Notiziario Parrocchiale
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Parrocchia di San Giovanni in Monte - Bologna
 
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Anno 91 Novembre 2004

 
 
BEATA ELENA DUGLIOLI: RESOCONTO DELLA
TRADIZIONALE FESTA PARROCCHIALE
 


Dopo la Decennale del 30 maggio scorso, anche la tradizionale festa della Beata Elena è sicuramente ben riuscita, nonostante il disagio provocato dall'incendio del 30 giugno.
Moltissima gente era presente alla S. Messa delle ore 18, tanto che la folla dei fedeli ha riempito la nostra chiesa, come avviene per le occasioni più solenni.
Il 50° di sacerdozio di Mons. Oliviero Pelliccioni ha richiamato molti sacerdoti e vari amici del festeggiato, e la presenza del Vescovo Mons. Tommaso Ghirelli ha contribuito a dare maggior solennità al rito.
Pubblichiamo qui di seguito le parole introduttive del Vescovo di Imola e l'omelia di Mons. Oliviero.

Introduzione di S. E. Mons. Tommaso Ghirelli

Festa della Beata Elena, a 484 anni dalla morte, festa di famiglia per i parrocchiani.
Ma anche festa sacerdotale: presiede la Concelebrazione Mons. Oliviero Pelliccioni della diocesi di Roma nel 50° dell'Ordinazione Sacerdotale.
Il significato della sua presenza va spiegato all'assemblea: egli fu tra i primi allievi di Mons. Angelo Magagnoli, nostro parroco il quale aveva l'incarico di Rettore del Seminario per i cappellani del lavoro, che giunse al sacerdozio.
Gli fanno corona altri ex allievi dello stesso Seminario, che così accrescono la gioia del loro antico Rettore.
La Beata Elena, che non solo ricorreva con fede al ministero dei sacerdoti, ma si guadagnava anche la loro stima fino a diventarne consigliera, interceda oltre che per la parrocchia di S. Giovanni in Monte anche per questo sacerdote, giunto al traguardo della “Messa d'oro”, e dei suoi confratelli.

Mons. Tommaso Ghirelli, Vescovo di Imola

 

S. E. Mons. Tommaso Girelli, Vescovo di Imola, concelebra la S. Messa in occasione della festa della Beata Elena Buglioli.

 
 

Omelia di Mons. Oliviero Pelliccioni

Ringrazio vivamente Don Angelo e Mons. Tommaso Ghirelli, Vescovo di Imola e successore degli apostoli, per avermi invitato qui a lodare il Signore in occasione dei miei 50 anni di Sacerdozio al servizio della Chiesa santa di Dio.
Tuttavia prima dei ringraziamenti al Signore per i motivi appena esposti, desidero ringraziare la Parrocchia di S. Giovanni in Monte che mi ha fatto conoscere, apprezzare e diventare devoto della Beata Elena Duglioli dal 23 settembre dello scorso anno, quando sono venuto a Bologna per il 60° di Sacerdozio di Don Angelo.
Sono l'ultimo a parlare di lei a voi che la conoscete prima di me e che l'avete invocata tante volte nelle vostre necessità. Per questo chiedo umilmente venia se ardisco dire quello che mi ha colpito di più in lei. Intanto la beata Elena esprime in modo mirabile il carisma della vedovanza cristiana (nella mia famiglia conto due sorelle vedove!), fervente di preghiere e opere di carità.
Per la sua propensione per la vita nascosta e l'orazione desiderava di entrare nel monastero delle Clarisse del Corpus Domini della vostra città, ma, per fare la volontà di Dio, accettò la volontà dei genitori che la diedero in sposa a 17 anni al notaio Benedetto Dall'Olio, con il quale visse santamente e in profonda sintonia spirituale.
È stato anche affermato che nella vita matrimoniale visse in assoluta verginità, ma il fatto non ha documenti sicuri.
Dotata di un singolare discernimento dello spirito, divenne consigliera degli umili e dei potenti. Attinsero alla sua saggezza e preghiera d'intercessione personalità insigni come Giulio II e Leone X. Predisse anche il giorno della propria morte, avvenuta in Bologna il giorno di santa Tecla vergine, il 23 settembre 1520. Il suo corpo incorrotto è custodito in questa chiesa, nella cappella di santa Cecilia, fatta costruire dal Vescovo di Pistoia per ispirazione della Beata stessa.
La fama della sua santità spinse la popolazione a tributarle solenne culto ogni anno il 3 settembre, culto ricordato da " Pietro Aretino” che parla di ex voto di ogni sorta visti attorno al sepolcro di “Santa Beata Lena Dall'Olio a Bologna”.
Papa Lambertini (Benedetto XIV riferisce questa testimonianza dell'Aretino, quando si occupa del culto immemorabile della Duglioli Leone XII formalmente confermò detto culto nel 1828. Beata Elena, prega per noi!
Ed ora, sperando di non annoiarvi, ecco alcuni ricordi nel 50° di Ordinazione Sacerdotale tra Bologna e Roma.
Sono entrato nel “Collegino dei Buoni Fanciulli”, diretto da Don Filippo Cremomini, il 25 ottobre 1942. Avevo 12 anni. Il Seminario Minore di Roma era chiuso per la guerra e Mons.
Baldelli mi indirizzò a Bologna per non farmi perdere la scuola.
Al Collegino ho incontrato Don Angelo, ancora diacono, che fungeva da Vice Rettore, al quale mi sono affezionato come un fratello più piccolo. Finita la guerra ho chiesto ai superiori di Roma di rimanere a Bologna che era diventata la mia seconda patria, dove ho fatto tutti gli studi, compresi quelli sociali nel Centro Studi del Collegio, che era diventato Seminario ONARMO.
Sono stato ordinato sacerdote per la diocesi di Roma dal Card. Giacomo Lercaro, di venerata memoria, il 3 maggio 1954, presenti la mia mamma Angela e la mia sorella maggiore Giuseppina.
Era presente anche Don Giorgio Serenari, oggi Monsignore, e don Tonino Bello, gloria e vanto del nostro Seminario.
Fin dall'ottobre 1954 ho fatto il Cappellano del Lavoro presso la SALFA, la PANIGAL, le Fornaci GALOTTI e i POSTELEGRAFONICI di Bologna, sempre incoraggiato da Don Angelo, soprattutto nelle inevitabili difficoltà delle prime esperienze nelle aziende e come Cappellano domenicale a Renazzo e ad Altedo.
Agli inizi del 1958 sono rientrato a Roma come coordinatore degli allora 25 Cappellani del Lavoro.
Il 14 luglio 1978 sono stato nominato Cappellano dei Ferrovieri e Rettore della Cappella della Stazione Termini. Il 4 maggio 1992 sono stato nominato Direttore della Casa Diocesana del Clero, anche anziano (ricordo come Don Angelo trattava Don Filippo ultranovantenne e con la testa già in paradiso). Ed oggi sono qui per chiedere al Vescovo Mons. Tommaso, a don Angelo, a tutti i Confratelli miei amici di sempre e a tutti i presenti di ringraziare con me il Signore per tutte le grazie che mi ha concesso e di pregare per me, per l'intercessione della Madonna di San Luca e della Beata Elena, perché continui a fare il “bravo prete" ...

Mons. Oliviero Pelliccioni

 
 
Mons. Oliviero Pelliccioni durante la sua omelia.
 
 
 
I LAVORI DI RESTAURO IN CHIESA DOPO L'INCENDIO
 


I lavori di manutenzione alla chiesa di San Giovanni in Monte sono iniziati e fino ad ora sono così attuati: acquisto di lucidatrice, di lavapavimenti e di tutta l'attrezzatura per la pulizia della chiesa, rifacimento del bagno di servizio, del locale sgombero e della centrale elettrica; nuova porta in legno di accesso al locale sgombero e sovrastante mantovana; restauro delle cornici, dei quadri e degli arredi delle cappelle di S. Michele e di S. Cecilia con la Beata Elena Duglioli ved. Dall'Olio. La cappella maggiore è già riempita dalle strutture tubolari del ponteggio, al fine di permettere la tinteggiatura della stessa ed il restauro dei quadri ivi esistenti dell'Aretusi Finelli e dello Spisanello, della pala del Costa, del Crocefisso del 1300, del coro ligneo del 1500 di Paolo Sacco e delle statue dei 12 apostoli. I lavori di restauro sono condotti dalla ditta “Leonardo” e sotto il controllo della Soprintendenza.
Con la Compagnia Cattolica Assicurazioni si è concordato l'indennizzo, relativo ai danni provocati dall'incendio, in € 108.000,00. Tale importo permetterà solo gli interventi sopra indicati e quelli relativi alla tinteggiatura della navata centrale.
Per le altre cappelle laterali, il cui costo di restauro per ciascuna di esse si aggira sugli € 4÷6.000,00, si attendono offerte dai parrocchiani e dalle istituzioni.

Antonio Penzo

 
 
I ponteggi eretti per il restauro dell'altar maggiore.
 
 
 
FEDE E SCIENZA: COMUNIONE O ANTITESI?
 


Il rapporto tra fede e scienza è certamente un argomento di grosso calibro, sul quale si è dibattuto per secoli e che oggi è senz'altro di attualità, a causa del controverso impatto che hanno avuto i recenti progressi tecnologici nei vari campi: dall'elettronica (con lo sviluppo e la diffusione di massa, ma anche con l'uso indiscriminato, dei mass media e di internet) fino alla medicina (con le nuove tecniche di manipolazione genetica che sembra addirittura aprire le porte alla clonazione).
Io, nel mio piccolo, non ho certo la pretesa di risolvere la questione, ma solo di esprimere il mio modesto parere a riguardo, guardando l'argomento con gli occhi sia del credente che di una persona che per studi e professione ha a che fare quotidianamente con strumenti e concetti matematici e scientifici.
L'idea di scrivere un articolo su questo argomento mi girava per la testa già da un po' di tempo, dopo aver letto qualche anno fa un libro scritto dallo scienziato italiano Antonino Zichichi, ma l'ispirazione definitiva mi è venuta questa estate durante una breve vacanza in montagna, sulle dolomiti, con la mia famiglia.
Proprio il contatto con quella natura ancora in gran parte incontaminata e con quella quiete montana mi ha fatto riflettere sulla bellezza del creato e a che uso sta facendo l'uomo di quanto il nostro Dio e Creatore ci ha affidato.

 
Dio ha creato l'universo secondo una logica che la scienza, con umiltà, cerca a piccoli passi di decifrare, consapevole comunque che l'uomo non raggiungerà mai la pienezza della conoscenza .

 

 

Credo innanzi tutto che sia indispensabile fare due importanti distinzioni: la prima è tra i concetti di “IMMANENTE” e “TRASCENDENTE”.
Si intende con il termine “ immanente ” tutto ciò che rientra nell'ambito dei nostri cinque sensi, cioè in pratica tutto ciò che di concreto e tangibile ci circonda. Con il termine “ trascendente ” invece si intende tutto ciò che supera, che va al di là dei sensi e della ragione umana, come la coscienza, i sentimenti, la fede.
Si può dire che la nostra esistenza sia proprio una simbiosi tra immanente e trascendente.
L'altra grossa distinzione da fare è tra “SCIENZA” e “TECNICA” o “TECNOLOGIA”.
Mentre la “ scienza ” può essere definita come lo studio dell'universo che ci circonda e dei suoi fenomeni, attraverso uno strumento che è la Logica Matematica, la “ tecnica ” o “ tecnologia ” indica invece l'uso, l'applicazione che l'uomo fa delle scoperte della scienza.
Bisogna subito constatare un fatto importante: la cultura contemporanea non è certo una cultura scientifica, come potrebbe sembrare o come viene fatto credere. Anzi, la cultura dominante, troppo spesso basata sull'egoismo e sulla menzogna, ha creato purtroppo una grossa mistificazione a riguardo: ha portato a confondere i termini “scienza” e “tecnologia”, e ha generato l'opinione comune per cui le leggi dell'universo scoperte dalla scienza siano in conflitto con quelle imperscrutabili di Dio, ponendo così la scienza in antitesi alla fede.
Molti pensano, infatti, che più la scienza fa progressi svelando i misteri dell'universo, più l'uomo diventa “grande” e meno bisognoso di Dio.
Io sono convinto che tutto ciò sia assolutamente falso.
Diceva Galileo Galilei, padre della scienza moderna e uomo di profonda fede: «la Bibbia è la Parola di Dio, la Natura è invece la sua scrittura».
Ecco, la vera scienza è proprio quella che con umiltà cerca di decifrare e interpretare questa scrittura; quindi più la scienza progredisce, scoprendo man mano un nuovo “mattoncino” di questo universo in cui viviamo, sia nel mondo dell'infinitamente piccolo (campo della fisica nucleare e sub-nucleare) sia nel mondo dell'infinitamente grande (astrofisica e astronomia), più l'uomo capisce che la complessità e la perfezione logica con cui è composto l'universo non può essere frutto della casualità ma certamente opera di un Dio Creatore.
Non credo sia un caso che i più illustri scienziati della storia dell'umanità, da Galilei a Newton, da Planck a Maxwell, e tanti altri, siano stati tutti uomini profondamente credenti.
Per contro la scienza non potrà mai arrivare a dimostrare che Dio non esiste, come invece pretenderebbe l'ateismo più radicale, proprio perché la scienza opera solo nel campo dell'immanente e non del trascendente, mentre Dio, creatore del tutto, è perfetta trascendenza. Possiamo allora ribaltare l'opinione comune che bolla noi credenti come “creduloni”: proprio alla luce di quanto detto noi credenti siamo in realtà assai più logici e scientifici di chi si professa ateo.
La scienza semmai ci avvicina all'opera del Creato e ci spinge a porci quelle domande fondamentali sul perché della nostra esistenza e della creazione dell'universo le cui risposte possiamo trovare solo con un atto di fede, accostandoci alla Parola di Dio attraverso la Bibbia.
Come emerge dall'enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II, fede e ragione sono entrambi doni di Dio; l'uso della ragione è importante nel cammino di fede di ogni uomo, ma la ragione di per sé stessa sarebbe sterile senza l'illuminazione della fede.
Così la scienza, pur basandosi su strumenti e ragionamenti logici e razionali, non nasce dalla ragione ma da un atto di fede nel nostro Creatore.
Un discorso diverso va fatto invece per quanto riguarda la “tecnologia”: quando si giunge ad una nuova scoperta scientifica, nuovi orizzonti si aprono alle nostre conoscenze.
Tali orizzonti possono avere due sbocchi applicativi: uno verso il bene, uno verso il male.
È chiaro, cioè, che l'uso delle scoperte scientifiche può produrre utensili di pace, ma anche ordigni di guerra.
Capite dunque la grande importanza di distinguere la “ scienza ” dall'uso della scienza, cioè dalla “ tecnologia ”: mentre la vera Scienza, che cerca con umiltà di decifrare l'opera del nostro Creatore, non ha di per sé implicazioni di natura etica, la Tecnologia, al contrario, ha assolutamente bisogno di una deontologia, cioè di un codice etico e morale, auspicabilmente basato sui principi cristiani.
Infatti, da Galilei ad oggi, nelle applicazioni tecnologiche ha avuto il sopravvento la parte relativa agli strumenti di guerra, mentre quella mirata alla realizzazione di strumenti di pace è sempre stata la cenerentola. Purtroppo il risultato di ciò è sotto gli occhi di tutti: da un lato arsenali pieni di armi micidiali, dall'altra i grossi problemi tuttora irrisolti che affliggono l'umanità, come la fame, la povertà, l'inquinamento, le epidemie.
In questo campo dunque credo che l'impegno di noi cristiani sia quello di sforzarsi di promuovere nella società una cultura veramente scientifica, e soprattutto di pregare sempre il Signore affinché illumini i cuori e le menti degli uomini così da scegliere di usare i progressi scientifici solo per il bene del prossimo.

Ing. Andrea Diolaiti

 
 
 

A PROPOSITO DEI MATRIMONI NELLE CHIESE NON PARROCCHIALI:
UNA NOTA DEL CANCELLIERE ARCIVESCOVILE

 
 
Conoscendo la normativa diocesana, ho richiesto direttive alla Curia Arcivescovile per questo tempo di lavori in chiesa; ed ecco la risposta:  

 

CURIA ARCIVESCOVILE DI BOLOGNA

40126 BOLOGNA - VIA ALTABELLA, 6
Tel. 051.64.80.611 (8 linee) - Fax 051.64.80.734

Bologna, 5 ottobre 2004

Molto Reverendo Monsignore,

Le confermo per iscritto quanto questa mattina le ho comunicato verbalmente circa la celebrazione dei matrimoni nella sua Parrocchia di S. Giovanni in Monte.

La normativa diocesana circa il luogo della celebrazione è chiara: non è ammessa “la celebrazione dei matrimoni in chiese non parrocchiali. Il Parroco potrà concedere la licenza di celebrare il matrimonio in una chiesa non parrocchiale che si trovi nel territorio della sua Parrocchia solo nel caso in cui almeno uno dei due nubendi abbia il domicilio in Parrocchia e sempre che sussistano serie ragioni. Tale possibilità non riguarda le cappelle private” (Istr. Past. La celebrazione del matrimonio, 1991).

Ora la presenza di un cantiere all'interno della chiesa parrocchiale di S. Giovanni in Monte rappresenta certamente una “seria ragione” per consentire la celebrazione dei matrimoni in altre chiese, all'interno del territorio parrocchiale, sempre che si tratti di nozze in cui almeno uno dei nubendi sia suo parrocchiano.

A tal fine Ella, senza la necessità di alcuna altra autorizzazione e solo per il tempo in cui sarà presente il cantiere, potrà acconsentire volta per volta alla celebrazione ditali matrimoni servati de iure servandis.

Con la ripresa della piena agibilità della chiesa di S. Giovanni in Monte verrà invece a cessare questa “seria ragione” e pertanto si riprenderà a dare completa attuazione alla normativa diocesana.

Qualora invece si trattasse di richieste provenienti da non parrocchiani essi verranno invitati a rivolgersi alla loro parrocchia di domicilio, come previsto.

Inutile sottolineare come l'osservanza unanime in diocesi della normativa sulla celebrazione del matrimonio, oltre a non creare situazioni di disparità tra i fedeli, miri soprattutto a salvaguardare la dignità del sacramento.

Con distinti ossequi.

 
 
 
 
 
 

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