
tutt'uno con il resto: il canto d'ingresso, che favorisce l'unione dei
fedeli, il saluto del celebrante, l'atto penitenziale con cui l'assemblea
riconoscendo la sua povertà e debolezza invoca il perdono di Dio, il Gloria,
esultante inno di lode alla Trinità, la Colletta, con cui il sacerdote
esprime il carattere della celebrazione e invoca il Padre, per mezzo del
Figlio, nello Spirito Santo. Qualcuno poi arriva anche al Vangelo, perdendo
anche buona parte della Liturgia della Parola: le due Letture e il Salmo
responsoriale. Perché stare lì a chiedersi se "la Messa vale" con
ritardi più o meno lunghi? Una festa con gli amici, un film al cinema, una
partita di calcio, non vedono tanti ritardi quanti ne vede la Messa, che è il
nostro incontro d'amicizia con Gesù... L'omelia
Si ascolta seduti, ma con
l'orecchio attento e con l'occhio rivolto al celebrante che sta spiegando i
testi proclamati. Non parliamo neppure di coloro che si assentano dalla
celebrazione in corso durante la "predica", per uscire sul piazzale
a conversare con gli amici. Parliamo solo di noi che, pur essendo presenti
fisicamente, siamo spesso assenti con lo spirito, distratti da quel che accade
attorno a noi (un bambino che frigna, un adulto che commenta le parole del
sacerdote o parlotta col vicino). O più spesso siamo invasi da qualche
pensiero estraneo che ci frulla per il capo (una preoccupazione improvvisa,
ricordi insistenti...). Nell'omelia il sacerdote parla in nome di Dio al suo
popolo: spiega parole difficili, semplifica concetti e insegnamenti,
rimprovera per smuovere le coscienze, esorta alla conversione. Certo non
sempre l'omelia corrisponde ai nostri gusti, alla nostra mentalità, alla
nostra preparazione culturale e religiosa. Occorre pazienza nell'accogliere
con semplicità ciò che ci viene offerto in quel momento da Dio stesso. E
occorre impegno anche da parte dei nostri sacerdoti, che dovrebbero rendere
comprensibile, piacevole e utile il loro parlare... Preghiera dei fedeli
Alle intenzioni suggerite dalla Chiesa, nella
Preghiera dei fedeli è consentito aggiungere anche intenzioni particolari dei
fedeli.
Consacrazione
Il momento della consacrazione
è l'atto culminante della Messa, con il quale si compie il sacrificio che
Gesù istituì nell'Ultima Cena. Occorre viverlo con la massima partecipazione
interiore ( può bastare dire interiormente: "Dio mio, ti amo"),
insieme a un atteggiamento devoto e raccolto: si sta in ginocchio, si china
il capo, si evitano colpi di tosse e rumori di sedie... Se per qualsiasi
motivo si entra in chiesa al momento della consacrazione, ci si inginocchia
subito nel primo banco che si incontra, o ci si genuflette sul pavimento. Pace
Il
segno della pace, che è stato introdotto nella Messa dopo il Concilio
Vaticano II, può essere dato in molti modi: con una stretta di mano, un
abbraccio, un cenno del capo o un semplice sorriso. E' un semplice segno di
fratellanza. Non è il caso di moltiplicare all'infinito le strette di mano a
destra, a sinistra, in avanti, all'indietro. Basta rivolgersi a una o due
persone, le più vicine, in quanto il gesto è simbolico: non si dà la pace a
questo o a quello, ma a tutta la comunità presente, e anche agli assenti, di
cui ci si riconosce fratelli. |
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La Comunione |
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La preparazione alla Comunione
è di importanza fondamentale: quando ci comunichiamo, riceviamo il Pane
eucaristico, che ha un valore infinito in sé ma agisce in noi in proporzione
alla nostra capacità di accoglierlo, che si fa tanto più grande quanto più
l'anima si purifica con sentimenti di umiltà e di amore confidente. Diciamo,
infatti: "Non sono degno che Tu entri in me, ma di' una sola
parola...". Si tratta di lasciar operare in noi l'amore divino, per
accedere degnamente all'Eucaristia, che poi a sua volta alimenta nell'anima
la vita divina portandola a pienezza, se noi la custodiamo. Due parole sulla
"coda" che ci conduce all'altare. Questo corteo è una vera
processione della comunità, che fraternamente procede verso il banchetto
eucaristico. Non deve essere precipitosa ma compassata e ben consapevole che
si sta andando al Grande Incontro. La Comunione in mano
Il Pane
eucaristico oggi può essere ricevuto sul palmo della mano sinistra, a cui si
sottopone la destra. Dopo essersi scostati un poco, ma mantenendo il corpo
rivolto all'altare, si prende l'Ostia con la destra e la si porta alla bocca.
Solo a questo punto ci si volge indietro per tornare al proprio posto. Il ringraziamento
È utile
ricordare quanto sia importante fermarsi in intimità a intrattenersi con Gesù
appena ricevuto.
I canti
È stato detto che "chi canta prega due volte". Per questo i canti sono una parte importante del rito liturgico, di cui seguono passo passo lo svolgimento, esprimendo gioia, esultanza, riconoscenza, pentimento, amor fraterno, ossequio filiale alla Madre di Dio. Richiedono, pertanto, una corale sentita partecipazione di tutti i fedeli. |
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I colori della liturgia |
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La liturgia, per adeguare i
riti nella loro veste esteriore alla sostanza dei misteri evocati, assume
colori diversi. Conoscere il significato dei segni liturgici consente di
cogliere il nesso che esiste appunto tra simbolo liturgico e vita, tra le
cose sensibili e la fede di cui sono riverbero. La varietà dei colori genera
un'impressione di armonia, di servizio reso a Dio mediante l'osservanza di
una proprietà, nell'accostamento di cose sensibili e di cose spirituali:
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il rosa può
essere usato per le due domeniche poste a metà di Avvento e Quaresima, dette
"Gaudete" e "Laetare". Fonte:seminariobn.it |
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Le sette “regole”da osservare
nell’entrare ed uscire di Chiesa, di San Pio da Pietrelcina: 1. Entra in
chiesa in silenzio e con gran rispetto, tenendoti e reputandoti indegno di
comparire davanti alla maestà del Signore. 2. Prendi poi
l'acqua benedetta e fai bene e con
lentezza il segno della nostra redenzione. 3. Trovato il
posto, inginocchiati e rendi a Gesù Sacramentato il tributo della tua
preghiera e della tua adorazione. 4. Assistendo
alla santa Messa e alle sacre funzioni, compi ogni atto religioso con la più
grande devozione. 5. Se preghi in
comune, pronunzia distintamente le parole della preghiera; fai bene le pause
e non affrettarti mai. 6. Nell’ uscire
di chiesa abbi un contegno raccolto e calmo. Saluta per primo Gesù
Sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla sua presenza e
non partire da lui se prima non gli hai chiesto e da lui non hai ottenuto la
paterna benedizione. 7. Uscito che sei di chiesa, mostrati quale ogni seguace del Nazareno dovrebbe essere; soprattutto serba una gran modestia in ogni cosa, perché la modestia e la virtù che meglio di ogni altra palesa le affezioni del cuore. |