CENNI STORICI


Le decennali eucaristiche

Tutto ha origine con la Festa del Corpus Domini istituita da Papa Urbano IV, al secolo il francese Giacomo Pantalèon, che stabilì per tutta la Chiesa cattolica la celebrazione solenne della festa, nel giovedì dopo l’ottava di Pentecoste.Questa celebrazione era già stata effettuata una prima volta in Belgio nel 1246, a Fosses della provincia di Namur, e l’anno successivo a Liegi, per volontà del Vescovo Roberto di Torote, ispirato dalle visioni della Beata Giuliana di Liegi. È qui che si fanno partire le origini delle processioni eucaristiche. Certamente il miracolo di Bolsena, avvenuto nel 1263, quando un prete boemo che dubitava della presenza divina nell’ostia consacrata vide uscire da essa gocce di sangue che macchiarono il corporale, i lini dell’altare e il pavimento, contribuì a rafforzare la decisione di Papa Urbano IV, tanto che nel 1264 ne introdusse la solennità eucaristica. Altri miracoli hanno via via contribuito ad alimentare la fede eucaristica della Chiesa, il cui contenuto essenziale è stato profondamente sentito e manifestato da S. Tommaso d’Aquino con gli inni composti per celebrare il Corpus Domini quali “Lauda Sion”, “Pange Lingua”, “Adoro te devote”, oggi cantati nella tradizione italiana.
Nel 1316 Papa Giovanni XXII codificò la sacra istituzione del suo predecessore e rese obbligatoria la processione, prima in Roma e successivamente in tutta la cristianità.
Dopo Roma, la celebrazione si diffuse a Bologna, seconda città dello Stato pontificio, con la partecipazione delle massime autorità civili e religiose. A quel tempo era Vescovo Ottaviano Degli Ubaldini, che seppe suscitare nei fedeli un tale fervore da far celebrare la festività solenne e con profondo spirito di fede. Secondo le cronache del tempo, si ebbero in città grandiose manifestazioni non solo religiose, ma anche feste popolari che videro la partecipazione entusiasta dei cittadini di ogni ceto sociale. Furono abbellite, ornate, addobbate le vie, le finestre, i negozianti le vetrine, i patrizi i portali dei loro palazzi, in una vera gara di spettacolarità e d’inventiva. Chi aveva finestre sul percorso della processione invitava amici e parenti, cedendo i primi posti alle persone di maggior riguardo, secondo una graduatoria casalinga che certamente non piaceva a tutti.
In un primo tempo la solennità del Corpus Domini si celebrava nella Cattedrale di S. Pietro, ma nel 1500 circa molte Parrocchie iniziarono ad organizzare per conto proprio le processioni, così che nel 1566 il Cardinale Gabriele Paleotti assegnò a determinate Parrocchie la realizzazione della processione del Corpus Domini nel proprio territorio, secondo le rispettive possibilità, ferma restando quella della Cattedrale di giovedì della festività. Queste Parrocchie dovevano comunque attuare la processione nell’ottava dopo quella della Metropolitana.


Manifesto per l’esposizione pubblica
del SS. Sacramento, 1691


Soltanto verso il 1670 il Cardinale Girolamo Buoncompagni riordinò le date delle processioni e stabilì dei turni decennali fissi fra un determinato numero di Parrocchie, e da qui ebbe origine la definizione “Decennale”, localmente pure indicata col termine “Addobbo”, che peraltro sembra proprio una consuetudine solo del bolognese.
Con l’invasione napoleonica, per un decreto del 24 giugno 1805, molte Parrocchie vennero soppresse. Passarono 50 anni e passò anche ...Napoleone! Nel 1850 il Cardinale Carlo Oppizzoni ripristinò le Parrocchie.
All’inizio le Comunità erano comunque in numero limitato per cui, ogni anno, furono due o tre che celebravano la stessa Domenica la Decennale Eucaristica, numero peraltro variato nel tempo per traversie, saccheggi militari e per calamità.
Attualmente, poiché rispetto a quell’epoca la popolazione cittadinanza e il numero delle Parrocchie sono notevolmente aumentati, ogni anno le Decennali vengono celebrate contemporaneamente in più Parrocchie e non ci risulta che nessuna sia rinunciataria.
Il fiume infatti, da Via Cavedone proseguiva per Via Sardegna fino al ponte denominato il “Pontevecchio” e inoltrandosi per Via Fosse Ardeatine, arrivava nelle vie Fossolo, Azzurra, Crociali, Massarenti, Zanolini e S. Donato. Successivamente proseguiva per Via Michelino e scorreva (a cielo aperto anche oggi) verso la Bassa Ferrarese con il nome di “Savena abbandonato “ e verso Minerbio e Baricella, con il nome di “Savena vecchio”. La deviazione nelle acque dell’Idice fu effettuata nel 1776/1777. Successivamente fu interrato e rimase solo la Fossa Cavallina, un largo rivolo che dalle colline lambiva gli Alemanni, il Ricovero e proseguiva poi, per un breve tratto, in Via Libia. Per comodità abbiamo indicato i nomi attuali delle strade.
Abbiamo accennato alle Chiese che operavano in zona e che rappresentano le “nostre madri”:


S. Egidio

Le prime notizie sull’esistenza della Chiesa risalgono al 1168 mentre l’investitura risale al 1279. Dal 1410 ai parrocchiani, in quanto collaboratori, fu concesso il diritto di nomina del Rettore e Parroco e la serie cronologica di Parroci esiste, ininterrotta, fino ad oggi. L’attuale edificio fu costruito, probabilmente nel XV secolo e ha subito, nei secoli, numerosi restauri. Fino al 1692 la Parrocchia di S. Egidio risultava dipendente dai “plebanati” (Parrocchie vicine più importanti). In tale anno venne conferito il titolo Arcipretale al Parroco, con conseguente indipendenza.


S. Antonio

Come già specificato, all’incrocio fra le vie Massarenti, Crociali e rimesse, il fiume Savena attraversava ala Via S. Vitale. Nel 1203 un religioso, di nome Abramo, per alloggiare e assistere i viandanti, realizzò un “Hospitale” e costruì un ponte di legno sul Savena per facilitare le comunicazioni. Nello stesso anno il Vescovo di Bologna esentò da ogni tributo la Chiesa che doveva sorgere fra il Savena e la Fossa Cavallina “...al di fuori del controvalore di una libra di pepe, in segno del riconoscimento della autorità episcopale...”! Nel 1215 la gestione della Chiesa, del ponte e dell’ospedale venne unificata. Il Santo scelto come titolare fu Antonio d’Egitto, meglio conosciuto come Nel 1215 la gestione della Chiesa, del ponte e dell’ospedale venne unificata. Il Santo scelto come titolare fu Antonio d’Egitto, meglio conosciuto come Antonio Abate e la Chiesa assunse anche il nome di Savena per la vicinanza del fiume. Il campanile fu costruito fra il 1422 e il 1455 e rappresenta una pagina bellissima di architettura tardogotica bolognese.


La Cirenaica

La popolazione intanto cresce e quindi sorgono nuove piccole abitazioni destinate alla piccola borghesia e poi i grandi agglomerati dello IACP e della Coop. Risanamento, che offrono oltre alle abitazioni anche cortili interni, servizi comuni quali lavanderie, bagni pubblici, depositi. L’aumento della popolazione rendeva praticamente impossibile la gestione del territorio da parte del Parroco di S. Egidio e, quindi, sorge un Comitato presieduto dal Sig. Federico Mazzi (Via S. Vincenzi), con l’incarico di raccogliere fondi in tutta la città e, ovviamente in zona, per la costruzione di un luogo di culto.
Si inizia con l’acquisto del terreno, ceduto a prezzo di favore dal cavalier Merlani e reso possibile dalle prime 20.000 lire (cifra ragguardevole a quel tempo) donate dall’Arcivescovo di Bologna, Card. Gusmini.
Il 22 febbraio 1924, il Card. Nasalli Rocca, benedice il primo rustico edificio, comprendente una piccola cappella e un attiguo salone-teatro che può servire, all’occorrenza, da chiesa, da sala riunioni e da luogo di recite per una nascente filodrammatica (tradizione poi sempre mantenuta nella parrocchia). Il 7 settembre del medesimo anno viene benedetta anche la prima pietra della nuova chiesa vera e propria, che avrebbe dovuto sorgere nel Il 22 febbraio 1924, il Card. Nasalli Rocca, benedice il primo rustico edificio, comprendente una piccola cappella e un attiguo salone-teatro che può servire, all’occorrenza, da chiesa, da sala riunioni e da luogo di recite per una nascente filodrammatica (tradizione poi sempre mantenuta nella parrocchia). Il 7 settembre del medesimo anno viene benedetta anche la prima pietra della nuova chiesa vera e propria, che avrebbe dovuto sorgere nel campo adiacente allo Studentato delle Missioni.
Il Comitato esecutivo, in accordo con le autorità ecclesiastiche, ha nel frattempo scelto di denominare la futura parrocchia “S. Maria del Suffragio”, sia perché la devozione alla Vergine è sempre stata particolarmente sentita nella nostra città, sia perché ancora mancava una parrocchia ad essa intitolata come protettrice delle anime dei defunti.
Lo stesso comitato ha già fatto dipingere dal pittore Carlo Baldi il quadro raffigurante la Madonna, tuttora conservato nella nostra parrocchia e commissionato un progetto della futura chiesa all’architetto Collamarini. Tale progetto, in stile romanico-bizzantino, è stato poi abbandonato e sostituito con uno degli ingegneri Palazzoli e Petrucci.
Già nel 1912 il Card. Dalla Chiesa aveva accolto nella nostra città i
sacerdoti del S. Cuore del cui fondatore, p. Leone Dehon (La Chapelle 1843 - Bruxelles 1925), era grande amico ed estimatore. Il loro numero cresce tanto rapidamente nel giro di pochi anni che si rende necessario affidare alla piccola dimora presso il Santuario di S. Maria dei Poveri, in via Nosadella, un nuovo edificio, lo Studentato delle Missioni, costruito proprio nella zona Cirenaica e inaugurato il 15 ottobre 1925. Grazie alla preziosa collaborazione di tali sacerdoti la cappella provvisoria gode, dal 1926 fino all’istituzione della parrocchia, di un costante ufficio del servizio religioso. Fin dal 1926 il territorio della futura parrocchia può contare su quasi 8.000 abitanti. Le crescenti difficoltà per il parroco di S. Egidio nel seguire spiritualmente tutte queste persone e la contemporanea disponibilità dei sacerdoti del S. Cuore per questo servizio portano finalmente, in data 31 luglio 1932, alla costituzione della nuova parrocchia di S. Maria del Suffragio e al contemporaneo insediamento del primo parroco.


Segue